Il remake di Resident Evil 2, uscito poco più di un anno fa, fu l’ennesima conferma di un ritorno in grande stile di Capcom, che si dimostrò in grado di trattare – con una cura incredibile – il capitolo più celebre della sua saga horror di punta. Il successo globale delle avventure di Leon e Claire, in quel di Raccoon City, spinsero Capcom a valutare seriamente altri remake da mettere in cantiere, a partire dalla “pecora nera” Resident Evil 3 che, ai tempi della amata Playstation, deluse abbastanza le aspettative dei fan.
Dopo alcuni criptici teaser, che fecero presagire l’uscita di un solo spin-off online, durante l’evento Playstation di dicembre, Capcom tolse finalmente il velo da Resident Evil 3, il desiderato remake del titolo uscito nel lontano 1999.

Dopo aver provato la demo, uscendo pienamente soddisfatti dall’assaggino proposto dalla compagnia giapponese, abbiamo atteso con ansia l’uscita ufficiale ed oggi, grazie ad un codice review – in versione Xbox One – fornitoci da Capcom, siamo pronti a dirvi la nostra sul titolo.

Capcom sarà riuscita ad approfittare dell’occasione per “correggere” alcuni errori di percorso con il titolo originale, bissando il successo dell’ottimo remake del secondo capitolo?

Scopriamolo insieme nella nostra recensione…

Corri! Scappa! C’è il Nemesis!

A livello puramente narrativo, le trame di Resident Evil 2 e Resident Evil 3 hanno in realtà molti punti in comune. Per prima cosa, le vicende di entrambi i titoli prendono luogo a Raccoon City, la cittadina del Midwest colpita dall’epidemia di Virus-T, che ha visto trasformare in zombie la maggior parte della popolazione.
Gli eventi di Resident Evil 3 riporteranno le lancette dell’orologio indietro di qualche giorno, rispetto al finale del secondo capitolo. Come nell’originale, vestiremo i panni di Jill Valentine l’ex agente S.T.A.R.S. – impegnata in alcune operazioni in quel di Raccoon City – che controlleremo fin dai primissimi minuti di gioco, in alcune sequenze interamente in prima persona che, per evidenti motivi, ci hanno ricordato tantissimo quelle di Resident Evil 7, l’ultimo capitolo della saga principale che ha introdotto, per la prima volta (o quasi – escludendo gli spin off “su binari”), quella tipologia di telecamera nella serie.

In questo capitolo, come nell’originale, controlleremo Jill Valentine, aiutandola a fuggire dalla mortale epidemia di Raccoon City.

Dopo aver guidato Jill in una sezione “onirica”, il gioco ci riporterà alla brutale realtà, riportandoci alla classica modalità in terza persona – con telecamera posta dietro alle spalle della protagonista – dando modo al giocatore di interagire con la stanza e proseguire così nella storia.

Il telefono inizia a squillare. Alziamo la cornetta. Veniamo avvisati di un imminente pericolo. E qui, inizierà la nostra fuga.

In men che non si dica ci ritroveremo a dover fuggire dal Nemesis, l’iconico villain del terzo tornato, in gran spolvero in questo remake. Nella prima – spettacolare – mezz’ora di gioco, muoveremo Jill all’interno di sezioni di gioco estremamente cinematografiche, concedendo al giocatore la possibilità di riprendere confidenza con le meccaniche di gameplay, rimaste pressoché immutate rispetto allo scorso capitolo, iniziando inoltre a prendere conoscenza con il nutrito cast di personaggi, tra cui il mercenario della U.B.C.S. Carlos Oliveira che, come nel capitolo originale, sarà il vero co-protagonista del gioco.

La presenza del Nemesis, in questo capitolo, è stata per lo più limitate a sequenze di gioco scriptate.

La struttura narrativa del gioco è stata in parte rimaneggiata: molte sezioni di gioco sono state cambiate, così come altre direttamente eliminate (scelta che potrebbe far storcere il naso a molti fan del titolo originale) e la stessa presenza del Nemesis – presentato come antagonista assoluta “onnipresente” all’interno del gioco – è stata limitata a diverse sequenze per lo più scriptate…un peccato se consideriamo il potenziale stesso del personaggio che, se sfruttato meglio, avrebbe garantite un senso di oppressione costante, sulla falsariga del Tyrant del precedente capitolo.

Anche la longevità delude: abbiamo portato a termine l’avventura in circa sei ore, un po’ poco se si considera la mancanza di modalità aggiuntive e la scarsa rigiocabilità della campagna.

Puzzle? No, grazie!

Pad alla mano il feeling è rimasto pressoché lo stesso. Capcom, per questo remake, ha deciso di ripartire dalle ottime – e consolidate – basi gettate dal precedente capitolo, riuscendo nell’intento di garantire ottime meccaniche di shooting, unite ad una componente survival che, seppur meno marcata rispetto al predecessore, ci costringerà in più di un’occasione a ponderare con cura l’utilizzo delle nostri armi e munizioni – così come ad imparare a gestire con coscienza l’inventario, piuttosto limitato in termini di spazio. Come prima accennato, la telecamera è stata riproposta in terza persona – simile a quella vista dal quarto capitolo della saga in poi – fornendo così più visibilità e controllo dei due protagonisti. L’armamentario, seppur non fornitissimo, ci aiuterà ad affrontare le diverse tipologie di zombie che ci si porranno davanti, venendoci incontro con il sistema di crafting importato direttamente dal predecessore: erbe medicinali e polveri da sparo potranno essere combinate con altre della stessa tipologia, dandoci così modo di produrre kit di pronto soccorso e scatole di munizioni, per tutte le occasioni.

A livello di gameplay, il titolo riparte dalle ottime basi gettate dalla precedente iterazione.

