Una tra le più grandi qualità che lo sviluppo di un prodotto moderno possiede (che sia esso un videogioco, un film o un cd musicale) è sicuramente il quantitativo emotivo che questo induce: a partire dai rumors fino agli annunci ufficiali, all’attesa di nuove notizie, l’attesa per l’uscita sugli scaffali ed infine l’esperienza stessa. Quando all’improvviso un bel giorno girando per la rete vedemmo l’annuncio di una collaborazione tra i Level-5 (per chi non li conoscesse basta citare il pluri-premiato Ni No Kuni) e Capcom riguardo un crossover tra il mitico Professor Layton e il carismatico e pungente Phoenix Wrigth cominciammo a chiederci quanto questo nuovo progetto potesse essere sensato per due tipi di utenze che per certi versi si somigliano ma che, come molti altri titoli che condividono delle meccaniche (che in questo caso risiedono nel ragionamento nudo e crudo), si trovano spesso in contrapposizione. Da quel momento, le informazioni trapelarono col contagocce e tutti i fan, noi compresi, furono aggrediti da spasmi nevrotici quotidiani che potevano portarli lentamente alla pazzia sin quando, finalmente, il gioco arrivò tra le nostre mani?
I sogni son desideri
Sviluppare un gioco come Professor Layton Vs Phoenix Wright: Ace Attorney non è affatto semplice, basti pensare che ad ogni nuovo capitolo di una famosa serie è molto difficile mantenere alti gli standard… immaginiamo quanto possa essere difficile far gioire i fan di più di un brand! Ebbene, gli sviluppatori hanno colto nel segno: hanno fuso due universi apparentemente slegati tra loro in una maniera assolutamente avvincente, appagante e soprattutto coerente con entrambe le serie che hanno visto la loro gloria nelle varie piattaforme Nintendo. Il concept narrativo è molto ben strutturato: si parte immediatamente con una lunga sequenza animata in cui una giovane ragazza, Luna Minstrel, in una notte piovosa, corre a chiedere aiuto al professor Layton ed al suo fidato collaboratore Luke per conto di una vecchia conoscenza dei due investigatori ovvero Sebastian, un brillante investigatore che ha fatto luce su una misteriosa vicenda. Mentre Layton e Luke cominciano le loro ricerche, Phoenix e Maya sono in viaggio in aereo verso il loro nuovo processo a difesa di una cliente non ben identificata. Dopo le prime sessioni di gioco ed esilaranti momenti (vedi l’incontro tra i quattro personaggi), i nostri eroi si troveranno uniti in una città incantata: Labirintya, un posto fuori dal comune in cui ogni cittadino che la popola vive in apparente armonia con ogni altro cittadino. Da questa situazione di armonia e farfalline colorate si uscirà quando si scopriranno retroscena ben altro che rosei che porteranno i protagonisti a fronteggiare streghe, cavalieri e misteriose creature che vivono nell’ombra in città.
Parola d’ordine: sostanza
Tralasciando il comparto narrativo, possiamo dividere il gioco in due tranches principali: gli sviluppatori infatti propongono la classica esplorazione con conseguente risoluzione di enigmi di vario genere per quanto riguarda le sezioni con Layton, mentre accorreremo in difesa di vari personaggi in tribunale per quanto riguarda le sezioni di Phoenix. La prim.a cosa che salta immediatamente all’occhio di chi gioca è la familiarità con entrambi i brand Level 5 infatti è riuscita a mantenere intatto lo stile per quanto riguarda sia la conduzione generale della sua produzione, sia l’atmosfera tesa ma non troppo che si respira nei titoli di Phoenix. Quando useremo Layton dovremo andare in giro per i vari scenari a raccogliere prove, parlare con i passanti e analizzando punto per punto ogni zona, oltre a raccogliere le classiche monete aiuto che potremo utilizzare nel corso della storia per risolvere gli enigmi. Gli enigmi, che sono il punto centrale dell’esperienza Laytoniana, sono stati leggermente ritoccati con un leggero abbassamento della difficoltà sotto lo standard Level 5, sicuramente dovuto al fatto di voler avvicinare gli utenti meno smaliziati che sono affascinati dall’offerta; ci troveremo poche volte, a dire la verità, ad utilizzare lo stilo per dare risposte secche ad enigmi, sarà più frequente invece utilizzarlo per minigiochi di abilità o di tempismo; ciò non toglie che ogni enigma portato a termine offre una non indifferente dose di appagamento. Scesi in tribunale sotto le spoglie dell’egocentrico Phoenix Wright, invece, saremo davanti ad un’esperienza che proporrà un livello di sfida leggermente più alto in quanto dovremo di volta in volta ascoltare le deposizioni degli imputati ed incalzarli per trovare nelle loro dichiarazioni più contraddizioni possibili in modo da scagionare le varie figure che nel corso dell’avventura ci troveremo a difendere. Una grande nota di merito da fare ai Level-5 è il grandissimo lavoro per quanto riguarda la coesione tra i due stili di gioco che non faranno passare mai come frustranti le fasi di transizione tra le due sezioni. Ci saranno inoltre delle piccole chicche all’interno del gioco: potremo assistere infatti a delle inversioni dei ruoli per quanto riguarda le meccaniche, infatti potremo di volta in volta vedere Phoenix risolvere degli enigmi “guardando il problema da un’altra prospettiva” a modo suo e potendo assistere alla sua citazione leggendaria “Obiezione!” puntando furiosamente il dito verso la porta di turno che non si apre! Allo stesso modo potremo vedere il Professore puntare il dito contro le contraddizioni degli imputati in maniera molto signorile e galante come solo l’archeologo ci ha insegnato.
