Ci ritroviamo in fondo al mare, legati per una parte ad un pesante idolo in pietra che ricorda la testa di un totem indiano e per l’altra parte intorno alla vita. Possiamo muoverci in ogni direzione e cercare di afferrare uno dei tanti oggetti affilati che riposano sott’acqua, ma sfortunatamente la corda è troppo corta per permetterci di raggiungere anche solo un banalissimo coltellino svizzero. Solo un colpo di genio saprà liberarci dai guai, ma chi siamo noi per rovinarvi la sorpresa? Questa famosissima scena può non essere nota ai più giovani, ma non conoscerla sarebbe davvero un errore, al quale bisognerebbe rimediare quanto prima.

Voglio essere un pirata!

The Secret Of Monkey Island”, eterno gioco della LucasArts, approdato sugli scaffali nel lontano 1989, è un’avventura grafica sviluppata per PC e per Amiga: un titolo che ha impiegato poco tempo per entrare, a buon diritto, nell’olimpo dei videogiochi più giocati, amati e venduti di sempre. Grafica coloratissima, personaggi ispirati, umorismo raffinato e una storia bellissima da giocare e gustare fino in fondo. Era l’epoca d’oro delle avventure “punta e clicca”, prima che gli sparatutto e i videogiochi di ruolo prendessero il sopravvento. Dal genio di Ron Gilbert venne creata una serie di videogiochi che verrà dai più definita come una delle più belle saghe mai inventate: la saga di Monkey Island. In questo primo episodio faremo la conoscenza di un giovane di belle speranze, Guybrush Threepwood, con un sogno da realizzare: vuole diventare un temibile pirata! Per farlo dovrà superare degli ostacoli che lo metteranno a dura prova. Primo tra tutti sarà il fatto che nessuno, tranne lui, riuscirà a pronunciare bene il suo nome. Leziosità a parte, il giovane Threepwood sarà il protagonista indiscusso di questa serie e il giocatore sarà chiamato a controllarlo nelle sue gesta. La trama del gioco è semplicemente geniale. Il protagonista dell’avventura è un autentico anti-eroe, che ha poco o nulla a che fare con il rude contesto che lo circonda. Un ingenuo principino circondato da ubriaconi, malfattori, criminali, smargiassi pirati dei caraibi. Approdato in circostanze misteriose sull’Isola di Mélee, il giovane aspirante pirata affida il suo destino alla prima persona che gli capita sotto tiro, una sentinella che soffre di cataratte e disturbi all’apparato uditivo, che lo indirizzerà verso il peggiore locale dell’isola. Lì troverà dei pirati piuttosto influenti sulla “comunità piratesca”, che gli assegneranno i primi compiti e le prime prove da superare per divenire a tutti gli effetti un vero pirata. Da qui partirà l’avventura vera e propria di Guybrush, che nel (vano?) tentativo di superare le fatidiche prove farà la conoscenza dell’amore della sua vita: Elaine Marley, governatrice dell’isola; farà, inoltre, la conoscenza del terribile pirata-fantasma Le-Chuck, anch’egli innamorato della bella Elaine. Non vogliamo rivelarvi troppo sulla storia, basti sapere che le vostre avventure vi faranno arrivare in un’isola considerata, dai più, inesistente: Monkey Island. Qui faremo la conoscenza di un naufrago impiccione, una tribù di cannibali vegetariani e di una scimmia a tre teste. Tutte cose che troveremmo in qualsiasi sconosciuta isola dei caraibi, in fondo!

Devi andare allo Scumm Bar!