Una tra le novità che salteranno sicuramente all’occhio è la schivata che, soprattutto nelle sequenze contro il Nemesis, ci verrà in aiuto per evitare – all’ultimo istante – i tentacolari attacchi nemici. La schivata sarà anche utilizzabile per evitare di essere agguantati dagli zombie, evitando così di perdere salute inutilmente.

La riproposizione operata dal team secondario di Capcom – impegnato a tempo pieno sul remake – ha però alcuni nei che, sicuramente, non hanno affatto giovato al risultato finale proposto. Innanzitutto l’esperienza di gioco è indubbiamente più action e meno “ragionata” rispetto a quello vista lo scorso anno: più munizioni, più elementi dello scenario distruttibile e – indubbiamente – più sequenze scriptate che rendono l’esperienza sì più cinematografica, ma meno fedele agli standard impostati dalla precedente iterazione. A deludere, inoltre, è la mancanza pressoché totale di puzzle ambientali – ne è un esempio la sequenza di gioco all’interno della stazione di Polizia di Raccoon City dove le chiavi speciali e l’enigma della fontana sono stati cancellati del tutto dal gioco originale, soppiantati da alcune “battute” del protagonista che tentano – invano – di giustificarne l’assenza.

Vive la Resistance!

Annunciato alcuni giorni prima del remake del terzo capitolo, Resident Evil Resistance è il pacchetto stand-alone che va a completare l’offerta ludica di questo remake.

Di cosa si tratta?

Resistance mette in contrapposizione una squadra composta da quattro sopravvissuti contro un Mastermind, controllato – anch’esso – da un giocatore. Un 4 vs 1 classico che, prendendo qualche spunto da altri titoli come Dead by Daylight o Friday the 13th: The Game, costringerà il team di giocatori a trovare una via di fuga dalla struttura, sfuggendo alle creature e alle trappole posizionate dal Mastermind tramite un’interfaccia personalizzata (interfaccia, tra le altre cose, “mal studiata” specialmente per i giocatori, vista la presenza di una mini mappa che in realtà occupa tre quarti dello schermo).

Resistance è una gradevole aggiunta che sarà in grado di divertirvi per qualche ora in più…

Tutto sommato, Resistance si è saputa dimostrare una modalità piuttosto divertente, anche se un po’ più debole – sul fronte gameplay – dei sopra citati due remake.

Sfortunatamente, la mancanza di modalità e la scarsa varietà dei contenuti proposti, difficilmente vi terranno incollati allo schermo per un quantitativo spropositato di ore.

Il RE degli engine

Il piatto forte della produzione è sicuramente il comparto audiovisivo. Resident Evil 3 poggia nuovamente le sue basi sull’ormai consolidato RE Engine, lanciato proprio da Capcom con il settimo capitolo della saga. Oltre alla modellazione poligonale della protagonista, Jill Valentine (fattezze prese “in prestito” dalla modella russa Sasha Zotova), e degli altri riusciti personaggi del cast – tra cui, ovviamente, Nemesis – il gioco mette in mostra una incredibile cura nell’illuminazione e nell’effettistica in generale: le strade di Raccoon City, divorate dall’epidemia, dalle fiamme e dalla desolazione, sono state rese incredibilmente bene, riprendendo con una cura maniacale le linee guide gettate dalla precedente iterazione.

La modellazione poligonale dei personaggi è ottima, così come il sistema di illuminazione.

Sul fronte framerate, pur avendo provato il titolo su Xbox One standard, siamo rimasti comunque colpiti dalla fluidità generale della produzione che, per la maggior parte dell’avventura, si attesta tra i 35 e i 45 fps.

Buono anche il comparto audio, che si avvale di musiche e suoni di pregevole fattura. Un po’ meno il doppiaggio – in lingua italiana – al quale vi abbiamo preferito quello in lingua inglese, in termini di qualità e recitazione.

Concludendo…

Inutile negarlo. Siamo rimasti parzialmente delusi da questo remake di Resident Evil 3. Ironicamente, il titolo Capcom conserva molti dei problemi del titolo originale, problemi che, di fatto, lo rendevano la “pecora nera” della celebre saga survival horror. Il lavoro svolto per questo remake, mette in evidenza alcuni evidenti tagli che, per forza di cose, hanno provocato un repentino abbassamento della longevità generale. Nonostante la pochezza dei contenuti, Resident Evil 3 ci ha divertiti: le meccaniche di gameplay sono solide e ottime, così come il comparto audiovisivo, mosso da un sempre più strabiliante RE Engine, è riuscito a donare nuova vita alla Raccoon City devastata dall’epidemia. Peccato solo per la figura del Nemesis che, a nostro parere, doveva e poteva essere sfruttata meglio…

CI PIACE
  • Meccaniche di gameplay ottime e consolidate
  • Comparto audiovisivo di spessore
  • Resistance è una gradevole aggiunta
NON CI PIACE
  • Ruolo del Nemesis in parte limitato
  • Mancanza totale di puzzle ambientali
  • Breve e poco rigiocabile
Conclusioni

Con Resident Evil 3, Capcom aveva un’occasione più unica che rara tra le mani: correggere gli errori del capitolo originale, proponendo al grande pubblico un remake memorabile, partendo dalle ottime basi gettate dal precedente capitolo. Il risultato finale è sì molto buono e divertente ma, ahinoi, pregno di quei difetti grossolani che, di fatto, resero il capitolo originale la “pecora nera” della saga. Resident Evil 3 si completa in fretta – circa sei ore – e a parte la modalità aggiuntiva multiplayer, Resistance, non offre particolari contenuti bonus al giocatore che, difficilmente, troverà incentivi nel riprendere da capo l’avventura.

7.9Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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