Laddove c’è rivoluzione, si sa, non c’è evoluzione. Tecnologia, medicina, politica ed economia sono soltanto alcuni dei pilastri su cui poggia la società umana. È una società, la nostra, che ha deciso di plasmare l’ambiente a seconda delle proprie esigenze, anziché scegliere di adattarsi. L’uomo è per natura pigro? No, se si considerano gli incommensurabili sforzi compiuti dall’umanità nell’arte, nella scienza e nella filosofia. Più propriamente, la nostra natura è quella degli impazienti. Gli uomini, ci racconta Eidos Montréal , preferiscono la rivoluzione, all’evoluzione – semplicemente perché, essenzialmente, non hanno la pazienza d’evolversi.
Deus Ex Machina
Adam Jensen, prototipo dell’uomo dubbioso del 2027, esplora il mondo come se non fosse il suo. Lavora per le Industrie Sarif, potenti aziende che, nel nuovo millennio, hanno dato il via alla produzione dei cosiddetti Potenziamenti Umani, protesi in grado di ripristinare gli handicap dei diversamente abili e di migliorare le doti fisiche (e, addirittura, mentali) degli individui sani. Il mondo sta assistendo a una lenta, ma inesorabile, metamorfosi che inevitabilmente lascerà accadere ciò che alcuni hanno sempre temuto e che altri hanno a lungo auspicato: la totale compenetrazione dell’uomo con la macchina. Placidamente, la coscienza umana si è adattata alle innovazioni genetiche e tecnologiche. Ancora, una volta, la perversione dell’uomo dà prova di sé: nel ’27, non è poi così raro incontrare chi decide di dire addio ai propri arti per sostituirli con degli innesti meccanici; così come non è raro scoprire che le prostitute di Shangai sono costrette a istallarne alcuni per compiacere le proprie strane clientele.
La situazione è sfuggita di mano un po’ a tutti. I puristi, disgustati dall’avvento della biomeccanica, e allo stesso tempo terrorizzati dall’idea di diventare “l’anello debole” dell’evoluzione, a gran voce – e con violenza – protestano perché i Potenziamenti vengano tenuti maggiormente sotto controllo. La società ricca e borghese, però, esaltata dalle opportunità offerte dal progresso scientifico, vede negli anni ’20 l’alba di un nuovo rinascimento, l’erede dello stesso che ha visto protagonista l’Europa tra il XIV e il XVI secolo – tant’è che arte e moda ne sono pesantemente influenzate.
Il futuro delineato da Eidos Montréal non è poi così lontano. Edifici, strutture e tecnologia sono soltanto sensibilmente diverse da quelle di oggi. Adam, protagonista del gioco, è nato nel 1993. La sua vita scorre più o meno normalmente, finché un attentato nei quartier generali Sarif non la ribalta: ridotto in fin di vita da alcuni mercenari, l’unico modo per salvarlo è innestargli dei Potenziamenti in tutto il corpo. Per far sì, però, che il suo cervello si adatti gradualmente ai “nuovi arrivati”, onde evitare un rigetto fisico, Adam deve sbloccare le sue nuove capacità gradualmente. Tradotto in termini di gioco, ciò vale a dire che dovremo guadagnare punti esperienza che, al passaggio di un nuovo livello, ci garantiranno un punto Praxis, utile per migliorare alcune nostre doti fisiche, mentali o sensoriali (fino ad arrivare alla vista attraverso le pareti). Il gioco non ci permetterà, però, di potenziare al massimo ogni nostra componente meccanica, e pertanto dovremo operare una scelta ben precisa a seconda dello stile di gioco che vorremo adottare: potremo preferire un approccio furtivo, o magari uno più fracassone, ma anche aggiornare i nostri software cerebrali di hacking per sfruttare a nostro vantaggio robot e torrette di sorveglianza; addirittura, ci sarà consentito acquisire dei feromoni specifici in grado di renderci più persuasivi.
