Wolfenstein: Youngblood è l’ultimo capitolo di quella che, senza dubbio, rimane la saga FPS più significativa ed amata di sempre. Correva il lontano 1992 quando uscì Wolfenstein 3D, la prima iterazione della serie, che catapultò il genere degli sparatutto in prima persona letteralmente in auge, prima dell’arrivo del “rivale” Doom, ma il resto è storia…
Dopo il grande successo di Wolfenstein 2: The New Colossus era evidente la volontà del team di proporre un secondo spin-off prima dell’arrivo del capitolo conclusivo della trilogia di B.J. Blazkowicz: Wolfenstein: Youngblood si propone infatti come una continuazione diretta dell’ultimo capitolo, ambientata diversi anni dopo gli eventi di New Colossus.
Nonostante alcuni limiti evidenti il titolo in esame protrae comunque dignitosamente la storia ultraviolenta di William Blazkowicz: siete pronti a sterminare nazisti? Cominciamo…

Sangue Giovane
Come annunciato nella premessa, la storia riprende gli avvenimenti accaduti durante Wolfenstein 2 The New Colossus: ci troviamo in una linea temporale alternativa, in un mondo distopico dove i nazisti hanno conquistato il mondo grazie ad una tecnologia evolutissima di cui si sono impropriamente impossessati. William “B.J.” Blazkowicz è riuscito temporaneamente a bloccare l’avanzata nazional-socialista in America e si sta godendo un meritato riposo. Si è sposato infine con Anya con la quale ha messo al mondo due bellissime gemelle: Sophia e Jessica, ormai diventate adolescenti. Nonostante la minaccia nazista sia stata momentaneamente mitigata, le ragazze vengono comunque educate dai genitori alla guerra ed al combattimento. Scelta saggia, si scopre presto, perché i perfidi seguaci di Hitler sono ancora agguerriti e pronti a prendersi una rivincita contro il mondo.
Il gioco ha inizio quando, misteriosamente, il padre delle ragazze – B.J. Blazkowicz – un bel giorno sparisce nel nulla. Subito allarmate, le figlie iniziano una perlustrazione della casa dove infine scovano una stanza segreta; qui comprendono che il padre ha avuto contatti con la resistenza francese in Neu-Paris per qualche oscuro motivo. Pronte a tutto pur di salvare l’adorato genitore, le sorelle rubano un paio di tute potenziate, un elicottero e partono per il salvataggio.
La trama è quindi tutto sommato abbastanza semplice, ma comunque è in grado di emozionare e prosegue dignitosamente la saga. Anche se sicuramente lontana dallo spessore offerto da New Colossus, abbiamo apprezzato l’introduzione delle due nuove protagoniste, Jesse e Soph, che si sono dimostrate forti e determinate tanto quanto il leggendario genitore scomparso.

Gameplay
Youngblood è fondamentalmente un FPS puro, con un pizzico di meccaniche open-world ed alcuni elementi stealth. La componente più innovativa è fornita dalla possibilità di giocare in coop online l’intera avventura insieme ad un altro giocatore umano, in assenza del quale prenderà il posto la CPU. Una delle prime cose da fare infatti è scegliere quale delle due sorelle impersonare, selezionando le varie skin dell’armatura, delle armi ed un potere a scelta tra l’invisibilità ed un attacco poderoso in grado di mandare a terra gli avversari. La componente cooperativa è piacevole, ma si rivela velocemente piuttosto insipida, limitandosi al fastidioso obbligo di operare in tandem con l’altro giocatore su porte, terminali e leve e a dover condividere le vite (vedi dopo). Giocando in singolo la modesta IA a disposizione si muove spesso goffamente, ma per fortuna i ragazzi di MachineGames hanno puntualmente tamponato: accade sovente che il giocatore sia ben nascosto mentre la sorella rimane visibile agli occhi dei nemici, che per fortuna non si allertano. Oppure quando è necessario operare in contemporanea su elementi del paesaggio la IA usufruisce di un comodo teletrasporto istantaneo per non farci perdere tempo: insomma è evidente l’impegno da parte degli sviluppatori volto a non rovinare l’esperienza di gioco in singolo e il loro sforzo è davvero apprezzabile.

