Need for Speed Payback, sicuramente, non è stato il capitolo più memorabile dell’intera saga automobilistica di EA. Il titolo, a differenza del buon “reboot” del 2015, si portava dietro alcune meccaniche infelici – tra cui le odiosissime card potenziamento – che obbligavano il giocatore ad un grinding eccessivo, specialmente nelle fasi finali dell’avventura.
Dopo quasi due anni di “silenzio stampa”, i ragazzi di Ghost Games – studio che vanta tra le proprie fila ex dipendenti di EA Black Box, Criterion Games e Playground Games – tolsero ufficialmente il velo dalla nuova iterazione di Need for Speed, disponibile da qualche giorno su Playstation 4, Xbox One e PC (ancora in esclusiva sul launcher Origin).

Need for Speed Heat segna un traguardo importante per la serie automobilistica targata Electronic Arts: si tratta infatti del ventiquattresimo capitolo che, tra le altre cose, celebra il 25° anniversario della saga.

Lo Showdown di Palm City

Gli eventi di Need for Speed Heat prendono luogo nella città di Palm City (location di fantasia, liberamente ispirata a Miami), durante l’importante competizione chiamata Speedhunter Showdown – concettualmente simile all’Horizon Festival della saga “rivale” targata Microsoft, Forza Horizon – una vera e propria competizione automobilistica estesa per tutta la città che attira corridori da tutto il paese per competere in gare, legali durante il giorno e clandestine durante la notte. Non incline al “trambusto” notturno per le strade, il tenente Frank Mercer, leader della task force ad alta velocità del dipartimento di polizia di Palm City, in piena diretta televisiva annuncia il suo intento di inseguire e arrestare spietatamente tutti i corridori di strada della città.

Il tenente Frank Mercer è a capo di una task force contro i corridori clandestini di Palm City.

Ed è qui che inizierà la nostra avventura tra le strade di Palm City.

Selezionato il nostro corridore – tra una manciata di scelte messe a disposizione dal gioco (più avanti potremo personalizzarlo con nuovi capi di abbigliamento) – giungeremo a Palm City giusto in tempo per lo Showdown. Arrivati nel garage di Lucas Rivera, un meccanico locale e un corridore di strada in pensione, potremo acquistare il nostro primo “bolide” da corsa. Rivera, fin dalle prime battute ci aiuterà a partecipare alla nostra prima gara dello Showdown, diventando – tra le altre cose – il nostro meccanico di fiducia, ovvero il punto di riferimento per quanto riguarda il tuning estetico e “prestazionale” delle auto del nostro garage. Durante le prime fasi dell’avventura incontreremo la sorella minore di Lucas, Ana Rivera, membro attivo dell’organizzazione che, da anni, organizza corse clandestine nei sobborghi di Palm City. Insieme ad Ana formeremo una nuova crew per scalare le fila dei piloti di strada di Palm City e guadagnare così un posto nella Lega, la più grande associazione cittadina che vanta tra le proprie fila i migliori piloti su strada.

Dal punto di vista meramente narrativo, i ragazzi di Ghost Games hanno optato per un plot piuttosto classico, privo di particolari colpi di scena e, a conti fatti, banale e poco originale. È anche vero che chi si approccia ad una serie automobilistica difficilmente lo fa per la trama, ma per il discorso Need for Speed, serie da sempre “avvezza” alle trame alla Fast and Furious, ci saremmo sicuramente aspettati una maggior cura, per rendere quantomeno interessante il plot generale dell’avventura.

Ritorno alle origini

Lo stile di guida proposto dai ragazzi di Ghost Games è la quintessenza dell’arcade. A differenza del “rivale” Forza Horizon, Need for Speed Heat punta a far breccia nel cuore dei videogiocatori di vecchia data della serie, con una formula di gameplay immediata che richiama a gran voce quello degli storici Underground e Underground 2. Scordatevi quindi un sistema di danni realistico – esiste una sorta di barra della salute del veicolo, ma è tutto gestito in maniera semplicistica -un’aderenza delle gomme sull’asfalto poco veritiera ed, infine, una lunga serie di possibilità di personalizzazione sul fronte tuning.

Potenziare il veicolo sarà necessario per tenere il passo nelle competizioni.

L’intelligenza artificiale ci è parsa tutto sommato soddisfacente: ogni competizione all’interno del gioco sarà categorizzata in base al “livello” del nostro veicolo, che potrà essere aumentato a nostra discrezione andando a comprare potenziamenti presso l’officina. Come i due precedenti capitoli, sono stati introdotti gli inseguimenti con la polizia – vero e proprio marchio di fabbrica della serie – gestiti però da un’intelligenza artificiale non proprio eccelsa. Gli inseguimenti con la polizia, se gestiti a dovere, saranno in grado di regalarci un notevole quantitativo di crediti e punti reputazione che, se aumentati oltre un certo livello, ci consentiranno di avanzare nella modalità storia. Fallire un inseguimento, esito non scontato per i giocatori alle prime armi, ci farà perdere crediti che avremo potuto altresì sfruttare per potenziare a dovere il nostro bolide. Pad alla mano il titolo si è dimostrato tutto sommato soddisfacente, riuscendo a riprendere quanto di buono era stato impostato dalle due precedenti iterazioni. Lo stile di guida volutamente arcade dei ragazzi di Ghost Games ci consentirà di affrontare i circuiti cittadini a tutto gas, sfruttando l’intuitivo sistema di derapate e l’intramontabile NOS che, durante i rettilinei, sarà in grado di darci una bella spinta in accelerazione.

