Una recensione a lungo attesa?
Per immergerci al meglio nell’ultimo titolo dei CD Project RED, la redazione di Cyberludus ha deciso di tagliare tutti i ponti con qualsiasi tipo di relazione sociale. Amicizie interrotte, notti insonni e articolazioni rovinate ci hanno alla fine permesso di portare a termine l’immensa produzione videoludica di cui vi andremo a parlare oggi: The Witcher 3: Wild Hunt. L’attesa è stata snervante – e di certo i rinvii non hanno aiutato – nonostante i vari hands on (leggete il nostro hands on), presentazioni (anteprima dalla Gamescom 2014) e interviste (guarda l’intervista sul nostro canale YouTube) ma dopo tutti i nostri sforzi, finalmente il 19 Maggio 2015 – data che per sempre rimarrà impressa nei nostri calendari – abbiamo potuto spolpare l’atto conclusivo della saga di Geralt di Rivia. Preparate i vostri composti alchemici e alzate un boccale d’idromele in nostro onore, perchè questa è la nostra recensione ufficiale di The Witcher 3: Wild Hunt!
Da grande hype derivano grandi responsabilità
L’universo narrativo (o lore come viene comunemente chiamato dai gamer sfegatati) da cui prende spunto The Witcher è senza dubbio immenso. Le avventure del witcher Geralt di Rivia – come molti di voi ben sapranno – non hanno origine con la celebre saga ruolistica ma bensì dalla collana di libri scaturita dalla geniale mente di Andrzej Sapkowski, scrittore polacco dotato di una certa popolarità nel nord Europa, che nel lontano 1990 ha dato via ad una serie di libri, racconti e antologie arrivati solo negli ultimi anni sul suolo nostrano. I racconti di Sapkowski trascendono il semplice concetto di “fantasy” proponendo temi maggiormente realistici rispetto al genere tradizionale: l’universo di The Witcher è crudele, violento e infame. Violenza e personaggi dalla dubbia morale ed etica uniti a problematiche di natura politica, sono all’ordine del giorno nei racconti usciti dalla penna di Sapkowski. Questo piccolo preambolo serve però ad introdurvi all’altra faccia dell’universo “Witcheriano”: la trilogia videoludica.
L’eccellente lavoro dei CD Project Red con i primi due capitoli della serie, ha mostrato – all’intero pubblico di videogiocatori incalliti – la straordinaria abilità del team polacco di creare giochi di ruolo di spessore caratterizzati da una narrativa di primissimo livello (e qui sicuramente la collaborazione con Andrzej Sapkowski ha dato i suoi frutti) e da un sistema di gioco e progressione decisamente ottimo. Sebbene i primi due capitoli si siano messi in mostra grazie ad un ottimo livello qualitativo, nessuno si sarebbe mai aspettato un ondata di hype così spropositata all’annuncio del terzo capitolo di cui oggi vi andremo a parlare. The Witcher 3: Wild Hunt fin dai primi trailer e gameplay, è stato spesso additato come “Il GDR” ovvero il titolo capace di generare un nuovo metro di paragone per i titoli ruolistici dei prossimi anni a venire. Tutto ciò ha ovviamente caricato il team polacco di non poche responsabilità, responsabilità comunque volute vista l’insistente campagna di marketing attuata da CD Project. A livello di trama, The Witcher 3: Wild Hunt è il seguito diretto di Assassin’s of Kings: ritroveremo un Geralt fresco di memoria ritrovata, alla ricerca dell’amore della sua vita, la maga Yennefer. L’impero Nilfgaard dopo il secondo capitolo è sempre più potente, e la conquista di Vizima – la capitale di Temeria – ne è un esempio. Chiamato a corte dall’Imperatore Nilfgaardiano in persona, Emhir Van Emrys, Geralt verrà informato del ritorno di Cirella (o Ciri, la “figlioletta” adottiva del witcher nonchè principessa del defunto regno di Cintra e figlia dell’imperatore Emrys). La missione è ovviamente quella di scoprire di più sul ritorno della giovane per riportarla tra le “affettuose” mani del padre. Purtroppo dietro al ritorno di Ciri si celano presenze più oscure e pericolose delle tenebre stesse: la Caccia Selvaggia. Senza svelare ulteriori passaggi sulla trama, teniamo a ribadire che narrativamente il titolo CD Project Red riesce nell’intento di catturare il videogiocatore dall’inizio alla fine, con dialoghi incredibilmente curati che prendono luogo in meravigliose ambientazioni, dalla fortezza di Khaer Moren fino alle isole di Skellige. Un fattore incredibile è inoltre la cura rivolta alla narrativa delle sub-quest, alcune variegate e curate a tal punto da oscurare – quasi – la questline principale. Insomma, se siete amanti del fantasy maturo e crudo “alla Game of Thrones“, The Witcher 3: Wild Hunt ne incarna appieno lo spirito.
