Si torna a Erebonia!
Diciamoci la verità, il panorama dei titoli giapponesi, specie quelli di ruolo, negli ultimi anni ha subito un deciso calo di popolarità in Occidente, in parte dovuto alla mancanza di intrapendenza da parte delle software house nipponiche nell’abbandonare i canoni ben rodati del genere per avventurarsi su nuove strade. Eppure, quando ti capita tra le mani un prodotto come The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel II, un Jrpg vecchia scuola, che più vecchia non si può, è impossibile non rimanerne affascinati. Ok, già ci siamo spoilerati la piega che prenderà questo articolo, ma rimanete con noi se volete scoprire perché siamo rimasti tanto colpiti da questo nuovo lavoro di Nihon Falcom.
È passato qualche anno, ma è come non essersene mai andati
Trails of Cold Steel II ci cala ancora una volta nei panni di Rean Schwarzer, membro della classe VII dell’accademia militare di Thors, e le sue vicende iniziano subito dopo i turbolenti eventi e quel cliffhanger “da cuore in gola” con cui si era concluso il primo capitolo: Rean si è visto costretto ad abbandonare il campo di battaglia a bordo di Valimar, il leggendario Ashen Knight (una specie di mecha da combattimento) di cui è entrato in possesso proprio nelle ultime battute del precedente capitolo, lasciando così amici e compagni di classe in balia di uno scontro decisamente al di sopra delle loro possibilità. Dopo essersi risvegliato da un lungo stato di incoscienza, Rean capisce che dagli eventi sopracitati è già passato un mese. Un lasso di tempo non indifferente, durante il quale la guerra civile si è estesa a tutta Erebonia. Incerto della situazione politica e del destino degli altri membri della Classe VII, il nostro eroe intraprenderà un viaggio per le terre di Erebonia, per ritrovare i suoi amici e, in seguito, prendere una posizione nel conflitto che vede contrapposte l’alleanza nobiliare e l’esercito imperiale.
Mettiamo subito le cose in chiaro, aver giocato al primo capitolo è un requisito quasi essenziale per non trovarsi disorientati durante Trails of Cold Steel II. Certo, dal menù è possibile accedere a un pratico riassunto utile per ottenere un infarinata generale sugli eventi passati, ma purtroppo non sufficiente per farvi sentire a vostro agio quando incontrerete qualche vecchia conoscenza o ci saranno dei riferimenti importanti al passato. D’altro canto, la volontà degli sviluppatori con la trilogia di Trails of Cold Steel è quella di creare un’unica grande storia divisa in tre atti, e l’obiettivo pare centrato in pieno. Giusto per farvi capire la continuità data da questo nuovo “episodio” alla storia generale, Rean e soci partono già dal livello 40 (niente paura un dettagliatissimo tutorial spiega in modo egregio le meccaniche di gioco), ed è possibile importare le scelte fatte e i punti legame dai salvataggi del primo capitolo. Di conseguenza molti concetti socio-politici di Erebonia, così come alcune delle vicende che legano i protagonisti, vengono date per scontate. Una scelta che ovviamente aumenta l’immedesimazione di chi ha giocato al primo capitolo, ma che per forza di cose spiazza il neofita. Ecco, volendo fare un paragone, e scusate se potrà sembrarvi forzato, prendete questo Trails of Cold Steel II come il corrispettivo Jrpg del secondo episodio di una serie Telltale.
Dopo questa doverosa premessa, quella di questo secondo capitolo è una trama che, pur dovendo sottostare ai crismi della narrazione simil-shonen dei Jrpg (che non a tutti può piacere, per carità), risulta assolutamente interessante, grazie a un buon ritmo della narrazione, a un gruppo di personaggi principali e secondari ben caratterizzati e a un mondo sempre interessante e pieno di informazioni per chi si prende la briga di esplorarne ogni anfratto.
Volendo proprio fare un appunto, fa un po’ storcere il naso la presenza di qualche dialogo prolisso di troppo, e un discreto “riciclo” di ambientazioni riprese dal precedente capitolo. In linea di massima, comunque, ci troviamo di fronte a un impianto narrativo decisamente superiore alla media del genere.
Squadra che vince non si cambia
Per quanto riguarda il menare fendenti sul campo di battaglia, Trails of Cold Steel II riprende molto dalla formula del precedente capitolo. Le azioni di compagni e avversari sono scandite da un sistema a turni simile a quello di Final Fantasy X, con la differenza che qui è presente anche un sistema di bonus che influenzeranno l’andamento degli scontri. Questi bonus possono, ad esempio, curare una percentuale dei punti vita, o assicurare colpi critici o mortali al combattente di turno. Ovviamente sta nella bravura del giocatore sfruttare a proprio vantaggio questi “doni”, o quantomeno fare in modo di negarli agli avversari, pianificando con minuzia le azioni, ognuna delle quali avrà un peso specifico nella turnazione.
