Tra tutti i titoli approfonditi all’ultima kermesse losangelina forse Playstation All-Stars Battle Royale è quello sul quale è più difficile discutere, e la ragione è molto semplice e quantomeno evidente: bisogna, necessariamente, sgomberare la mente da una serie-macigno che ha preso vita su altri, ben definiti lidi dai quali questo titolo sembra trarre fin troppa ispirazione. Per questa ragione, la serie in questione non verrà minimamente nominata all’interno di questo articolo: è un magro tentativo di evitare un resoconto comparativo, questo è vero, ma renderà più facile il soffermarsi su quelle che sono le effettive qualità del prossimo prodotto di casa Sony. Filosoficamente insensato, forse, ma quando si ha in mano un gamepad non è questo quello che conta.

Una casa troppo stretta

Quando si ha di fronte un prodotto videoludico che spazia tra il picchiaduro a incontri e il party game è necessario che, al suo interno, facciano la loro trionfale comparsa diversi volti carismatici, magari tratti dalla stessa famiglia: Playstation All-Stars Battle Royale sembra seguire maggiormente la strana legge del crossover, chiamando a sè già fin dall’inizio alcuni elementi che, visto il suo stesso titolo, potrebbero risultare fuori luogo. Parappa The Rapper, Sly Cooper, Kratos, Nathan Drake, Mael Radec, Fat Princess e Sweet Tooth appartengono tutti alla vasta famiglia Sony e sono stati saggiamente estrapolati da vari generi e generazioni, creando un curioso appeal con una funzione più ampia di quella di un semplice specchietto per le allodole. La presenza di Big Daddy, simbolo della serie Bioshock, può far storcere il naso, specie se si pensa che è stato presentato fra i primissimi partecipanti e durante una importante conferenza, mischiato tra i portabandiera per permettere a una casa di sviluppo di apporre il proprio, inconfondibile e fascinoso timbro su quanto va messo in campo; fortunatamente, la storia Sony è gremita di soggetti bizzarri e curiosi e non c’è il timore di una carenza di idee ma per molti, forse per la sua strana incoerenza, la presenza di Big Daddy potrebbe essere vista come uno strano fastidio. Per quanto riguarda il gameplay, Playstation All-Stars Battle Royale sembra non deviare eccessivamente dallo stile classico del genere proponendo, al momento, scontri tra quattro giocatori dalla durata di tre minuti ciascuno: restano le possibilità di attacco, di inanellare combo su combo, di parata e di salto insieme a una inedita barra del super potere, caricabile da uno a tre gradi per scatenare un assalto decisivo all’eliminazione del proprio avversario; per ora questa sembra essere l’unica maniera per togliere di mezzo i propri nemici ma nelle modalità aggiuntive che saranno, probabilmente, annunciate in futuro scopriremo di per certo altri metodi alternativi. Nonostante tutto pare che i problemi siano altri: chi ha avuto modo di provare questa prima build ha, infatti, dichiarato che tutti i personaggi presenti, indipendentemente dalla loro stazza, sembrano combattere allo stesso modo, con le stesse combinazioni di attacchi e muovendosi con pari agilità; una simile superficialità potrebbe annullare la raison d’etre stessa di tutto il roster ma tali errori di bilanciamento, per fortuna dei fedeli giocatori, possono essere corretti in qualsiasi momento, cosa che probabilmente accadrà prima del rilascio. Gli scenari presentati finora riprendono, pur mescolandoli, i tratti dei vari universi di casa Sony, fungendo da parte attiva per gli scontri e mutando lo scorrere delle battaglie con la stessa brutalità dei personaggi stessi.

Conclusioni

Malgrado tutti i possibili sforzi, è difficile guardare a Playstation All-Stars Battle Royale come a un prodotto originale e non come a un semplice riflesso goloso: nessuno mette in dubbio il carisma dei personaggi finora annunciati e le opportunità di rendere l’insieme profondo e accattivante ci sono tutte, dalla prima all’ultima. C’è solo da sperare che queste vengano sfruttate al meglio per trasformare quello che ora sembra soltanto uno schiaffo morale in un titolo che possa divertire, privo di nei e ricco di quella azione casinara tipica di ben altri luoghi, pestaggi e linee di pensiero. Confidiamo nella bontà di Sony, sperando che possa riuscire in questi complessi intenti: ormai il sasso è lanciato, è troppo tardi per nascondere la mano.

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