A partire dall’attuale generazione videoludica, è indubbio che il concetto di “stealth-game” sia andato progressivamente scemando; declino, questo, che è stato ulteriormente evidenziato dal continuo sopravanzare di sparatutto-action in prima e terza persona, privi, sicuramente, di quella fascinosa “verve” che spesso contraddistingue i titoli spionistici, tanto da elevarli a genere indipendente. Così, dopo quattro anni di distanza dal più che discreto Double Agent, torna finalmente, sia su PC che Xbox 360, il formidabile agente segreto Sam Fisher, colui che, nel lontano 2003, aveva dettato nuovi standard tecnici e filosofici, dando così inizio ad una delle saghe stealth più amate di sempre: Splinter Cell. Ubisoft Montreal, con questa quinta incarnazione denominata “Conviction”, non solo riporta in auge un genere dimenticato nel tempo, ma fa tesoro delle esperienze passate proponendoci un titolo fresco, godibile e dalle forme completamente rinnovate. Scopriamone allora le principali caratteristiche.
Il cavaliere di Malta
La “quinta libertà” di Fisher prende piede in quel di Malta, precisamente nella sua capitale, La Valletta; è qui che Sam decide di rifugiarsi dopo le intricate e drammatiche vicende che, ben tre anni prima, avevano tristemente coinvolto la figlia Sarah, rimasta uccisa a causa di un misterioso incidente stradale. Da quel momento in poi, Sam ha perso i lumi della ragione, arrivando persino ad assassinare il proprio amico Lambert, ex capo della Third Echelon, pur di scoprire la verità sulla tragica sorte della figlia. Ma un indizio porta Fisher proprio sull’isola di Malta, luogo in cui, stando al suo intuito da agente segreto, potrebbe nascondersi il presunto assassino di Sarah. Tuttavia, mentre Sam si trova nel bel mezzo di un caffè all’aperto, gli giunge una telefonata della vecchia compagna d’avventure, l’agente Grimsdottir, meglio nota come Grim, la quale gli rivela che Third Echelon è nuovamente sulle sue tracce, con lo scopo di arrestare la sua implacabile sete di vendetta. Vendetta che ci vedrà, quindi, nei panni di un Sam Fisher invecchiato nell’età ma non nell’aspetto, in grado di reggere ancora il peso di una missione tanto rischiosa quanto delicata, oltre che dal duplice movente. Third Echelon lo sa bene e ritrovarsi, ora, un personaggio così scomodo alle calcagna non fa che rendere le cose più difficili del previsto.
Dal punto di vista narrativo, Splinter Cell: Conviction presenta una trama abbastanza semplice e lineare, ma già più profonda se confrontata con i capitoli precedenti, che non spiccavano di certo per “fabula e intreccio”. L’idea di spettacolo cinematico che gli sviluppatori hanno sapientemente implementato in Conviction, garantisce una fruizione della storia molto più dinamica e avvincente rispetto al passato, elevando così Sam a migliore incarnazione della serie, anche se, per alcuni, Chaos Theory rimane ancora insuperato.
Coperture dinamiche
L’inizio del gioco rende chiaro il voluto adattamento della serie agli standard odierni: ad accompagnarci per i primi minuti, infatti, sarà, come da tradizione, un immancabile tutorial. Fin qui nulla di strano, se non fosse che quello stesso tutorial che qualche anno fa ci teneva impegnati per diverse ore, risulti ora inaspettatamente scarnificato, quasi ridotto al midollo. Ubisoft Montreal ha operato, dunque, in direzione di un gameplay immediato e molto più affine alle attuali tendenze di approccio al videogioco. In primis, a subire un radicale aggiornamento è stato il sistema di copertura, divenuto, in Conviction, addirittura più utile delle classiche “zone d’ombra”, grazie alle quali Sam poteva mimetizzarsi anche nei posti più reconditi della mappa. Diciamolo subito, Splinter Cell: Conviction rappresenta, nel bene o nel male, la naturale evoluzione della serie; alle meccaniche squisitamente stealth si affiancano con prepotenza quelle di un comune action in terza persona, con una fusione delle parti che, nonostante tutto, non rovina affatto l’esperienza di gioco, anzi, ne aumenta drasticamente le potenzialità. A partire dal sistema di difesa, che ci permette di sfruttare l’agilità di Fisher per aggirare rapidamente uno o più nemici, grazie al fatto che in vicinanza di altre coperture potremo cambiare repentinamente posizione di guardia, l’approccio risulta davvero semplice ed intuitivo. Tuttavia, la struttura stealth del titolo non ci preclude, per fortuna, momenti di azione furtiva che, in fin dei conti, rappresentano la stragrande maggioranza delle situazioni di gioco. Ecco quindi ritornare il buon vecchio Sam, silenzioso, invisibile, un tutt’uno con l’oscurità e dannatamente letale; effettivamente, un modo esplicito per dire: “Ehi, non c’ho mica perso la mano!”.