Maestosità artistica
Se dal punto di vista del gameplay è stato mantenuto alto lo standard qualitativo, è a livello artistico che è stato fatto davvero un lavoro sconvolgente. I filmati animati di intermezzo sono realizzati in maniera certosina e pongono particolare enfasi sui singoli spezzoni, contornati da un ottimo comparto audio con colonne sonore mai sottotono e che introducono e accompagnano quasi sempre al meglio ogni sezione. Altra piccola chicca è la localizzazione audio in italiano delle voci di ogni personaggio anche se non in continuazione, ovvero oltre ai filmati di intermezzo, ai personaggi “sarà data la voce” solo in momenti di particolare enfasi sulla narrazione, altrimenti ci limiteremo a leggere soltanto. Ogni stage è curato nei minimi dettagli, con paesaggi coloratissimi e degni di una direzione artistica di prim’ordine che ci lasceranno non poche volte a bocca aperta, cosa che si sposa a meraviglia con le meccaniche di gioco delle sezioni esplorative di Layton in quanto dovremo esaminare da cima a fondo ogni stage in cerca della miriade di segreti nascosti da scovare. Persino i tribunali in cui dovremo fronteggiare numerosi farabutti si fanno prendere poco sul serio in maniera convincente (essendo dei tribunali facenti parte di una città fantasy) dove il giudice sembra uscito da una soap opera medievale e gli avvocati avversari sono spesso “inquisitori” e lo stesso Phoenix viene chiamato Sir Cavaliere Blu! Egregio lavoro svolto infine per la caratterizzazione dei personaggi in toto, in quanto sarebbe facile aspettarsi un’eccellente o quantomeno buona caratterizzazione dei protagonisti e, come avviene in molti casi, una cura non particolarmente attenta sui personaggi secondari… ebbene questo non avviene, in quanto persino i personaggi facoltativi (perfino quelli che hanno il solo scopo di proporre enigmi nascosti) sono realizzati in maniera sopraffina sia per quanto riguarda i dialoghi che per la loro pertinenza al contesto. Piccola nota dolente che affligge la maggior parte dei titoli 3DS è l’utilizzo del 3D stesso in quanto il gioco è fruibile per interezza nelle tre dimensioni con conseguente NETTO calo di framerate che rende quasi fastidioso il tutto… vi consigliamo quindi di tenere spento il visore 3D e di accenderlo solo durante le scene animate d’intermezzo.
Ritorno al mondo reale
Il Professor Layton Vs Phoenix Wright: Ace Attorney è un titolo che si ama o si odia. E’ ovvio che chiunque, però, debba apprezzare la qualità oggettiva di un titolo che, seppur sia un crossover, rappresenta la qualità e la serietà di chi i videogiochi li fa con cognizione di causa, da prendere quindi a mani spiegate se siete fan di entrambe le serie o di una sola (vista la godibilità della difficoltà generale) o se vi volete affacciare ad un avventura bella fresca e intrisa di colpi di scena, condita da una qualità artistica di primo livello. Da evitare invece se odiate il genere, se siete proprio dei puristi delle “serie madri” o se utilizzate il 3DS per accecare la professoressa d’italiano mentre spiega.