Poco più di un anno fa, su queste pagine abbiamo avuto il piacere di “parlarvi” di uno dei più graditi ritorni di questa generazione: ci riferiamo a Shenmue I & II, in edizione remastered. L’operazione, quanto a qualità obiettiva, fu tutto fuorché magistralmente eseguita: a posteriori, potremmo quasi dire si sia trattato di un semplice compitino. Ciononostante, in quell’occasione a colpirci positivamente furono le inossidabili “qualità spirituali” dell’opera di Yu Suzuki, capaci di fare breccia nel nostro cuore di videogiocatori con una forza e una naturalezza tipiche soltanto delle prime volte (!), dei primi sguardi, dei primi passi mossi in luoghi ancora del tutto inesplorati.
Oggi, finalmente, è giunto il momento di accompagnare nuovamente il giovane Ryo nella sua odissea, con la speranza di poterci immergere ancora un volta in un’esperienza “categoricamente unica”.
Stringendo tra le mani la nostra copia di Shenmue III, si fa strada un pensiero: noi giocatori più “freschi”, per così dire, siamo davvero in grado di comprendere appieno la particolarità (e contemporaneamente la delicatezza) del momento? La curiosità e la voglia di giocare di chi può aver atteso una manciata di mesi o poco oltre sono un paio di maniche. Diverso è il caso di coloro i quali, invece, hanno aspettato quasi diciotto anni. Difficile immaginare la commistione di sensazioni che (ne siamo convinti) in questi momenti pervaderà gli animi di quest’ala purista, la stessa che fino a poco tempo fa aveva con ogni probabilità perso le speranze, oramai certa di non poter più assistere alla conclusione di una bella storia.
Shenmue, nel bene e nel male
Prima di spendere qualche parola a proposito di Shenmue III, urge una premessa per ciò che concerne l’aspetto narrativo. Limitatamente a quest’ultimo, infatti, abbiamo deciso di evitare qualsivoglia introduzione o anticipazione di sorta. Ciò, nel pieno rispetto sia degli eventuali nuovi giocatori intenti ad avvicinarsi per la prima volta alla saga (tenuti però “obbligatoriamente” a recuperare i primi due capitoli), sia degli appassionati che, diversamente, ritroveranno Ryo proprio dove lo avevano salutato.
Il percorso di vendetta del giovane giapponese prosegue nel villaggio di Bailu, in Cina, in compagnia della bella Shenhua. Le ambientazioni di questo agognato terzo episodio, già introdotte nelle fasi conclusive del titolo datato 2001, si presentano sin dai primi istanti in tutta la loro rigogliosità. A farla da padrona è la natura di uno scenario squisitamente bucolico e dai colori sgargianti, entro un contesto che non manca di ostentare con una certa fierezza ritmi e “modelli di vita” ben distanti dalla nostra quotidianità. Gli stessi abitanti di questa realtà ne incarnano alla perfezione lo spirito: la quasi totalità degli Npc di Shenmue III, infatti, conduce un’esistenza semplice e priva di avvenimenti eclatanti. Quest’ultimo aspetto si manifesta senza esitazione nei dialoghi, molto spesso inevitabilmente banali o ripetivi pur nella loro brevità.
Dovrebbe essere già chiaro: Shenmue III, proprio come i suoi predecessori, riesce a stupire il giocatore sia nel bene che nel male. Lo fa offrendo una “visione di insieme” unica, dall’ampio respiro e forte di un pizzico di magia: una caratteristica intrinseca della serie, che non per mero caso è riuscita a guadagnarsi un posto nell’olimpo dei videogiochi. Eppure, rovescio della medaglia, oggi più che mai Shenmue non riesce a nasconderci la sua artificiosità, oltreché la sua (volontaria) limitatezza. Eccoci dunque impegnati nell’esplorazione di un territorio sì aperto e dettagliato (seppur non sempre con la stessa meticolosità), ma anche costretto da barriere, da percorsi obbligati, da una pochezza di contenuto che non tarda a manifestarsi.
Pregi e limiti su vasta scala, ovviamente, trovano corrispettivi anche nei dettagli. Basti pensare, per esempio, allo splendore dei piccoli negozietti che circondano il mercato del villaggio: la cura dei loro dettagli è semplicemente una meraviglia. Girovagare tra le bancarelle osservandone (direttamente in soggettiva!) i prodotti o i manufatti è uno dei numerosi piccoli piaceri di Shenmue III. In occasioni come questa, la nuova creatura di Yu Suzuki ci premia facendoci sperimentare un senso di autentica curiosità e stupore. A far cadere il velo dell’illusione, però, è il contorno: in particolare, risalta la staticità (o poco più) degli Npc che ci circondano, nonché l’assenza di almeno un “tentativo” di interazione tra loro. La spiacevole sensazione è quella di trovarsi in un mondo più passivo di quanto non appaia in prima battuta, in perenne attesa dell’attivazione ad opera del protagonista.
Il quadro è dunque negativo? No, affatto. Serve semplicemente uno sforzo da parte del giocatore, tenuto anche in questo terzo capitolo a sposare in toto la filosofia di Shenmue. A comunicarci la necessità di questo “passo” è, senza indugi, il gameplay.
I cari vecchi tempi
Può sembrare strano (o forse no), ma per definire con precisione le meccaniche di gioco di Shenmue III è sufficiente rispolverare i primi due capitoli. Questo titolo, infatti, rappresenta “de facto” un salto indietro di quasi un ventennio videoludico.
