Missione Virtuosa

Nella storia recente della nostra bella Terra – citando Aragorn – si sono succeduti una miriade di eventi grandiosi, questo almeno secondo il punto di vista di noi piccoli bipedi dotati di un presunto barlume di intelligenza. L’allunaggio, la caduta del muro di Berlino, l’alba del nuovo millennio e la messa al bando di Flavio Insinna per un paio di parolacce, sono soltanto pochi esempi di una lista infinita.

Ciascuno di questi avvenimenti, però, impallidisce dinanzi alla missione che il sottoscritto sta cercando disperatamente di portare a termine: introdurre un blasfemo al culto di Metal Gear Solid.

Big Boss l’aveva detto “real heroes are never made public”, nessuno riconoscerà il valore di questa impresa ma la scusa per poter rigiocare, uno per uno, ai capitoli della leggendaria serie di Hideo Kojima ha facilmente debellato qualsivoglia esitazione.

L’epopea di Metal Gear ha più di vent’anni sulle spalle e, nonostante ciò, sono ancora molti quegli elementi insiti nei suoi giochi che continuano a fare scuola anche oggi, nel 2017. Partendo dal presupposto che per parlare esaustivamente della questione non sarebbe certo sufficiente un piccolo speciale, andremo a focalizzarci soltanto su di un particolare dualismo che continua a mantenere inalterato il fascino intrinseco dell’opera magna di Hideo Kojima.

Non esistono fatti ma solo interpretazioni

Il titolo di questo paragrafo lo dobbiamo a Hideo Kojima stesso, è infatti così che ha definito quello che potrebbe essere uno dei punti cardine della serie. L’universo narrativo di Metal Gear Solid è ricchissimo ma sono i personaggi che plasmano questo mondo in eterno status di guerra a destare meraviglia. In molti dei titoli di quest’Odissea videoludica è quantomeno difficile affermare di star effettivamente controllando un protagonista in un oceano di comprimari.

Basta pensare al giovane Naked Snake di Metal Gear Solid 3 per arrivare subito al fulcro della questione.

Il giocatore è chiamato a vestire i panni del soldato che diverrà Big Boss, è vero, ma le imprese che riuscirà a compiere sarebbero state soltanto pensabili senza l’aiuto di altri personaggi? La risposta, per buona pace di tutti, è no.

Il giovane John riesce a portare a termine la sua tragica missione soltanto grazie all’aiuto di, possiamo chiamarli così, altri protagonisti. EVA e ADAM, The Boss, fanno parte del fulcro della narrazione tanto quanto Naked Snake e non possono essere ridotti alla figura di comprimari. Anche una volta divenuto Big Boss, John resterà sempre e soltanto un soldato molto dotato, un uomo che non sarebbe mai riuscito, da solo, ad alimentare una leggenda quasi biblica.

Ogni figura chiave di Metal Gear Solid, ricorriamo alle parole di Jordan Vogt-Roberts, è una “filosofia su gambe”. I protagonisti di Metal Gear sono stati forgiati a colpi di emozioni contrastanti, sentimenti umani, ideologie e opportunismi.

Ma c’è di più.

Di ogni personaggio di Metal Gear Solid ci vengono forniti i tratti principali della personalità e, quasi sempre, anche il suo fine ultimo ma è impossibile poter affermare di conoscerlo a fondo. Cosa spinge Naomi Hunter ad aiutare contemporaneamente Liquid Ocelot e Old Snake in Guns of the Patriots? Perché Big Boss decide di abbandonare il sogno di Kaz Miller dopo i drammatici eventi del 1975? In Metal Gear Solid non esiste una “verità” certa e assoluta, anzi spesso e volentieri ciascun giocatore si ritrova a possedere una “sua” verità, ecco perché quando due fan sfegatati di Metal Gear si incontrano e iniziano a dibattere sui “sacri misteri” potrebbero restare a discutere per giorni.

