Una seconda occasione
E’ inevitabile: prima o poi, nella carriera di un redattore, arrivano quei momenti in cui un semplice voto non basta, un singolo giudizio non è sufficiente per descrivere in maniera completamente oggettiva le qualità di un titolo che ha sotto le mani. Deadly Premonition rappresenta per il sottoscritto uno di quei momenti. Per l’esattezza il disturbante titolo sviluppato da Access Games e prodotto da Rising Star Games, ha debuttato nel 2010 su X360 (la cui versione è stata recensita da Cyberludus) proprio su queste pagine . A distanza di tre anni, il survival horror che ha spiazzato pubblico e critica, creandosi una numerosa schiera di fan, è arrivato in Europa il 26 aprile, confezionato con una director’s cut che ha promesso di correggere (o almeno cosi pensavamo) i numerosi difetti tecnici che hanno attanagliato la versione originale, penalizzata principalmente dall’aspetto grafico, decisamente “antidiluviano” e da diversi bug. In più Deadly Premonition: The Director’s Cut offre controlli leggermente migliorati ed un finale esteso, senza contare la possibilità per il protagonista di rimanere nella ridente (se cosi si può definire) cittadina di Greenvale anche dopo aver completato la storia e le missioni secondarie. Avrete già dato una sbirciatina al voto, ma vi preghiamo vivamente di non arrivare a conclusioni affrettate e di proseguire con la lettura. Deadly Premonition è un titolo delicato quanto controverso, e tutti i numeri del mondo, bassi o altri che siano, non potranno mai rappresentare il turbine di emozioni che questo gioco ci ha regalato dall’inizio alla fine. Un’esperienza particolarmente soggettiva, diversa da giocatore a giocatore. Il nostro giudizio è unicamente riferito alla director e non al gioco in sé. A volte bisogna andare oltre le apparenze, oltre i poligoni, oltre ai controlli moderni e semplificati, dato che, come nel nostro caso, è nell’imperfezione che Deadly Premonition cela i suoi migliori pregi.
Lo strano caso del detective York
Protagonista della nostra inquietante storia, è il detective dell’FBI Francis York Morgan (York per gli amici), costretto ad abbandonare momentaneamente la routine della città per catapultarsi nella (apparente) tranquillità di campagna, più precisamente nella contea di Greenvale, lo scenario dove ha avuto luogo un brutale omicidio che ne ha sconvolto la popolazione. Ad accoglierlo ci saranno la bella e tenace vice-sceriffo Emily, lo sceriffo Geoge, duro e deciso a proteggere la sua città anche dall’aiuto esterno, e il suo timido e goffo assistente Thomas. Investigare sull’accaduto non sarà facile: non solo la città e i suoi abitanti nascondono segreti più di quanto ne vogliano ammettere, ma nelle giornate di pioggia, accadono fatti inspiegabili, per non dire sovrannaturali, legati alla storia della città, che negli anni ’50 fu protagonista di un massacro, dal quale nacque la leggenda dell’Assassino dall’impermeabile rosso, oscura figura temuta dai cittadini, a tal punto da rispettare un coprifuoco durante le giornate di pioggia. In tutto questo, il protagonista vanta una seconda personalità, Zach, con il quale parla continuamente (di film in particolare) come se fosse sempre con lui. In più il nostro eccentrico detective, oltre a possedere capacità uniche nel formulare identikit per profili per i profili psicologici delle indagini, è tormentato da raccapriccianti sogni premonitori, che in un modo o nell’altro lo aiutano non poco nel suo lavoro. Chi ha ucciso Laura Palm..ehm..la povera Anna Graham? Cosa nascondono i cittadini di Greenvale? Cosa succede allo scoccare della mezzanotte, quando i cieli si coprono di nuvole rosse e inquietanti figure escono dalle pareti e dal terreno? Qual è il collegamento tra i semi rossi trovati nella bocca della vittima ( e protagonisti di altri casi in altre città del mondo) e l’uomo con l’impermeabile che dà la caccia a York? La storia e l’atmosfera rappresentano in assoluto i punti di forza di Deadly Premonition. I richiami ad altre fonti sono davvero tanti. Primo fra tutti, “I segreti di Twink Peaks”, la celebre serie tv del 1990 firmata da David Lynch, con la quale il gioco ha in comune la tranquillità della vita di campagna spezzata da un brutale omicidio, personaggi secondari controversi e sopra le righe e un protagonista decisamente