Headshot perfetti e bug a profusione: benvenuti in Sniper Ghost Warrior 3!
Gli amanti della nobile arte del cecchinaggio hanno di che gioire in questo 2017. Dopo Sniper Elite 4 uscito giusto pochi mesi fa, un altro gioco concettualmente simile si è affacciato da qualche giorno sul mercato. Stiamo parlando, ovviamente, di Sniper Ghost Warrior 3, il terzo capitolo della saga realizzata dai polacchi di City Interactive, CI Games per gli amici.
A voler essere sinceri non è che i primi due esponenti della serie siano stati titoli particolarmente apprezzati dalla critica, riscontrando però un buon successo commerciale, segno che il fascino del cecchino è sempre forte. Tuttavia questa volta gli sviluppatori CI Games erano chiamati a dare il meglio di sé, a dimostrare che dietro tutto il fumo c’è anche un saporito arrosto.
Ci saranno riusciti? Nì, ma procediamo per gradi.
Il mio nome è John North e sono pronto a ficcarti una pallottola tra i bulbi oculari
Sniper Ghost Warrior 3 ci cala nei panni di Jonathan North, Marine membro dell’unita speciale JOSC, devoto patriota ed eroe di guerra.
Dopo una missione andata nel peggiore dei modi il buon vecchio John assisterà inerme al rapimento di suo fratello minore Robert.
Un duro colpo per il nostro protagonista che decide di prendersi una lunga pausa dai campi di battaglia, perlomeno fino a quando non decide di cimentarsi in una missione rischiosa, rendere sicura la Georgia sventando i piani delle cellule separatiste georgiane. Ma in realtà il vero obiettivo di John è tutt’altro: indagare sugli avvistamenti di un uomo corrispondente alla descrizione di Robert.
Da qui parte l’epopea di Sniper Ghost Warrior 3, una storia raccontata in quattro atti, tra colpi di scena telefonati, battute recitate male, una sceneggiatura da B movie e odiose conversazioni radio. Ci siamo capiti: l’ultima fatica di CI Games probabilmente non vincerà l’oscar per la sceneggiatura, né questo probabilmente è mai stato l’obiettivo dei suoi creatori, che piuttosto hanno preferito concentrarsi sul piatto forte della produzione, ovvero le meccaniche di gioco.
Molto Sniper, un po’ Ghost, poco Warrior
Sniper Ghost Warrior 3 mette a disposizione del giocatore tre tipologie di approccio differente. Sebbene sia un titolo pensato per accontentare gli amanti del cecchinaggio più sfrenato, il gioco non costringe, tranne in alcune rare occasioni, a dover seguire per forza uno stile in particolare. Quantomeno non sulla carta, ma ci torneremo più avanti.
Solitamente lo svolgimento di una missione standard, prevede il raggiungere la zona dell’obiettivo e marcare tutti i nemici con il nostro fido drone da ricognizione. Dopodiché al giocatore spetta la scelta: appostarsi e dare inizio alle danze a suon di colpi precisi e letali sfruttando il fucile da cecchino oppure optare per approcci più diretti, siano essi silenziosi o rocamboleschi “alla Rambo”.
Nel primo caso si assaporano le meccaniche create da CI Games per rendere il cecchinaggio della sua creatura una meccanica stimolante e non una semplice formalità. Non basta solo mirare e premere il grilletto, ma bisogna anche tenere conto di vari fattori, come l’oscillazione della nostra bocca da fuoco, la distanza del bersaglio e il vento, tutte cose che ovviamente influiscono sulla traiettoria dei nostri colpi.
Questo aumenta e non di poco le difficoltà nel fare centro al primo tentativo (ma di conseguenza anche l’appagamento ottenuto in caso di successo), ma se giocherete alla difficoltà standard il gioco vi verrà incontro grazie a un puntatore che si attiverà trattenendo il respiro, indicando l’effettiva direzione che prenderà il vostro colpo.
Oltre alle munizioni standard, potremo poi anche utilizzare un numero limitato di proiettili speciali, da quelli esplosivi, passando a quelli di marcare di marcare i nemici, fino a ai Darpa, dei speciali proiettili che permetteranno di colpire in modo preciso senza dover badare al vento o altri fattori.
Se invece deciderete per approcci più diretti allora si passerà alle meccaniche da Ghost e Warrior offerte dal gioco. Nel primo caso parliamo di meccaniche già viste nei più classici titoli stealth: ci si muove a passi felpati, si sfruttano le zone d’ombra, si evitano le telecamere e si cerca di arrivare alle spalle del nemico per farlo fuori nel modo più silenzioso possibile, magari interrogandolo prima per poter ottenere informazioni utili. Meccaniche semplici ma sempre di grande fascino.
Per quanto riguarda il secondo caso, beh, si fa irruzione e si spara all’impazzata, cosa che solitamente dura pochi istanti visto che ai nemici basterà una manciata di proiettili per farvi fuori, relegando questo modus operandi come ultima risorsa nei casi disperati. E in fin dei conti, considerando l’impronta data alla produzione, è anche giusto che sia così.
