Call of Duty o Call of Spooky?
Siamo dunque nel 2016 e il trailer di Call of Duty: Infinite Warfare è il secondo video più odiato su youtube. Superato solo da Baby di Justin Bieber. Ammazza che botta.
Per quanto Activision abbia provato ad ammorbidire l’impatto citando un disappunto simile ai tempi di Black Ops, le due cose non sono assolutamente paragonabili. A questo giro Call of Duty non ha appigli o qualcuno dalla sua e, per la prima volta, la saga è sola e nemica di tutti, completamente all’angolo e pure derisa clamorosamente dalla concorrenza.
C’è davvero bisogno di spiegare perché la saga abbia attorno tutto quest’odio?
In realtà sì.
Internet is dark and full of terrors
Partiamo dalla cosa più banale: Infinite Warfare sembra davvero un pessimo gioco?
Il trailer, in linea con quanto già visto in passato, non è nulla di più o di meno di quello che ci viene mostrato ogni anno, ovvero una sequenza cinematografica mista a gameplay, con in sottofondo un brano musicale abbastanza in voga (per quanto a me personalmente quella cover di Space Oddity proprio non piaccia), che sotto sotto non serve ad altro che a confermarci come la saga sia sempre quella.
Comunque, dal punto di vista puramente tecnico, il gioco non sembra nulla di speciale, ma neanche qualcosa di veramente ridicolo o obsoleto.
Si tratta di un normalissimo trailer con alti e bassi, uno sguardo pompato su un gioco che è ancora lontano, in linea con quanto fanno centinaia di altri titoli. Anzi, forse i Call of Duty sono stati i giochi meglio rappresentati attraverso trailer e video, senza mai sfociare in situazioni simili a quelle di casa Ubisoft, che negli anni si è fatta una pessima fama proprio a causa di anteprime lontane anni luce dal prodotto definitivo. Quello che vediamo nei trailer di COD è invece molto vicino a ciò che il gioco offrirà una volta arrivato sul mercato, che ci vada bene o meno. Una circostanza che, tanto in questo caso quanto nei precedenti, riconferma lo standard qualitativo della serie Call of Duty, notoriamente costellata di titoli discreti, né eccezionali né insufficienti. Il solito, scontato quanto stantio e riciclato, COD.
Activision, gliene va dato atto, ha sotto mano la punta di diamante del mercato mainstream, qualcosa che Call of Duty non è sempre stato ma che è diventato a partire da quel Modern Warfare che uscì nel lontano 2007, plasmandosi anno dopo anno in un prodotto di intrattenimento che fosse alla portata del più vasto pubblico possibile.
I veri motivi dietro all’odio che c’è intorno a Call of Duty vanno cercati su altri lidi, e affondano le proprie radici nel 2009, anno di uscita di Modern Warfare 2.
Quello fu un anno cruciale per tre principali motivi:
- Il rumor secondo cui il gioco sarebbe stato venduto a un prezzo superiore a quello standard, una news che fece infuocare internet e creò dibattiti su dibattiti, anche in vista del fatto che – sempre secondo i rumors – per il suo livello qualitativo, il gioco poteva permettersi di costare 80 euro. Questo fu un po’ il prologo della storia;
- I server dedicati. La rimozione dei server dedicati fece letteralmente impazzire l’utenza PC che, forse esagerando, cominciò una campagna d’odio e persecuzione contro il gioco, con picchi di assoluta ridicolaggine. Fu quello il momento in cui Call of Duty smise di essere giudicato per le sue qualità e iniziò ad accusare il “peso” del suo nome;
- La dipartita di West e Zampella. Le menti dietro Infinity Ward, nonché creatori e directors della saga, vennero licenziati in tronco da Activision quando quest’ultima scoprì che i due game designer avevano avuto un contatto con EA. Momento drammatico quanto fondamentale, perché da lì in poi qualcosa ha cominciato a cambiare all’interno della saga, in negativo.
Da allora la serie ha inesorabilmente cominciato a sprofondare nelle spire del disprezzo internettiano, e non passa giorno senza che qualcuno ricordi al mondo esattamente perché è giusto “odiare” Call of Duty. Non aiuta il fatto che la concorrenza abbia sfruttato la cosa come cavallo di battaglia, gettando periodicamente benzina sul fuoco. E con ciò non sto insinuando che Call of Duty sia l’agnellino maltrattato ingiustamente dai troll di internet, ma sto solo constatando come il motivo principale per cui ogni giorno la serie riceve tonnellate di critiche sia, spesso e volentieri, il nome sulla copertina.
Money Warfare
Ora passiamo alla grossa colpa di Call of Duty. Quando ti chiami COD e hai più di 20 milioni di acquirenti ogni anno, tu, Activision, cominci a valutare non solo cosa possa essere meglio o peggio dal punto di vista dello sviluppo, ma soprattutto cosa possa farti incassare più soldi, in barba alla qualità.