Ad esaltare le doti strategiche e balistiche di Sam sono state introdotte due abilità assolutamente esclusive; la prima ad esserci insegnata è denominata “Marca ed Esegui”, un sistema grazie al quale potremo letteralmente marcare due o più nemici, a seconda del livello d’esperienza acquisito, ed eseguire un’esecuzione rapida tramite la semplice pressione di un tasto. Un’azione automatica che, naturalmente, può essere acquisita come bonus solo dopo aver abbattuto un nemico mediante corpo a corpo. Quest’abilità, per quanto possa generare scetticismi, in realtà si rivela molto utile nelle fasi in cui sono richiesti profilo basso e massima precisione. Dal punto di vista pratico, inoltre, tale sistema contribuisce a rendere sicuramente più fluida e spettacolare l’azione di gioco. La seconda abilità introdotta, anch’essa molto utile ai fini di un’eventuale fuga o, meglio ancora, di un meditato aggiramento, è la cosiddetta “Ultima posizione nota”, la quale indica su schermo l’ultimo posto in cui i nemici ci hanno avvistato; questo, per esempio, ci consentirà di attirarli in un determinato punto ed attaccarli di sorpresa alle spalle o con qualsiasi altro mezzo a nostra disposizione. L’esperienza di Sam Fisher si ripercuote, oltre che sull’utilizzo di questi due nuovi sistemi di combattimento, anche sulla visione notturna: in tal senso, infatti, potremo dire addio al buon vecchio visore notturno e servirci dell’intuito per muoverci nell’ombra, fattore possibile grazie al fatto che quando passeremo da una zona illuminata ad una buia, lo schermo diventerà in bianco e nero, simulando così un visore notturno “al naturale”.
Certo, ai più conservatori potranno mancare i numerosi gadget alla 007 di cui Sam era dotato in passato, ma Conviction si difende più che bene: a compensare alcune “lacune tecnologiche”, interviene un curatissimo arsenale bellico, che spazierà dalle più classiche pistole silenziate a micidiali fucili d’assalto e fucili a pompa, oltre a granate accecanti, mine remote, microcamere e così via. Insomma, impersoneremo un Fisher più agguerrito del solito, ma che non mancherà dall’usufruire di gadget altrettanto sofisticati come l’EMP portatile, in grado di scatenare una tempesta elettrica nel raggio di qualche metro, da sfruttare in caso di pericolo o di zone troppo illuminate per agire indisturbati, o ,ancora, il visore sonar. Quest’ultimo, a differenza del vecchio modello, che fungeva sia da visore termico che notturno, è stato perfezionato in modo tale da facilitarci la visione “intramolecolare”, con la possibilità di rilevare il nemico attraverso le pareti. Attenzione però, alcuni particolari nemici possono utilizzare il medesimo visore, costringendoci spesso ad adottare diverse strategie di elusione in base alla conformazione dell’ambiente circostante. Da ammirare, quindi, come Conviction si presti bene ad un approccio versatile e dalle molteplici prospettive: per superare un determinato ostacolo vi sono quasi sempre più metodi, ognuno dei quali offre soluzioni differenti e non sempre equamente efficaci. Citando prima il “livello d’esperienza” di Sam Fisher, ci riferivamo naturalmente all’aspetto ruolistico del titolo Ubisoft; durante il gioco, infatti, a seguito di azioni atte al superamento delle “Sfide P.E.C.”, acquisiremo punti esperienza che, tradotti in credito, ci apriranno le porte di un vero e proprio armamentario, grazie al quale saremo liberi di potenziare o acquistare le armi disponibili.