La base del gioco consiste, come sempre, nello spendere le giornate dialogando con gli Npc, avanzando indizio dopo indizio verso obiettivi via via più concreti e atti a far proseguire la storia. Tralasciando la già menzionata banalità di buona parte di queste chiacchiere, a non convincere per davvero è la lungaggine con la quale vengono “smaltiti” questi passaggi intermedi, già sostanzialmente deboli a livello narrativo. Una situazione che è messa ulteriormente in risalto dall’incessante incombere della notte: le lancette corrono veloci, con le ore che si susseguono fin troppo celermente obbligandoci (come da tradizione) a rincasare. La sensazione di fondo, a posteriori, è quella di avere speso intere giornate in indagini futili, che potevano (logicamente parlando) essere “sbrigate” assai più celermente. Questa situazione non migliora in particolar modo neanche con le svariate quest secondarie presenti nel gioco, che risultano spesso poco ispirate e ripetitive.
Ovviamente non mancano le molteplici attività che in passato hanno contraddistinto la serie: i mini giochi, nello specifico, sono senza alcun dubbio numerosi oltreché (in alcuni casi) molto divertenti. Si passa da una serie di pseudo-giochi d’azzardo agli arcade delle piccole sale giochi, dagli immancabili distributori di capsule collezionabili a veri e propri lavoretti utili a racimolare un po’ di denaro. Quest’ultimo può essere speso nei negozi, oppure acquistando gettoni e capsule.
Anche per quanto riguarda il sistema di combattimento non sono presenti particolari novità. Generalmente parlando, tutto è regolato da una barra della resistenza (nientedimeno che i punti vita di Ryo durante gli scontri) presente anche nelle fasi di esplorazione e ricaricabile semplicemente mangiando. Le fasi di lotta sono proprio come le ricordavamo: il livello di sfida non è mai banale, pur non richiedendo al giocatore particolari sforzi o l’applicazione di strategie troppo articolate. Questo soprattutto per via dell’I.A degli avversari, certamente non brillante quanto a imprevedibilità e destinata già dopo una manciata di incontri a scoprire il fianco.
Ovviamente col prosieguo dell’avventura abbondano le possibilità di apprendere nuove tecniche sempre più efficaci e complesse, spesso e volentieri acquistabili a suon di danari presso i negozi. Si segnala infine che le capacità di combattimento di Ryo possono essere migliorate attraverso delle sessioni di allenamento: trattasi di ulteriori mini giochi rigorosamente basati sulla pressione di pochi tasti con il giusto tempismo.
Prossimi alla conclusione di questa recensione, è il caso di dedicare qualche pensiero al comparto tecnico. Nonostante la totale fedeltà di Shenmue III ai propri principi di gioco, il titolo si presenta a noi in una veste grafica quantomeno al passo coi tempi e perfettamente in grado di offrire al giocatore gli stessi emozionanti scorci dei quali abbiamo parlato poco sopra. Tuttavia, come già accennato, non tutti i luoghi visitabili ci sono sembrati egualmente curati. La questione si ripresenta anche per quel che riguarda i volti degli Npc: indipendentemente dallo stile a tratti volutamente caricaturale, infatti, le fattezze di qualche comparsa lasciano perplessi.
L’aspetto sonoro merita particolare attenzione. Shenmue III è indubbiamente caratterizzato da una serie di brani gradevoli, seppur non vari come quelli dei primi due titoli. La nota dolente risiede però nella qualità del doppiaggio, decisamente migliorabile sia in inglese che in giapponese: il rispetto della tradizione sembra dunque dover passare anche attraverso le debolezze storiche della serie. Ulteriori dubbi emergono per quel che concerne i dialoghi, spesso vacui, eccessivamente frammentati oltreché riciclati in più di un’occasione. A emergere, nel complesso, sono i limiti prettamente legati alla sceneggiatura, che scricchiola ben più di quanto dovrebbe.
In chiusura, è lecito porsi una domanda: perché non cogliere questa (a dir poco) straordinaria chance per dare finalmente una conclusione al viaggio di Ryo? Si è parlato di ulteriori capitoli, di una storia impossibile da “comprimere” e di limitazioni di budget, ma forse (sulle ali dell’entusiasmo?) a non essere stati adeguatamente ponderati sono i rischi e le potenziali conseguenze di questa scelta. Detto ciò, incrociamo le dita.
Concludendo…
Possiamo dirlo senza incertezze: Shenmue III è un gioco pensato espressamente per i fan della serie, gli stessi che hanno reso possibile questo incredibile ritorno. Il terzo capitolo della saga di Yu Suzuki è contraddistinto da una pressoché totale fedeltà verso le proprie origini, al punto tale da fornire quasi un’impressione di cristallizzazione del tempo. Questo implica da un lato la bellezza di riscoprire momenti semplicemente magici, dall’altro la necessità di scendere a patti con un gameplay che sa essere spigoloso.
Più che di pregi e difetti, dunque, è bene parlare di tipologie di giocatori. Chi ha atteso quasi vent’anni oppure è rimasto estasiato dai primi due capitoli in occasione della riedizione, certamente non potrà fare a meno di gettarsi a capofitto in questa nuova avventura, godendosela sotto più punti di vista. Tutti gli altri, con ogni probabilità, non troveranno “punti di contatto” a sufficienza.