Da quando ho acceso per la prima volta un computer, ne ho fatte di cose incredibili. Ho salvato una principessa persiana da un tirannico visir e i suoi sgherri ? in pigiama; ho massacrato orde di nazisti e scoperto che Hitler poteva lanciare palle di fuoco; qualche giorno fa ho sventato una cospirazione secolare mentre ero in vacanza a Parigi. Ma fino ad ora, non mi era mai capitato di infiltrarmi in uffici e appartamenti per ingozzarmi di scrivanie, scaffali e lampade da soggiorno. Per me è stata un’esperienza nuova, quella offerta da Not the Robots, l’originale connubio tra meccaniche stealth e gastronomia sviluppato da Eli Piilonen e David Carney: un’esperienza generata proceduralmente che ha visto alternarsi momenti di grande divertimento a impronunciabili imprecazioni.

Non i robot

Una breve presentazione ci spiega le meccaniche base del titolo, lanciandoci subito nell’azione senza troppi complimenti: catapultati in un edificio, nei panni di un robot-aspirapolvere, dobbiamo fare illegittima piazza pulita di tutto il mobilio, cercando di evitare perfide sentinelle armate di mitragliatrice, piastre elettrificate, raggi laser e tutte le altre trappole mortali che ci aspetterebbe normalmente di trovare negli uffici redazionali di Cyberludus. Dietro l’idea semplice, si nasconde il complesso algoritmo che qualifica Not the Robots come ultimo arrivato nella grande famiglia dei roguelike, dove tutti i contenuti sono di volta in volta generati casualmente, compresa la struttura degli stessi livelli. Da qui tutte le caratteristiche classiche di titoli di questo genere, come l’accumulo di esperienza, la raccolta di gadget e power-up e, su tutte, la morte permanente. Quindi non preoccupatevi, i salvataggi in Cloud di Steam non occuperanno molto spazio. Piuttosto, vi maledirete ogni volta che commetterete un errore fatale, in primo luogo perché dovrete ricominciare il gioco da capo, e secondariamente perché, essendo tutto generato casualmente, non avrete mai più occasione di rigiocare quel livello. Questa interessante feature, nonché la frustrazione che essa comporta, è in realtà ciò che spinge a tornare e ritornare ancora nella campagna di Not the Robots: di certo il rischio di fare due volte la stessa cosa non c’è, e grazie al livello di difficoltà regolabile anche il primo livello può diventare complicatissimo, se lo desideriamo. L’accumulo di esperienza e livelli inoltre permette di sbloccare innumerevoli gadget in grado di facilitarci la vita: si va dall’invisibilità alla classica armatura, passando per comodi blocchi da utilizzare come copertura per nascondersi agli occhi dei nemici.

Copriti che c’ho fame

Nell’ultima generazione di videogiochi di coperture ne abbiamo viste tante e di tutti i tipi: c’erano quelle mobili, quelle distruttibili e quelle penetrabili dalle pallottole; nei vecchi Rainbow Six c’erano persino quelle a rimbalzo. Ma le coperture commestibili danno un sapore tutto diverso alle partite in Not the Robots. Essendo l’arredamento tanto la nostra risorsa quanto il nostro obiettivo, la tensione è sempre al massimo: cosa fare, divorare tutto l’arredamento appena possibile e correre verso l’uscita, o tenersi un paio di tavoli in soggiorno in caso di emergenza? In entrambi i casi ci sono dei rischi da tenere in considerazione, specialmente quando i livelli, dopo un paio di edifici superati, cominciano a farsi molto più grandi, intricati e pieni delle suddette sentinelle. Naturalmente, anche il numero di mobili da divorare aumenta proporzionalmente con i nostri progressi; e allo stesso modo i nostri obiettivi, primari e secondari, rendono ogni partita sempre leggermente più difficile dell’ultima. Questi obiettivi possono variare dall’attivazione di determinati checkpoint in un ordine specifico, al recupero di laptop contenenti registrazioni dedite a chiarire la natura del bizzarro mondo di Not the Robots. Sorprendentemente, la trama del gioco mi ha incuriosito molto; è di semplice contorno, e raccogliere i laptop non è nemmeno obbligatorio ? ma ha tenuto vivo il mio interesse per il titolo, assieme al crescente tasso di sfida.

Dopo un paio d’ore di gioco, però, ho notato qualche difettuccio di design. Quando siamo in prossimità di pezzi d’arredamento, infatti, il gioco li seleziona raggruppati in maniera tale che sia possibile mangiarli con una singola pressione del tasto "mangia"; ciò è comodo il più delle volte, ma nelle fasi più avanzate si sente davvero la mancanza di un tasto che permetta, magari, di selezionare o deselezionare gli oggetti che desideriamo mangiare o meno, magari per una particolare necessità strategica; e la permadeath di certo non aiuta a passare sopra questa piccola, grande mancanza. Tuttavia, tra tutti gli innumerevoli contenuti offerti da Not the Robots, mi sono dimenticato presto del design non impeccabile. Il gioco mi ha offerto sfide a tempo, oggetti sbloccabili, nuove abilità e obiettivi; prima che me ne accorgessi, avevo padroneggiato abbastanza le meccaniche di gioco per passare tranquillamente sopra tutto ciò che mi aveva lasciato perplesso, come ad esempio la non entusiasmante (e sorprendentemente pesante) resa grafica, compensata però da una colonna sonora dinamica piacevole e d’atmosfera.

Commento

Il punto di forza di Not the Robots è sicuramente l’alto tasso di sfida, unito alla forte rigiocabilità. La trama del gioco vi incuriosirà, ma per arrivare mangiare tutte le poltrone e le scrivanie che il roguelike di 2DArray ha da offrire ci vuole un certo stomaco, e una passione innata per le sfide. Chi conosce il genere, poi, sa a cosa va incontro: anche il migliore degli algoritmi non è impeccabile, e a volte la natura quasi totalmente casuale del titolo crea situazioni spiacevoli in cui è difficile (per non dire impossibile) superare un livello senza essere visti. Ciò che alla fine conta, però, è il divertimento: e per meno di 9 euro, Not the Robots sa di sicuro come intrattenervi per ore ed ore, a patto che abbiate un certo appetito per le suppellettili di casa vostra.

CI PIACE
- E' l'unico simulatore che permette di divorare una scrivania\n- La ricchezza di contenuti garantisce ore di divertimento\n- Le meccaniche originali lo distinguono dagli altri roguelike
NON CI PIACE
- La permadeath può rivelarsi parecchio frustrante\n- Chi non ama i roguelike se ne stancherà presto\n- La creazione procedurale dei livelli crea qualche grana di tanto in tanto
Conclusioni
Not the Robots è un roguelike atipico con parecchio carattere e delle meccaniche originali, che lo rendono uno stealth game particolarmente interessante. Il gioco punta tutto sulla tensione e la ricchezza dei contenuti: chi cerca un prodotto leggero, ma al tempo stesso impegnativo e parecchio longevo, dovrebbe acquistarlo ad occhi chiusi.
7Cyberludus.com
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