Nostro scopo sarà quello di indagare sui nemici delle Industrie Sarif, ed eventualmente vendicarci dell’attacco, durante il quale una persona a noi cara avrà perso la vita. Quella delineata dagli sviluppatori, però, è una vera e propria cospirazione, e benché quella di Deus Ex: Human Revolution sia comunque una storia piuttosto accessibile (leggasi, adatta più o meno a tutti), non mancherà d’offire dilemmi (bio)etici e colpi di scena mozzafiato. Non è, certamente, una trama dedicata a chi non ha voglia di scervellarsi: per avere un quadro più o meno chiaro della situazione è necessario tener conto di ogni dettaglio ed aggiornarsi continuamente, leggendo giornali, e-mail, e-book e guardando la televisione. Nel mondo di Human Revolution , infatti, potremo muoverci più o meno liberamente attraverso le tre città che visiteremo (Detroit, l’isola di Hengsha e Montréal), nelle quali avremo modo di scoprire segreti, aree nascoste e ottenere missioni secondarie. Il gioco non è un vero e proprio free-roaming come GTA o Oblivion , e conta molto di più sulla cura per il dettaglio che sulla vastità delle ambientazioni. La libertà offerta in questo titolo è decisamente più raffinata: versa nelle infinite possibilità di approccio alle varie situazioni, anziché nella quantità di aree visitabili. Questo discorso vale tanto per le innumerevoli opportunità offerte dall’ottimo level design, quanto per le differenti modalità di risoluzione delle missioni, subordinate alle nostre scelte – che possono essere di natura morale o pratica.
Come Adamo nell’Eden
Il meglio che Deus Ex vi offrirà è il meglio che voi sarete in grado di offrire a voi stessi. Gli sviluppatori hanno avuto la lucidità e la bravura di rendere il gioco personalizzabile in toto, e non soltanto nei suoi aspetti formali. Ogni area di gioco è totalmente non-lineare e offre infiniti spunti tattici. In una missione-tipo, è possibile disattivare il sistema di sicurezza e passare indisturbati dall’entrata principale senza che le telecamere ci individuino, oppure si può sgusciare tra i condotti dell’areazione per cercare un punto rialzato da cui entrare in azione. Ma anche fare irruzione a sorpresa e aprire il fuoco è una via plausibile e considerata dagli sviluppatori, come parimenti lo è – ma solo in certe occasioni – fare leva su alcuni personaggi in particolare per ottenere le giuste credenziali d’accesso in una zona riservata. Tutto ciò a patto d’aver scelto le abilità adatte alle varie situazioni: è impensabile sopravvivere a uno scontro a fuoco senza aver potenziato la propria corazza, proprio come lo è attraversare furtivamente una zona di massima sicurezza senza aver migliorato le proprie doti d’infiltrazione. Inoltre, esistono alcune specifiche abilità in grado di sbloccare passaggi altrimenti inaccessibili. È il caso di alcuni innesti in grado di aumentare la forza fisica di Adam, consentendogli di sollevare oggetti molto pesanti (che in genere coprono passaggi segreti e scorciatoie) o di frantumare muri deboli con un colpo solo; in maniera non dissimile, un alto livello nell’abilità di hacking apre un mare di infinite possibilità, come l’accesso a tutte le porte chiuse o ai computer protetti; esiste anche un potenziatore del salto, che si rivela molto utile quando occorre saltare da un tetto all’altro.
Eidos Montréal ha proposto un modo tutto nuovo di giocare, o forse semplicemente uno che l’industria videoludica ha dimenticato. In Human Revolution ogni cosa è subordinata all’intelligenza del giocatore, e alle scelte da lui operate durante la costruzione del proprio personaggio. Tutti gli elementi di gioco si incastrano perfettamente, legandosi l’uno all’altro come fili di trama in un tessuto: le capacità di Adam sono fondamentali, ma si rivelano inutili se non coadiuvate dal giusto acume tattico o da una meticolosa esplorazione dei livelli; allo stesso modo, anche essere armati fino ai denti non è sufficiente per avere la meglio nei combattimenti, durante i quali è opportuno tener conto di fattori quali vie d’accesso secondarie, posizioni rialzate e coperture – oltre all’equipaggiamento dei nostri avversari. Deus Ex sarà il gioco che vorrete giocare: uno sparatutto raffinato in cui ogni singola arma può essere personalizzata a piacimento, o uno stealth game che può essere finito senza uccidere nessuno (sì, è davvero possibile), o magari andare avanti a suon di minacce e raggiri. Il gioco, dal canto suo, vi premierà per le vostre azioni: uccidere una sentinella non fornisce molti punti esperienza, ma attraversare un condotto fognario per eluderla può fornirvene dieci volte tanti.
