Sono praticamente diciannove anni che la mia vita videoludica è scandita dai lanci di Creative Assembly, forieri di eccitazione e tante, tante ore di divertimento passate a produrre e conquistare. Per chi non lo sapesse Total War è una serie di strategici dalla formula binaria caratteristica, e anche questo Three Kingdoms: Total War non sembra discostarsene: il gioco consta fondamentalmente di due fasi semi-indipendenti, una strategico\gestionale a turni nella quale è necessario pianificare attentamente le mosse delle varie unità nello spazio e gestire la produzione, il consumo e l’accumulo delle risorse; un’altra strategico\tattica, in tempo reale, in cui gli eserciti si danno battaglia.
È con notevole entusiasmo che ho approcciato questo titolo ma, come vedremo nella recensione, non tutte le cose sono andate per il verso giusto.

La strategia in Cina, tra realismo e fantasia

È il secondo secolo dell’Era corrente e la Cina è in un momento delicatissimo della sua storia, il paese è completamente alla deriva a causa delle rivolte dei turbanti gialli e delle guerre tra varie fazioni che aspirano a ricoprire il trono, ora vacante, dell’imperatore. Il generale Dong Zhuo approfitta di questa stasi politica occupando la capitale e insediando un sovrano-fantoccio al suo interno, scatenando la rabbia e le rivolte di tutti i nobili regni della Cina che iniziano a organizzare le proprie armate contro quello che considerano “l’usurpatore”.

È questo il momento conosciuto come il tumultuoso periodo dei Tre Regni, la cui storia è narrata in due testi chiave: “Le Cronache dei Tre Regni” di Chen Shu, un testo storico la cui redazione è attribuita poco dopo il periodo in questione, e “Il Romanzo dei Tre Regni” di Luo Guanzhong, scritto circa mille anni più tardi, praticamente un racconto dal tratto epico con più di un elemento fantasy al suo interno. Questa disamina delle fonti che Creative Assembly ha usato per ricostruire il mondo di gioco non è solo un mero esercizio di stile, ma è alla base della differenziazione ludica delle due modalità di gioco presenti. La prima, definita dalle “Cronache” offre una campagna più realistica e ponderata, la cui componente tattica appare legata maggiormente all’organizzazione delle truppe, alla loro fatica e al loro morale, in maniera non dissimile a quanto offerto in precedenza dai capitoli ad ambientazione storica. La seconda è chiamata “Romanzo” e dispone – anche se con moderazione – di elementi fantasy introdotti nei capitoli della saga dedicati a Warhammer, nel quale i condottieri vengono a configurarsi come veri e propri eroi leggendari, dotati di poteri semidivini e una forza incredibile.

Questa differenziazione, ovviamente, riguarda quasi esclusivamente la fase delle battaglie, quella in cui sembra essere stato concentrato lo sforzo degli sviluppatori nell’opera di aggiornamento. La base del gameplay è rimasta inalterata, con quattro categorie di unità (Fanteria, Cavalleria, Unità da tiro, Armi d’assedio), ognuna con le proprie debolezze e punti di forza, ma sembra tutto rifinito meglio. Certo, abbiamo riscontrato qualche bug che ci ha permesso più di una volta di avere la meglio sulla IA che continuava a rimanere incastrata tra gli alberi, ma, speranzosi riguardo all’arrivo di prossime patch finalizzate al superamento di tali difetti, l’impressione rimane quella di un prodotto equilibratissimo dal punto di vista del gameplay, che poco si discosta dalle iterazioni precedenti del franchise.

La solita minestra, nel bene e nel male

Nonostante l’alto tasso di spettacolarità degli scontri, soprattutto nella modalità “Romanzo”, che spesso culmina addirittura in scontri uno contro uno tra generali, il prodotto è, ludicamente parlando, manchevole di quel “quid” che solitamente caratterizza le uscite della serie Total War.
La parte gestionale di Three Kingdoms: Total War ha puntato sulla tradizione, visto che l’esperienza – come sempre – premia maggiormente la mossa ponderata rispetto a quella dettata solamente dalla forza bruta. Sarà fondamentale dunque comprendere a pieno i fondamentali nell’amministrazione del regno, leggermente rinnovato per meglio adattarsi al contesto in cui è immerso il gioco.

Gli insediamenti si dividono ora in principali e confinanti: nei primi è possibile costruire edifici legati a vari rami tecnologici (militareproduttivoeconomico) diversificando l’economia, mentre nei secondi sarà possibile concentrarsi solo su una tipologia per volta, ma rispetto al passato, i bonus degli insediamenti confinanti sono sembrati molto più determinanti nello spostare gli equilibri di gioco. In particolare sarà fondamentale dedicare estrema attenzione alla gestione della produzione del cibo poiché spesso è capitato di assistere a un velocissimo (3-4 turni al massimo) collasso del nostro regno a causa dei tumulti scaturiti dalla mancanza dello stesso. Non è sicuramente una dinamica innovativa, ma abbiamo trovato la sua implementazione più punitiva del solito.
Leggermente modificata la dinamica di reclutamento unità che ora permette di assoldare un generale con un esercito già pronto anche se non nel pieno della sua potenza, serviranno alcuni turni per dispiegarne le forze al massimo. Inoltre ognuno dei generali nasconde intenzioni, idee ed emozioni personali, starà a noi prenderne coscienza e, nel caso, cacciarli prima di corrompere intere brigate. È importante operare diplomaticamente non solo con gli altri leader, ma anche con il proprio esercito, per aumentarne la compattezza ed evitare atteggiamenti sovversivi in grado di destabilizzare il regno.
Insomma, al netto delle piccole modifiche richieste per caratterizzare nel migliore dei modi la Cina del secondo e terzo secolo d.C., chiunque abbia giocato a un capitolo della serie Total War si troverà a casa, nel bene e nel male.