non ordinario, attanagliato da sogni inquietanti e dotato di abilità pre -cognitive. Il gioco però schiaccia anche l’occhio a “Silent Hill”, soprattutto quando la realtà cede il posto alla dimensione “orrorifica”, simboleggiata da ambienti in rovina e contaminati da piante rosse e abitata da inquietanti mostri, che ricordano non poco i nemici di “Forbidden Siren”. Seguirete passo dopo passo le indagini di York (e di Zach) alla ricerca della verità, proprio come in Heavy Rain, incappando in situazioni a tratti misteriose, grottesche, ma alcune anche divertenti. Farete la conoscenza di personaggi memorabili, come la dolce e suonata Polly, che gestisce l’albergo dove alloggia il protagonista, il burbero Nick, proprietario del ristorante della città e la conturbante Diane, proprietaria della galleria d’arte. Non lasciatevi ingannare dalle apparenze: ognuno di loro nasconde qualcosa, e nulla è affidato al caso. Nuotare tra i pettegolezzi del vicinato e verità nascoste sarà fondamentale quanto intrigante. Niente è quello che sembra e anche un paesino sereno, immerso nella natura e lontano dalla frenesia delle grandi città come Greenvale, può nascondere il vero male nelle sue radici più profonde. Una storia che va seguita tutta d’un fiato fino ai titoli di coda, e oltre, grazie al finale esteso in questa director’s cut (di cui non diremo nulla per ragioni di spoiler). I misteri, la sconvolgente verità, i colpi di scena e il finale, vi toccheranno l’anima come pochi giochi sanno fare, e lasceranno dentro di voi un residuo di questo titolo, che se ne andrà difficilmente e vi costringerà a rigiocare di nuovo per carpirne ogni singolo dettaglio.
Versione riveduta e corretta che?!
Il comparto tecnico di Deadly Premonition ha rappresentato il maggior difetto di questa produzione nel 2010. La director’s cut prometteva una veste grafica migliorata, definita “rivoluzionaria” e l’assenza dei bug che avevano attanagliato la versione originale. Siamo spiacenti nel dover affermare invece che poco o nulla è stato cambiato (anzi “toccato” sarebbe giusto dire) rispetto a tre anni fa, se si esclude una risoluzione leggermente migliore e un minimo di definizione generale. Il classico “contentino” per intenderci, tipico dei porting e delle collection HD sviluppati alla buona. La resa grafica risulta ancora oggi sconcertante, imbarazzante e di passata generazione. Texture spartane attanagliano gli scenari del titolo, impreziosito da una natura (a tratti) non molto dissimile da quella dei primissimi capitoli di Tomb Raider, animazioni talmente legnose da risultare ridicole (a tal punto che anche nei momenti di tensione e di mistero la risata [o il disgusto] scapperà quando i personaggi sfoggeranno movimenti “robotici”). Il cali di frame-rate sono continui, e lo stesso vale per i perenni episodi di freezing, che rallenteranno l’azione o bloccheranno la schermata per qualche secondo (ma dall’inizio alla fine del gioco), spezzando in parte il coinvolgimento. Non mancheranno momenti in cui il protagonista s’incastrerà in qualche elemento dello scenario. Il comparto audio non se la cava molto meglio: se si escludono alcuni bellissimi pezzi musicali (il main theme su tutti), le musiche del gioco stridono fortemente con le atmosfere sinistre e inquietanti e non fanno che susseguirsi continuamente per tutta l’avventura (e parliamo di un gioco molto longevo rispetto alla media considerato il genere), al tal punto che le fischietterete a memoria dopo qualche ora. Alcune di quelle più frivole poi sono inserite in momenti molto importanti del gioco (in cui vengono svelati segreti o quant’altro), spezzando cosi la tensione, ulteriormente smorzata dai problemi di sincronizzazione audio/video. Colpo di grazia, i sottotitoli in italiano sono tradotti alla buona e anche se comprensibili, non si può non rimanere allibiti davanti agli imbarazzanti errori, sia nella forma che nella grammatica. In definitiva, si ha come l’impressione di avere a che fare con un codice incompleto, oggi come allora. E’ vero che i pregi di questa produzione sono altri, ma è altrettanto vero che l’occhio pretende la sua parte e il giocatore che legge “grafica migliorata” (o rivoluzionaria) sul retro della copertina, come minimo si aspetta un comparto tecnico decente e non una seconda occasione totalmente sprecata.
