La storia di Sam Fisher è nota ormai a tantissima gente. C’è chi ha apprezzato le gesta della spia leggendone le missioni attraverso i libri di Tom Clancy e chi, quelle missioni, le ha completate pad alla mano su tutte le piattaforme. La saga Splinter Cell, nata nel 2002, è arrivata ormai al sesto capitolo su console maggiori e PC, e non pare ancora sentire il peso dell’età. Dopo l’ultimo Conviction uscito tre anni fa, la serie pareva aver attraversato un punto di non ritorno grazie ad un gameplay spiccatamente action che non lasciava molto spazio alle meccaniche stealth che, originariamente, lanciarono il brand. Fortunatamente non è stato così. La mossa di Ubisoft ha visto passare lo sviluppo del titolo da Montreal allo studio di Toronto, rivelandosi davvero convincente. Splinter Cell: Blacklist risponde a tutti i requisiti che i fan cercavano da tempo, senza compromessi. Uno stealth game rivisto con meccaniche moderne e piuttosto accattivanti, senza l’opprimente bisogno di snaturare il brand ed il ritmo di gioco.
Una nuova cellula, una nuova base operativa
Splinter Cell: Blacklist non comincia per il verso giusto per Sam. Gli Stati Uniti sono in pieno caos a seguito di un attacco terroristico coordinato dagli Ingegneri, un gruppo segreto di cui non se ne conoscono legami ed intenzioni. Smantellata la Third Echelon, i vertici della Nazione provvedono immediatamente a creare una nuova cellula mobile con una task force d’eccezione guidata da Sam. A supporto del protagonista troviamo Isaac Briggs, un militare, Charlie Cole, la rivisitazione digitale di Chuck Bartowski, e la vecchia conoscenza Anna Grimsdottir che, nel bene e nel male, ha contraddistinto l’ultima esperienza di Sam con l’Echelon. Messa insieme in fretta, la squadra ha il “solo” obiettivo di sventare qualsiasi piano abbiano in mente gli Ingegneri ed il loro leader, Majiq Sadiq, muovendosi sui Continenti a bordo del Paladin, un aereo iper-tecnologico che fungerà da Quartier Generale per tutta l’operazione.
La prima novità di questo capitolo della saga è proprio il Paladin. Splinter Cell: Blacklist non offre la classica struttura a missioni a cui eravamo abituati, ma allarga il proprio spettro in direzione di altri titoli, tra cui Mass Effect. Tra una missione e l’altra, l’utente può farsi un giro del Paladin, parlare con i protagonisti ed interagire con un paio di dispositivi – tra cui il pannello per gestire l’equipaggiamento e la mappa strategica IMS – un po’ come è possibile fare sulla Normandy con Shepard. Ovviamente, il brand Ubisoft rimane ancorato al suo stile e non va oltre, quindi dimentichiamoci romance e tranquille visite per fare compere. Parlare con i personaggi servirà sia a conoscerli meglio, per quanto possibile, e sia per accedere a specifiche missioni bonus che, se completate, consentiranno al videogiocatore di accumulare denaro da spendere in potenziamenti. Il tipo di missione è direttamente collegato al personaggio: ad esempio, Grim proporrà operazioni stealth, mentre Isaac chiederà di sgombrare una determinata area dai nemici, secondo l’approccio desiderato dall’utente.
Attento a ciò che fai e come lo fai
È stata riposta molta attenzione nelle missioni extra, tanto da prevedere quest da affrontare esclusivamente in co-op o percorsi che in single player non è possibile intraprendere. Sfortunatamente, sono tutte accumunate dalla mancanza di checkpoint, che costringono l’utente a rifare dall’inizio la sfida. Questo contribuisce non poco a sollevare un velo di frustazione ad ogni run, soprattutto nel ripetere – anche diverse di volte nelle difficoltà maggiori – le sfide di Grim, che richiedono pazienza e tempismo. Se le missioni extra presentano le stesse caratteristiche a seconda del personaggio, le quest principali sono piuttosto variegate. E’ lo stealth a padroneggiare il gameplay di Splinter Cell: Blacklist che, un po’ come i vecchi tempi, verrà suggerito attraverso i gadget tipici di Sam, più qualche nuova entrata. Indicativamente, le meccaniche sono le stesse: le location offrono tanti ripari, è possibile attirare il nemico verso la propria posizione, c’è un forte gioco di luci ed ombre, ed è possibile interagire con gli interruttori. In questa descrizione possiamo citare una seconda grossa novità di gameplay: sono sparite tutte le introduzioni del precedente capitolo, che permettevano di sfruttare diversi elementi dello scenario favorendo “esecuzioni di massa”, così come è sparito il sistema di ultima posizione conosciuta dai nemici o, ancora, l’effetto in bianco o nero. Insomma, Splinter Cell: Blacklist è un ritorno al passato, in cui, al più, si deve sparare alla centralina dei raggi laser o alle luci.
