RAD è l’ultimo lavoro di Double Fine Production, team fondato nel 2005 dal veterano Tim Schafer. Nel corso degli anni, la software house statunitense ci ha abituati a giochi profondamente imperfetti ma comunque godibili e divertenti, vi basti pensare ai primi due titoli realizzati dall’azienda: Psychonauts e Brütal Legend.

Possiamo anticiparvi sin da adesso che anche RAD è un buon prodotto: eccentrico, a tratti geniale, e spassoso nonostante i suoi innegabili difetti. In ogni caso, se amate i rogue-lite dall’animo spiccatamente arcade, gli anni ’80 ed i mondi post-apocalittici questo titolo potrebbe fare tranquillamente al caso vostro…

Un pianeta da salvare

In RAD prendiamo il controllo di un ragazzino in un mondo dilaniato da ben due apocalissi. Sì, come da consuetudine la razza umana ha sconquassato il pianeta portando alla nascita di aberranti mostruosità mutate pronte a divorare i pochi superstiti rimasti in giro. Dopo aver vissuto in un mondo desolato per diverso tempo, giunsero i misteriosi Guaritori che tentarono di salvare il salvabile attraverso delle avanzate tecnologie. Purtroppo qualcosa andò storto… decisamente storto. Ci ritroviamo così su un pianeta straziato da rifiuti tossici e tecnologie ultra-moderne, il tutto in un contesto basato sull’iconografia anni ’80.

Sta a noi rimediare agli errori del passato. Armati con una particolare mazza da baseball, arriva il momento di avventurarci nella Steppa con lo scopo di trovare nuovi fonti d’energia e far risorgere le antiche tecnologie dei Guaritori. Così facendo, ripuliremo il pianeta Terra riportando il verde a discapito dei melmosi rifiuti tossici che hanno preso il sopravvento. Tuttavia, avventurarsi in un mondo stravolto da inquinamento e radiazioni non è certamente un’impresa esente da rischi e ciò porterà anche noi ad essere soggetti al marciume che ci circonda. L’esposizione alle tossine ci porterà così a mutare perdendo le nostre aggraziate forme da fanciulli ma si tratta di un rischio minimo se l’obbiettivo ultimo è quello di salvare l’intera razza umana.

Ha così inizio la ciclica struttura ludica dell’avventura. Si comincia nei panni di un ragazzino, si imbraccia la mazza futuristica e si va a menar le mani in aree tossiche generate proceduralmente mutando svariate volte e sperando di non lasciarci le penne anzitempo. Stiamo parlando di una formula rogue-lite abbastanza canonica. Ogni run vi fa guadagnare punti esperienza e strumenti utili per le successive run. Sconfiggere un boss vi consentirà di depositare oggetti e denaro nell’hub centrale, in modo da cercar di rendere meno ostiche le partite seguenti. Combatti, muori, ripeti facendo sempre qualche piccolo progresso ad ogni run.

Piacevoli mutazioni

La struttura di gioco è dinamica, per non dire frenetica, ed è caratterizzata da una visuale isometrica e da una piacevole grafica in 3D.

Pur appartenendo ad un genere di giochi ben definito, RAD apporta un paio di interessanti modifiche alla consueta formula di base. Parliamo innanzitutto delle scarpe del protagonista: realizzate attraverso un’antica tecnologia, le vostre calzature lasceranno una scia di crescita verde ovunque voi andiate. Questo simpatico espediente di game design vi permetterà di orientarvi con maggiore facilità, il che è una gran cosa in un gioco basato su dungeon randomizzati. Inoltre, avrete modo di muovervi più velocemente nelle aree ripristinate e ciò potrebbe portarvi a fare un rapido giro d’esplorazione dell’area memorizzando i nemici presenti ed andare successivamente all’attacco sfruttando la superficie più agevole.

Il sistema di combattimento di RAD è, invero, alquanto basilare e basato sulla pressione di pochi e semplici tasti utili a saltare, schivare ed attaccare. Sono presenti anche un paio di attacchi potenziati effettuabili grazie ad alcune combinazioni di comandi che avrete modo di sperimentare sul campo di battaglia. Purtroppo abbiamo riscontrato una certa legnosità negli attacchi del protagonista e ciò ha reso meno vispo l’incedere.

