La famiglia: uno dei valori più importanti della vita. E niente può eguagliare l’unione che può unire due fratelli di fronte alle difficoltà. Soprattutto se la posta in gioco è la vita del padre. Benvenuti in Brothers: a Tale of Two Sons, ultima fatica di Starbreeze Studios, uscita a inizio Agosto per Xbox Live Arcade e in arrivo anche per PS3 e PC. Se vi state chiedendo dove avete già sentito il nome di Starbreeze, vi rispondiamo noi: sono le menti dietro a titoli Tripla A come The Chronicles of Riddick e il primo The Darkness. E allora come mai si sono dati ad una produzione più vicina all’Indie? La risposta è Syndicate: il reboot della serie non ha avuto i risultati sperati, e così Starbreeze ha deciso di tornare alle radici, e ripartire dal basso. E così eccoci qua, a partire per un viaggio insieme ai due fratelli?
In viaggio per la vita
I nostri due protagonisti si avventurano in un viaggio alla ricerca dell’Acqua della Vita, l’unica speranza al mondo di poter salvare il loro padre, colpito da una malattia che sembra davvero incurabile. Questa la trama di Brothers, niente di più, niente di meno. Il motivo è semplice, la forza del gioco non è nella ricchezza della sua storia, nei colpi di scena dietro ad ogni angolo o in un intreccio inestricabile. No, la parola d’ordine di Brothers è essenzialità. Un po’ avventura grafica, un po’ adventure game, Brothers si colloca nel solco di un grande capolavoro della passata generazione, ICO, rinverdito poi da un altro acclamatissimo gioco del passato recente, Journey. Il giocatore sarà chiamato a guidare i due fratelli nel loro viaggio, facendoli attraversare un meraviglioso mondo fantasy e superare numerosi enigmi. Il tutto come i veri fratelli: sempre insieme. Già, perché il gioco poggia sulla solida base di un ossimoro: single player cooperativo.
E pluribus, unum
Un giocatore, due personaggi. Da controllare ciascuno tramite una delle leve del joypad e uno dei grilletti. Anche qui, comandi essenziali. Il risultato è nelle prime battute abbastanza ostico, vista l’abituale assegnazione delle leve, ma col tempo risulta abbastanza comodo. Il dinamico duo di eroi dovrà districarsi tra enigmi mai eccessivamente difficili, basati più sulla coordinazione e sul tempismo che su cervellotiche soluzioni. Con le leve si muovono i due fratelli, mentre con i rispettivi grilletti si può far compiere loro un’azione, rigorosamente contestuale. Un tocco di varietà è dato dalla diversa “specializzazione” dei due fratelli: il maggiore potrà sollevare pesi o spingere massi, il minore sarà più abile nell’infiltrarsi ad esempio in piccole aperture e in generale sfruttare l’agilità. Il livello di sfida è tarato verso il medio-basso, e il gioco scorre via fluido per le sue 5 ore senza particolari intoppi.
Il colore dell’emozione
E allora dove eccelle “Brothers”? La sua essenzialità, la sua semplicità di gameplay, lascia il spazio alla vera componente primaria dell’esperienza: l’emozione. Il titolo Starbreeze è un concentrato di pathos, un caleidoscopio di colori e ambienti che lascia a bocca aperta ad ogni scenario. La direzione artistica è semplicemente fantastica: l’ambientazione è vivida, i colori si amalgamano tra loro e le luci accarezzano le superfici come in un acquarello. La musica allo stesso modo si fonde con l’ambiente, lo avvolge col calore delle note e sembra toccare esattamente quei tasti che possono suscitare le emozioni più forti in chi guarda. E poi il rapporto tra i due fratelli, che parlano in una lingua incomprensibile, ma che comunicano tra loro e a noi con il mezzo più forte che c’è: la solidarietà, la sintonia, l’aiuto che si prestano a vicenda, appunto la fratellanza. Il risultato è che al termine dell’avventura il pensiero non va alla facilità con cui la fine è arrivata, né a quanto tempo ci è voluto. Ci si ferma commossi, a sorridere di fronte al concentrato di valori e sentimenti che Starbreeze è riuscita a concentrare in un gioco. Brothers: A Tale of Two Sons è, nemmeno a dirlo, un titolo dalla duplice natura. Come gioco duro e puro fa bella figura senza eccellere, proponendo una formula di gameplay innovativa sorretta da una struttura di buon livello. Ma è sul lato artistico ed emozionale che raggiunge vette altissime, pari a grandi titoli simili del passato. Il visual, la musica, i temi e l’atmosfera regalano un’esperienza capace di toccare le corde del cuore e lasciare una traccia nell’anima del giocatore. E questo vale molto di più di un gioco tecnicamente ineccepibile, ma privo di anima.