Fin dal trailer d’annuncio che, tra le altre cose, recitava la scritta a caratteri cubitali “From the original creators of Fallout” (Dai creatori originali di Fallout), The Outer Worlds ai nostri occhi ha iniziato ad assumere la forma di un gigantesco dito medio a Bethesda, casa statunitense che nell’ultimo periodo si è resa protagonista dell’infelice lancio di Fallout 76, titolo massacrato da critica e pubblico che, tutt’ora, continua a far parlare di se – in maniera tutt’altro che positiva.

Obsidian Entertainment è uno dei pochi studi di sviluppo che con il passare degli anni si è riuscito a guadagnare la nomea di “ambasciatore del gioco di ruolo”, riconoscimento guadagnato grazie all’eccellente lavoro svolto su titoli come Pillars of Eternity, Neverwinter Nights 2, KotOR II e l’apprezzatissimo Fallout: New Vegas.
Proprio da quest’ultimo, grande, titolo i ragazzi di Obsidian hanno gettato le basi per The Outer Worlds, produzione che abbandona per un attimo le meccaniche ruolistiche più “classiche”, sperimentate con i due Pillars, per riabbracciare il mondo dei GDR action in prima persona. Non a caso Obsidian è stata recentemente acquistata da Microsoft nella grande operazione di inglobamento, che ha visto diverse software house entrare nella famiglia denominata Xbox Game Studios, acquisizione che ha messo ancora più in risalto il team che, The Outer Worlds a parte, vanterà sicuramente budget di gran lunga superiori per le future produzioni.

Dopo aver assaporato mese per mese i diversi trailer, abbiamo – finalmente – potuto mettere le mani su The Outer Worlds, in versione PC, grazie ad un codice review gentilmente offerto dal publisher, Private Division.

Sopravvissuti alle diverse quest della galassia di Alcione, siamo quindi pronti a dirvi la nostra su una tra le produzioni videoludiche più interessanti di questo 2019.

Un sonno durato settant’anni

The Outer Worlds ci porta in un futuro alternativo, dove l’umanità ha iniziato una lunga ed inesorabile esplorazione spaziale. Noi, ibernati in una nave di coloni terrestri, verremo risvegliati da un lungo sonno “criogenico” durato ben 70 anni dal singolare scienziato Phineas Welles. La nostra nave, infatti, è stata ritrovata alla deriva nello spazio e il nostro (o la nostra) protagonista è l’unico colono cosciente.

Dopo il filmato introduttivo verremo direttamente sparati sulla schermata di creazione del personaggio che, per nostra grandissima gioia, punta fortissimo sull’aspetto ruolistico. Tralasciando la personalizzazione estetica che, sfortunatamente, si basa su un editor piuttosto limitato, la parte interessante di tutto il processo di creazione del nostro alter ego risiede appunto nel posizionamento dei punti nei diversi attributi. Divisi in tre macro-categorie – corpo, mente e personalità – gli attributi del personaggio, se aumentati, ci consentiranno di migliorare le nostre abilità sul campo: per esempio, aumentare il fascino migliorerà la nostra abilità di persuasione, mentre la destrezza farà salire le nostre capacità in blocco e furtività, ecc.

Anche The Outer Worlds si aprirà con la più classica delle schermate di creazione del personaggio.

Scelti gli attributi iniziali potremo così andare ad aumentare, ulteriormente, le abilità del nostro personaggio: abbiamo intenzione di impersonare un personaggio affascinante e abile in campo tecnologico? Grazie all’editor di The Outer Worlds non esistono pressoché limiti alla tipologia di personaggio che vogliamo interpretare, dando così modo ai giocatori di poter personalizzare l’esperienza di gioco a dovere.

Infine, scelta una nostra “origine” tra i diversi background disponibili, saremo così pronti ad immergerci all’interno dell’ambientazione di gioco. Il compito che ci verrà dato da Phineas è molto semplice: sfuggire dalla presa del Consiglio – la malvagia “federazione intergalattica” che tiene sotto giogo i vari pianeti – per riuscire a salvare i restanti coloni sulla Speranza, la nave sulla quale siamo rimasti congelati per così tanti anni.

Le ambientazioni proposte dal titolo Obsidian sono molte, anche se piuttosto limitate

La quest principale, che a conti fatti potrà essere completata in una quindicina di ore, funge in realtà da “supporto” alle diverse missioni secondarie che potremo affrontare in The Outer Worlds. Ad ogni metro, ad ogni conversazione con un personaggio, potremo infatti sbloccare quest, ed in men che non si dica ci ritroveremo con un diario stracolmo di obiettivi, che ci porteranno in ogni remoto angolo della galassia. La presenza di numerose quest secondarie aumenta vertiginosamente il contatore di ore, che con molta facilità saprà tenere impegnati i giocatori per oltre una sessantina di ore.