Il problema però è che a un certo punto arriva naturale chiedersi “Sì, potrei provare un approccio stealth o entrare ad armi spianate, ma chi caspita me lo fa fare?”
Perché prendersi la briga di perdere tempo a cercare percorsi nascosti, ad aspettare pazientemente nell’ombra il momento giusto per avanzare, quando alla fin fine pulendo l’area con il nostro fido fucile da cecchino si fa molto prima?
È questo il problema di Sniper Ghost Warrior 3: CI Games mette a disposizione tre tipi di approcci differenti ma alla fin fine quello da cecchino risulterà sempre quello più appagante, efficace, veloce e indolore.
Ed è un vero peccato, perché, per quanto ovviamente sia un titolo pensato per gli aspiranti cecchini, il lavoro fatto dal punto di vista di level design è più che buono: i posti dove infiltrarsi sono ampi, ben congegnati, ricchi di percorsi secondari o nascosti e di possibilità di approccio.
Ad aggravare il tutto, poi, ci si mette anche a un’intelligenza artificiale dei nemici davvero altalenante: aggressivi e in grado di fare buone manovre di accerchiamento se vi scopriranno nelle fasi stealth e pecorelle impaurite che si limiteranno semplicemente a nascondersi aspettando non si sa cosa se avvertiranno la presenza di un cecchino, permettendovi di pulire un’area semplicemente cambiando angolo di postazione anche nel malaugurato caso veniate scoperti.
La novità più grande per coloro che vengono dalle due precedenti interazioni della serie sicuramente è la struttura open world del gioco. Durante la nostra avventura visiteremo tre differenti aree di una Georgia afflitta dalla guerra, dove ad ogni angolo è presente una minaccia, possibilmente armata fino ai denti.
Oltre ai vari avamposti che fanno da scenario alle missioni principali e secondarie, la mappa di Sniper Ghost Warrior 3 ha permesso a CI Games di farcire la sua creatura con una serie di punti di interesse, zone in cui si attiveranno dei brevi compiti secondari, come ad esempio salvare dei civili presi in ostaggio o indagare sfruttando la modalità Esplorazione, una sorta di modalità detective alla Batman grazie alla quale sarà possibile individuare tracce o risorse da raccogliere.
A proposito di risorse, è presente anche una componente di crafting, seppur abbastanza semplice e fine a se stessa, che permette di fare il pieno di munizioni, granate o gadget senza dover sborsare vil denaro, impiegabile magari per prendere quel nuovo fucile appena sbloccato.
Infine è presente anche un sistema di progressione che permette di sbloccare tramite punti esperienza numerosi bonus differenti suddivisi in rami che rappresentano i tre differenti stili di gioco.
In entrambi i casi non parliamo di elementi in grado di stravolgere gli equilibri del gameplay, risultando comunque delle gradite aggiunte nel complesso.
Laddove Sniper Ghost Warrior 3 non convince proprio per nulla è l’aspetto tecnico. Il gioco complessivamente non offre una brutta resa grafica e gli esterni sono tutto sommato di buona fattura. Ma basta aguzzare la vista per vedere tante imperfezioni, texture bruttarelle per gli interni, e volti e animazioni che sembrano venire dalla generazione passata.
Come se non bastasse il gioco (perlomeno su PS4, la versione da noi testata) è pieno zeppo di bug e problemi tecnici. Oggetti e corpi che scompaiono nel nulla, cali di framerate, bug audio e più che ne ha più ne metta.
Ma quello che davvero ci fatto uscire dai gangheri sono stati gli improvvisi e fin troppo numerosi freeze, che ci hanno accompagnato nel corso dell’avventura.
Ad aggravare tutto ciò i tempi di caricamento biblici che si presentano ogni volta che si avvia il gioco o quando si cambia area, che possono arrivare anche a cinque minuti. Unite questo, ai freeze sopracitati e al fatto che il malsano sistema di checkpoint fa reinziare da capo una missione se si esce dal gioco ed ecco qua il perché la nostra avventura in Sniper Ghost Warrior 3 ha toccato vette di frustrazione degne del più bastardo dei Dark Souls.
Sulla longevità quantomeno siamo su buon livelli, circa una quindicina di ore per arrivare ai titoli di coda (stima che può variare sensibilmente in base allo stile di gioco che adotterete) e fino a venticinque se deciderete di completare tutte le missioni secondarie o di arrivare al 100% di completamento, cosa neanche possibile allo stato attuale per via, guarda caso, di un bug.
Concludendo…
Mentiremmo se dicessimo che Sniper Ghost Warrior 3 non ci ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Si tratta di un gioco dotato di buon potenziale ma minato da qualche scelta poco azzeccata e una realizzazione tecnica davvero pessima. Tuttavia se siete amanti della nobile arte del cecchinaggio potreste comunque trovare del buono nell’ultimo lavoro di CI Games, magari tra qualche mese, quando il prezzo sarà notevolmente più abbordabile e quando i problemi più gravi saranno stati risolti.