Storia di un ninja non morto…

Aragami è un gioco d’azione con dinamiche stealth in terza persona, incorniciato da uno stile grafico originale e accattivante. Il protagonista è un ninja non morto che dovrà sfruttare le ombre per affrontare la missione alla quale, suo malgrado, è stato destinato. Si tratta di un titolo capace di sfruttare a dovere le meccaniche tipiche del genere stealth, caratteristiche che fanno di Aragami una sfida capace di offrire tante soddisfazioni. Ma andiamo con ordine e iniziamo con il più classico dei “c’era una volta…” .

…avvolto dalle ombre di un rituale antico

La storia di Aragami è ambientata in una landa immaginaria riconducibile, per le sue caratteristiche, al Giappone feudale. Nel gioco non vengono mai offerti dettagli troppo specifici sull’ambientazione, ma sono presenti dei rimandi piuttosto evidenti al folklore giapponese. Il termine “aragami” si potrebbe tradurre, in maniera letterale, come “divinità malevola”. Nel contesto fantastico e narrativo del gioco, in particolare, l’Aragami è lo spirito evocato tramite un antico rituale e incaricato di portare a termine la vendetta di chi lo richiama. Lo spirito prenderà le fattezze e le capacità di un ninja vendicativo chiamato da Yamiko, una ragazza imprigionata nella città di Kyuryu dalle forze della luce. Ed è proprio la contrapposizione netta tra la luce ed il buio (e le loro tante sfumature) a fare da colonna portante a tutto lo sviluppo della storia. Aragami, che diventerà il nome con cui Yamiko chiamerà lo spirito ninja, verrà spesso tormentato da allucinazioni e visioni, legati probabilmente a ricordi di vite passate e a memorie della stessa ragazza, creando un legame spirituale tra i due che raggiungerà il suo culmine solo alla fine della storia. Ma chi è veramente l’Aragami? E’ nato dall’oblio del nulla come strumento magico con poteri soprannaturali o possiede un passato ed un’anima propri? Spesso il male e il bene, il giorno e la notte, il buio e la luce non sono così distanti tra loro, e riescono addirittura ad incontrarsi, grazie a quelle sfumature di grigio in cui decisioni, scelte e azioni non risultano giuste o sbagliate, ma solo conseguenza di uno stato di enorme miseria e sofferenza.

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Il buio è il nostro unico alleato

In ogni livello di Aragami dovremo superare delle aree sorvegliate, in ogni angolo, da guardie dell’esercito della luce, per infiltrarci in edifici o luoghi particolari al fine di raccogliere dei talismani mistici che serviranno a Yamiko per liberarsi dalla sua prigionia. Lo schema di gioco è sempre lo stesso e segnato da una certa ripetitività: i livelli saranno abbastanza delimitati, e si dovranno sfruttare al massimo le capacità fisiche e soprannaturali del ninja per poter superare mura o arrampicarsi su palazzi o pagode. Alcune aree fondamentali saranno inaccessibili al protagonista perché protette da barriere di luce, che dovranno essere disattivate in alcuni punti di controllo specifici. Queste meccaniche spingeranno il giocatore ad esplorare in lungo e in largo ogni luogo, anche per mettere le mani sugli ormai immancabili oggetti collezionabili (in questo caso, le pergamene). Solo nella parte finale del gioco assisteremo a delle vere e proprie boss fight e il gameplay varierà leggermente, in concomitanza con un deciso picco di difficoltà. Il cambio di ritmo non segna però “una rottura” col resto dell’avventura, visto che il livello di sfida rimane sempre piuttosto alto per tutta la durata del gioco. Le dinamiche stealth del titolo sono supportate dai poteri soprannaturali del nostro Aragami, utilizzabili tramite l’ “essenza dell’ombra” che è, essenzialmente, il mana necessario al lancio di una specifica abilità. Il livello di questa essenza è segnalato tramite i disegni sul mantello del ninja, che diventeranno di colore bianco durante la ricarica. Il gioco di luci e ombre delle ambientazioni ha anche lo scopo di permettere al nostro Aragami di ricaricare i propri poteri: sarà infatti necessario nascondersi nell’ombra per ripristinare l’essenza/mana, mentre rimanere esposti a fonti di luce forti la prosciugherà, e renderà impossibile l’utilizzo dei poteri. Una piccola meccanica in stile gdr permette di ottenere nuovi poteri tramite l’uso dei punti abilità generati dalla raccolta delle pergamene sparse nei livelli. Durante l’esplorazione, noteremo senza dubbio l’IA piuttosto deficitaria che caratterizza i nemici, che tenderanno ad ignorarci pur compiendo le nostre malefatte proprio all’interno del loro campo visivo. Il solo rimanere nell’ombra, infatti, ci proteggerà sempre e comunque da attenzioni indesiderate (va bene in ninja mistico, ma qui si esagera). Nonostante questo evidente difetto, la difficoltà si mantiene su livelli piuttosto alti, dato che sarà impossibile ingaggiare in scontri corpo a corpo più di un nemico alla volta, pena il game over immediato: in Aragami non esiste una barra vitale ed il ninja si dissolverà con un solo colpo di spada da parte dei nemici. Da notare, tra l’altro, come i salvataggi automatici si attivino solo alla fine di ogni area, rendendo necessario completare l’accesso ad un luogo senza fare errori, altrimenti dovremo ricominciare daccapo.