I ferri del mestiere
Le nostre beniamine dispongono dei due classici parametri di vita ed armatura sempre presenti in tutti i titoli Wolfenstein. La differenza è che, una volta terminati entrambi, Jesse e Soph piombano in uno stato di “dissanguamento” che gli consente esclusivamente di “arrancare” in cerca di aiuto. Trovandoci in questa condizione, avremo a disposizione pochi secondi prima di morire e perdere una vita “condivisa”, durante i quali l’altra sorella può intervenire per rianimare la controparte più sfortunata. Una volta finite le vite, però, ci ritroveremo davanti all’inesorabile schermata di game-over, ricominciando dall’ultimo salvataggio. Massacrare nemici comporta l’acquisizione di esperienza: le nostre eroine possono salire di livello alla stregua di un RPG semplice. Anche i perfidi nazisti dispongono ognuno di un livello di esperienza e può succedere di incontrare avversari troppo forti (indicati da un teschio rosso vicino al nome), i quali saranno ovviamente molto difficili da abbattere – generalmente è meglio rinviare dopo aver acquisito la necessaria esperienza. Oltre il livello esiste anche un semplice albero dei potenziamenti diviso in tre parti (Mente, Muscoli, Potere) ed ogni arma dispone di diverse modifiche acquistabili che ne incrementano le caratteristiche (mira, danno, cadenza di fuoco, etc.). Sempre tramite la moneta di gioco è possibile anche acquisire nuove skin cosmetiche per le power-armor ed ogni armamento – la varietà non manca. È possibile anche sfruttare una posa speciale ricaricabile che consente alle ragazze di aiutarsi l’un l’altra, per esempio fornendo alcuni piccole ricariche di energia/armatura – anche queste vanno sbloccate acquistandole.

Per un pugno di nazisti
Come da tradizione della serie, Youngblood offre una forte componente stealth, totalmente opzionale visto che nulla vi vieterà di buttarvi ignorantemente contro gli avversari, senza pensare troppo alla tattica. Gli scontri sono violenti e frenetici, ma mai confusi: rappresentano senza dubbio lo stato dell’arte odierno per quanto concerne qualità e giocabilità. Tramite una comoda mappa della metro è possibile spostarsi velocemente tra i vari livelli che compongono la città di Neu-Paris, senza dimenticare il covo della resistenza, che si trova sottoterra, dove vengono elargite le varie missioni. Queste ultime sono generate casualmente, quindi il divertimento è virtualmente senza fine, ma questo conduce inevitabilmente a scontrarsi con il più grosso difetto di questo titolo: la varietà.
Le mappe sono ben realizzate, ma poco varie fatta eccezione per alcune location più particolari e purtroppo sono davvero poco interattive (si possono distruggere a malapena le casse ed gli emettitori di allarmi), quindi alla fine purtroppo l’impressione è quella di combattere sempre negli stessi posti. Le schiera nemiche si compongono di circa una dozzina di tipi diversi, ma poco diversificati: si va dal semplice soldato senza armatura al bipede meccanico alto 2 piani che scaglia enormi missili teleguidati, passando per il già noto enorme cane robot. Non mancano alcuni boss, giusto due o tre, che fanno esclusivamente parte delle missioni principali della storia, lunga in totale circa 9-10 ore di gioco.

Comparto tecnico
Wolfenstein: Youngblood viene mosso dal prodigioso motore id Tech 6, che garantisce un’ottima fluidità anche nelle fasi più assurdamente caotiche di combattimento. La grafica è eccellente, l’unico appunto è sulla già citata assenza di varietà che si percepisce purtroppo in special modo nei paesaggi ed ambientazioni. Le cut-scene sfoggiano una qualità leggermente altalenante – in generale niente di eccezionale. Il comparto audio è ottimo offrendo una serie di effetti sonori che, sebbene siano in parte riciclati dai giochi precedenti, rimangono comunque efficaci. Le musiche di sottofondo ricadono inevitabilmente in secondo piano (durante gli scontri si sentono a malapena), ma abbiamo comunque più che apprezzato lo stile ispirato agli anni ’80 che il compositore Martin Stig Andersen è riuscito ad adottare e per i fan dei Nine Inch Nails in un paio di tracce si può udire il loro chitarrista Robin Finck (potete anche trovare una sua intervista a questo indirizzo). I ragazzi di MachineGames hanno appena rilasciato la versione 1.03 che corregge una miriade di piccoli bug rendendo il gioco già oggi virtualmente perfetto – l’unica nota dolente rimane la già citata IA che muove la sorella quando si gioca in singolo, ma grazie alle mitigazioni adottate dagli sviluppatori non preclude assolutamente il divertimento. Facciamo infine presente che per giocare a questo titolo sarà necessario utilizzare un account sul cloud di Bethesda.

Concludendo
Nonostante la scarsa varietà Wolfenstein: Youngblood ha saputo divertirci tantissimo ed ha esercitato su di noi un forte fattore rigiocabilità, grazie soprattutto ad una riuscita componente di crescita dei personaggi e ad un gameplay di prim’ordine: giocato in piccole sessioni riesce sicuramente a dare il meglio. Acquistando l’edizione Deluxe, che costa oggi 10€ in più, oltre ad ottenere una serie di skin e pose aggiuntive sarà possibile invitare un amico in possesso dell’edizione TRIAL a giocare alla versione completa del gioco tramite il “Buddy Pass”. Aspettando il prossimo capitolo della saga, che sicuramente arriverà, non possiamo che consigliare questo titolo a tutti i fan degli FPS.