Un gameplay, questo di Conviction, decisamente più “aperto” a nuovi approcci e stili di gioco, che ben si adatta alle esigenze di tutti gli appassionati dello stealth, ma che, implicitamente, strizza l’occhio ai meno avvezzi al genere, che possono così avvicinarsi alla saga senza subire forti traumi.
Menzione d’onore per il comparto multiplayer, che si incarica di approfondire la trama del gioco mediante un vero e proprio prologo, da affrontare interamente in cooperativa con un secondo giocatore. Fattore che aumenta visibilmente la longevità di un single player che, purtroppo, supera a malapena le sei/otto ore complessive ma che, se aggiunte alle altre sei ore circa per completare la campagna online, garantiscono una durata media di tutto rispetto. Durante la campagna cooperativa, suddivisa in cinque ambientazioni diverse, tra cui San Pietroburgo, impersoneremo due agenti, Archer e Kestrel, incaricati di stanare una temibile cellula terroristica e scoprirne gli intenti. A questa si affiancano altre tre modalità di gioco, che prendono il nome di “Cacciatore”, “Ultimo Uomo” e “Scontro Finale”. La prima prevede un classico scontro spia-terroristi, durante il quale dovremo eliminare tutti i nemici presenti nella mappa; la seconda, invece, ci sottoporrà ad una prova di resistenza, che consiste nel difendere un generatore EMP dalle ondate nemiche, fino alla loro estinzione. In “Scontro Finale”, forse la modalità meno riuscita, affronteremo un’altra spia con un atipico 1vs1, vivacizzato esclusivamente dalla presenza di terroristi che faranno di tutto per ostacolare i nostri attacchi.
Unreal Fisher
Sul fronte tecnico, Splinter Cell: Conviction si assesta su ottimi livelli, da intendere, forse, più in senso artistico che in termini meramente grafici. Quest’ultimo, infatti, è un aspetto sul quale potremmo ampiamente sorvolare, in quanto l’Unreal Engine che scuote i poligoni del titoli Ubisoft svolge regolarmente il suo ruolo, ma senza eccedere in effetti grafici sbalorditivi. A colpire sono, il modello poligonale di Sam Fisher e dei suoi comprimari, realizzati in maniera soddisfacente, ricchi di particolari e dotati di espressioni facciali davvero realistiche. Tuttavia, ad elevare Conviction all’eccellenza ci pensa un level design assolutamente ispirato, degno del miglior Splinter Cell che si rispetti. Le ambientazioni convincono e funzionano, con una sapiente alternanza sia di luoghi aperti che chiusi: dal caffè di Malta al parco di Washington, dagli uffici della Third Echelon alla fabbrica segreta di EMP. Gli sviluppatori si sono persino concessi un piccolo flashback storico nel quale saremo catapultati in Iraq durante la guerra del Golfo, con uno stacco tecnico ed artistico pienamente tangibile. A stonare, ma solo in parte, è il comparto sonoro: purtroppo il doppiaggio in italiano non rende giustizia alla figura di Sam Fisher, non più supportato dal buon Luca Ward. Se comunque basterà poco per abituarsi alla nuova voce di Sam, lo stesso non si può dire per la colonna sonora, dallo stile fin troppo “elettronico”, sicuramente poco adatta a ricreare quell’atmosfera di ansia e “spannung” tipica di uno stealth-game.
Conclusioni
Dopo quattro anni di lunga, lunghissima, attesa, torna finalmente Sam Fisher, in una quinta incarnazione che riporta il carismatico agente segreto ai fasti di un tempo. Forte di un gameplay biunivoco, in grado di fondere saggiamente azione e stealth, Splinter Cell: Conviction propone una formula di gioco semplicemente vincente; azione fluida, trama scorrevole e design appropriato concorrono verso la promozione finale. Consigliato soprattutto a coloro che desiderano avvicinarsi per la prima volta ad un esponente del genere stealth.