Di giochi di guida arcade se ne sono visti parecchi, di qualità altalenante che difficilmente hanno lasciato il segno, finendo inesorabilmente nel dimenticatoio. L’opera di rinnovazione o innovazione di un videogioco di corse prettamente arcade è opera assai difficile, perché,rischia di rovinare dei meccanismi consolidati nel tempo se non realizzata in maniera appurata.
Nel lontano 2001 la serie “Burnout”, uscita inizialmente per Playstation 2 e creata dalla Criterion e pubblicata da Electronic Arts, è riuscita in questa difficile operazione, dando vita ad un genere a se stante. La maestria degli sviluppatori fu quella di aver saputo realizzare un titolo di guida arcade, attingendo ad un concetto del passato, proposto da “Destruction Derby”, ma elevandolo all’ennesima potenza e dotandolo di un’innata frenesia e freschezza. L’accento era quindi posto sugli scontri; in sostanza, l’obiettivo era quello di distruggere il maggior numero di veicoli possibile.
I capitoli successivi riuscirono a mantenere la serie ad un alto livello di gradimento di pubblico e critica potendo contare, oltre che sulla formula ultra consolidata, anche su degli engine grafici sempre più performanti (come il Renderware 2,3 ). “Burnout Revenge” fu la prima incarnazione ufficiale per le console di nuova ed ultima generazione, ma non seppe mantenere alta la bandiera del blasone della serie, a causa di un motore grafico troppo vecchio e di uno schema di gioco che ormai cominciava a sentire il peso degli anni.
La perfetta arte del rinnovamento
Troppi sono gli esempi di videogiochi che raggiungono l’apice del successo su vecchie console ma che non sono poi in grado di rinnovarsi ed adattarsi alle nuove piattaforme di gioco (chi ha detto Sonic?).
“Burnout” ha rischiato la stessa sorte, ma i ragazzi della Criterion hanno intuito qual era l’essenza del videogioco di nuova generazione. Il risultato proposto ai possessori di PS3 e Xbox 360 reca il nome di “Burnout Paradise” , ed uscì esattamente un anno or sono.
I programmatori hanno carpito che il free roaming era l’essenza della nuova generazione, quindi, hanno trasposto questo concetto nel gameplay di “Burnout”, con gli opportuni adattamenti del caso.
Gli altisonanti dati i vendita registrati sono stati gli incontrovertibili segnali che l’alchimia creata dai Criterion era perfettamente riuscita.
Finalmente su PC!
Troppe volte i possessori di PC hanno dovuto aspettare mesi e mesi per mettere le mani su giochi inizialmente previsti solo per console. Anche se c’è stata un’inversione di tendenza e attualmente i titoli sono prevalentemente multipiattaforma, “Burnout Paradise” fa parte di quel gruppo di videogiochi che costringono gli amanti del genere a recarsi a casa del loro migliore amico, possessore di una piattaforma di gioco di ultima generazione.
Ad un anno di distanza dallo stravenduto “Burnout Paradise”, ecco approdare sui PC “Burnout Paradise: The ultimate box” , versione riveduta e corretta del titolo che ha fatto faville su console. L’ultima fatica di EA viene proposta ad un prezzo al pubblico di 50 euro per la versione PC e a 29 euro per la versione Xbox 360 e PS3.
Chiaramente i possessori di console sentiranno meno necessità di acquistare il titolo, anche se EA ha saputo infarcire il prodotto con nuove chicche che potrebbero mettere l’acquolina in bocca a molti appassionati della serie.
Finalmente in Paradiso
Svolte le consuete prassi della installazione e della scelta ottimale della configurazione grafica si è finalmente pronti a prendere a sportellate qualsiasi oggetto tridimensionale che possa ricordare da lontano la sagoma di un’automobile.
Una calda voce accompagna tutto il viaggio guidando il giocatore come un capace cicerone, in tutta Paradise City.
Si inizia familiarizzando con le strade cittadine a bordo di una macchina riesumata da uno sfasciacarrozze: chiaramente le condizioni estetiche dell’autovettura non sono delle migliori, è quindi premura del giocatore provvedere a ripararla in una delle officine presenti in città (opportunamente segnalate con apposite icone sulle mappa).
L’impatto iniziale con la “città che non c’è” è davvero positivo: i programmatori sono riusciti a plasmare una metropoli credibile, piena di strade che si intersecano, sopraelevate, salti ai limiti dell’impossibile, scorciatoie, passaggi segreti..e tanto tanto altro.
Il concetto di “free roaming” è stato riproposto in toto in questa produzione. In sostanza si ha la più totale libertà di girovagare per la città e prendere parte agli eventi che più si desidera. Nessun menù o campionato da completare, nel titolo EA per partecipare ad un evento basta posizionarsi nei pressi di un semaforo e premere acceleratore e freno insieme.
