Chissà se definire i ragazzi di Flying Wild Hog dei veri furbacchioni o degli ingenui sviluppatori dal cuore tenero. In barba alle convenzioni del mercato, hanno annunciato il proprio gioco a solo un mesetto di distanza dal suo rilascio, mostrando video, screenshot e quant’altro, ma evitando di lasciar trapelare eccessivi dettagli sulla trama o il gameplay del propria esclusiva PC Windows. Poi, semplicemente, l’hanno piazzato su Steam a 25 euro e rotti. E così facendo, a nostro avviso, hanno catalizzato l’attenzione del pubblico molto di più di quanto avrebbero potuto sperare di fare con un annuncio formale (e anticipato). Resta un prodotto di nicchia, è vero, ma è un prodotto di nicchia con le palle d’acciaio: motore grafico all’avanguardia, i ritmi cazzuti di vecchie pietre miliari come Doom o Duke Nukem (non l’ultimo, per carità), e tante esplosioni.
Format C:
Che poi la trama non abbia quasi alcun senso, non credo importi a qualcuno. Certo, il gioco è ambientato in un mondo cyberpunk oscuro e distopico, ma, di pretese, Hard Reset ne ha sulla sostanza, e non sulla forma. Sì, tra un livello e l’altro dei piacevoli motion comic raccontano una storia in cui il poliziotto cattivo fa battutacce sui propri superiori e intanto distrugge le malefiche macchine che si sono ribellate all’uomo, ma tutto il resto può essere anche dimenticato.
Quello che conta, in Hard Reset , è fare fuori tutti e farlo nel modo più fracassone possibile (cercando, frattanto, di non sprecare troppe risorse, come energia o munizioni). Flying Wild Hog ha adottato meccaniche rodatissime, che più classiche non si può , ma che sono state così ben implementate da sembrar nuove. Non sarebbe un’esagerazione dire che, non fosse per la grafica, Hard Reset, con il suo concept di base, darebbe l’idea di un gioco degli anni ’90. E’ uno sparatutto, ma uno di quelli in cui davvero si spara a tutto. Niente coperture, niente ricarica automatica dell’energia e niente iron sight: in Hard Reset i problemi si risolvono alla vecchia maniera. Tonnellate di nemici vi vengono addosso, e tutto quello che potete fargli è sparargli contro cercando, nel frattempo, di schivare i loro colpi tenendovi continuamente in movimento. Roba da brividi: ma perché il mondo si è dimenticato di questi giochi?
Intanto, gli sviluppatori si sono ben guardati dal far sì che il proprio gioco avesse l’aria del prodotto “ignorante” (come secondo me, ad esempio, lo era invece Painkiller). Riempiendo di piombo ogni cosa che si muove a schermo non risolve molto, specialmente al livello di difficoltà massimo. I nemici, nei limiti della propria (limitata) intelligenza artificiale, sono molto reattivi e, aiutati da una buona dose di script (buoni script, non di quelli che “imbrogliano”), sanno come mettere in difficoltà il giocatore, specialmente in gruppo. Spesso sono davvero troppi per farli fuori uno alla volta, ed è quindi necessario tendergli delle trappole, tentando di sfruttare l’ambiente circostante per danneggiarli ulteriormente (ad esempio sparando a un generatore, la cui elettricità li manderà in tilt temporaneamente). I più grossi, oltretutto, sono dotati di spesse corazze che assorbono il danno dei nostri proiettili: in questi casi è preferibile colpirli in certi punti specifici (e credetemi, è davvero difficile a volte), per staccargli gli arti o per rompergli le armature.
Il tutto è infarcito da numerose aree segrete, tutt’altro che di contorno: sovente, mettersi a cercare qualche rifornimento nascosto è l’unico modo per sopravvivere fino alla prossima battaglia; ed è anche un’ottima idea per accumulare punti N.A.N.O., indispensabili per migliorare le nostre capacità offensive. Presso certi “distributori” specifici, infatti, potremo potenziare le sole due armi messe a nostra disposizione (il fucile d’assalto e quello al plasma): ciascuno di essi ha quattro diverse modalità di fuoco, di cui ognuna ha tre upgrade possibili; oltre a questo, è possibile aumentare il numero di munizioni trasportabili, la riduzione del danno, eccetera, eccetera.
Il gioco scorre veloce, con ritmi serrati e azione frenetica. Giusto per dare un po’ di colore e varietà al gameplay, però, non mancano certi punti in cui ci viene chiesto di disattivare una centralina (in genere sparandole) o seguire dei cavi per arrivare a un pannello di controllo. Sia chiaro, nessuna di queste sezioni è minimamente dispersiva e non ruba più di due minuti all’azione, ma è sempre bello sapere che gli sviluppatori si sono ricordati dell’esistenza nostro cervello. Cervello che, comunque e in ogni caso, occorre usare un bel po’ per venire a capo degli scontri più violenti, data la possanza di certi avversari.
D’altronde, l’unica cosa più curata dei combattimenti, in Hard Reset , è sicuramente il comparto visivo. Gli sviluppatori hanno mantenuto le proprie promesse: il motore grafico non è soltanto di ottima fattura, ma anche leggerissimo e veramente scalabile: anche un computer di quattro anni fa può giocare dignitosamente ad Hard Reset senza troppi sacrifici; chi, invece, ha un PC recente (anche di un anno fa) potrà godersi il titolo con tutti i filtri al massimo e 60 frame al secondo. Ed è un risultato incredibile, se si considera che, oltre alla cura riposta nei singoli ambienti, le mappe sono enormi e maestose: i fondali sono tutti in 3D e ricchi di dettagli, e mai statici. Certo, i livelli sono lineari, ma sicuramente meno di quelli di giochi come Modern Warfare o Singularity. L’unica cosa che si può biasimare, di Hard Reset, è la longevità: 5 ore sono davvero poche, e l’unico motivo per cui si potrebbe voler ricominciare il gioco è scegliere upgrade diversi per le armi. Considerando, poi, che non esiste una modalità multiplayer, qualcuno potrebbe non saziarsi a sufficienza.
Nonostante la sua brevità, però, lo consigliamo praticamente a chiunque apprezzi il genere, e specialmente a chi ha amato giochi come Wolfenstein 3D o Doom. Ora come ora, Hard Reset contribuisce a fissare nuovi standard di qualità e di tecnica non soltanto nella scena indie, ma in tutta l’industria dei videogiochi. E’ un prodotto sincero che non ha paura di andare contro tendenza, che non ha nulla da invidiare a giochi che si rifanno a concept più “raffinati”, o per meglio dire arzigogolati. Se volete, prendete pure il vostro fucile di precisione: Hard Reset sa perfettamente dove ficcarvelo.
[via Indie Vault]