Il metodo di controllo adottato è basato unicamente sull’utilizzo di un puntatore, che può essere mosso con qualunque periferica riconosciuta dal gioco e compatibile col sistema. Va da sé che, istintivamente, al giorno d’oggi la gente muove un puntatore su schermo tramite il mouse: è per questo che le avventure grafiche sono sempre state etichettate come genere “punta e clicca”. Quello che, ai tempi ha rivoluzionato il genere delle avventure grafiche, è stato implementare l’interfaccia SCUMM a margine dello schermo di gioco. Tutto quello che il personaggio è in grado di fare è sotto l’occhio vigile del giocatore, il quale è chiamato a inanellare le giuste azioni per poter proseguire nell’avventura, o generare la giusta sequenza di azioni per utilizzare al meglio gli oggetti e le possibilità di interazione offerte da scenario e personaggi secondari. Guybrush potrà tirare, spingere, parlare, aprire, chiudere, raccogliere, dare, esaminare, usare tutto ciò che la schermata offre di interattivo e consistente. L’aspetto visivo del gioco è semplicemente una gioia per gli occhi: sfondi evocativi e pennellati con cura certosina. I personaggi non sono mai intrusivi e vengono sapientemente miscelati al contesto, con una realizzazione grafica dettagliata quanto basta per far breccia nella psiche di un giocatore. Il burbero droghiere senza denti, il pirata spaccone che sputacchia quando parla, il venditore di navi usate vestito con abiti sgargianti, che gesticola e travolge l’avventore con monologhi senza senso mirati a confonderlo e ingannarlo negli acquisti. Ciò che più suscita l’ilarità dell’avventura non è tanto il bellissimo comparto grafico a far da cornice a storia e personaggi quanto la qualità dei testi sullo schermo: il “copione” concepito per i personaggi è semplicemente fantastico, carico di battute e sarcasmo, ironia pungente e intelligenza. Se c’è qualcosa che rimarrà impresso nella mente del giocatore, una volta portata a termine l’avventura, saranno proprio le battute dei personaggi, a volte davvero “leggendarie”.

 

Combatti come un contadino!

E a proposito di battute, come non ricordare la bellissima sezione di combattimenti a fil di spada? La cosa che più entusiasma di questa parentesi è che non sarà la nostra abilità di schermidori a far la differenza, ma sarà la nostra bravura nel rispondere a tono alle offese che riceveremo. I primi tempi, non sapendo più di un paio di offese e di risposte, verremo disarmati facilmente. Il discorso comincia a cambiare quando, dopo poco tempo e molte sfide, saremo in grado di rispondere a tutti gli sfidanti e potremo ambire al titolo di “Maestro della Spada”, ovviamente battendo il vero Maestro. Questa parentesi di gioco, che chiama in causa parecchia abilità retorica, è solo una delle tante piccole parentesi che rendono questo titolo un must per ogni videogiocatore che voglia farsi rispettare. Il sonoro si attesta su livelli discreti, almeno sul piano degli effetti sonori in senso stretto: d’altronde il gioco è uscito sul finire degli anni ’80 e non si poteva certo pretendere una qualità sonora all’avanguardia. Tuttavia niente riesce a strappare giudizi negativi: le musiche che fanno da sublime sottofondo sono semplicemente fantastiche, indimenticabili, e ascoltandole a tanti anni di distanza riescono ad evocare pensieri lontani, emozioni e nostalgie che sembravano essere sopite. Pochi giochi riescono a far breccia in maniera così profonda nella memoria dei videogiocatori e degli appassionati.

Concludendo…

Programmazione impeccabile, scelte di stile mai biasimabili, humor di prim’ordine e difficoltà semplicemente perfetta. Tutto si fonda sulla rapidità di chi gioca a capire come ragionano i personaggi nello strampalato mondo di “Monkey Island”. Niente che non si possa raggiungere con un po’ di logica e di buonsenso. In effetti, gli elogi per questo gioco si sprecano, tanti ne sono stati fatti, e a riparlarne non si riesce a negare l’unicità di quest’opera e la grandissima eredità raccolta solo ultimamente da giochi del calibro di “Runaway”, “Still Life” e pochi altri. Da giocare almeno una volta nella vita.

CI PIACE
  • Scenari e personaggi evocativi e indimenticabili
  • Storia geniale da giocare fino alla fine
  • Musiche d’atmosfera
NON CI PIACE
  • Non a tutti piacciono i pirati e i Caraibi
  • Qualcuno potrebbe “bloccarsi” su alcuni enigmi
Conclusioni

Programmazione impeccabile, scelte di stile mai biasimabili, humor di prim’ordine e difficoltà semplicemente perfetta. Tutto si fonda sulla rapidità di chi gioca a capire come ragionano i personaggi nello strampalato mondo di “Monkey Island”. Niente che non si possa raggiungere con un po’ di logica e di buonsenso. In effetti, gli elogi per questo gioco si sprecano, tanti ne sono stati fatti, e a riparlarne non si riesce a negare l’unicità di quest’opera e la grandissima eredità raccolta solo ultimamente da giochi del calibro di “Runaway”, “Still Life” e pochi altri. Da giocare almeno una volta nella vita.

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