Rean e compagni sono in possesso, oltre del classico attacco fisico, delle crafts, formidabili tecniche di combattimento con svariati effetti secondari e che richiedono l’uso dei CP (punti accumulabili infliggendo o subendo danni), nonché di un potentissimo attacco speciale che richiede un quantitativo notevole CP e che non solo arreca danni ingenti ai nemici, ma ha anche l’importanza tattica di poter essere utilizzato anche nel bel mezzo dei turni avversari, per fermare sul nascere potenti controffensive o negare l’utilizzo di uno dei sopracitati bonus.
Inoltre, i numerosi membri della classe VII e i personaggi di supporto possono fare affidamento sull’Arcus, uno speciale dispositivo in cui è possibile incastonare varie gemme (dette Quartz) che donano ai nostri nuove magie (chiamate Artes), incrementi delle statistiche o il potere di infliggere status alterati con gli attacchi. Queste gemme si dividono a loro volta in Quartz normali, fabbricabili grazie ai Septhip elementali racimolati dai nemici, e Master, gemme che aumentano di potenza salendo di livello, donando accesso a nuove Artes, vantaggiosi bonus passivi e incrementi delle statistiche.
Infine i nostri eroi possono fare affidamento anche su un sistema di link in grado di “collegare” due personaggi sul campo di battaglia, garantendo attacchi di supporto o abilità bonus in base alla forza del loro legame (aumentabile a furia di combattimenti o tramite eventi secondari), e sull’Overdrive, un’abilità ricaricabile nel tempo che assicura tre turni consecutivi, cure e CP extra, e attacchi critici.
Probabilmente lo avrete già intuito, ma di carne al fuoco ce n’è veramente parecchia in questo Trails of Cold Steel II, grazie anche a uno dei sistemi di combattimento e personalizzazione dei personaggi più profondi e versatili dell’intero panorama Jrpg.
Risultano meno riusciti invece i combattimenti a bordo dei Valimar, che sulla carta dovrebbero rappresentare i momenti più galvanizzanti del gioco, ma che in realtà si dimostrano fin troppo semplici e anche un pelo ripetitivi, visto che spesso consisteranno nel colpire ripetutamente un punto debole del nemico fino a portarlo all’inevitabile KO. Per fortuna il numero di questi combattimenti speciali è abbastanza esiguo.
Un Jrpg “vecchia scuola”, in tutti i sensi
Per quanto riguardo l’aspetto tecnico, purtroppo Trails of Cold Steel II non brilla, a causa un comparto grafico molto più vicino all’era PS2 che a quella PS3 (piattaforma sulla quale abbiamo testato il gioco), complice una mole poligonale davvero modesta, ambientazioni un po’ spoglie e animazioni arcaiche. Tra l’altro, nonostante cotanta “bassezza” tecnica, il gioco soffre inspiegabilmente anche di qualche problemino di pop-up nelle aree più grandi, e di sporadici cali frame rate. Ed è un vero peccato, perché l’opera di Falcom è davvero curata dal punto di vista artistico, con città e paesaggi molto ispirati, nonostante i concept non si discostino molto da quelli di altri esponenti del genere. Di buona fattura invece la colonna sonora, con pezzi che sapranno deliziare le vostre orecchie per tutto il corso dell’avventura.
Per quanto riguarda la longevità siamo su alti, anzi altissimi livelli. Molto dipende dal livello di difficoltà, ma solo per completare la storia di Trails of Cold Steel II servono almeno 50-60 ore. Mentre dedicarsi a quest secondarie, alla pesca, al completamento del ricettario e, in generale, a tutte le attività offerte dal titolo Falcom permette di superare, e non di poco, il traguardo delle 100 ore. E ci dispiace per la vostra vita sociale se deciderete, poi, di cimentarvi nel New Game Plus per cercare di ottenere la massima valutazione a fine partita, o per recuperare qualche evento secondario perso per strada (cosa alquanto probabile se non consulterete una guida).
Concludendo…
In definitiva, se avete adorato il primo capitolo non avrete bisogno di questo articolo per decidere di acquistare The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel II. Parliamo di un Jrpg profondo, realizzato con passione e in grado di intrattenere per dozzine e dozzine di ore, riprendendo tutti i punti di forza (e anche qualche punto debole) del predecessore. Se invece vi abbiamo convinto a dare una chance alla serie, vi consigliamo caldamente di partire dal primo capitolo (uscito nei nostri lidi a inizio anno) per gustarvi al meglio l’opera di Falcom. Siamo certi che non ve ne pentirete.