Speed Brawl è la seconda fatica dei canadesi Double Stallion Games, già autori nel 2016 di un titolo molto simile denominato Big Action Mega Fight! La versione affidataci per la recensione è quella relativa alla piattaforma Steam, ma è già anche disponibile sulle console di ultima generazione (PS4, Xbox One e Nintendo Switch).
Se volete conoscere le nostre impressioni su questo fumettoso titolo d’azione continuate a leggere…
Incipit
Le gesta dei nostri eroi avvengono in una Londra distopica, nel 1888. Dopo una guerra durata una decade contro gli invasori lunari dalle sembianze di insetti che vennero chiamati “I Seleniti”, l’impero britannico finalmente riuscì a prevalere. Questa vittoria venne resa possibile grazie al coraggio ed abilità di un ufficiale il cui nome è Hugo Wells, che sconfisse la regina della colonia avversa. Questo avvenimento oltre a permettergli di diventare un eroe nazionale lo ha anche reso il progenitore della colonia dei Seleniti rimasti, che vennero quindi riutilizzati quale nuova massa di lavoro per una grandiosa rivoluzione industriale che investì il paese portando progresso e prosperità. Gli uomini finalmente erano liberi dal fardello di un impiego, che veniva invece svolto dagli alieni assoggettati.
Questa nuova condizione della società portò però una ventata di svogliatezza e disobbedienza tra le masse, che sentivano la necessità di saziare i loro appetiti. Hugo Wells quindi concepì il divertimento finale. Uno sport d’elite dove solo i più coraggiosi, veloci e poderosi guerrieri hanno la possibilità di affrontare le orde di Seleniti schiavizzate per dimostrare il loro valore. Uno sport chiamato Speed Brawl!
Gameplay
Dopo l’introduzione animata si viene introdotti all’immancabile tutorial, che ha lo scopo di preparare il giocatore alle regole di gioco. Sì perché in questo sport non è solo importante riuscire a sopravvivere e sbaragliare i nemici, ma bisogna essere anche veloci nel farlo (da cui il nome). La meccanica del “momento” che il giocatore deve alimentare durante i combattimenti è da subito decantata come uno dei punti di forza di Speed Brawl, perché contribuisce a creare una forte sensazione di sfida al miglioramento che dovrebbe incitare a migliorare le performance ottenute durante il gioco. Non sempre però le sfide prevedono il mero utilizzo della forza bruta per vincere: a volte occorre correre verso il traguardo il più velocemente possibile mentre si attivano alcuni “pali” (le cosiddette Pole Challenge), in altri casi occorre arrecare un determinato punteggio di danno in un tempo predefinito, e così via.
Ad accompagnare il giocatore in questa strana avventura ci sono un totale di 6 personaggi, di cui 2 subito disponibili e 4 che potranno essere sbloccati nel corso della storia. Le peculiarità delle mosse ed abilità degli stessi li rendono abbastanza dissimili, anche se forse un pizzico di creatività in più avrebbe giovato (tre personaggi sono orientati alla velocità e tre invece sono più lenti e disposti verso la forza bruta – nulla di sorprendente).
All’inizio di ogni partita si scelgono due eroi che possono poi essere alternati durante gli scontri premendo un apposito tasto, in maniera molto simile allo storico Kizuna Encounter che nel 1995 introdusse la meccanica del “tag-team” (presa in prestito a sua volta dal Wrestling).
Tutto il gioco può essere anche affrontato da 2 giocatori in coop multiplayer sia in locale che online; entrambi dovranno scegliere due dei personaggi a disposizione (non ci sono vincoli di duplicità – si possono scegliere anche esattamente gli stessi). In tutti i casi il game over si ottiene quando tutti i personaggi di tutti i giocatori esauriscono l’energia a loro disposizione, oppure quando il timer (sempre presente in tutti i livelli) raggiunge lo zero.
Prima e dopo ogni combattimento avviene sempre uno scambio di battute tra i nostri amici ed i cattivi di turno, fino allo scontro finale con il temibile Hugo Wells (che da eroe nazionale nel frattempo è diventato un malvagio dittatore e tiranno dei Seleniti). Questi dialoghi in generale aggiungono un pizzico di spessore ai vari protagonisti della storia e forniscono un contesto, anche se a tratti la narrazione risulta davvero poco rilevante ed addirittura pleonastica – dopo le prime ore di gioco viene spesso voglia di saltare questi intermezzi.
Ogni sfida prevede 3 gradi di successo: bronzo, argento ed oro. Per raggiungerli ci sono quasi sempre vincoli di tempo, ma a seconda del quadro affrontato le regole possono cambiare. In base al risultato si viene premiati con fama (che qui prende il posto dell’esperienza e permette di potenziare le abilità dei personaggi), soldi ed oggetti. Alla stregua di un semplice RPG ogni protagonista infatti possiede tre slot di equipaggiamento: i guanti che permettono di aumentare il danno, le scarpe che aumentano la difesa e l’amuleto che fornisce abilità particolari. Tutti gli oggetti possono essere ricevuti come premio, e quindi venduti nell’apposito negozio disponibile nel menu di gestione. Questi rende disponibili anche alcuni oggetti per l’acquisto, ma l’assortimento offerto è limitato.
Ogni guanto possiede un elemento che le contraddistingue (fuoco, veleno, etc.) che cambia il tipo di danno causato, ma questo aspetto è reso poco interessante dato che non abbiamo notato casi in cui si rende necessario cambiarlo per affrontare meglio una sfida – in generale basta assicurarsi di avere il valore di attacco più alto possibile. Abbiamo trovato gli oggetti genericamente insipidi, ed il fatto che sia tutto predeterminato (ivi incluso l’inventario dei negozi) rende il tutto un po’ statico e poco vario. A questo aggiungiamo che nessun oggetto indossato ha alcun effetto visivo sui personaggi – peccato.
