Un’attesa disperata

E’stato uno dei film più attesi dagli amanti dei videogiochi sin dal suo primissimo annuncio nel 2010. Abbiamo contato gli anni, i mesi, i giorni e le ore prima di andare al cinema, pur sapendo che in America il film è stato stroncato di netto da pubblico e critica. Ma dopo sei anni dal primo film ispirato alla più celebre serie survival horror, la nostra fame “silente” non poteva più essere domata o gestita, e recarci alla prima del film è stato praticamente un obbligo morale. D’altro canto, il fardello di Michael J. Basset non era dei più leggeri da portare: reggere il confronto con Silent Hill (2006) di Christopher Guns, considerata la miglior trasposizione videoludica ancora oggi, nonostante i pochi ma evidenti difetti che si porta dietro. Sapevamo già che Silent Hill: Revelation 3D sarebbe stato un prodotto diverso, meno di nicchia e meno profondo del suo prequel. La massiccia campagna pubblicitaria dopotutto ha rappresentato un chiaro messaggio: questo film sarebbe stato alla portata di tutti e non solo degli appassionati, i veri custodi e cultori dei criptici e spaventosi messaggi che la serie Konami nasconde dal 1999 in ciascuno dei suoi episodi videoludici. La nebbia, il silenzio, il male, l’oscurità, il peccato, le colpe, la redenzione, l’inferno. Il film è uscito nelle sale italiane il 31 ottobre 2012, ma abbiamo atteso qualche giorno per la recensione, allo scopo di valutare il film col senno di poi, senza farci confondere dalle emozioni e dalle impressioni a caldo.

Ritorno a casa…

Ma andiamo con ordine: Silent Hill: Revelation 3D è il seguito diretto di Silent Hill del 2006 ed è liberamente ispirato al terzo videogioco ufficiale Konami. Vi consigliamo naturalmente di vedere il primo lungometraggio per avere le idee chiare su quanto vi aspetta al cinema. Sono passati sei anni dai tragici eventi in cui la famiglia Da Silva è stata risucchiata: Chris e la figlia adottiva Sharon non hanno fatto altro che cambiare identità e spostarsi continuamente per sfuggire all’Ordine di Silent Hill, che vuole la “parte buona” della vendicativa Alessa, responsabile dell’oscuro limbo che imprigiona i suoi carnefici. E gli incubi non risparmiano nemmeno Sharon (che adesso si fa chiamare Heather), consapevole ormai che qualcosa di tragico sta per sconvolgere l’apparente tranquillità ritrovata. E infatti Harry Mason (al secolo Chris) viene rapito, mentre Heather è costretta a ritornare a Silent Hill, con l’aiuto del compagno di scuola Vincent, allo scopo di salvare suo padre e affrontare il suo passato (che le è stato nascosto per ovvie ragioni) e il suo destino: scontrarsi faccia a faccia con il proprio incubo, sé stessa.

..ma che fa acqua di qua e di là

Il film parte spedito, diretto, veloce e non si risparmia nemmeno qualche scena forte e violenta, decisamente più splatter rispetto al film precedente. Nei primi minuti è come ritrovarsi a casa, un po’ come se questo capitolo fosse la seconda parte di un’unica opera. La prima parte del film non dispiace affatto, grazie anche ai continui passaggi dalla realtà all’incubo come se fossero allucinazioni (un po’ come i micro-sogni di Nightmare 2010 per intenderci). La seconda parte è invece tutta incentrata sulla città e qui ritroviamo la nebbia, l’apparente desolazione, la ruggine, il sangue, i mostri e qualche momento intrigante. Tuttavia il film non spaventa (eccetto qualche fugace attimo di ansia regalato più che altro dall’acustica del cinema), nonostante Basset avesse diverse volte evidenziato la natura horror di questo seguito. Ma proprio come il prequel, la pellicola punta dritto sulle immagini e sulle sensazioni percepite da quello che vediamo apparire e mutare davanti ai nostri occhi. Un risultato ottenuto egregiamente da Guns nel 2006, ma solo in parte da Basset. L’atmosfera silente non manca in questo film, anzi, si respira a pieni polmoni. Ma la sensazione di già visto rimane stantia dall’inizio alla fine della visione.

La protagonista. Adelaide Clemens svolge un ottimo lavoro con la sua interpretazione, offrendo una Heather Mason lontanamente simile (ma è già qualcosa) alla controparte videoludica: energica, sarcastica, coraggiosa, ma allo stesso tempo fragile e inizialmente ignara e confusa. Impeccabili come sempre le interpretazioni di alcuni attori già visti nel primo film, su tutti quella di Sean Bean nel ruolo di Harry Mason. Sfortunatamente, la pellicola lascia poco spazio a Radha Mitchell ( Rose) e a Deborah Kara Unger, i cui ruoli sono tristemente marginali, ridotti a semplici comparse. Lo stesso discorso vale per le new entry nel cast, prese a piene mani da Silent Hill 3: i personaggi di Claudia e Leonard Wolf e di Douglas Cartland occupano due righe nella sceneggiatura: nemmeno il tempo di analizzare i loro reali intenti che scompaiono dalla scena per mai più ritornare. Certo hanno la loro importanza nel film e svolgono un ottimo lavoro, ma che senso ha inserire personaggi di tale complessità per poi vederli apparire e scomparire nel giro di un attimo!? Colpa anche della, a nostro avviso, scarsa longevità del film. Una mezz’ora (sfruttata però a dovere da Basset) in più avrebbe fatto tanto secondo noi. Troppo spazio è stato dedicato invece al personaggio di Vincent, non solo snaturato rispetto alla sua controparte in SH3, ma anche ridicolizzato in quanto costretto ad incarnare una sorta di Virgilio che accompagna la protagonista nei meandri oscuri di Silent Hill.

