In questi giorni abbiamo avuto modo di provare a fondo la versione Nintendo Switch di Cuphead, il videogioco “anni ’30” che nel 2017 ha catturato l’attenzione della scena indie videoludica. Per comprenderne la popolarità raggiunta basti pensare che nel corso del 2018 questo incredibile titolo ha raggiunto i tre milioni di copie vendute. Sono passati due anni ed il piccolo studio indie fondato dai due fratelli Jared e Chad Moldenhauer ha deciso di fare approdare la sua creatura sulle coste della console ammiraglia Nintendo, cogliendo anche l’occasione per equipaggiarla di un riuscitissima localizzazione in italiano!
Tempi moderni
CupHead può essere senza dubbio definito un piccolo capolavoro, sotto molti punti di vista. La principale caratteristica di tutta la produzione è ovviamente la scelta stilistica ispirata ai cartoon americani anni trenta, realizzata alla perfezione.
La storia è molto semplice e viene narrata da uno scherzoso cartone animato. I protagonisti sono Cuphead e Mugman, due fratelli dalle fattezze di tazze che vivono nell’Isola Calamaio. Un giorno raggiungono per errore il pauroso Casinò del Demonio dove, iniziando a giocare d’azzardo, riescono ad effettuare una vincita dopo l’altra. Colto dalla frenesia del gioco, Cuphead accetta la scommessa finale proposta da Satanasso Pigliatutto in persona: un ultimo tiro di dadi per prendere tutto il tesoro del casinò, oppure per perdere l’anima. Nonostante le proteste del fratello, che intuisce il pericolo, Cuphead decide di accettare la sfida che, come è facile aspettarsi, non produce nulla di buono: i dadi rotolano nel peggiore dei punteggi e la scommessa è perduta!
Disperati, i fratelli implorano pietà ed il terrificante padrone del casinò gli propone un patto: se loro riuscissero ad estorcere ad alcuni debitori morosi il pagamento dovuto in anime, le piccole tazzine avrebbero salva la vita. L’avventura comincia!
La regola del gioco
Cominciamo col dire che il gameplay è semplice, a dir poco banale: Cuphead, senza la particolarità della realizzazione, non avrebbe mai potuto conquistare il pubblico e la critica come ha fatto. In pillole si tratta di un “run’n’gun” 2D fortemente incentrato su sfide contro enormi boss, ma che non disdegna anche l’occasionale sezione platform o shoot’em’up orizzontale (abbastanza moleste a dire il vero). Si procede su una mappa statica cercando ed affrontando, uno dopo l’altro, gli sventurati debitori del diavolo, che andranno convinti a pagare quanto dovuto (l’anima) a colpi di arma da fuoco. Di norma si tratta di enormi chimeriche creature, che possiedono schemi d’attacco prestabiliti: al giocatore l’arduo compito di memorizzare i pattern di combattimento e riuscire ad uccidere il nemico, schivando nel contempo i machiavellici attacchi. Riflessi e tanta pazienza sono due requisiti assolutamente necessari per affrontare l’avventura, perché in Cuphead si muore, e parecchio!
L’eterna illusione
Ogni livello può essere affrontato in due modalità: normale, o facile. Utilizzando la seconda gli schemi di combattimento del nemico vengono semplificati, ma non permette ovviamente di ottenere una vittoria completa; in linea di massima si tratta di un comodo ripiego quando la pazienza finisce, per consentire di proseguire nella storia e magari rimandare le sfide più ardue ad un secondo momento.
Esiste anche una componente di progressione, perché i nostri infausti eroi possono acquistare vari potenziamenti presso degli appositi negozi, che in cambio delle monete raccolte nei livelli platform saranno ben disposti ad arricchire il loro arsenale.
Le differenze rispetto alle altre versioni sono minime, ma piacevoli – per esempio è ora possibile giocare in singolo tutta l’avventura come Mugman, che prima era relegato esclusivamente come secondo giocatore in coop. Quest’ultima modalità può essere giocata anche con i soli due joycon, uno per ogni giocatore.
La danza delle luci
Cuphead sulla piccola console di casa Nintendo non sfigura: tutto risulta sempre magistralmente animato esattamente come sulle controparti più potenti. Come anticipato nella premessa, con questa edizione è stata introdotta la localizzazione dell’intero gioco in numerose altre lingue, che per fortuna includono l’italiano. Potrà sembrare una banalità, ma l’eccellente qualità che caratterizza l’intero titolo è stata mantenuta anche dai vari traduttori; a questo proposito i ragazzi di Studio MDHR hanno rilasciato una intervista dove spiegano l’approccio utilizzato e il risultato finale è sinceramente ottimo! Ogni singolo, intraducibile gioco di parole, è stato interpretato ed adattato alla nostra lingua, cogliendo in pieno l’ironia dell’originale. Il comparto audio propone una stupenda colonna sonora jazz in puro stile anni 30 che include anche cori e suoni tipici di quell’epoca, ed una serie di effetti sonori invero un po’ anonimi ma azzeccati. Unica nota negativa di questa edizione sono i caricamenti, che risultano leggermente più lenti rispetto alla controparte PC, ma durano comunque una manciata di secondi e non costituiscono un fastidio eccessivo. Non abbiamo notato rallentamenti, bug od incertezze durante le nostre sessioni di gioco.
Concludendo…
Cuphead era e rimane un titolo di primissimo ordine che la piccola console giapponese riesce a gestire egregiamente, aggiungendovi però il vantaggio della portabilità. Si tratta di un videogioco unico ed irripetibile, creato da un gruppo di entusiasti che hanno saputo catturare alla perfezione la grafica, le animazioni, i suoni e le atmosfere dei cartoon americani dei primi anni del novecento. La difficoltà talvolta può sembrare eccessiva, ma non si prova mai una sensazione punitiva, come accade in altri titoli, perché con una buona dose di riflessi, memoria e pazienza ogni sfida può essere sempre portata a termine. Come ciliegina sulla torta è anche in arrivo un ricco DLC che promette un nuovo personaggio giocabile femminile (ms. Chalice), una nuova mappa piena di esseri strampalati da sconfiggere e nuove armi! Stay tuned!