Svegliarsi periodicamente all’interno di un limbo oscuro senza un’apparente via di fuga, in cui depravazione, violenza, peccato e disperazione lasciano ben poco spazio alla flebile luce di una fiammella: questo è Little Nightmares, l’ultima fatica degli svedesi di Tarsier Studios.
Il viaggio della piccola Six, le cui origini ci sono del tutto ignote, così come quelle dell’universo marcio e distorto in cui ci addentreremo, vi porterà ad affrontare le peggiori paure e i mostri che infestano gli incubi di qualunque bambino. Quello proposto da Little Nightmares è un turbinio di emozioni: angoscia, curiosità, ribrezzo, paura dell’ignoto e puro pessimismo nei confronti di un’umanità ormai estinta, trasformatasi in un branco di bestie senz’anima. Il gioco non si farà assolutamente problemi nel farvi provare un ben definito senso di straniamento, catapultandovi nel bel mezzo dell’avventura senza alcun tutorial o antefatto di sorta. Tramite un sottile gioco metanarrativo arriverete a comprendere solo una parte di ciò che i vostri occhi avranno il dispiacere di ammirare, e vi ritroverete spesso a domandarvi se tutto ciò sia reale o puro terrore immaginativo.
Bambini (o quantomeno esserini piccoli e indifesi) allevati e cresciuti in prigionia, carne da macello per le zanne insaziabili di un esercito di aberrazioni. Proprio la fame è uno dei punti principali su cui la storia narrata da Tarsier Studios si fonda: mentre voi e tutti i vostri compagni soffrirete gli atroci dolori della denutrizione dietro le sbarre, dall’altro lato della parete attendono strane creature dai tratti abnormi, molto distanti da ciò che si può considerare umano, intente a tranguciare insaziabilmente tonnellate di carne durante un banchetto pantagruelico e senza fine. Ciò che più impressiona di questa piccola perla horror è lo stile unico e il design dei personaggi, che sembrano essere stati partoriti direttamente dalla mente di Tim Burton durante uno dei suoi giorni peggiori. I tratti grotteschi ed esagerati dei nostri aguzzini, l’atmosfera cupa, distorta, unita a un inquietante concerto di suoni e rumori più o meno vicini, rendono l’esperienza particolarmente godibile e spaventosa al punto giusto.
L’ascesa di Six dalle profondità delle Fauci, un mastodontico complesso che pianta le proprie radici fin sotto il livello del mare, corre di pari passo al declivio del personaggio verso il centro di una spirale di brutalità, alla perdita dell’iniziale innocenza in favore della medesima bestialità dalla quale tenterete così disperatamente di liberarvi. Il gioco vi costringerà infatti ad attraversare enormi sale, inondate da numerose scarpine da bambino, a camminare su pile di corpi macellati, ammassati e confezionati, a nutrirvi della carne dei vostri stessi compagni. Sotto l’occhio vigile e minaccioso della Signora, la proprietaria di questo “ristorante ai confini della realtà”, dovrete semplicemente percorrere un corridodio lineare, passando di stanza in stanza e risolvendo numerosi rompicapo. Sebbene la difficoltà complessiva del titolo sia piuttosto bassa, vi capiterà talvolta di fallire miseramente precipitando in seguito ad un salto mal calcolato o venendo divorati dagli svariati orrori nel caso non riusciate a mettervi in salvo per tempo. Proprio la durata totale dell’esperienza di gioco è il vero tallone d’Achille di Little Nightmares: è infatti possibile terminare il gioco in meno di tre ore, un tempo fin troppo esiguo. Non che pretendessimo una longevità come quella di The Witcher 3, ma indubbiamente un paio di livelli in più non avrebbero di certo guastato anzi, avrebbero dato modo agli sviluppatori di dipanare ulteriormente quella che è una vicenda già piuttosto oscura e misteriosa, la quale ci lascia al termine della nostra odissea con numerosi interrogativi irrisolti.
Concludendo…
La grandezza “soffocante” delle ambientazioni, il design unico e accattivante dei personaggi in pieno stile Tim Burton e un ritmo che ben alterna sezioni più lente a fughe adrenaliniche, rendono la piccola grande opera di Tarsier Studios un’esperienza necessaria, da provare almeno una volta. Nonostante la breve durata e la complessiva semplicità degli enigmi, vi lascerete travolgere con piacere dalla frenesia e dalla paura che tale prodotto saprà assicurarvi.
Little Nightmares dimostra come non siano necessari feti carbonizzati e satanismo per inculcare nel videogiocatore un sano senso di orrore: basta semplicemente ricordargli ciò che la mente di un bambino terrorizzato sia capace di creare.