I “Grandi Classici”, prima o poi, ritornano. Era il 1989 quando il Principe di Persia ( qui potete leggere il nostro speciale) fece la sua prima apparizione: un titolo affascinante, a tratti mistico, da quel retrogusto orientale da “Le Mille e una Notte” capace di immergere il giocatore in uno stilizzato incantesimo. Un titolo semplice all’apparenza, ma celante enigmi ed insidie nel profondo delle sue meccaniche. Come tante altre saghe, poi, anche questa è andata di pari passo con l’evoluzione tecnologica, arrivando ad indossare le vesti del 3D “solo” nel 1999; ma la vera rivelazione è riconducibile sicuramente a ” Prince of Persia: Le sabbie del tempo “, uscito nel culmine della passata generazione conquistando i cuori dei nostalgici appassionati. Da allora, una placida discesa, culminata nel 2008 con il più che anonimo “Prince of Persia” , nato con gli intenti di riavviare la serie e concederle nuova linfa vitale: tentativo fallito. E allora Ubisoft ci riprova e, approfittando dell’uscita al cinema dell’omonima pellicola, la casa francese ripropone le orientali gesta del principe persiano sottoforma di “falso” tie-in.
Sì, perché non bastano le “palestrate” fattezze del Principe, riprese (in)direttamente dall’attore Jake Gyllenhaal , sicuramente più apprezzato in ” Donnie Darko ” e in ” Jarhead “, per classificare Prince of Persia: Le sabbie dimenticate come mero tie-in. Ubisoft, al contrario, ha effettuato una secca inversione di rotta, proiettando questo secondo episodio dell’era HD in uno scenario “già noto”. Le Sabbie Dimenticate , potremmo dire, rappresenta un ricercato omaggio alle origini del mito, fungendo quasi da filo conduttore tra “L e sabbie del tempo” e “Spirito Guerriero”. Un omaggio che, a partire dall’intro, assume connotati chiaramente cinematografici; il nostro Principe, desideroso di raggiungere il fratello Malik, dal quale vorrebbe ricevere preziosi insegnamenti sull’Arte della Guerra, attraversa l’intero deserto persiano ignaro di quanto stia per accadere. Malik, infatti, sovrano di un’imponente fortezza, detiene il controllo di uno dei territori più contesi del regno del padre, Sharaman. Il Principe, raggiunta la misteriosa fortezza del fratello, si ritroverà così nel bel mezzo di un assedio nemico, perseguito da un esercito bramoso di ricchezza e potere. Ed è qui che la nostra avventura comincia, nei panni di un Principe inizialmente tanto disorientato quanto spregiudicato al tempo stesso. La narrazione procede in modo lineare, ma offre comunque spunti interessanti sugli intrecci relazionali tra il Principe ed i suoi antagonisti, in primis Malik e la regina Razia, immancabile figura femminile dall’aspetto mistico e dotata di poteri sovrannaturali.
Tra salti ed acrobazie belliche
A fronte di un tutorial che ci accompagnerà per i primi minuti di gioco, Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate è un titolo dalle meccaniche semplici e ben implementate. Data la sua natura, la prima necessità è stata quella di rendere fluide e dinamiche le sessioni platform che, a conti fatti, risultano molto più intuitive rispetto al passato. Certo, ne và in parte della difficoltà insita di un Platform che si rispetti, ma alcune scelte hanno contribuito ad allontanare quella frustrazione che negli episodi precedenti pregiudicava spesso il gameplay. Salti, arrampicate, corse sui muri e quant’altro si susseguono ora con una certa facilità, grazie ad una migliore precisione dei comandi ed una maggiore fluidità dei movimenti. Tuttavia, queste azioni non appaiono mai troppo invasive ma si collocano perfettamente in quegli equilibri voluti dagli stessi sviluppatori, che sono riusciti a dosare sapientemente le fasi “libere” di gioco, alternandole, anzi, fondendole con il giusto ritmo a quelle squisitamente Action . Equilibrato , sicuramente questo il termine con cui meglio definire Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate . Un equilibrio che emerge, in particolare, durante le sessioni “action”: i combattimenti evadono completamente da quegli schemi che solitamente caratterizzano il genere; i fendenti, quindi le tipiche combo ” spada-corpo a corpo “, così come le schivate, sono del tutto liberi . In particolare, in assenza della parata, la schivata rappresenta l’unico modo efficace per evitare i colpi nemici. Questa scelta si allinea sostanzialmente con il “nuovo” approccio ai combattimenti, durante i quali i nemici, finalmente dotati di una discreta IA, attaccheranno in gruppo senza porsi troppi scrupoli e mai da soli uno alla volta.