Vecchio stile, diversi approcci
Abbiamo definito sinteticamente all’inizio di questo articolo Deadly Premonition come un survival horror, ma in realtà non è del tutto esatto, dato che è molto di più. Per l’esattezza, si tratta in effetti di un action/adventure in terza persona ed open world a sfondo thriller/horror. Lo scopo principale del gioco sarà quello di svelare il mistero di Greenvale e l’unico modo per farlo è conoscere i suoi abitanti ed esplorare le location principali. Sin da subito avrete la possibilità di visitare ogni angolo della città, grande abbastanza da costringervi ad utilizzare la macchina (avrete a disposizione tutte le volanti della polizia) per raggiungere le destinazioni presenti sulla mappa in basso a sinistra, che si può ingrandire con il tasto Select. Premendo il tasto Start accederete al menù, ma soprattutto ai vari File relativi alle indagini in corso, alla raccolta di carte da collezionare che troverete disseminate in ogni angolo della città e potrete dare uno sguardo ai valori del protagonista. York infatti consumerà energia durante i sei episodi (di circa 26 capitoli ciascuno, più lo scenario extra della director) e di tanto in tanto avrà bisogno di mangiare e dormire (dalle 3 alle 13 ore) per svolgere egregiamente le indagini. Potrete ad esempio riposare nell’albergo di Polly, pranzare al ristorante di Nick o acquistare prodotti di varia natura (dai panini, ai dolci, ai sottaceti in scatola) o bere qualcosa al pub. Potrete inoltre pescare, cambiarvi d’abito (alcuni completi potranno essere acquistati) e radervi la barba, ma non potrete ad esempio farvi la doccia o andare in bagno. In compenso guadagnerete denaro per le indagini, per i lavoretti svolti e anche solo parlando con le persone che vi circondano. La città brulica di abitanti misteriosi che sarà meglio conoscere e interrogare. Alcuni di loro abitano fuori città e sarà necessario usare l’auto della polizia. Salvo alcuni casi, le percentuali dello stato della benzina e delle condizioni dell’auto (nel caso di incidenti o anche solo avvicinandovi al bordo di muri, pareti o oggetti non fragili dello scenario) saranno destinati a calare. Potrete fare rifornimento nell’unico distributore della città. Se rimarrete a secco sarete costretti a farvela a piedi. Le fasi di guida sono macchinose e davvero poco realistiche (nemmeno in GTA3 ricordavamo tanti limiti nella tenuta di strada), soprattutto nelle curve e nelle frenate, e ve ne accorgerete durante le gare di velocità nelle missioni extra. Per fortuna servono al loro scopo principale: condurci da un posto all’altro. Durante le nostre esplorazioni sarà possibile scoprire particolari rivelatori importanti per le indagini, indispensabili per dare il via ai vari identikit psicologici che ci aiuteranno a mettere insieme i tasselli dei puzzle. Fate attenzione al fattore tempo: alcune missioni richiedono una certa puntualità, perciò recatevi sul posto in orario; pena il rinvio della missione corrente al giorno dopo. A questa prima parte del gameplay (esplorazione, fasi di guida, investigazione) si aggiunge la seconda, caratterizzata dall’ingresso della dimensione infernale e dei nemici. Qui le cose cambiano e sarete costretti a darvela a gambe, oppure ad utilizzare il vostro generoso inventario, che comprende una pistola con proiettili illimitati, fuculi, mitragliatrici (che potrete acquistare o reperire nel corso dell’avventura) e armi di fortuna come tubi di ferro, mazze da golf e piede di porco. Le armi di fortuna sono soggette al deperimento e dopo qualche colpo si spezzeranno. Fortunatamente entrerete in possesso di tantissime armi in poco tempo, a tal punto che dovrete spesso riporre armi e scorte nella vostra valigia degli attrezzi, che di tanto in tanto sarà disponibile in alcune stanze, assieme al guardaroba, al telefono (per salvare la partita, nonostante si possa adesso utilizzare il salvataggio automatico attivabile nel menù).