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Cel shading e oscurità

La grafica originale e curata di Aragami lo rende una gioia per gli occhi. La modellazione dei personaggi e degli ambienti in cel shading offre un tocco fumettistico, quasi manga, che ben si sposa col contesto giapponese. Essendo le ombre e le luci protagoniste indiscusse degli scenari, i forti contrasti di colore faranno spiccare alcuni elementi piuttosto che altri. Lo stesso costume del ninja Aragami è caratterizzato da una “lotta di colori” tra il nero-blu degli abiti e il calore del mantello scarlatto. Anche il doppiaggio merita un premio per l’originalità: i personaggi parlano giapponese con voci modificate tramite effetti, una scelta che riesce a donare un tocco ancora più onirico e soprannaturale al tutto. Le scene animate (ad esempio quando Aragami ha delle visioni o dei ricordi) sono delle vere e proprie tavole disegnate, con pochissime animazioni fondamentali: la storia verrà raccontata passando da un’immagine all’altra come, appunto, se si trattasse di un fumetto. La colonna sonora, mai troppo invadente, trae ispirazione dalle tradizioni musicali giapponesi e offre “un buon riempitivo” ai vari scenari, diventando più aggressiva e violenta durante gli scontri coi boss o quando si viene scoperti dalle guardie.

aragamiConcludendo…

Il team indie spagnolo Lince Works ci dimostra che, con passione e un pizzico di fantasia, si può dare vita a dei gioielli capaci di affascinare e appassionare i giocatori. Aragami si fregia di tutta la sua originalità, dei suoi colori e delle sue ombre, per imporsi come un piccolo titolo stealth capace di scavarsi una nicchia nel cuore del pubblico.

CI PIACE
- Design e grafica originali

- Buon livello di difficoltà

- Dinamiche stealth ben sfruttate

- Doppiaggio e colonna sonora affascinanti
NON CI PIACE
- IA dei nemici abbastanza bassa

- Ripetività del gameplay
Conclusioni
Giocare Aragami vale la pena, soprattutto per chi è appassionato di stealth e non ha timore delle sfide. Se poi si aggiunge lo stile grafico pregevolissimo e l'atmosfera magica e sognante del tutto, provarlo rimane un obbligo assoluto ed inderogabile.
8.5Cyberludus.com
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Giocatrice tendenzialmente onnivora, nonostante la sua fede primaria rimanga il survival horror classico, avendo trovato la sua dimensione nutrendosi di pane, ansia e Silent Hill. Il suo campo di competenza è l’indie game e l’horror e perde sudore e fatica nell’analisi del lato artistico e, spesso, poetico del videogioco.

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