Non è semplice recensire un gioco come At The Gates. Vuoi per il nome altisonante che si cela dietro la sua estetica hand-made elegantemente retrò, ovvero il designer di Civilization V, Jon Shafer. Vuoi anche per una proposta tutto sommato originale, nonostante si abbeveri vistosamente al pozzo dell’immortale saga di Sid Meier. Quello che è certo è che il gioco, un 4X ambientato all’epoca della caduta dell’impero romano, offrirà un valido e sostanzioso “pasto” a tutti coloro che si nutrono voracemente di quei titoli che richiedono grande pianificazione e pazienza. La domanda è una sola: At The Gates è una valida alternativa a Civilization? Scopriamolo assieme!

This is Sparta! Maybe…

Come già detto, At The Gates è un strategico del sotto-genere 4X (eXplore, eXpand, eXploit, eXterminate n.d.r) il quale ci farà vestire i difficili panni di un capo clan alle prese con la sopravvivenza del proprio popolo. La prima grande differenza con il succitato capolavoro targato Sid Meier, è che in At The Gates avremo un singolo insediamento da gestire, il quale potrà esser “smontato” e “rimontato” finché non decideremo di far stanziare le nostre genti in un’area favorevole e rigogliosa, fondando così la capitale del nostro regno. La scelta, la quale ha un sicuro impatto a livello di gameplay, ha altresì un valore di ricercatezza storica notevole: il gioco sarà infatti ambientato tra il IV ed il V secolo D.C, quando immensi movimenti migratori provenienti dall’Asia lambirono i confini dell’Impero Romano, innescando tutta una serie di reazioni a catena che contribuirono alla fine del suddetto.

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Coerentemente alla rappresentazione storico-romanzata del concetto di “Tribù Nomade”, la nostra organizzazione interna e le unità utilizzabili saranno filtrate attraverso i Clan che nel corso della campagna entreranno a far parte della nostra tribù. Ogni clan avrà un “tratto caratteriale” specifico, che comporterà vari effetti riassunti in un’apposita schermata. Ad esempio, clan più belligeranti saranno importanti nelle situazioni inerenti i conflitti armati, mentre altri più orientati al commercio potranno essere addestrati per ruoli inerenti la gestione dei flussi di merci. Esisterà anche una forma di “gestione sociale” dell’insediamento, con un sistema di “rapporti interni”: una nostra decisione errata potrebbe innescare una faida intestina in grado di indebolire notevolmente le fondamenta del nostro insediamento. In aggiunta a quanto citato sopra, per ogni clan esisterà un limite di popolazione specifico, che potrà essere innalzato utilizzando risorse pregiate difficili da trovare. La meccanica, com’è logico intuire, ci costringerà a spendere le suddette con molta parsimonia ed oculatezza, al fine di garantire un certo equilibrio gestionale dell’insediamento in tutti i suoi aspetti.

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Guerra e commercio

La primissima decisione importante che prenderemo sarà quella di tramutare la nostra tribù nomade in una stanziale, fondando la nostra capitale ed il nostro conseguente regno. E non sarà, com’è lecito aspettarsi, una decisione semplice poiché dovremo valutare una serie di parametri socio-economici (risorse, campi coltivabili, accesso all’acqua ecc.), senza perder di vista le questioni più squisitamente belliche (ovvero esplorare a sufficienza alla ricerca di aree di influenza nemiche). Una volta fatto ciò, avremo facoltà di costruire delle Torri di Guardia che serviranno ad allargare i nostri confini di influenza. In più, ben presto accederemo ad una serie di strutture fondamentali per il sostentamento del nostro novello regno, come ad esempio gli edifici estrattori di risorse, i quali saranno fondamentali poiché non “estingueranno” la risorsa prescelta. Com’è logico aspettarsi, avremo facoltà decisionale e di strutturazione della “micro” società che andremo a gestire sotto ogni aspetto: economico, bellico e l’immancabile albero delle tecnologie, piuttosto vasto, che ci consentirà di orientare l’evoluzione scientifica e tecnica del nostro regno.

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Uno dei crucci più gravosi, oltre alla produzione di cibo e alla difesa iniziale dei confini, sarà quello di impostare una fiorente economia in base alle risorse che il territorio prescelto per il nostro stanziamento ci offrirà, tenendo anche in grande considerazione il tempo atmosferico che inciderà notevolmente sulle nostre possibilità di sopravvivenza. Ad esempio, se destineremo un Clan alla coltura dei campi, nel caso di un inverno particolarmente rigido avremo molti uomini in stallo e senza “lavoro”, poiché la neve impedirà loro l’accesso alla terra. Naturalmente, sarà quasi impossibile essere integralmente auto-sufficienti ma, in tale senso, avremo facoltà di acquistare ciò che manca attraverso una carovana che saltuariamente farà capolino nel nostro insediamento.