Parola d’ordine: immensità
Se c’è da tirare in ballo una caratteristica piuttosto limitante dei primi due episodi della serie, viene sicuramente in mente la linearità della mappa. I precedenti titoli CD Project Red – seppur curati egregiamente dal lato artistico e gameplay – non riuscivano a garantire quella libertà d’azione e esplorazione che per esempio troviamo nei titoli Bethesda. Ebbene, con The Witcher 3: Wild Hunt i ragazzi del team polacco hanno fatto le cose in grande: trattandosi di un open world, la mappa di gioco esplorabile è incredibilmente estesa e vi serviranno mesi per esplorare appieno ogni singolo punto di interesse. Contratti, cacce al tesoro o semplici aree ricche di segreti vi terranno impegnati per parecchio tempo, anche dopo la fine della questline principale, che potrete portare a termine in una quarantina di ore circa. La varietà di ambientazioni inoltre è stata resa benissimo. Passeremo dalle calde e misteriose zone boschive di Velen, al panorama cittadino e claustrofobico di Novigrad per poi approdare – letteralmente – nel gelido e meraviglioso arcipelago di Skellige. Gli spostamente per l’immensa mappa di gioco, saranno agevolati dai fast travel – piazzati strategicamente nei punti di maggiore interesse del mondo – e da Rutilia, il fedele cavallo di Geralt, che velocizzerà non poco le nostre scorribande nelle terre selvagge. Infine siamo rimasti colpiti dalle imbarcazioni, utilissime soprattutto nelle isole di Skellige considerati gli innumerevoli punti di interesse marittimi.
Le quest sono proprio uno tra i piatti forti di questo titolo, visto che comunque l’esplorazione di nuove aree è molto spesso legata a qualche obiettivo. Nelle bacheche dei villaggi o delle città, capiterà molto spesso di trovare annunci che richiedono l’intervento di un witcher. I contratti da witcher per esempio – le più classiche missioni a cui prende parte un cacciatore di mostri professionista – richiederanno al giocatore l’utilizzo delle varie abilità di Geralt: sarà necessario investigare nei luoghi indicati utilizzando i sensi del witcher, una vera e propria vista aumentata capace di scovare ogni singolo particolare circostante ed evidenziarlo di colori più o meno intensi. Grazie ai sensi potremo per esempio seguire impronte, captare scie di odori e udire suoni in lontananza. Questo sistema di “investigazione” introdotto è stato ben studiato dai ragazzi di CD Project Red, ma forse il team polacco ne ha un po’ troppo abusato, visto che toccherà utilizzarlo in parecchie – forse troppe – circostanze. Trovarsi di fronte alle creature dell’universo di The Witcher 3: Wild Hunt, richiederà molto spesso – soprattutto alle difficoltà più alte – di consultare il bestiario, in modo da comprenderne tutte le debolezze sfruttando anche l’alchimia per potenziare il nostro equipaggiamento, grazie a decotti, pozioni e composti chimici. Non mancheranno inoltre diverse attività secondarie a cui potremo prendere parte: in primis il Gwen, vero e proprio gioco di carte che richiederà tempo e abilità per essere appreso appieno (con la possibilità di crearsi i propri mazzi con carte acquisite in giro per il mondo di gioco); le corse di cavalli e i fight club di città ci permetteranno inoltre di arrotondare lo stipendio – a volte misero – da witcher.
In The Witcher 3: Wild Hunt sono state inoltre introdotte missioni in cui prenderemo il controllo di Ciri – sezioni tanto pubblicizzate prima del rilascio del gioco – attraverso flashback strettamente legati alla questline principale. Le sezioni in questione, sono interamente story driven e risultano forse troppo semplici data l’estrema superiorità di Ciri nei confronti dei nemici avversari. Ciri oltre a poter utilizzare la spada nei combattimenti ravvicinati, vanterà due abilità diverse capaci di facilitare eccessivamente gli scontri, il teletrasporto per esempio ci permetterà di schivare agilmente i colpi nemici mentre l’attacco multiplo – una volta carico – ci permetterà di attaccare tutti i nemici nell’area intorno alla giovane “mezza-witcher“.