O.G.M

La vera particolarità del gameplay è data proprio dalle già citate mutazioni. Progredendo nell’avventura, il nostro malcapitato protagonista vedrà integrarsi al suo esile corpicino schifezze di varia natura che rappresenteranno un aiuto non da poco in battaglia. C’è da dire che i ragazzi di Double Fine non hanno certamente lesinato in inventiva ed estro per quanto riguarda la realizzazione delle varie mutazioni. Nel gioco non c’è modo di sapere in anticipo cosa fuoriuscirà dal proprio corpo, che siano delle spine che fuoriescono dal dorso utili a danneggiare i nemici vicini, un simbionte piazzato sullo stomaco che aspira tutto ciò c’è nei dintorni o un braccio in fiamme che lancia fuoco verso i nemici… questi sono solo alcuni degli “equipaggiamenti” che potrete utilizzare in combattimento.

Per arricchire la varietà sono previste anche delle mutazioni “passive” che potenziano alcuni effetti delle mutazioni principali o incrementano alcune statistiche del nostro personaggio, fornendo vantaggi di vario genere.

La randomicità dei power up funziona solo a metà. Sicuramente questa imprevedibilità garantisce una minima dose di diversificazione tra le run ma forse non è bilanciata a dovere visto che alcune mutazioni risultano decisamente meno vantaggiose di altre. Può persino capitare che innesti attivi e passivi non combacino a dovere, il tutto in favore di una progressione scandita in maniera non particolarmente impeccabile.

Più che la pratica e la strategia, in RAD saranno essenziali prontezza di riflessi e freddezza per arrivare ai titoli di coda. Si sta comunque parlando di un titolo difficile, in cui perirete parecchie volte, e caratterizzato da un sistema di morte permanente che metterà a dura prova la vostra pazienza. Il titolo richiede un completamento one-shot, quindi ricomincerete dal principio dopo ogni game over. Nonostante la proceduralità di mappe, forzieri ed ambientazioni il rischio monotonia è dietro l’angolo e viene smorzato soltanto in minima parte dalla varietà di mutazioni.

L’impatto grafico di RAD è certamente piacevole, grazie ad un cel shading in stile cartoon ben amalgamato. La visuale isometrica forse non rende pienamente giustizia ai colorati ed eccentrici modelli 3D di nemici e mutazioni ma l’estetica anni ’80 ruggisce talmente prepotentemente da non poter passare inosservata. Chiudiamo la breve parentesi sul comparto tecnico menzionando l’eccezionale colonna sonora elettronica che vi accompagnerà nel corso dell’avventura, capace di fomentarvi già dal menù iniziale.

Concludendo…

RAD è un titolo dalla doppia identità. L’inevitabile ripetitività del gameplay viene parzialmente mitigata dai ritmi frenetici ed incalzanti dell’avventura. Il livello di sfida è alto e serve tanta pazienza per non farsi cogliere dallo sconforto dopo ogni morte. Tuttavia, game over dopo game over, l’ultima fatica di Double Fine Productions riesce nell’intento di tenere il giocatore incollato allo schermo con l’inesauribile voglia di migliorare il proprio risultato, incrementando esponenzialmente il monte ore di gioco. A tal proposito, è un gran peccato l’assenza di una modalità co-op con cui divertirsi insieme ai propri amici.

CI PIACE
  • Irriverente e colorato
  • Tante mutazioni differenti
  • Soundtrack clamorosa
NON CI PIACE
  • Ripetitivo
  • A tratti eccessivamente punitivo
Conclusioni

RAD è un rogue-lite tanto imperfetto quanto divertente. La notevole mole di power up differenti riesce, in parte, a smorzare la ripetitività di fondo del titolo.

7.5Cyberludus.com

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Alla costante ricerca di se stesso e del suo ruolo nel mondo, perde la sua verginità videoludica con la gloriosa PS1 e da allora è un amore in costante crescita. In quanto appassionato di cinema apprezza particolarmente i videogames in grado di raccontare storie interessanti e coinvolgenti. Attende con impazienza una cruenta apocalisse zombi per mettere in atto tutto ciò che ha imparato grazie a Resident Evil e The Last of Us.

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