Ai tempi di Modern Warfare ci fu quella fascia d’utenza che non riuscì a gradire il nuovo contesto bellico da affrontare. Non a caso, infatti, l’anno successivo fu la volta di World at War, ennesima riesumazione (ancora oggi amatissima) della seconda guerra mondiale che, oltre a fungere da contentino per i fan, servì anche a capire in che direzione si muovevano i desideri dell’utenza. E il verdetto inesorabile fu che la guerra moderna aveva clamorosamente stracciato l’epoca di bunker e lanciafiamme, e che era giunto il momento di fare il salto definitivo. Lo stesso che è successo negli ultimi anni, a partire da Black Ops 2, dove il contesto futuristico ha lentamente scavalcato quello moderno. Fu proprio l’odiatissimo Ghosts a far capire la direzione che la saga avrebbe dovuto prendere e anche qui, diciamocelo, hanno seguito la direzione che l’utenza mostrava di apprezzare.
Activision è quindi innocente ed è tutta colpa dei fan?
Sì e no. Perché l’utenza è così schifosamente ampia che il margine di insoddisfazione risulta equivalente a quello di approvazione, tanto che, per accontentare tutti, ora come ora andrebbero pubblicati almeno tre giochi diversi.
E ironicamente è, più o meno, quello che sta realmente succedendo con la produzione triennale. Ghosts, Advanced Warfare e Black OPS 3 non creano più quell’immancabile senso di déja vu di prim. Non che sia scomparso del tutto ovviamente, ma ora, capitolo dopo capitolo, si nota un “feeling” lievemente diverso, qualcosa di superficialmente inedito rispetto al titolo precedente. Non si tratta però di giochi del tutto diversi, perché la formula “magica” rimane sempre quella.
Creare dei giochi genuinamente originali è improbabile, ma allo stesso tempo non rende impossibile cercare maggiori compromessi, cosa che probabilmente è avvenuta quest’anno con il remake di Call of Duty 4, che viene piazzato lì apposta a calmare lo zoccolo duro dei fan. Il problema è che Activision continua a mostrare una ferrea determinazione quando tratta di far parlare di sé in modo negativo, e anche in questo caso non ha perso l’occasione di farsi odiare, limitando l’accesso al remake unicamente agli acquirenti della Deluxe Edition di Infinite Warfare. E se la cosa risulta drammaticamente ingiusta nei confronti dei fan, a livello mediatico fa parlare così tanto che viene da pensare che, in fondo, si tratti solo di mosse di marketing.
Perché, seppur in modo generalmente negativo, di COD se ne parla ogni anno per un motivo o per l’altro, mantenendo alto quel tasso di attenzione che ancora oggi rimane ancorato ai vertici delle classifiche, a ricordarci che, nonostante siano passati anni e lo smalto ormai sia sbiadito, a novembre nei negozi ci sarà un nuovo Call of Duty.
Activision ignora e maltratta l’utenza più affezionata perché sa che le lamentele fanno più rumore dei complimenti. Call of Duty non è più un semplice videogioco, ma una macchinetta sforna soldi che, anno dopo anno, genera incassi in grado si sostenere un’intera compagnia, senza che questa debba sforzarsi di investire più del minino indispensabile.
Un trionfo economico brillantemente eseguito, a cui Activision continuerà ad essere affezionata finché la saga continuerà a svolgere il suo lavoro. Call of Duty non è niente di più di un Guitar Hero ai tempi in cui la saga vendeva 15 milioni di copie ogni anno. Vi ricordate com’è finita? Uscita annuale anche per quel marchio, tonnellate di brani via DLC, e a malapena si riusciva a raggiungere il milione di copie.
Activision cosa fece? Eliminò la saga e andò avanti.
Un giorno arriverà il momento anche per Call of Duty di fare i conti con ciò che sarà rimasto della saga ma, come si suol dire, “morto un papa…” .
Bell’articolo, finalmente un discorso oggettivo e logico sul marchio Cod. La penso esattamente come te, io ci aggiungersi anche il fenomeno YouTube, sono stati gli YouTube a creare tutto questo dissenso per il trailer ma possiamo metterlo nella benzina sul fuoco delle altre case. Quello che mi fa più ridere sono i bimbetti che di volta in volta pretendono che il gioco sia come dicono loro sennò il gioco fa schifo come se fossero obbligati a comprarlo e Activision fosse alle loro dipendenze di creargli il loro gioco annuale.
Grazie mille! Il discorso sugli youtubers è giustissimo lol, tra clickbaits vari e discorsi fuffa non hanno fatto altro che dare una facciata abbastanza blanda alla saga