Fallout New Vegas 2?

Riprendendo lo stile della serie Fallout (dal terzo capitolo in poi, ovviamente), The Outer Worlds si presenta come un rpg in prima persona, che da molto spazio alla componente di shooting. A differenza della saga post-apocalittica di Bethesda, nel titolo Obsidian non sarà possibile cambiare la telecamera, passando da una prima ad una terza persona, fattore che aumenta sì la immersività all’interno del mondo di gioco ma che tuttavia relega la visualizzazione “completa” del nostro eroe alla sola schermata dell’inventario.

Non ci sentiamo di definire The Outer Worlds un titolo open world. I ragazzi di Obsidian infatti, piuttosto che optare per un’unica mappa esplorabile, hanno deciso di proporre tante microaree, spezzate nei diversi pianeti su cui avremo modo di mettere piede durante lo svolgimento dell’avventura. La limitatezza degli spazi di gioco è forse uno tra gli aspetti meno appetibili del titolo, a volte eccessivamente lineari che lasciano meno spazio del previsto alla libertà del giocatore.
Fin dalle prime battute di gioco avremo a disposizione una vera e propria nave, grazie alla quale potremo effettuare spostamenti tra un pianeta ed un altro, lasciare equipaggiamento in eccesso (che non vogliamo vendere) e scambiare qualche parola con l’equipaggio: insomma, un vero e proprio HUB centrale, in pieno stile Mass Effect.

Chiudendo un occhio sulla limitata estensione delle diverse mappe, The Outer Worlds si presenta come uno tra i migliori giochi di ruolo degli ultimi anni, in quanto a caratterizzazione dei personaggi, scrittura e progressione. A seconda del nostro stile di gioco, e delle abilità del nostro personaggio, la maggior parte delle quest potranno essere affrontate con una marea di approcci differenti, fattori che, tra le altre cose, si ripercuotono anche sulle sequenze finali di gioco. Le nostre scelte, infatti, ci potranno portare a diversi finali, aumentando sensibilmente il fattore rigiocabilità del titolo. Nel nostro caso, ad esempio, abbiamo provato a rigiocare parte dell’avventura a difficoltà Supernova (il livello di difficoltà massimo di The Outer Worlds), che rende l’esperienza di gioco ancor più ardua, togliendo facilitazioni e aiuti al giocatore come, per esempio, il fast travel tra i diversi punti di interesse sulla mappa, provando inoltre a prendere scelte totalmente diverse dalla prima run: il risultato, in questo caso, si è dimostrato strabiliante, visto che cambiando totalmente approccio alle missioni sembrerà di giocare una sorta di campagna “alternativa”.

I dialoghi sono il vero punto forte della produzione, che mettono in evidenza un’eccellente scrittura

Accettando e completando quest, risulterà impossibile non rimanere estasiati dalla quantità – ma soprattutto qualità – dei dialoghi di The Outer Worlds. Riprendendo in parte lo stile vagamente umoristico (con una certa dose di black humor) di New Vegas, The Outer Worlds ci porterà ad approcciarci ad un variegato cast di personaggi, caratterizzato a dovere, con i quali potremo interagire con un sistema di dialoghi a scelta multipla. Anche in questo caso, le abilità del nostro personaggio la faranno da padrone, dato che molte risposte potranno essere selezionabili solo se determinati attributi raggiungono il valore prefissato, come persuasione, intimidazione o – addirittura – menzogna. Benché non sia stato implementato un vero e proprio sistema di karma, saranno proprio le risposte che daremo all’interno dei dialoghi a definire che tipo di personaggio vogliamo essere e, in base a questo, decidere quali abilità migliorare al level up successivo.
Durante le nostre scorribande esplorative, potremo imbatterci in equipaggiamento sempre più “performante”, che potrà essere indossato tramite la semplice gestione dell’inventario. Alcune armature o copricapi, ad esempio, potranno donarci bonus permanenti ai nostri attributi, facendo aumentare di non poco l’overall complessivo delle abilità. Tramite i mercanti, inoltre, potremo accumulare somme di denaro considerevoli, atte a comprare nuovi pezzi di equipaggiamento o potenziare direttamente quello in nostro possesso.

