Call of Duty fa sempre parlare di se: dopo gli ultimi capitoli un po’ sottotono, la direzione intrapresa dalla saga con Sledgehammer Games ha cominciato a risollevare animi e valutazioni degli utenti, anche se nel frattempo il concorrente Electronic Arts ha guadagnato una posizione di vantaggio nel panorama degli sparatutto in prima persona. Advanced Warfare, primo capitolo nextgen della produzione, atteso il 4 novembre su PC, PS4 e Xbox One, può davvero rappresentare un capovolgimento dei consensi da parte del grande pubblico legato al genere? Activision ha portato il gioco alla Gamescom 2014 attraverso una serie di presentazioni e demo, e questa è la nostra hands on sulle due modalità multiplayer che abbiamo provato presso lo stand del publisher.

Dal Deathmatch all’Uplink

Non lo nascondo, dal 6 capitolo della serie Call of Duty (Modern Warfare 2), pensavo che il gameplay fosse diventato troppo banale e che il gioco avesse perso quelle meccaniche che l’hanno sempre contraddistinto rispetto agli altri titoli FPS presenti a quel tempo. Con questo nuovo capitolo, COD introduce delle feature che lo rendono ben differente dal concept abituale della saga. La presenza dell’Exo-skeleton è paragonabile all’inserimento di meccaniche presenti all’interno di FPS Arena come Unreal tournament: è possibile effettuare, per esempio, un dash, uno slide, un double jump, e anche combinare queste varianti per dar vita a una battaglia frenetica e mai prevedibile. L’hands-on presso lo stand Activision ci ha permesso di giocare alcuni match in varie mappe secondo due modalità. La prima è il consueto Team Deathmatch, nella quale due squadre si scontrano per totalizzare il maggior numero di uccisioni. La seconda modalità che, a detta degli sviluppatori, rappresenta una modalità competitiva più fresca e accattivante, è Uplink, che consiste nel “fare goal” con uno strano oggetto dalla forma sferica dopo averlo raccolto e portato nel campo nemico. Ogni fazione ha una “porta”, e dunque è possibile operare alcune scelte strategiche differenti: è possibile che tutto il team difenda la propria porta oppure che solo una persona difenda la posizione per impedire al team nemico di “segnare”, mentre gli altri provano ad attaccare.

Gameplay innovation

Il focus dell’hands-on, ovviamente, è stato indirizzato al movimento dei soldati e al feeling generale del nuovo capitolo della saga. L’Exo-skeleton è una feature che – almeno soggettivamente – pare azzeccata. Tutti conoscono il ritmo fast-paced di Call of Duty, e ciò lo rende ancora più veloce (forse anche troppo). C’è da segnalare che effettuare un dash non è una delle cose più comode che io abbia mai provato: da convinto PC gamer so di non essere minimamente capace di giocare con un joypad, ma ho avuto alcune difficoltà nel correre e schivare, una cosa peraltro condivisa altri player presenti nella room. Oltre all’Exo-skeleton, sono stati aggiunti i cosiddetti supply drops: sono dei pack-loot che somigliano molto ai battlepacks già presenti in Battlefield 4, ma in essi è possibile trovare armi che possiedono stats differenti da quelle standard, oltre ai consueti oggetti per personalizzare il proprio in-game character. Gli oggetti dei supply drops hanno 3 diversi livelli di rarità, un po’ come accade nei giochi di ruolo, pertanto siamo curiosi di vedere come questa varietà in classi degli item possa avere riscontri nella comunità. Il comparto visivo è stato migliorato: il gioco presenta una grafica accattivante, unito ad un comparto audio davvero ben campionato: anche su questo fronte preferiamo non sbilanciarci e lasciare le valutazioni finali alla review, ormai prossima, ma la scelta di realizzare un Call of Duty tecnologico sembra aver rigenerato non solo il gameplay, ma anche il level design.

Commento finale

In definitiva, accolgo con felicità i cambiamenti che vengono proposti da quest’ultimo titolo – soprattutto dal punto di vista delle nuove meccaniche di gioco – ma per esprimere una valutazione più completa e approfondita è necessario, ovviamente, mettere le mani sul gioco finale.

Articolo a cura di Eugenio Liso