I battle royale hanno conquistato, abbastanza velocemente, la parte più succosa dell’industria videoludica, quella composta da utenti particolarmente propensi a fare acquisti in-game e a macinare infinite ore di visualizzazione su Twitch e YouTube. Non a caso, diversi big del settore hanno già deciso di introdurre questa assuefacente modalità di gioco nei loro titoli di punta. Call of Duty: Black Ops 4, Red Dead Redemption 2, Battlefield V e Counter Strike: Global Offensive sono tra i nomi più importanti ad aver incluso, più o meno timidamente, un match in stile battle royale alla lista delle loro partite competitive.
Ma chi ha il merito di aver sdoganato definitivamente i battle royale? Se DayZ e H1Z1 hanno rappresentato il principio di tutto, è soltanto grazie a PLAYERUNKNOW’S BATTLEGROUNDS se oggi siamo circondati dalle battaglie reali. Il titolo di Bluehole è nato claudicante oltre un anno e mezzo fa, è cresciuto macinando record su record ed oggi ha raggiunto la piena maturità giungendo finalmente su PlayStation 4, al termine dell’accordo come esclusiva temporale su console Microsoft. Il mercato però non aspetta, così l’anno scorso Epic Games ha deciso di buttarsi prepotentemente in questo profiquo mercato con Fortnite. Disponibile sin da subito su console e PC il cartoonesco battle royale ha velocemente sopperito la mancanza di un’esponente di questo mondo sulla console di casa Sony. Oggi il quadro generale è sotto gli occhi di tutti, la community PS4 è molto legata a Fortnite (che è anche gratis) e il battle royale di Epic è stato il gioco più popolare e remunerativo del 2018… Per PUBG è ormai troppo tardi? Riuscirà il titolo di Bluehole ad imporsi su PS4? Questo potrà dircelo soltanto il tempo, noi intanto vi diciamo come se la cava PLAYERUNKNOW’S BATTLEGROUNDS sulla console giapponese.
Winner Winner Chicken Dinner
PLAYERUNKNOW’S BATTLEGROUNDS è il più classico dei battle royale, privo di fronzoli o particolari varianti alla formula. Cento giocatori si paracadutano liberamente su una vastissima mappa, lo scopo è rimanere l’ultimo giocatore (o team) in vita. Si atterra privi di qualsivoglia equipaggiamento, armi e protezioni vanno infatti reperiti direttamente sul campo di battaglia. La formula, di per sé apparentemente ripetitiva, coinvolge in maniera impressionante ed ogni match è diverso dall’altro. La prima fase, caratterizzata dalla scelta tattica dell’area in cui atterrare viene seguita dalla compulsiva e frenetica ricerca del loot utile a sopravvivere. A proposito di loot, è certamente apprezzabile la buona varietà di armi utilizzabili, sono infatti presenti riproduzioni abbastanza credibili di armi realmente esistenti. In tutto potrete contare su una trentina di armi da fuoco, dalle pistole semiautomatiche alle mitragliatrici leggere passando per le rivoltelle e i fucili di precisione. Per quanto riguarda gli altri tipi di equipaggiamenti disponibili, sono presenti elmetti e giubbotti antiproiettili dal valore difensivo variabile e zaini, utili a trasportare un maggior numero di oggetti.
Col passare dei minuti l’area di gioco si restringe progressivamente verso un’area casuale, in modo da rendere inevitabile lo scontro tra i giocatori. I giocatori al di fuori dell’area sicura (safe zone) subiscono danni continuativi fino a morire, nel caso non rientrino in tempo nella safe. Durante la partita, alcune zone casuali della mappa vengono prese di mira da pericolosi bombardamenti, questo espediente aggiunge un pizzico di imprevedibilità e costringe i giocatori a spostamenti improvvisi. Proprio per i lunghi viaggi, possono tornare utili i vari veicoli disseminati nell’area di gioco: motociclette, berline, fuoristrada e moto d’acqua sono alcuni dei mezzi di trasporto che vi torneranno utili durante le vostre scorribande. Nel corso della partita, un aereo sorvolerà la mappa di gioco rilasciando delle speciali casse contenenti equipaggiamento unico. Queste casse emettono un fumo rosso e sono visibili in lontananza, oltre a poter fornire dei notevoli vantaggi possono anche essere sfruttate come trappole, attendendo un malcapitato poco attento e accecato dalla voglia di beccare un’arma particolarmente letale.
E’ possibile personalizzare esteticamente il proprio alter ego virtuale, anche attraverso delle microtransazioni. Esse, in ogni caso, non forniscono nessun vantaggio all’interno del gioco. Si può giocare in solitaria contro gli altri 99 giocatori o in team da 2 e 4 giocatori. Al momento sono presenti tre mappe: Erangel, Miramar e Sanhok ma a giorni sarà rilasciata anche Vikendi, un’ambientazione europea totalmente innevata.
Una partita completa di PUBG può durare tranquillamente mezz’ora, se siete così bravi da arrivare fino alla fine ovviamente!