C’era una volta un italiano e un cinese che non si capivano…

Creative Assembly purtroppo non è riuscita a creare il prodotto perfetto che gli appassionati anelavano giocare con Three Kingdoms: Total War.

Un prodotto così complesso non può permettersi di curare “a metà” la chiarezza dell’interfaccia di gioco, tanto bella quanto confusa nella distribuzione di dati necessari a gestire il proprio regno. Artisticamente ci troviamo di fronte a schermate di eccezionale livello ma in questo genere di giochi è fondamentale spingere sull’immediatezza nella consultazione dei dati.
Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte a un prodotto che sembra fare più di un passo indietro rispetto ai precedenti capitoli della saga – quelli dedicati a Warhammer su tutti. Durante le fasi tattiche i modelli di cui sono composti gli eserciti sono palesemente troppo uguali tra loro (eccezion fatta per quelli dei generali, caratterizzati alla perfezione e soprattutto espressivi come mai prima d’ora) ma se le ottime animazioni riescono a migliorare la situazione a livelli di zoom più alti, quando ci si allontana con la telecamera le unità diventano bruttissime da vedere, masse informi incapaci non tanto di appagare l’occhio del giocatore, quanto restituire una sensazione di verosimiglianza al contesto. Gli effetti e i giochi di luce invece sono degni di lode, e rendono le battaglie notturne un vero spettacolo. La fase strategica presenta, invece, alcune texture in bassa risoluzione che stonano con la complessità morfologica dei dettagli della mappa, nel suo complessorealizzata in modo superlativo.

Three Kingdoms: Total War è anche un gioco pesante come un macigno: nonostante la nostra configurazione (i5 8400, 16GB di RAM e RX 580) ampiamente rientrante nei requisiti raccomandati, gli scatti erano sempre dietro l’angolo, anche riducendo i dettagli. Per migliorare la godibilità del titolo raccomandiamo caldamente un SSD in luogo di un Hard Disk tradizionale poiché le attese di oltre un minuto per caricare le battaglie durante la campagna potrebbero stufare dopo poco.
Dal punto di vista audio ci troviamo di fronte a un lavoro controverso. Il doppiaggio in italiano della voce narrante è decisamente ben realizzato, degno dei doppiaggi del resto del franchise, ma il dialogo tra la stessa e i personaggi principali, doppiati – anche se ottimamente – solo in cinese, sembra “stonare” alle nostre orecchie. Risulta una scelta di difficile comprensione che non fa altro che limitare l’omogeneità che avrebbe aiutato l’immedesimazione.

Concludendo…

Cominciamo col dire che Three Kingdoms: Total War è un degno esponente della saga di cui porta il nome. Dal punto di vista del gameplay innova in pochi aspetti, e quando lo fa non eccede mai. Se per qualcuno potrebbe essere un bene, per altri – che comunque si troveranno a spendere in modo gradevole un considerevole numero di ore – potrebbe costituire una delusione, viste le grandi potenzialità che “I Tre Regni” offre dal punto di vista narrativo. Proprio l’ambientazione della Cina del secondo secolo d.C. è uno dei punti di forza dell’intera produzione, per molti una ventata d’aria fresca poiché il genere degli strategici non ne ha mai fatto abuso (almeno in Occidente). Purtroppo qualche bug, unito a una valutazione tecnica non proprio lusinghiera, concludono un quadro complessivo che non permette al titolo di essere annoverato tra i capolavori del genere, come invece i suoi predecessori avevano fatto.

CI PIACE
  • Due modalità, Cronaca e Romanzo, che cambiano l’esperienza
  • I Leader delle fazioni sono ben caratterizzati
  • Diplomazia “interna” all’esercito
NON CI PIACE
  • Svolge il compitino, ma nulla di più
  • Tecnicamente non eccezionale
  • Interfaccia tanto bella quanto confusa
Conclusioni

Three Kingdoms: Total War, al netto delle piccole novità introdotte per meglio adattarsi al contesto della Cina dei Tre Regni, è il solito Total War, un buon gioco che fa il proprio dovere sotto tanti punti di vista: è divertente, è longevo, è profondo, ma niente di più… e dai ragazzi di Creative Assembly ci si aspetta sempre il capolavoro. Non è il punto da dove la serie deve ripartire.

7.8Cyberludus.com

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Studente di "Archeologia e Culture Antiche" all'università di Salerno, passa il suo tempo interessandosi di tante, troppe cose. Nulla però è in confronto della sua passione per i videogiochi, quasi insana. Predilige il gioco su PC, il retrogaming, gli RPG e gli strategici, ma non disdegna tutto il resto, ad esclusione dei simulatori di guida che evita neanche fossero debiti.

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