L’industria dei videogiochi, pur conoscendo una momentanea flessione dovuta all’attuale condizione economica globale, è in grado di muovere un grosso volume di affari tanto che nel corso degli ultimi anni è riuscita a superare il fatturato dell’industria cinematografica. Il Dio Denaro è chiaramente riuscito ad usurpare anche il Mondo dei videogiochi che attualmente rappresenta una gallina dalla uova d’oro. Da territorio esclusivo dei NERD e dei vecchi frequentatori delle sale giochi, oggi il videogame è un vero e proprio fenomeno di costume tanto che è riuscito a coinvolgere anche persone che non avrebbero mai minimamente immaginato di trascorrere il loro tempo con un pad in mano; questa categoria di videogiocatori sono i così detti casual gamers. E’ usanza comune, visto gli elevatissimi costi di sviluppo che hanno raggiunto i titoli attuali, realizzare solo quelli che sicuramente faranno breccia sul grande pubblico, quelli che potremo definire Blockbusters. Infatti, se osserviamo la classifica dei giochi più venduti, troviamo sempre la stessa tipologia, che sono, o sequel di titoli di successo, o ancora, sportivi. Fortunatamente, anche in questo contesto categorizzabile per certi versi come un impero capitalistico, spuntano ancora produzioni indipendenti che cercando di dire la loro contando sui “videogiocatori etici”. Perdonateci questo cappello introduttivo degno di inguaribili nostalgici quali siamo, ma ci sembrava azzeccato introdurre così uno dei titoli più interessanti degli ultimi mesi: Limbo .

Limbo fece già parlare di sé mesi addietro e seppe guadagnarsi la stima di molti utenti che sposarono fin da subito questo progetto così particolare. PlayDead Studios , team danese indipendente e all’esordio assoluto di fronte al grande pubblico, rilasciò infatti i primi screenshots diversi mesi fa. Uno degli aspetti che colpì maggiormente l’utenza fu senza ombra di dubbio lo stile grafico adottato. Limbo è un platform game dall’impostazione 2D abbastanza classica che però ha nella scelta della palette dei colori uno degli aspetti più emblematici e caratterizzanti. Gli sviluppatori hanno adottato una tonalità quasi totalmente oscura (nera), praticamente uniforme, spezzata da squarci di luce che permettono di avere un contrasto cromatico molto di atmosfera. Spiegare a parole lo stile di Limbo non è un compito semplice; la miglior cosa per comprenderlo a pieno è osservare attentamente gli screenshots. Lo spessore del titolo si riesce a percepire fin da subito, il menù essenzialissimo, ci introduce direttamente nel gioco. Nessuna presentazione, nessun roboante filmato in CG, ma davanti ai nostri occhi appare solo un piccolo protagonista, un bambino, immerso nella completa oscurità della foresta. Nel gioco impersoneremo un ragazzino alla disperata ricerca della sorellina, disposto a scendere fin negli abissi più profondi e oscuri del limbo.. I comandi sono semplici e prevedono solo lo stick analogico per i movimenti, il tasto azione e quello per saltare. Stop. La foresta sarà il primo scenario che dovremo affrontare e con il quale prenderemo confidenza con il gameplay. Giocare a Limbo è un’esperienza visiva e sensoriale che riesce a coinvolgere e a ipnotizzare completamente il giocatore. Assordante silenzio, non è un ossimoro scelto a caso, ma è la sensazione che realmente si percepisce nel gioco. Le tinte marcatamente dark, la sagoma del protagonista che a mala pena di intravede, la foresta che ci avvolge nella sua oscurità pronta a colpirci con le sue mille insidie. L’impostazione del gioco PlayDead Studios è quella di un platform classico con fasi di platforming abbastanza spinte intervallate da moltissimi puzzle da risolvere.

Gli enigmi da completare sono di tipo meccanicistico, la cui risoluzione ci permette di sbloccare un determinato meccanismo che ci consente poi di proseguire nella nostra discesa verso gli inferi. Ogni singolo elemento presente su schermo ha una valenza ben precisa; l’attenta osservazione degli elementi e di tutti gli oggetti presenti è la chiave di lettura per arrivare fino al termine dell’ avventura. La realizzazione di una recensione dal freddo stampo giornalistico con un titolo del genere è pressoché impossibile. Questo perché Limbo è un prodotto fuori dal coro, un titolo capace di ipnotizzare qualsiasi giocatore e di riesumare l’antica passione per il videogames. Limbo è un’opera vivente in cui tutto è studiato con una cura dei particolari fuori dal comune, tutto si incastona perfettamente a formare una sorta di Cubo di Rubik dove il giocatore deve essere abile a trovare la combinazione giusta. Nessun indicatore su schermo è presente, nessuna melodia, nessun tutorial, ma solo una sagoma che si muove nelle due direzioni all’interno dell’ecosfera creata dai programmatori. L’atmosfera che si respira è ricca di tensione, tensione non solo dovuta al contrasto cromatico, ma soprattutto agli esseri e alle trappole presenti. Capiterà più di una volta di ripetere la stessa sezione più e più volte fino a quando un intuizione ci verrà in ausilio. I nemici che incontreremo sono molteplici e vanno dai terrificanti ragni pronti ad infilzarci con le loro zampe, fino ai sinistri personaggi appartenenti a una sorta di tribù pronti a farci la pelle con arco e frecce, oppure azionando contro di noi letali trappole. La perdita della vita in Limbo ha un’importanza molto marginale per l’economia del gameplay, soprattutto perché in caso di morte riprenderemo esattamente dall’ultimo punto. Non esistono livelli separati, ma delle schermate di gioco che devono essere superate risolvendo uno o più enigmi. Se i primi puzzle da risolvere sono piuttosto semplici lo stesso non può dirsi con quelli che dovremo affrontare nelle fasi avanzate. Molti di questi richiederanno un doveroso aggrovigliamento delle meningi e un attenta analisi di tutti gli oggetti a nostra disposizione.