Il grande piano

Una volta impostati i campi “fondamentali” per la sopravvivenza del nostro popolo, quale sarà il fine del gioco? Ebbene, At The Gates ci impone un “semplice” obiettivo: conquistare Roma o sottomettersi al suo (eroso) potere. Se il primo richiederà ovviamente un apparato bellico di prim’ordine, sia da un punto di vista tecnologico che numerico, il secondo obiettivo sarà pienamente raggiungibile solo attraverso la strutturazione di una fiorente economia. Quale che sia lo scenario, nelle battute iniziali Roma sarà un feroce avversario anche se, col passare degli anni, il declino militare ed economico dell’impero sarà intelligentemente rappresentato da un numero sempre più basso di incontri/raid delle truppe romane e, al contempo, da una influenza tecnologica ed economica via via più rada e debole.

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Sostanzialmente, At The Gates “termina” qui. Il gioco, al momento, offre una longevità sicuramente elevata (caratteristica di base del settore), pur non riuscendo a garantire un pacchetto ludico quantitativamente in linea con i principali competitor del settore. Si sente la mancanza, ad esempio, di una profonda meccanica relativa alla diplomazia. È un problema? Probabilmente no, visto il (possibile) prezzo di lancio inferiore rispetto alla concorrenza e il nome che giace dietro la produzione. Proprio a tal proposito, è lecito immaginare un supporto a lungo termine, che andrà probabilmente a dar sempre più peso al titolo di Jon Shafer in un genere tutto sommato “fermo” concettualmente ai canoni fissati tempo addietro da nomi altisonanti.

Lance e carovane

Da un punto di vista tecnico, At The Gates risulta qualitativamente gradevole e ben realizzato, impreziosito da un’estetica quasi integralmente disegnata a mano e impostata su uno stile a metà fra old style e moderno. Se l’occhio risulterà piuttosto appagato, comunque, non sarà grazie alla “pulizia tecnica” e all’interfaccia. Innanzitutto, è importante sottolineare una serie di scelte “estetiche” nell’organizzazione dell’interfaccia non propriamente funzionali: ad esempio, il menù relativo all’albero tecnologico risulta caotico e difficile da masticare nelle primissime battute, soprattutto quando la ricerca di determinate tecnologie consentirà l’accesso a una decina o quasi di “sotto-ricerche”. In aggiunta, nel corso della nostra prova, sono occorsi alcuni crash occasionali uniti a micro-freeze in occasione del completamento del turno. In linea di massima, comunque, il gioco è scorso fluidamente e senza particolari impedimenti, offrendo un’esperienza tutto sommato armonica.

Concludendo…

A questo punto, con gli elementi principali sciorinati testualmente, la domanda resta ancora la stessa: è o non è un’alternativa a Civilization? In generale, At The Gates è un titolo profondo al punto giusto, il cui gameplay offrirà sì una complessità generale inferiore ai capitoli recenti della saga di Civilization, ma al contempo “dirà la sua” in modo piuttosto originale, “deviando” dai canoni imposti dal titolo di Sid Meier quasi 30 anni fa. Sicuramente, nell’arco di qualche mese e con un po’ di lavoro di limatura ed espansione dei contenuti, il titolo di Jon Shafer potrebbe seriamente imporsi come il capostipite di una nuova “corrente di pensiero” nel sempre più fiorente settore dei 4X.

CI PIACE
  • Premesse strutturali originali
  • Estetica di pregio disegnata a mano
  • Piuttosto profondo e complesso
NON CI PIACE
  • Un (mezzo) passo indietro rispetto ai competitor per contenuti e complessità
  • Comparto tecnico non privo di difetti
  • Interfaccia migliorabile
Conclusioni
At the Gates è un titolo originale e promettente ma che, com’è lecito aspettarsi, avrà bisogno di “lievitare” ulteriormente nel tempo per raggiungere il passo “furioso” dei principali attori del settore, in primis Civilization. Detto ciò, At the Gates è indubbiamente una ventata d’aria fresca nel settore ed una (molto) probabile “silent hit” del futuro prossimo.
7.7Cyberludus.com

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