La storia stessa manca di profondità e appare sin dall’inizio come un semplice pretesto per approdare nuovamente nella nostra cittadina infernale preferita. Questo risulta un peccato mortale dato che la regia, le inquadrature e il montaggio funzionano discretamente. Inoltre poco o nulla si può dire sulle location, decisamente familiari agli appassionati, sia del videogioco che del primo film. D’altro canto, quest’ultimo rappresenta inevitabilmente la miniera d’oro da cui Basset ha attinto, forse un po’ troppo, il materiale per realizzazione di questo film: molte location appunto, la maggior parte dei mostri e le situazioni. In un certo senso sembra di rivivere una buon parte del primo lungometraggio, solo in maniera meno disturbante e più hollywoodiana. Non sembra più di intraprendere un viaggio intimo nelle nostre paure o nell’incubo di qualcun altro, ma di acquistare un biglietto per un tour aperto a tutti. Non mancano ovviamente situazioni nuove e mostri inediti, alcuni azzeccati, altri un po’ meno, soprattutto a causa del troppo abuso della CG, che li rende poco spaventosi e per niente disturbanti.

Il culmine lo si raggiunge nel finale, probabilmente uno dei più frettolosi e sbrigativi nella storia del cinema di serie B. Quasi tutto il film non fa altro che “rivelare” (come il sottotitolo lascia presagire) molti dei segreti di Silent Hill (alcuni pesantemente ispirati alla serie, altri inventati per giustificare alcuni eventi che accadono nel film). Una scelta non sempre azzeccata dato che il mistero e il continuo porsi delle domande su ciò che accadeva ha fatto tanto per il primo film. L’epilogo del sequel invece cambia le carte in tavola e confonde gli spettatori, in particolare coloro che hanno “giustamente” seguito il filo del primo film e si ritrovano adesso ad apprendere nuovi intenti che evidenziano incongruenze colossali con quanto appreso in passato, ma che non vi possiamo rivelare per ragioni spoiler. Senza contare uno scontro tra titani che sembra uscito da una versione infernale (e pessima) di Mortal Kombat! Il 3D svolge discretamente il suo dovere, ma è inutile dire che una serie di questa portata va assaporata per le sue atmosfere e non certo per la cenere che sembra oltrepassare lo schermo o per qualche lama sporca di sangue davanti agli occhi, che si stancheranno dopo la prima mezz’ora, colpa anche della troppa oscurità e non solo degli occhiali stereoscopici. La colonna sonora sfoggia solo alcune delle musiche più belle della serie, ma non regge il confronto della soundtrack del primo film, dove ascoltare tutte le melodie celebri di Akira Yamaoka per la prima volta in una pellicola dedicata al gioco era una novità gradita ed estasiante. Qui invece sa di già ascoltato e riciclato. Avremmo gradito una manciata di pezzi in più e ben amalgamati con i momenti clou della pellicola.

A Basset quel che è di Basset

Non vogliamo però completamente crocifiggere Basset, al quale tutto si può dire, tranne che non sia un appassionato videogiocatore della serie Silent Hill. La pellicola è piena zeppa di nomi, riferimenti, inquadrature, sequenze, location, personaggi, atmosfere e omaggi dedicati a quasi tutti i capitoli della saga videoludica. La Clemens risulta la musa ispiratrice del film oltre che la nostra eroina e con tanto di cappello la promuoviamo per la sua interpretazione. Le atmosfere, il passaggio all’otherworld, alcuni mostri e determinati momenti vi strapperanno più di un sorriso e diversi: “Almeno questo!”. Onestamente ci aspettavamo molto, ma molto peggio. Una cosa è dire che Basset sia stato pasticcione e che la trama non convince. Un’altra è sterminare senza pietà questo film senza nemmeno dargli una possibilità, cosa che abbiamo trovato oltremodo esagerata. Anche i muri sanno che questo film non sarebbe mai passato alla storia, ma sarebbe oltraggioso affermare che la visione sia deleteria quando non lo è affatto. Il film a suo modo coinvolge, diverte e (solo) a tratti appassiona, senza però regalare emozioni forti che ti rimangono dentro, come una vera opera firmata Silent Hill sa invece fare. Silent Hill: Revelation 3D dunque non eguaglia o supera il suo predecessore, anzi, perde la strada del prodotto di nicchia disturbante e follemente visionario, per intraprendere la scorciatoia del filmetto commerciale hollywoodiano dedicato alle masse, fallendo però anche sotto questo contesto, a causa di una trama a tratti scontata, a tratti confusionaria e di un finale sbrigativo. Consigliamo la visione agli appassionati della serie e a coloro che sono rimasti incuriositi dal prequel, che probabilmente non apprezzeranno in pieno questo film, ma quanto meno respireranno i fumi delle ceneri della città che brucia ancora nelle sue fondamenta, una collina silenziosa nascosta dalla nebbia, cosi impenetrabile, che nemmeno il cinema è in grado di comprenderla e di immortalarla come si deve.

CI PIACE
-Ottima ambientazione\n-Divertente l'uso dei poteri dell'ombra\n-Buona colonna sonora
NON CI PIACE
-Caricamenti troppo lenti\n-Intelligenza artificiale dei nemici scarsa \n-A tratti frustrante per il livello di sfida
Conclusioni

Consigliamo la visione agli appassionati della serie e a coloro che sono rimasti incuriositi dal prequel, che probabilmente non apprezzeranno in pieno questo film, ma quanto meno respireranno i fumi delle ceneri della città che brucia ancora nelle sue fondamenta, una collina silenziosa nascosta dalla nebbia, cosi impenetrabile, che nemmeno il cinema è in grado di comprenderla e di immortalarla come si deve.

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