A supporto durante lo svolgimento dell’avventura avremo a disposizione un nutrito cast di companion (in totale sei, ma solamente due selezionabili alla volta) che, oltre a fornire supporto in battaglia, aumenteranno sensibilmente alcune nostre abilità. Anche i companion potranno proporre quest secondarie da portare a termine, fattore molto apprezzabile che aumenta la caratterizzazione degli stessi.

Non sempre ce la potremo cavare “a parole” e sarà quindi necessario sparare qualche colpo per sopravvivere alle insidie di Alcione

Le meccaniche di shooting sono forse la parte più debole dell’ultima fatica di Obsidian, non tanto per il mero gunplay ma per la relativa semplicità di esse. Anche ai livelli di difficoltà più elevati, non abbiamo riscontrato parecchi problemi a sgominare intere ondate di nemici, purtroppo mosse da una intelligenza artificiale abbastanza problematica. Anche le meccaniche stealth, solamente abbozzate, avrebbero meritato maggior attenzione, visto che non esistono esecuzioni e/o un sistema di copertura adeguato per sfruttare meglio l’ambiente circostante.
Come per il nostro personaggio, anche le armi potranno essere potenziate: tramite i diversi banchi da lavoro potremo infatti montare accessori secondari alle nostre bocche da fuoco, oltre che ripararle e “manipolarle” per aumentare il monte danni effettivo.

Scegli anche tu Soluzioni Spaziali!

Mosso dall’Unreal Engine 4, The Outer Worlds si è saputo dimostrare piuttosto soddisfacente dal punto di vista puramente tecnico. Nella versione da noi recensita, su PC, abbiamo potuto sfruttare appieno le capacità hardware della nostra macchina (“corrazzata” con una scheda video GTX 1080ti e un processore i7-8700K), per poter aumentare al massimo il livello di dettagli (sempre e comunque a risoluzione FullHD). Rari rallentamenti, se non qualche raro caso di stuttering, non hanno mai fatto singhiozzare le performance di gioco, allineate su un buon livello. Sul fronte dettagli non ci troviamo di certo ad un’ambientazione in grado di lasciarci a bocca aperta: molti spazi interni – ed esterni – tendono a ripetersi, e inoltre molte aree di gioco si sono dimostrate un po’ spoglie. Ottimi, invece, i dettagli dei volti dei personaggi, molto espressivi e caratterizzati a dovere.

La quantità di missioni secondarie proposte in The Outer Worlds è senza dubbio impressionante

Sul comparto sonoro non ci sentiamo di criticare pressoché nulla. Il doppiaggio, in lingua inglese, si è dimostrato decisamente ottimo, così come le musiche, molto buone nel complesso.

Concludendo…

The Outer Worlds è un grosso dito medio a Bethesda e all’ultimo scivolone chiamato Fallout 76. I ragazzi di Obsidian, seppur con un budget ben lontano dagli standard dei titoli tripla A, sono riusciti nell’intento di confezionare un prodotto ottimo, caratterizzato da una componente ruolistica profonda e preponderante. Al di là di alcune magagne, dovute principalmente ad una IA limitata e ad una linearità della mappe di gioco, The Outer Worlds si colloca prepotentemente tra le migliori produzioni “ruolistiche” degli ultimi anni. Un titolo che sarà in grado di accontentare sia i giocatori vecchia scuola – cresciuti a pane e Baldur’s Gate – sia tutti quelli “scottati” dalle ultime produzioni Bethesda, intenzionati più che mai a rivivere un’esperienza “simil-New Vegas”, con tutti i pregi e limiti del caso.

CI PIACE
  • Scrittura eccellente
  • Forte componente ruolistica che rende giustizia alle abilità scelte per il personaggio
  • Spropositato quantitativo di quest secondarie
  • Longevo, divertente e rigiocabile
NON CI PIACE
  • Alcune mappe piuttosto spoglie e lineari
  • IA dei nemici da rivedere
  • Osa poco
Conclusioni

Palla al centro. Obsidian lancia la sfida a Bethesda e mette a segno un gran gol. The Outer Worlds è un RPG ottimo, caratterizzato da una scrittura geniale ed intelligente, accompagnato da una componente ruolistica preponderante, in grado di esaltare le scelte di ogni giocatore in fase di creazione del personaggio. Consigliato a tutti: dai fan delusi da Fallout 76 ai giocatori interessati ad un’avventura longeva e variegata in un nuovo universo fantascientifico dalle ottime potenzialità.

8.8Cyberludus.com

Articolo precedenteUscite del mese – Novembre 2019
Prossimo articoloSong Of Horror – Recensione
Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

E tu che ne pensi? Facci conoscere la tua opinione!