Nel corso dell’avventura, inoltre, saremo dotati di numerosi poteri, tra cui quello del controllo temporale, con tutto ciò che ne consegue in termini di gameplay; il controllo del tempo, possibile grazie ad un particolare amuleto del quale entreremo in possesso nel corso della storia, ci permetterà di riavvolgere un determinato “segmento” temporale aiutandoci a superare un determinato ostacolo o a salvarci, quando necessario, da una fine tutt’altro che piacevole, magari in seguito ad una mancata presa o, ancora, ad un errore di valutazione circa il superamento di una trappola. Ma la vera novità, ereditata in parte dallo spin-off del 2008, consiste nella presenza di una componente “ruolistica”: grazie ai punti esperienza ottenuti al termine di uno scontro o distruggendo particolari statue di pietra sparse per il gioco, avremo accesso ad un database ricco di poteri e relativi potenziamenti. Dal semplice potenziamento della barra energetica all’acquisizione di un potere difensivo o d’attacco, come l’attivazione di uno scudo di pietra nel primo caso o di un vortice infuocato nel secondo, Prince of Persia: Le Sabbie D imenticate offre un gameplay decisamente ricco di sfumature; sfumature che, appunto, convergono in quell’unico centro chiamato E quilibrio .
Purtroppo, nonostante questi passi avanti in termini di gameplay, rimangono delle incertezze alle quali Ubisoft ci ha abituati da tempo. Da sottolineare, innanzitutto, la scarsa rigiocabilità del titolo, per via soprattutto di un livello di difficoltà assolutamente sbilanciato, accompagnato da una struttura di gioco fin troppo lineare e da una longevità che si assesta sulle massimo otto ore, decisamente poco per un titolo che non ha nient’altro da offrire se non una seconda modalità, denominata Sfida , che a nulla servirebbe se non fosse per gli ” oggetti extra ” da sbloccare. Ritornano comunque i boss ed i mini boss d’intermezzo che, per quanto semplici nel loro complesso, conferiscono un po’ di ” vecchio ” stile ad un genere snaturatosi da tempo e caduto in pasto alle recenti, nonché contraddittorie, tendenze di mercato. Insomma, un Principe che ritorna sì in grande stile ma che avrebbe potuto concedere di più sia in termini di “virilità” ludica che narrazione. L’idea è che in realtà Ubisoft abbia ancora una volta cercato un compromesso tra l’utenza hardcore e quella di massa, con l’obiettivo di conquistare un bacino d’utenza più ampio possibile.
Archi orientali
Sul fronte tecnico, invece, Ubisoft è quasi sempre sinonimo di qualità. Anche nel caso di Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate , il lavoro svolto si rivela di ottima fattura. Per quanto la veste grafica non faccia gridare al miracolo, il Principe si presenta in forma smagliante e con un modello poligonale che supera, per certi versi, quello altrettanto curato di Ezio in Assassin ‘s Creed II, così come ottimamente curati appaiono i personaggi secondari assieme ad alcuni boss/mini boss. La scarsa varietà dei nemici ordinari, suddivisi comunque per classi, abilità e forza fisica, è l’unica nota stonata all’interno di un impianto visivo ben realizzato. L’engine grafico poggia sulle stesse, solide basi dell’universo ” Auditore ” e l’occhio ne ritrova piena consapevolezza dal momento in cui assisterete a “squarci” panoramici ed architettonici di elevato impatto visivo. La fortezza di Malik è stata ricostruita in tutta la sua sontuosità architettonica ed artistica, ma non solo. Il resto delle ambientazioni rimanda direttamente a quanto apprezzato tra le sognanti atmosfere de ” Le Sabbie del Tempo “: stanze segrete ricche di tesori, enigmi da risolvere e trappole letali da superare completano un quadro nostalgico decisamente ispirato. Una lancia può essere spezzata anche in favore del doppiaggio, con un Principe non proprio espressivo dal punto di vista facciale ma dotato di una voce quasi sempre all’altezza della situazione. Stesso discorso per Malik, Razia ed il resto dei comprimari. Apprezzata la scelta di dotare i nemici, umani e non, di una propria lingua, evitando così una fastidiosa quanto irrealistica uniformità fonetica tra le diverse razze umane e demoniache presenti nella storia.
Conclusioni
Con Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate , Ubisoft riporta alle origini una delle saghe più amate di sempre. La nuova avventura del Principe di Persia si colloca a metà strada tra le fascinose atmosfere de ” Le Sabbie del Tempo ” e le inedite ambientazioni di questa ottava incarnazione. Un gameplay equilibrato, minato comunque da qualche grossolana incertezza, ed un comparto tecnico sicuramente adeguato bastano per consigliare Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate agli appassionati di questa storica saga e ai cultori del genere platform.