Tecnica

Dal punto di vista tecnico il lavoro realizzato dai programmatori è notevole. La scelta stilistica merita un plauso per il coraggio e la sfrontatezza che sono stati riposti nel proporre un gioco così diverso, così fuori dal comune. Come un grido pronunciato all’estremità di una montagna, Limbo rimbomba nelle orecchie di tutti i videogiocatori consapevoli del fatto che per realizzare un gioco di spessore non è detto che sia necessario disporre di una grafica 3D con texuture ultra-dettagliate. Limbo si colloca tra le moderne produzioni come un affresco di rara bellezza, splendente di luce propria e dotato di una fortissima personalità. Per approfondire il discorso tecnico, le animazioni del protagonista sono molto fluide e prive del benché minimo rallentamento. I movimenti sono armoniosi e si sposano perfettamente con il contesto. Tra tutte le creature che incontreremo nel nostro cammino il ragno merita un plauso per come è stato realizzato. Il terrore che riesce ad incutere nel giocatore è notevole, e si manifesta sia nei movimenti (stupenda la zampa che ci punta finendo poi per infilzarci se non saremo veloci a fuggire) che nell’aspetto. L’ansia è uno stato mentale che ci affiancherà costantemente, poiché i programmatori sono stati abilissimi a mantenere la tensione alta in tutte le fasi. Non si riscontrano cali di stile o punti morti, tutte le schermate di gioco sono parte integrante del progetto. Foreste, fabbriche dismesse, città deserte, tutte ambientazioni che trasudano desolazione e tristezza e che realmente incutono un inquietante sensazione di solitudine. Il nostro pellegrinaggio durerà circa 4 ore, tempo stimato necessario per leggere la parola fine sullo schermo. La longevità, considerando che stiamo parlando di un prodotto esclusivamente per XBOX Live Arcade, si attesta su livelli più che dignitosi. Un plauso và anche agli effetti sonori che sono stati realizzati in maniera molto realistica e conferiscono una precisa dimensione sonora.

Concludendo…

Evitando facili sensazionalismi ci teniamo a precisare che Limbo è uno dei progetti ludico-visivi (ci piace questa definizione) più all’avanguardia dell’ultimo periodo. Sì, avete letto bene, la parola avanguardia non è utilizzata a caso, ma è stata scelta per enfatizzare quello che realmente è Limbo . Un prodotto fuori dal coro, uno squarcio di luce nel pluri inflazionato mondo dei videgiochi attuali. I ragazzi PlayDead hanno capito che per creare un prodotto di alto livello non sono obbligatoriamente necessari mezzi ultra milionari, engine grafici capaci di muovere milioni di poligoni, ma basta semplicemente la passione unita a un’immensa voglia di stupire. Limbo è stupore, meraviglia, un viaggio senza ritorno dentro l’anima del videogiocatore moderno intossicato dai tanti, troppi, titoli senza anima. Chiunque ama i videogiochi deve assolutamente portarlo a termine per espiare tutti i suoi peccati. In fondo 15 euro sono davvero pochi per portarsi a casa un piccolo grande capolavoro come questo.

CI PIACE
  • Un claustofobico viaggio all’interno dell’oscurità
  • Ipnotizzante
  • Enigmi ottimamente congeniati
  • La grafica spruzza stile da tutti i pori
NON CI PIACE
  • Longevità non elevatissima
Conclusioni

Evitando facili sensazionalismi ci teniamo a precisare che Limbo è uno dei progetti ludico-visivi (ci piace questa definizione) più all’avanguardia dell’ultimo periodo. Sì, avete letto bene, la parola avanguardia non è utilizzata a caso, ma è stata scelta per enfatizzare quello che realmente è Limbo . Un prodotto fuori dal coro, uno squarcio di luce nel pluri inflazionato mondo dei videgiochi attuali.

9.5Cyberludus.com

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