La rottura della quarta parete

Metal Gear Solid non è soltanto personaggi memorabili, gameplay all’avanguardia e storia strappalacrime. Vogt-Roberts, regista di quel che sarà il primo film dedicato alla serie, ha fatto riferimento anche a un altro aspetto cruciale della cifra stilistica di Hideo Kojima. La tensione che si respira in ogni gioco viene spezzata da piccoli momenti di ilarità, momenti che vedono i personaggi distaccarsi dal proprio “ruolo” per deviare l’attenzione del giocatore su altro. Otacon chiede a Solid Snake di cambiare DISC 1 con DISC 2, invitandolo a seguire correttamente la procedura. Il contatto Codec di Meryl? E’ sulla confezione del gioco, mentre Psycho Mantis utilizza le sue doti paranormali per far “tremare” il Dualshock. In Metal Gear Solid 2 i Patriots ci chiedono di spegnere la console per non incappare in problemi di salute, mentre in Metal Gear Solid 3: Snake Eater è possibile provocare la morte del boss The End tramite infarto. Come giocargli il brutto scherzo? Spostando avanti di una settimana la data nelle informazioni di sistema della console.

Per non parlare degli Easter Egg.

Dire di aver scoperto proprio tutti gli Easter Egg di Metal Gear, anche dopo aver portato a termine ciascun capitolo decine di volte, resta un azzardo.

Il sottoscritto, per esempio, ha scoperto soltanto ieri che è possibile far cadere come birilli i Marines nel tanker di Metal Gear Solid 2: basta mandare a terra un soldato in un angolo della sala per provocare una micidiale reazione a catena (con conseguente crollo del frame rate).

La vera “fiera dell’Easter Egg” è però l’indimenticabile quarto capitolo, Guns of the Patriots. La Solar Gun, il fucile che provoca trombe d’aria (Tanegashima) e le vesti di Altair, sono soltanto un assaggio delle sorprese che Kojima ha posto nel suo gioco per tutti noi giocatori.

“Fratello di luce e fratello d’ombra”, le parole di Liquid Snake non potrebbero definire meglio ciò che è Metal Gear, una serie che non avrebbe lasciato così massicciamente il segno senza questo caratteristico connubio tra tragedia e commedia.

Un’epopea sempreverde

Avremmo potuto parlarvi nello specifico di quanto ogni titolo di Metal Gear Solid sia un vero e proprio paradiso per cinefili, ci saremmo potuti soffermare sul particolare misto tra eventi storici realmente accaduti e fantasia geniale degli autori, elemento questo che ha egualmente contraddistinto ogni capitolo della serie, ma alla fine abbiamo optato per questo dualismo “tragicomico”.

Perché l’abbiamo fatto?

Sono moltissimi i videogiochi che riescono a emozionare il giocatore, così come sono moltissimi quei titoli sinonimi di ore e ore di divertimento. Metal Gear Solid, a tutt’oggi, continua a essere un videogioco nel senso più completo del termine perché riesce a emozionare e divertire al tempo stesso.

Hideo Kojima “regista” è sempre andato di pari passo con Hideo Kojima “game designer”, ed è forse questo il più grande punto di forza della storia di Big Boss e degli “Enfants Terribles”.

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Ha conseguito una laurea triennale in fotografia, cinema e televisione e, attualmente, si dedica a tempo pieno alla divulgazione dell’arte audiovisiva definitiva: il videogioco. Gira e sceneggia cortometraggi, video di dubbia sanità mentale con The Gentlemen e cura il canale YouTube “Lo Spazio di Donte”. Assieme ai compagni d’arme in Cyberludus.com e VG24/7.it, cerca di crescere nel campo del giornalismo videoludico ma, mal che vada, continua a coltivare il sogno proibito: costruire un insieme di piattaforme in mezzo al mare senza il controllo di governi, sistemi e religioni… Outer Heaven.

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