Il sistema di controllo è stato modificato rispetto alla versione 360: la telecamera adesso è meno ballerina e una volta premuto il tasto L1 per passare alla mira, basterà premere R2 per centrare il bersaglio, per poi sparare con R1. La barra di energia potrà essere ripristinata utilizzando i medikit piccoli e medi reperibili nello scenario o come ricompensa dopo aver abbattuto alcuni nemici. Attenzione alla barra del battito cardiaco, che aumenterà ogni qualvolta correrete o tratterrete il respiro. Se la barra rossa arriva al culmine, York sarà costretto a riprendersi per qualche secondo, rimanendo vulnerabile agli attacchi dei nemici che, anche se caratterizzati da pattern facilmente gestibili, hanno la possibilità di avanzare improvvisamente e immobilizzarvi. Aggiungete l’impossibilità di muovervi mentre sparate e il fattore ansia è servito! Purtroppo è stata eliminata la scelta del livello di difficoltà e quella di default, unita alla generosità dei proiettili illimitati della pistola d’ordinanza, rende il livello di sfida piuttosto basso, e morire risulterà davvero un evento rarissimo. Per uscire dalla dimensione infernale sarà necessario di tanto in tanto risolvere elementari enigmi, ma ben amalgamati al contesto. Se lo scenario infernale richiama la serie Silent Hill, il design dei nemici quello di Siren e il sistema di controllo con inquadratura al lato della spalla il celebre Resident Evil 4, alcune fasi di fuga ricordano non poco due classici horror della passata generazione: Clock Tower 3 e Haunting Ground. Di tanto in tanto sarete costretti infatti a nascondervi dalla vista dell’assassino, che vi rincorrerà in ogni dove e vi costringerà ad utilizzare armadi dove nascondervi al suo passaggio. Un solo errore e sarete carne da macello. Non mancano nemmeno le inflazionate sequenze quick time event in puro stile Heavy Rain, solo molto meno complesse. Saranno necessarie più di sedici ore per completare l’avventura principale, che aumenteranno progressivamente se deciderete di affrontare le missioni secondarie, che vanno dalla ricerca di oggetti smarriti, a lavoretti saltuari al market a sfide a tempo. Una longevità decisamente elevata se consideriamo il genere. Chiudono il cerchio il 3D e l’utilizzo di Playstation Move, che funzionano discretamente, ma che rimangono extra puramente accessori.
Concludendo…
Deadly Premonition: The Director’s Cut rappresenta un’occasione imperdibile e unica per i possessori Playstation 3 di rispolverare uno dei “capolavori mancati” più controversi degli ultimi anni e che nel bene e nel male si è guadagnato un posto come titolo cult nell’universo videoludico. Sfortunatamente, quella che poteva essere una seconda vita per questa avventura dark di Access Games, si è rivelata invece una mezza menzogna. Promossi sono i ritocchi alla trama, adesso più estesa grazie all’intro e al finale inediti, la possibilità di rimanere in città dopo i titoli e lo scenario extra. Il gameplay è stato solo ritoccato, ma passa sia perché le migliorie funzionano, sia perché i limiti giovano al costante senso di ansia quando subentrano i nemici. Ma il comparto tecnico soffre ancora di problemi imbarazzanti e sui quali difficilmente si può chiudere un occhio. Inoltre non abbiamo trovato nessuno dei tanto vociferati “contenuti scaricabili” nella confezione del gioco o negli extra del menù. Saranno forse rilasciati più in là?! Per fortuna 40 euro non sono 70, e il protagonista, la storia, i personaggi secondari e l’atmosfera che si respira sono motivi oltremodo validi per considerarne seriamente l’acquisto. I colpi di scena e i personaggi vi coinvolgeranno in maniera irreversibile, le atmosfere vi allontaneranno momentaneamente dalla realtà quotidiana, scaraventandovi in una giocosa e interattiva serie tv dalle tinte oscure. Un titolo cosi magnetico da rendere Greenvale un paradiso videoludico tanto accogliente quanto pericoloso e terrificante(e non per la “grezzezza” delle texture!), dove sarete costantemente in balia di un vortice di emozioni contrastanti e dal quale sarà davvero difficile uscirne una volta riposto il gioco nella sua custodia.