Di giorno o di notte, bruciare l’asfalto sarà la nostra nuova ragione di vita per diventare il numero uno dello Showdown.

A differenza delle due precedenti iterazioni, una volta usciti dall’hub centrale – il garage di Lucas – potremo scegliere se girare per le strade di Palm City nelle ore diurne o notturne: a seconda della scelta, infatti, lo stile delle competizioni cambierà drasticamente, visto che le pattuglie di polizia non ci daranno alcun fastidio durante lo svolgimento delle gare legalizzate dello Showdown durante il giorno.

Tenendo fede all’impronta open world dei capitoli dell’era d’oro Playstation 2, potremo liberamente esplorare Palm City, cittadini ispirata per buona parte a Miami che vanta, tra le altre cose, ampie sezioni di campagna. La mappa, eccellente livello di dettagli a parte, vanta un buon numero di collezionabili che offrono una buona dose di materiale per i giocatori completisti intenti a portare alla luce ogni segreto. Per qualche arcano motivo, gli sviluppatori hanno ridotto drasticamente il numero di veicoli civili, rispetto alle passate edizioni, trasformando una possibile e caotica località di vacanza in una città fantasma.

Il paradiso del tuning

Il parco auto di Need for Speed Heat è decisamente soddisfacente. Dalle Ford Mustang alle Ferrari avremo solo che l’imbarazzo della scelta, grazie ad un totale di 126 automobili acquistabili e interamente personalizzabili. Imparando dagli errori grossolani di Payback, i ragazzi di Ghost Games hanno reintrodotto un sistema di tuning concettualmente più simile a quello del reboot di quattro anni fa, che fornisce al giocatore un editor estetico estremamente potente e versatile. La componente online, anche in questo caso, ci consentirà di esplorare le numerose creazioni della community, dandoci così modo di scaricare wrap personalizzati ed applicarli in tempo zero al nostro veicolo.

Il sistema di personalizzazione del veicolo non è mai stato così vasto.

Abbandonate le terribili card potenziamento del precedente capitolo, Heat offre una vasta gamma di possibilità per aumentare le prestazioni dei nostri bolidi: motori sportivi, nitro, freni…trasformare un veicolo non adatto alle corse su strada in un vero e proprio “mostro” dell’asfalto sarà un gioco da ragazzi a patto, ovviamente, di disporre di un adeguato numero di crediti. Alcune competizioni, inoltre, ci consentiranno di guadagnare pezzi di ricambio gratuitamente, che dall’officina potranno essere montati al veicolo.

Abbiamo avuto modo di giocare Need for Speed Heat – in versione PC – su una configurazione piuttosto “carrozzata” per il gaming fullHD. Ecco le caratteristiche della macchina:

Scheda video: GeForce GTX 1080 Ti
Driver video: 441.20
Processore: Intel Core i7-8700k
RAM: 16 GB DDR4

Aumentando i dettagli al massimo, il titolo Ghost Games ha saputo regalarci non poche gioie. Grazie all’uso dell’eccellente Frostbite Engine, Need for Speed Heat su PC è un titolo incredibilmente dettagliato: dai modelli poligonali delle auto fino al sistema di illuminazione, in grado di dare risalto alle ambientazioni cittadine, siamo rimasti colpiti dalla mole di dettagli generali che, inoltre, non ha accennato un minimo di affaticamento per tutta la durata dell’avventura.

Buona anche la colonna sonora che, gusti personali a parte, vanta una nutrita lista di brani più o meno famosi, che ci accompagneranno durante le nostre vivaci scorribande sulle strade di Palm City.

Concludendo…

Need for Speed Heat cancella molti dei grossolani difetti di Payback, riportando la serie automobilistica di EA sulla buona strada. Eccezion fatta per alcuni storici difetti di design – ed una modalità storia banale e colma di cliché – Heat si è dimostrato un eccellente racing game arcade che, seppur non toccando le elevate vette qualitative di Forza Horizon (a nostro parere irraggiungibile nel genere dei racing arcade) si è dimostrato divertente e variegato, grazie anche ad un sistema di tuning profondo e soddisfacente che, per molti aspetti, ci ha riportato indietro di molti anni a quello che consideriamo “il periodo d’oro della serie”, con i capitoli Underground e l’intramontabile Most Wanted.

CI PIACE
  • Modello di guida immediato e divertente
  • Tuning approfondito, privo delle card potenziamento dello scorso capitolo
  • Buon comparto tecnico
NON CI PIACE
  • Storyline non particolarmente originale
  • Città un po’ “vuota”
  • Alcuni problemi di IA (specialmente nei poliziotti)
Conclusioni

Need for Speed Heat riporta la serie di Ghost Games sulla “buona strada”, andando a limare molte delle problematiche che affliggevano la precedente iterazione. Personalizzare a puntino il proprio bolide ed affrontare competizioni a tutta velocità, sia in singolo che online, resta sempre una tra le caratteristiche più appaganti dell’intera saga che, anche in questo capitolo, ci sentiamo di approvare in tutto e per tutto.

7.7Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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