In certi (rari) casi, comunque, si rivela obbligatorio eseguire determinate azioni. È impensabile arrivare i titoli di coda senza aver sparato nemmeno un colpo, dal momento che diversi boss-fight vi costringeranno a dar prova della vostra mira e della vostra velocità; così com’è irrealistico credere di poter finire il gioco senza violare mai un terminale. Oltretutto, in determinate sezioni di Deus Ex sarete costretti a convincere determinati personaggi a fare/dirvi qualche cosa. In queste fasi, che gli sviluppatori hanno battezzato ” social boss-fight “, vostro compito sarà delineare il profilo psicologico del vostro interlocutore, e poi scegliere le vostre risposte di conseguenza. Un innesto in particolare aiuta molto in questa sezione, dal momento che consente di avere preziose informazioni sulla personalità di alcuni individui attraverso il linguaggio del corpo (battito cardiaco, movimento degli occhi, sudorazione ecc.). Ci è sembrato, questo, senza dubbio uno degli aspetti più riusciti dell’intera produzione: le reazioni e il carattere dei diversi social boss ci sono parsi coerenti e credibili, e tutti assolutamente realistici.
Arte dal futuro
E, proprio a proposito di coerenza, è per noi assolutamente necessario spendere qualche parola sul mondo di gioco, che ci è parso come uno dei meglio caratterizzati e più dettagliati di sempre, nella storia dei videogiochi. Il background, del resto, è quello che è, con ben due giochi della stessa saga, di cui un capolavoro (indovinate qual è!), a fare da “scheletro” al corpus di Deus Ex: Human Revolution . Il mondo sta cambiando, e lo si può avvertire per le strade di Detroit o Hengsha. La “macchinizzazione totale” cui accennavamo prima si avverte, ed è tangibile persino passeggiando per le strade. I dettagli, come la cura artistica riposta nelle ambientazioni, non lasciano dubbi circa la volontà degli sviluppatori di costruire un “vero” futuro, un universo non diverso dal nostro che troppo repentinamente va mutandosi. Si chiude felicemente un occhio, quindi, per il motore grafico – non proprio all’avanguardia – usato da Eidos Montréal – il Crystal Engine , lo stesso degli ultimi Tomb Raider . Certo, qualche velleità tecnica in più avrebbe impreziosito il già ricchissimo comparto artistico, ma, specialmente su PC, non si sente troppo la mancanza di effetti sbrilluccicosi d’ultima generazione, anche perché il gioco gira egregiamente su molti sistemi e supporta la Tesselation , uno degli effetti più gettonati sul fronte DirectX 11. La situazione peggiora leggermente su console, con qualche dettaglio grafico in meno e un framerate che non supera i 30 fotogrammi al secondo.
Merita più di un plauso, infine, il segmento audio, che fin dai primi trailer aveva stupito tanto per la qualità della colonna sonora quanto per l’ottimo doppiaggio (inglese). Se però, per quest’ultimo noi del Bel Paese non possiamo dire lo stesso (il doppiaggio italiano è buono, ma quello originale è di tutt’altro calibro), possiamo intanto consolarci con le fantastiche tracce audio composte da Michael McCann, che forse molti ricorderanno per Splinter Cell: Double Agent . Consigliamo, a chi può, in ogni caso, di godersi Deus Ex nella lingua d’albione (il gioco è in multilingua): la recitazione di Elias Toufexis, che ha dato la voce ad Adam, è assolutamente impareggiabile.
Commento
Deus Ex: Human Revolution getta le basi per l’evoluzione della propria specie. È un’esperienza indipendente, vivida e flessibile. Serve il giocatore con fedeltà, dapprima mostrandogli le infinite possibilità offerte dal suo mondo, e poi lasciandolo libero di decidere quali adottare. Come mai prima d’ora, ci siamo sentiti protagonisti di una storia e abbiamo potuto decidere in che modo viverla: e siamo anche stati premiati per averlo fatto. Se i giochi di ruolo dovessero muoversi in una direzione in particolare, sarebbe senz’ombra di dubbio quella mostrata da Eidos Montréal .