La danza dello strigo
<<E’ come una danza…sembrerà di danzare intorno ai nemici>>. Con questa frase alla Gamescom dello scorso anno ci veniva spiegato il combat system di The Witcher 3: Wild Hunt da Josè Teixeira di CD Project Red. In effetti il rinnovato sistema di combattimento di questo terzo capitolo rappresenta in tutto e per tutto un evoluzione più fluida e dinamica di quello visto nel precedente capitolo. Potremo utilizzare attacchi sia leggeri che pesanti, oltre che a muoverci intorno al nemico grazie a schivate e rotolate. Geralt potrà vantare nuovamente del “dual sword system” ovvero la possibilità di switchare in tempo reale tra spada d’acciaio – necessaria per abbattere gli avversari “umani” – e la spada d’argento – vero marchio di fabbrica dei witcher, utili per infliggere maggiori danni ai mostri. Aggiunta interessante per questo terzo capitolo è senza dubbio la balestra, prima vera arma a distanza inserita in un videogame di questa serie, scelta piuttosto curiosa considerando che nelle opere letterarie i witcher si son sempre rifiutati di combattere con archi o balestre. In ogni caso essa si rivelerà piuttosto utile in svariate situazioni, specialmente durante gli scontri contro creature volanti. Per donare maggior varietà agli scontri, entreranno in gioco i celebri segni. In totale cinque, essi saranno di estrema utilità sia all’interno delle battaglie che fuori: l’Aard è una sorta di “spinta della forza jedi” capace di stordire all’occasione i nemici e di abbattere barriere naturali all’interno di sezioni di dungeon, Igni è una vera e propria fiammata capace di incendiare i nemici e di abbattere le loro difese, l’Yrden è la trappola magica utile a rallentare i nemici e a rendere vulnerabili wraith e altre creature, il Quen è uno scudo magico che tornerà utilissimo per proteggerci dagli attacchi nemici ed infine l’Axii, il controllo mentale, da utilizzare contro nemici o per “calmare” il nostro cavallo. La progressione del personaggio ci consente di spendere punti abilità – ottenibili una volta saliti di livello – acquistando potenziamenti nelle varie categorie. Potremo aumentare le abilità di Geralt nel combattimento con spada (sia per gli attacchi leggeri che pesanti) oppure nell’alchimia – l’utilissima arte che ci permetterà di generare pozioni e decotti essenziali nelle battaglie – e nell’utilizzo dei segni.
Rispetto ai precedenti capitoli, The Witcher 3: Wild Hunt presenta un crafting system profondo e semplice nell’utilizzo. Grazie alle cacce al tesoro o ai mercanti, troveremo set di equipaggiamento e armi che potranno essere creati presso i fabbri delle grandi città o villaggi. Ogni pezzo di armatura o arma, oltre ad avere un costo in termini monetari, richiederà l’utilizzo di diversi materiali per essere forgiato. I materiali saranno tuttavia ottenibili con metodologie diverse: la caccia di creature è sicuramente il metodo più rapido ed “economico” ma in alternativa sarà possibile smontare gli oggetti del nostro inventario alla ricerca del materiale desiderato.
RedEngine 3 e l’arte in movimento
Presunto “caso downgrade” a parte, The Witcher 3: Wild Hunt è un titolo artisticamente incredibile. Nonostante la vastità della mappa, i ragazzi di CD Project Red sono riusciti a rendere vivi e realistici i bellissimi scorci delle opere di Sapkowki. I dettagli delle ambientazioni sono incredibilmente curati, le città in primis così come la vegetazione e le zone puramente paesaggistiche come le montagne innevate di Skellige o le foreste di Velen. Ogni villaggio è stato ben caratterizzato, così come l’architettura interna ed esterna di ogni edificio. Il dettaglio dei personaggi – in primis dei volti – e delle loro animazioni, rappresentano un nettissimo passo avanti rispetto a quello dei precedenti capitoli. Le espressioni facciali di Geralt e di tutto il cast di personaggi principali sono maggiormente realistiche e curate. Sul lato ottimizzazione i ragazzi di CD Project Red sono riusciti a rendere il titolo molto scalabile anche su configurazioni non più al top, anche se il lavoro di adattamento sulle gpu dei notebook non è stato ottimo come ci saremmo aspettati.
Sul lato sonoro, ineccepibile il lavoro del team. La colonna sonora è azzeccatissima ed il doppiaggio (in lingua inglese) – unito ad una regia di primissimo livello – è estremamente curato.
Concludendo?
The Witcher 3: Wild Hunt è esattamente come ce lo aspettavamo: appagante, immenso e divertente dall’inizio alla fine. Una regia ed una trama di primo livello, uniti ad un livello di contenuti vario e longevo, permettono a The Witcher 3: Wild Hunt di elevarsi nell’olimpo dei gdr. La terza e (forse) ultima avventura del nostro strigo preferito è in assoluto una tra le esperienze ruolistiche più esaustive degli ultimi tempi ed ogni appassionato del genere dovrebbe senza alcun dubbio procurarsi una copia del gioco da spolpare su PC o sulla propria console. Caed’mil!