Qualche tempo fa, avemmo il piacere di provare e recensire il primo capitolo della nuova serie di avventure grafiche targata KING Art Games e che risponde al nome di The Raven Legacy of a Master Thief. Il gioco ci piacque e, nonostante clamorose mancanze che irrimediabilmente spinsero il nostro giudizio lontano dalle vette della perfezione, rimanemmo soddisfatti del titolo, al punto da riporre grande fiducia nel suo seguito che sarebbe arrivato da noi a fine agosto. Il secondo capitolo è stato rilasciato e subito ci siamo fiondati su di esso con curiosità e voglia di giocare, salvo poi finire il titolo e rimanere molto perplessi.

Dalla Svizzera all’Egitto e…

Inutile dire che, qualsiasi commento sulla trama, verrà evitato per non fare il benché minimo spoiler; sappiate soltanto che dopo le vicende narrate nel primo episodio, ossia la caccia al fuggiasco e astuto Raven da parte dell’ispettore Lagrand e dell’ambizioso poliziotto svizzero Anton Jacob Zellner, l’azione riprenderà esattamente dal punto in cui eravamo stati costretti a fermarci. Una ripresa fulminea che metterà immediatamente alla prova il giocatore il quale, dovrà subito aiutare il nostro caro Zellner a venir fuori da una situazione, per così dire, estremamente pericolosa. Dopo questa introduzione al cardiopalma finalmente sbarcheremo in Egitto, la nostra metà originale; più precisamente, ci ritroveremo al museo egizio de Il Cairo, unica ambientazione di questo secondo capitolo: si, avete letto benissimo. Nelle scarse due ore necessarie ad un primo completamento del gioco visiterete solo ed esclusivamente (o quasi…) le quattro stanze accessibili del museo. Un limite che tronca, di fatto, non solo l’esplorazione, ma anche le indagini stesse visto che, in uno spazio così ristretto, le cose da fare sono decisamente poche e tutte abbastanza ovvie. Forse, è proprio questo il più grande difetto del capitolo due: oltre ad una semplicità che già era lampante nel primo episodio, ma che allora permetteva, comunque, di godere e divertirsi con il titolo di KING Art Games; adesso, invece, il numero delle cose da fare, e degli enigmi, si è ridotto drasticamente, mantenendo al tempo stesso quella facilità sconcertante che rende il capitolo due una vera e propria passeggiata al parco, con tanto di sosta alla panchina per dar da mangiare ai piccioni. Gli enigmi, seppur elementari del primo capitolo, avevano saputo divertirci e tenerci impegnati per una manciata di ore: in questo capitolo due, purtroppo, svanisce del tutto la soddisfazione di aver risolto un qualcosa, visto il tasso di sfida prossimo allo zero e la totale mancanza di enigmi più complessi del semplicissimo "prendi un oggetto e usalo nell’unico modo in cui potresti usarlo". Solo in una circostanza abbiamo incontrato delle minuscole difficoltà, ma abbiamo superato l’ostacolo, un piccolo sassolino sporgente durante la nostra passeggiata al parco, ancor prima di girovagare in cerca degli indizi giusti e sfruttando un’intuizione proposta dalla struttura stessa dell’enigma. Mancanza di difficoltà, sfida e “avventura”, sono le più gravi lacune di questo secondo episodio ma, sfortunatamente, non sono le uniche. Altra grande pecca è la narrazione che, se con l’antipasto ci avevo fatto venire l’acquolina in bocca con una storia che scorreva liscia e seguiva un certo filo logico, incastrandosi molto bene nello scenario creato ad hoc dagli sceneggiatori; ora, con la portata principale, molti potrebbe avere un’indigestione, poiché assistiamo ad una clamorosa involuzione della qualità narrativa e, per farla breve, ad una gran confusione. Nella nostra breve visita al museo, infatti, avremo modo di effettuare solo dei brevi e discutibili scambi di battute con gli altri compagni di viaggio: roba quasi del tutto inutile ai fini della nostra indagine e che avrà l’unico scopo di allungare il brodo; forse, anche per dare a Zellner qualche motivo in più per non mandare tutti a quel paese e tornarsene nella sua tranquilla Svizzera, in mezzo ai castori che confezionano la cioccolata. Qualche colpo ad effetto non manca, certo, ma è come un razzo di segnalazione sparato da naufraghi, nell’immensità dell’Oceano Pacifico, durante una tempesta. Per spiegarvi a fondo come e perché ci sia stata questa involuzione, dovremmo necessariamente sbilanciarci fin troppo sulla trama: fidatevi quando vi diciamo che, ad un certo punto verso la fine, il vostro scetticismo, a braccetto con la rabbia per molti, salirà verso vette elevatissime, con relative espressioni colorite a fare da sottofondo alla scalata.

Tonfo nel vuoto

Siamo davvero amareggiati: se la prima parte dell’avventura di Zellner c’aveva incuriosito, quasi conquistato, questa seconda parte distrugge completamente quanto di buono visto e giocato, facendo irrimediabilmente crollare la qualità, e la reputazione, della serie intera. Se KING Art Games avesse anche solamente mantenuto lo stile, la struttura ludica e i contenuti del primo capitolo, ora staremmo qui a parlare non certo di un capolavoro, ma di un altro valido titolo divertente da giocare. Purtroppo, ciò non è assolutamente vero e dopo aver tessuto delle piccole lodi per The Raven Legacy of a Master Thief, adesso ci tocca suonare una marcia funebre, sperando di poter mettere da parte i drappi neri all’uscita del terzo e conclusivo capitolo: il giudizio che affideremo ai posteri sull’intera serie di KING Art Games dipende, oramai, quasi ed esclusivamente dall’imminente terzo episodio, in uscita a fine settembre; potremo non solo di portare a termine l’indagine ma anche, e soprattutto, avere una panoramica completa sull’avventura del nostro baffuto ispettore.

CI PIACE
-Intreccio coinvolgente\n- Personaggi ben caratterizzati\n- Animazioni convincenti
NON CI PIACE
- Eccessivamente semplice e lineare\n- Qualche sbavatura tecnica\n- Longevità bassa
Conclusioni
Il finale cliffhanger è arrivato nel momento meno opportuno: molte domande cui ancora trovare risposta e la voglia spasmodica di andare avanti nelle indagini. Tutto dovrà essere rimandato a fine agosto quando il secondo episodio sarà rilasciato e potrò acquietare la mia sete di curiosità, con la consapevolezza di dover poi attendere ulteriormente per porre la definitiva parola ?fine? all?avventura. Non sono un amante della divisione in episodi ma dovrò farmene una ragione; piuttosto, sono piacevolmente sorpreso della qualità espressa dal titolo, peccato solo che sia davvero troppo semplice, altrimenti, il paffuto Zellner, avrebbe potuto sedersi alla stessa tavola di Rufus (protagonista di Deponia, ndr), che intanto ha prenotato il posto al tavolo delle leggende. Un buon esordio, speriamo cui segua una degna chiusura.
7.5Cyberludus.com
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