Le abilità sbloccabili per fortuna sono sufficientemente numerose e riportano bene la crescita dei personaggi, permettendo di ottenere nuovi poteri, mosse speciali etc. Da sole costituiscono un buon incentivo a migliorarsi.
Dopo pochi minuti dall’inizio è impossibile non scorgere alcune analogie con il recente Dead Cells. Entrambi i giochi sono fondamentalmente dei platform/picchiaduro con elementi RPG, ed entrambi forniscono un forte incentivo sulla velocità di esecuzione dei combattimenti. Ma mentre il gioco francese fa della sua forza la casualità dei livelli e la ripetizione, in Speed Brawl si gioca su un binario monolitico con tanto di mappa e livelli tracciati a mano dagli sviluppatori: un inizio ed una fine. Persino gli oggetti ed i reward di fine livello sono praticamente tutti prestabiliti – nulla è lasciato al caso.
Combattere è divertente, non siamo sicuramente ai livelli del capolavoro d’oltralpe, ma abbastanza vicini. Oltre alle mosse standard ogni personaggio possiede una o più barre di stamina (a seconda delle abilità sbloccate), ed ognuna di queste permette di utilizzare una mossa speciale che causa un moderato danno. Oltre ad essa è anche possibile caricare una devastante Ultimate Move che abitualmente colpisce un ampio spazio e causa danni ingenti. L’abilità del giocatore sta nel cercare di continuare a colpire i nemici facendo salire il conteggio delle combo – più alto il numero consecutivo di colpi sferrati, più alto il danno causato.
Giocando in multiplayer il divertimento è garantito, ma abbiamo notato che la telecamera purtroppo tende a seguire solo un giocatore, a volte causando problemi all’altro che si ritrova fuori dallo schermo senza sapere cosa sta accadendo – da questo punto di vista c’è sicuramente spazio per il miglioramento.
Comparto tecnico
Il titolo dei Double Stallion vanta una grafica 2D fumettosa chiaramente ispirata ai cartoni animati giapponesi. A tratti è molto convincente, a tratti un po’ meno, ma generalmente si attesta su ottimi livelli. I personaggi sono decisamente ben realizzati e fluidi, ma le ambientazioni sono scarne, e poco varie. In pratica a parte la struttura dei livelli la grafica differisce solo in base alle 4 mappe a disposizione – forse un piccolo sforzo per caratterizzare meglio le scenografie avrebbe aiutato a spezzare la monotonia.
Il comparto audio è composto da una buona colonna sonora che spazia dal j-rock a temi di musica elettronica che incalzano durante l’azione. Gli effetti sonori sono altresì convincenti ed azzeccati, ivi incluse le esclamazioni dei protagonisti mentre pronunciano i nomi delle mosse effettuate (in puro stile giapponese) e la voce del narratore, davvero ottima (solo in inglese, manco a dirlo).
Dobbiamo purtroppo notare che il gameplay è minato da alcuni bug che in svariate occasioni hanno causato un immeritato game over. In particolare spesso è avvenuto che i giocatori od i nemici finiscano in zone della mappa inaccessibili rendendo impossibile procedere oltre; qualche sessione di beta-testing aggiuntiva avrebbe aiutato.
Come è possibile intuire è molto raccomandato l’uso di un joypad, senza il quale è davvero difficile riuscire ad esprimere la necessaria coordinazione nei movimenti, e facciamo presente che al momento è totalmente assente la localizzazione del testo in italiano.
Concludendo…
Dare un giudizio su un gioco come Speed Brawl è un rompicapo. Ci è senza dubbio piaciuto, anzi oseremmo dire che è un gioco che merita la giusta attenzione, perché è ben realizzato e molto giocabile. Combattere è un’esperienza molto appagante. Quando si riesce ad agganciare le combo, schivare e colpire una grande quantità di nemici si prova un’ottima sensazione di soddisfazione. Il gioco inoltre è stato davvero ben bilanciato – i livelli sono stati correttamente concepiti con una difficoltà crescente, e spesso ci è anche capitato di dover tornare indietro per cercare di ottenere i trofei d’oro e potenziare i personaggi prima di poter procedere. Chapeau su questo aspetto.
D’altra parte però non possiamo ignorare i problemi di cui si affligge. Primo su tutti l’esiguo numero di tipologie di avversari che sono tristemente tutti simili se non addirittura identici (spesso cambia solo il colore). Gli stessi boss vengono riciclati spesso (abbiamo l’insettone gigante e poi l’insettone gigante di fuoco, quindi 2 robottoni dorati che però sono visivamente identici ai mob standard, e così via).
I quadri di gioco sono altresì tutti troppo similari – come abbiamo già detto prima le ambientazioni grafiche differenti sono una manciata, ma spesso anche il disegno stesso della loro struttura viene ripetuto tra di essi. Insomma dal punto di vista dei contenuti sarebbe stato giusto investire più tempo, dedicando forse meno risorse sui dialoghi e sulla storia.
Ed infine ci sono i bug, che hanno causato non poche imprecazioni in più di un’occasione, e sono così frequenti che onestamente potevano essere scovati senza sforzo prima del rilascio definitivo (e nel momento di scrivere queste righe, a distanza di 1 settimana dal lancio, ancora senza soluzione).
In conclusione nello stato attuale in cui si trova questo gioco dare un consiglio è arduo. Per i fan del genere è giusto provarlo, perché è realmente piacevole e stimolante, ma siate consapevoli che è un prodotto lungi dall’essere perfezionato. Forse tra un paio di patch potrebbe venire affinato a dovere – non resta che aspettare!