Il 1999 fu un anno particolare, ma perché vi chiederete? Jovanotti vinse il Festivalbar, il Manchester United conquistò la Champions League ma nulla di tutto ciò deve interessarci. Poco prima dell’avvento del nuovo millennio, il genio sregolato che risponde al nome di Suda51 ci regalò The Silver Case.
Un gradito ritorno
Nel corso di questo fantabolante 2017, il buon Goichi Suda ha deciso di riproporre uno dei propri capolavori al giovane pubblico delle console “Next Gen”. Pubblicato per la prima volta sulla storica casalinga grigia di Sony, The Silver Case è ritornato su PlayStation 4, PlayStation 3 e PC, forte di una freschissima rimasterizzazione e di uno stile audiovisivo davvero particolare.
Prima di addentrarci nell’illustrazione specifica del gioco preferirei eseguire una tipica mossa da “furbacchione”, dicendo che questo non è affatto un gioco adatto a tutti. Trattasi di una visual novel d’avventura, il titolo sviluppato da Grasshopper Manifacture ci catapulterà nel bel mezzo di un thriller poliziesco giapponese, in un futuro non molto distante, ambientato nel grandissimo agglomerato cittadino denominato “24 Distretti”. La trama si divide in due filoni principali: la linea narrativa Transmitter ci metterà nei panni del detective Tetsuguro Kusabi, il quale dovrà affrontare ben sei casi tra rapimenti, omicidi e pazzi furiosi armati di pistola; il secondo dei due invece, chiamato Placebo Report, si concentrerà particolarmente sull’indagine del giornalista Tokio Morishima, il quale compare più volte durante il corso delle indagini di Kusabi.
Molta trama, poca azione
La premessa precedente non è stata effettuata a caso: lo stile di gameplay proposto da The Silver Case potrebbe infatti non essere gradito da molti giocatori, specialmente i più giovani e meno pazienti. Vi ritroverete per la maggior parte del tempo a tener premuto il tasto “X”, leggendo gli innumerevoli dialoghi che accompagnano le immagini su schermo. Indossando le magiche lenti del 1999, questa formula sarebbe stata più semplice da digerire ma trovandoci ormai nel bel mezzo del 2017 non possiamo non chiederci se riproporre l’opera di Suda51 sia stata o meno una mossa oculata.
Per quanto la trama possa essere appassionante, le meccaniche di gioco piuttosto insolite e datate potrebbero dissuadere numerosi potenziali clienti dall’acquisto. Non vi è dubbio quindi che The Silver Case sia un titolo esclusivamente dedicato ai giocatori più stagionati, i quali avranno magari già avuto modo di apprezzarlo sulla prima iconica PlayStation.
Comunicazione di servizio
Escludendo l’aspetto narrativo e l’effettivo valore storico del titolo, avrei voluto prendere volentieri in analisi il comparto tecnico, la bontà delle immagini e delle piccole sezioni filmate. Come i Grammar Nazi più zelanti avranno notato, ho utilizzato appositamente il condizionale: purtroppo a causa di un problema riconosciuto da NIS America stessa e comune a molte copie per PlayStation 4 (sistema sul quale abbiamo testato il gioco), non è stato possibile giocare a The Silver Case in alcun modo. Tale bug infatti non lascia comparire nessun filmato o immagine di sorta, porta a inevitabili crash di sistema quando si tenta di caricare il proprio salvataggio e rende totalmente oscura l’area di gioco: provare a proseguire ulteriormente l’avventura sarebbe stato come giocare a mosca cieca.
Concludendo…
Purtroppo non possiamo esprimere alcun giudizio in merito a The Silver Case, almeno per il momento. Attenderemo quindi che una patch correttiva risolva l’inghippo e ci consenta di portare a termine le avventure del detective Kusabi. Ciò che possiamo fare invece è sottolineare l’importanza storica del lavoro di Goichi Suda, il quale propose nel 1999 la propria visione, riscontrando giudizi positivi da parte di critica e pubblico. Tallone d’Achille di questa remaster è il gameplay legnoso e datato, che potrebbe far storcere il naso prematuramente a molti neofiti, allontanandoli da una delle trame più intriganti narrate verso la fine dello scorso millennio.