Costruzioni? No grazie…
PLAYERUNKNOW’S BATTLEGROUNDS si differenzia dal rivale Fortnite grazie ad un gameplay più stazionario e maggiormente orientato al realismo. Il gunplay è gratificante e ogni arma necessita di pratica per essere padroneggiata a dovere. La mira è totalmente manuale ed è possibile switchare dalla prima alla terza persona, mirare è difficile ma una volta colpito il bersaglio bastano pochi colpi per mandarlo al tappeto. Interessante la possibilità di apportare modifiche alle armi. Si trovano, abbastanza facilmente, oggetti come mirini olografici, stabilizzatori di mira, silenziatori ecc.. conferendo un certo grado di profondità allo shooting.
All’inizio PLAYERUNKNOW’S BATTLEGROUNDS può scoraggiare il giocatore alle prime armi, si muore facilmente e all’improvviso, spesso senza nemmeno capire da dove il nostro esecutore abbia fatto fuoco… ma anche questo è il bello, essere costantemente prede e predatori, in un persistente stato di tensione e pericolo, basta un colpo fortuito andato a segno per mandare in vacca una partita perfetta. Per arrivare tra i primi 20-25 giocatori basterebbe camperare e cercare di evitare il contatto col nemico ma una volta giunti alle fasi finali sapersi muovere e fare le mosse giuste al momento giusto diventa essenziale. Giocando in team diventa di fondamentale importanza, ovviamente, la comunicazione e l’organizzazione tra compagni. E’ possibile giocare con i vostri amici o con giocatori casuali, in ogni caso si potrà comunicare direttamente attraverso la chat vocale in-game.
Esteticamente, PUBG prosegue diligentemente nel percorrere la via del realismo. Gli scenari che fanno da sfondo alle battaglie sono ispirati ad ambientazioni di guerra plausibili come l’Unione Sovietica o il sud-est asiatico. Nella loro atmosfera asettica, le mappe di gioco sono credibili e godono di un buon level design.
A livello grafico siamo su livelli alquanto modesti. Il lancio su PS4 è decisamente più stabile e dignitoso rispetto a quanto abbiamo visto appena un anno fa su Xbox One, ciononostante era lecito aspettarsi di più da una produzione che di indie ormai ha ben poco. Se da un lato possiamo godere di un titolo stabile, sia per quanto riguarda il frame rate che è ancorato sui 30 fps su PlayStation 4 Pro (dimenticatevi dunque i 60) sia per quanto riguarda l’assenza di problemi di disconnessioni e lag, dall’altro è innegabile che a livello prettamente visivo il lavoro di Bluehole potrebbe tranquillamente appartenere alla scorsa generazione. Le textures sono grezze e in certi casi si caricano in ritardo (o non si caricano proprio!) e sono presenti fenomeni di pop-up abbastanza imbarazzanti. Inoltre, le animazioni sono abbastanza legnose.
Più solido il comparto sonoro, l’audio design infatti è ben riuscito e giocare con le cuffie restituisce un feeling molto coinvolgente. L’avvolgente silenzio che permea l’ambientazione viene infranto da spari in lontananza che rimbombano in tutta la loro letale potenza e ci costringono a stare particolarmente attenti alla direzione di provenienza dei colpi. Stessa cosa dicasi per il rumore dei veicoli e dei passi nelle vicinanze, insomma dovrete fare attenzione ad ogni singolo rumore se ci tenete alla vostra pellaccia.
Nota di demerito per la mappatura dei comandi che risulta scomoda e macchinosa. La gestione dell’inventario è traumaticamente poco intuitiva così come cambiare arma o ricaricare sono operazioni eccessivamente ferraginose, soprattutto nei momenti più concitati.
Concludendo…
Da circa un anno i possessori dell’ammiraglia Sony non sono più a secco di battle royale, il fenomeno Fortnite e il dimenticabile H1Z1 sono persino gratuiti mentre la modalità Blackout di Black Ops 4 è un alternativa a pagamento valida e meritevole di attenzioni. Nonostante tutto, PLAYERUNKNOW’S BATTLEGROUNDS continua ad avere un fascino innegabile e, anche se l’effetto novità che l’ha portato al successo ormai quasi due anni fa è totalmente svanito, si presenta in ottima forma su PlayStation 4, quantomeno per quanto concerne il gameplay in grado di unire egregiamente immediatezza e profondità. Il papà dei battle royale ha ancora molto da dire, probabilmente non detronizzerà Fortnite ma riuscirà senza ombra di dubbio a ritagliarsi la sua fetta di mercato anche sulla console nipponica. C’è da dire che anche se il lancio su PS4 rappresenta senza dubbio il miglior debutto del titolo su una qualsiasi piattaforma, persistono dei problemi grafici non indifferenti e alcune magagne tecniche che possono rendere meno gradevole l’esperienza di gioco. I battle royale sono una tendenza ma ciò non significa che non abbiano meriti ludici, se siete tra i detrattori provate a dare una chanche a PUBG ma attenti, potrebbe diventare una droga.