Chiaramente la tipologia degli eventi è molteplice; si và dalla classica gara contro altri sette avversari tra due punti prestabiliti della città, a quella denominata “uomo nel mirino” dove più macchine gestite dalla CPU cercheranno di fare la pelle al videogiocatore. Immancabile la modalità, denominata furia stradale, che ha reso tanto celebre la serie “Burnout” dove è d’obbligo speronare un certo numero di auto cercando di ottenere il tanto adorato Takedown. Questa modalità è sicuramente tra le più divertenti di tutto l’intero lotto. Nella giungla del free roaming più sfrenato è abbastanza semplice proseguire nel gioco grazie al sistema di punteggio ideato dai programmatori.
Maggiore è il numero delle vittorie maggiore è il punteggio che si ottiene; raggiunto un certo livello avviene la promozione e il conseguimento di una nuova patente e di nuove macchine. Con una patente di grado superiore si possono affrontare gare di difficoltà crescenti. Il parco macchine è molto vasto potendo contare su un totale di 75 automobili, che possono essere guadagnate anche utilizzando la pratica del takedown tra le prede che si aggirano ignare per le vie cittadine.
Tra le varie prove affrontabili degna di nota c’è sicuramente la prova stunt dove si devono sfruttare i salti presenti, scorciatoie e turbo, per incrementare il proprio punteggio raggiungendo la soglia prevista per il completamento dalla gara.
Non mancano bonus “riempitivi” come lo sfondare un determinato numero di cartelloni, o il trovare un certo numero di strade nascoste.
Per quanto riguarda il lato della longevità i numeri parlano chiaro: oltre 350 sfide disponibili, le già citate 70 vetture sbloccabili, e l’immancabile online.
I comandi sono piuttosto agevoli e prevedono, oltre al freno e all’acceleratore, anche l’utilizzo del tasto per attivare la nitro e del freno a mano per effettuare un repentino cambio di direzione. Sia che si utilizzi la tastiera, sia che si usi un pad la risposta ai comandi è sempre immediata. Il modello di guida è ovviamente arcade nel senso più ampio del temine; in “Burnout Paradise” si può tranquillamente speronare alla massima velocità un’auto cittadina subendo solo danni estetici. La fisica degli incidenti è molto curata e ogni qualvolta si riesce ad infliggere un takedown all’ avversario è possibile vederne l’auto roteare in aria per poi cadere al suolo e disintegrarsi, il tutto realizzato in maniera molto credibile.
Cosa c’è di nuovo?
Come detto in precedenza la versione provata è quella per PC, ma il titolo è disponibile anche per Xbox 360 e PS3. “Burnout paradise: the ultimate box “ comprende, oltre al gioco originale, succose novità in grado di far la felicità dei tanti appassionati. E’ infatti presente il tanto osannato dai fan Bikes Pack, – vera e propria boccata d’aria fresca per la serie- con quattro moto a disposizione; il pacchetto Cagney che aggiunge 3 nuove modalità di gioco online, 70 nuove sfide e 3 nuovi veicoli (alcuni derivanti da famosi serial tv); ed infine anche la modalità Party in cui è possibile giocare su una singola console da 2 fino a 8 giocatori.
Tecnicamente parlando
Se si ha avuto modo di apprezzare il gioco per console questa edizione per pc non deluderà affatto. L’impatto iniziale non è di quelli che lasciano senza fiato, tuttavia, pur non potendo contare su un numero stratosferico di poligoni e su delle texture ultra dettagliate, l’impianto grafico messo a disposizione dai Criterion svolge eggreggiamente il proprio lavoro.
La fluidità è sempre garantita anche nei frangenti più caotici (dichiarati 60 fps), i modelli poligonali delle vetture principali sono ottimamente plasmati, decisamente molto meno quelli delle vetture di contorno cittadine. Le texture dell’asfalto possono contare su un illuminazione in tempo reale che conferisce quel tocco di appeal in più.Immancabile l’effetto blur –novità di questa versione per pc- quando si attiva il turbo. I possessori di personal computer possono contare anche su effetti di ombra migliorati.
La fluidità dipende principalmente dalla macchina di cui si dispone; con una configurazione media comunque si può fruire del gioco senza troppi patemi d’animo. Encomiabile il comparto sonoro che può contare su moltissime tracce di artisti famosi come: Alice in Chains, Jane’s Addiction, Soundgarden, Twisted Sister, Jimmy Eat World and N.E.R.D, Avril Lavigne, Depeche mode. Presenti anche esordienti come: Airbourne, Jupiter One e Junkie XL. Immancabile infine Rock Paradise City dei Guns N’ Roses. Ma quei geniacci di EA non si sono limitati ad inserire musica rock e hanno avuto la brillante idea di mettere anche la musica classica; basterà infatti fermarsi per qualche istante per udire delle splendide note di compositori del calibro di Debussy, Beethoven, Mozart, che letteralmente accompagnano il giocatore in una visita virtuale di Paradise City.