L’intelligenza artificiale dei nemici è piuttosto convincente, anche se negli stealth – caratterizzati da percorsi più o meno predefiniti – è praticamente impossibile trovare la perfezione. Tuttavia, i ragazzi di Ubisoft Toronto ce l’hanno messa tutta nell’inventarsi qualcosa di carino. Ad esempio, se una guardia tarda a riprendere la propria posizione perché l’utente l’ha già stesa, un suo collega comincerà a cercarla nella zona di pattugliamento rimasta scoperta. Altre volte, attirando a sé un nemico, il vicino collega lo terrà d’occhio da lontano e gli correrà subito dietro. Fanno capolino anche i droni, speciali robottini comandati a distanza che rilevano gli intrusi, ed i cani da pattugliamento. Nonostante si impari a prevedere tutto avanzando nella quest principale e l’immortale riparo dietro la porta salvi la situazione piuttosto spesso, questi raffinamenti di gameplay risultano un buon tentativo per donare vivacità ad un titolo che, pur non rappresentando una grossa sfida anche a livello Perfezionista, resta adatto soprattutto a chi sa mantenersi paziente di fronte al monitor, magari per svariati minuti di seguito.
L’ultima novità di gameplay, anch’essa piacevole, risiede nel sistema di upgrade dell’equipaggiamento, che già abbiamo accennato precedentemente. Sam otterrà denaro dopo missione, attraverso il classico calcolo delle performance che, ripercorrendo le azioni dell’utente, stabilisce un punteggio per ciascuno dei tre stili di gioco – Fantasma, Pantera, Assalto. Reinvestire la somma è un procedimento tanto piacevole quanto fondamentale, soprattutto ad alto livello di difficoltà. È possibile migliorare praticamente tutto l’equipaggiamento, dalla tuta ai gadget, passando per le tre armi che Sam è in grado di portarsi dietro. L’upgrade consente di spendere il proprio denaro per creare una dotazione ad hoc che supporti maggiormente l’approccio adottato durante le missioni. Ad esempio, chi preferisce restare in campo stealth, può acquistare una balestra in grado di narcotizzare i nemici, oppure un fucile di precisione silenziato o, ancora, potenziare la propria pistola con un bel mirino laser. Anche visore e tuta non sono esenti da upgrade, e non manca la possibilità di svuotare le casse modificando il colore dei vari elementi della dotazione. Partecipa alla festa dei potenziamenti anche il Paladin, che consentirà di sbloccare diverse feature interessanti come l’acquisto di armi dal mercato nero e sofisticate sonde che perfezioneranno il radar a schermo durante le missioni.
Questione di spionaggio
Tecnicamente parlando, Splinter Cell: Blacklist vive di alti e bassi. I modelli poligonali stridono un po’ confrontando il buon livello di dettaglio di ogni location, che presenta numerosi oggetti a schermo e diversi elementi interattivi. È l’atmosfera a comandare, e nella nuova esperienza di Sam ce n’è davvero tanta. Ogni missione è anticipata dal classico briefing in cui la tensione si taglia a fettine, e c’è spazio anche per qualche scenetta con scontro di personalità in quel cast di forti protagonisti che gli sviluppatori hanno ideato per la task force. Anche il post-missione è parecchio intrigante, mentre sullo schermo del Paladin è sempre a disposizione il countdown del prossimo attacco Blacklist. Il taglio cinematografico della produzione Ubisoft Toronto lo si nota durante tutti i dialoghi, come sempre doppiati in italiano con voci d’eccezione anche per i coprotagonisti. Inutile che non mancano nemmeno gli extra da sbloccare: ogni missione – campagna singola e quest dei personaggi – presenta, solitamente, la possibilità di hackerare un laptop, recuperare una pendrive e catturare un VIP. Azioni che, se completate, porteranno un punteggio bonus a fine missione. E, dopo ciascuna di esse, gli sviluppatori invitano a farsi un giro del Paladin alla ricerca di una sorgente dati contenente artwork et similia. Come già detto, il numero di missioni della campagna principale non è eccessivamente alto, ma ciò è giustificato sia dalla durata delle stesse – anche oltre 45 minuti completando tutto a massimo livello stealth – che dalle numerose quest secondarie.
Commento finale
Splinter Cell: Blacklist non è il classico Splinter Cell, ma finalmente non è un aspetto negativo. Gli sviluppatori hanno introdotto numerose feature attuali che donano freschezza ad un titolo che pareva aver smarrito la propria strada. Lo stealth di casa Ubisoft si è perfezionato a suon di ottime idee e vari raffinamenti di gameplay, finendo per fare la gioia di tutti i fan, come non succedeva da tempo. Nonostante i segni dell’età che avanza si facciano sempre più profondi sul volto di Sam, è come se il protagonista abbia iniziato a vivere “il suo secondo tempo”. In grande stile.