Dalle sabbie del tempo, Exhumed

Nel 1996, una piccola Software House (Lobotomy Software), decise che era giunto il tempo di far respirare  ai videogiocatori su PC, Sega Saturn e PlayStation le magiche fragranze dell’antico Egitto.

Lobotomy Software venne fondata nel 1993 da ex dipendenti di Nintendo of America. Paul Lange, fondatore di Lobotomy, raggruppò ingegneri di gran talento provenienti da “Manley & Associates”, compagnia che venne poi acquistata da Electronic Arts nel 1996 e ribattezzata “Electronic Arts Seattle” (che ha chiuso i battenti nel 2002). Nel corso degli anni Lobotomy ha realizzato diversi titoli, con alterne fortune: Joe Louis Boxing (SNES), Pigball e Hippie Man erano soltanto demo. Il primo gioco originale della casa di sviluppo è stato PowerSlave, proprio il gioco che noi, qui in Europa, abbiamo conosciuto come Exhumed.

Successivamente, i ragazzi di Lobotomy sviluppano Death Tank (un mini-gioco sbloccabile nella versione Sega Saturn di PowerSlave), Quake (Saturn), Duke Nukem 3D (Saturn), Death Tank Zwei (un mini-gioco sbloccabile nella versione Saturn di Duke Nukem 3D). Anni dopo venne annunciato un PowerSlave 2 che, purtroppo per i fan del titolo Lobotomy, non vide mai la luce.

 

Lobotomy Logo 1

 

Exhumed, meglio conosciuto come PowerSlave

Exhumed nasce originariamente su PC, sfruttando il motore grafico 3D Realms Build Engine, lo stesso di Duke Nukem 3D. Il successo del titolo non passò inosservato a Sega e Sony, che si assicurarono la propria versione dello sparatutto di Lobotomy Software, rispettivamente per Saturn e PlayStation. Lobotomy avrebbe voluto offrire ai giocatori console la stessa qualità raggiunta dal titolo in versione PC, ma ben presto capì che era cosa, purtroppo, impossibile. Il motore grafico utilizzato per la versione computer venne dunque sostituito da uno sviluppato dalla stessa Lobotomy, conosciuto con il nome di SlaveDriver (ricordiamo nuovamente che il gioco, nel resto del mondo, è conosciuto come PowerSlave, non come Exhumed).
Costretta a realizzare un nuovo motore grafico, Lobotomy decise di rimettere mano anche al gioco originale, modificando la struttura di alcuni livelli, per venire incontro alle esigenze dei videogiocatori su console. Ezra Dreisbach inserì inoltre nella versione Saturn un mini-gioco chiamato “Death Tank”, che era possibile sbloccare soltanto compiendo determinate azioni.

Ve lo mostriamo in azione in questo video.

 

 

L’Inferno nella Valle di Karnak

La storia di Exhumed inizia quando quella di Karnak sembra volgere al termine. Una forza sconosciuta ha invaso il paese, che ora è in preda al caos. Come nella più classica delle tradizioni, ogni squadra mandata ad indagare sul fenomeno non ha fatto ritorno, ed il compito di salvare il mondo spetta a noi. La forza misteriosa ha fatto risvegliare esseri assetati di sangue, desiderosi di impossessarsi della nostra anima.

Exhumed, grazie al motore grafico studiato appositamente per console, vantava su PlayStation (la versione giocata e “vissuta” dal sottoscritto) un profilo tecnico di altissimo livello. Correre tra stretti corridoi illuminati solo dalle fiaccole o fermarsi ad ammirare le antiche città dell’Antico Egitto, sotto il cocente sole del deserto, era un vero piacere per gli occhi. Quelli che oggi vediamo come un ammasso di grossi pixel e goffe figure bidimensionali, a malapena animate, erano nel 1996 quanto di meglio si potesse chiedere a una console. La fluidità delle immagini era all’epoca da ritenere semplicemente eccezionale.

 

01

 

Con un velo di tristezza constatiamo, oggi, come questo titolo sia invecchiato abbastanza male. Non tanto per la qualità grafica (il primo Tomb Raider, a conti fatti, non era poi tanto differente), quanto per alcune particolari scelte di gameplay e di mappatura dei comandi. Nel 1996 nemmeno si immaginava che R1 e L1 (o R2 ed L2, a seconda delle preferenze) potessero servire per prendere la mira e sparare. Il comando per aprire il fuoco era infatti assegnato al tasto Quadrato. Se pensate che questo sia strano, dovreste sapere che la mira andava presa con la stessa croce direzionale che gestiva i movimenti; tenendo premuto Triangolo, infatti, il personaggio restava fermo, permettendo di gestire la visuale. A quei tempi non esistevano le levette, quindi era quanto di meglio si potesse fare su console. Curiosa poi la posizione della mano del nostro alter-ego virtuale, che sembra uscire dritta dallo sterno. Ma queste sono soltanto critiche “inutili” a difetti generati dallo scorrere degli anni. A quei tempi, la qualità di Exhumed stregò tutte le riviste del settore.

Ciò che rende Exhumed diverso dagli altri sparatutto è in primis la sua ambientazione: l’Antico Egitto è un tema quasi mai toccato dal genere degli sparatutto in soggettiva. Il tocco fantasy di Lobotomy Software, con l’aggiunta di esseri risorti da un antico passato (da qui “Exhumed”, che in italiano vuol dire “Riesumato”), all’epoca risultò molto attraente (e siamo sicuri lo sarebbe ancora oggi!). I livelli, splendidamente realizzati, erano stracolmi di insidie, nemici da spazzare via e trappole da disattivare. Per procedere non bastava abbattere un nemico dopo l’altro: c’erano interruttori nascosti da trovare e pareti da far saltare in aria (con effetti assolutamente convincenti per l’epoca).

Il gameplay era inoltre particolarmente profondo: al pugnale in dotazione si aggiungevano via via non solo classiche armi (pistole, fucili d’assalto, granate e via discorrendo), ma anche oggetti magici, meravigliosamente pertinenti con l’atmosfera del gioco. Ogni oggetto donava al protagonista un potere speciale, come la possibilità di restare sospesi in aria per qualche secondo e di respirare per più tempo in acqua. Il design dei livelli, semplicemente impeccabile, era stato realizzato con lo scopo di far tornare il giocatore in determinati punti già visitati, per raggiungere aree che, senza l’apposito potere, non era possibile superare. Tra i vari livelli, restano indimenticabili gli scontri con i boss. Il gioco era inoltre particolarmente ostico: alcune ambientazioni richiedevano abilità ben sopra la media per poter procedere (come un intero livello circondato dalla lava, e bastava solo sfiorarla per morire istantaneamente e ricominciare da zero!). Anche la colonna sonora giocava un ruolo fondamentale, e ogni nota era studiata per far riecheggiare nel giocatore scenari di un regno ormai dimenticato, di un passato magnifico ora distrutto da implacabili forze demoniache.

 

 

Exhumed ebbe un gran successo di critica. I voti delle riviste del settore oscillavano tra l’8 ed il 9 (e qualche 7). E’ stato senza dubbio il videogame di maggior successo di Lobotomy Software che, purtroppo, come detto in apertura, non riuscì mai a realizzare il seguito. Saremo però per sempre grati a questo piccolo studio, che coraggiosamente riscrisse da zero un motore grafico per adattare un FPS nato su PC alle console di Sony e Sega. Exhumed, o PowerSlave se preferite, resta ancora oggi come il miglior esponente del genere a vantare il regno dell’Antico Egitto come ambientazione.

 

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