In un periodo “magro” di uscite degne di nota, lo studio danese degli IO Interactive lancia sul mercato l’ultimo tassello della trilogia World of Assassination: Hitman 3. L’agente 47, protagonista della citata IP degli IOI, non ha di certo bisogno di presentazioni: dopo otto titoli approdati su PC e console e ben due pellicole cinematografiche, 47 è diventato uno tra i volti più noti nel panorama videoludico moderno, portando la saga di Hitman ad un successo planetario grazie, soprattutto, ad una solida fan base affezionata a ad una qualità sempre piuttosto elevata. Con il primo capitolo di quest’ultima trilogia – rinominata dagli stessi sviluppatori World of Assassination – Hitman ha dapprima abbracciato una struttura episodica, salvo poi tornare, con i due successivi capitoli, ad una pubblicazione unica, affiancata però da un supporto post-lancio di tutto rispetto, caratterizzato dai cosiddetti “bersagli elusivi” e da missioni aggiuntive, rilasciate tramite season pass.
Hitman 3, disponibile da circa una settimana su PC e console (tra cui una versione VR esclusiva per PS4), è la summa di tutti gli sforzi compiuti da IOI nel rendere questa trilogia la più completa e appagante in termini sia contenutistici che di gameplay. Dopo aver spolpato a dovere l’offerta ludica, siamo così pronti a fornirvi un nostro finale responso su quella che, apparentemente, sembra essere l’ultima avventura dedicata all’agente 47.
Buona lettura!
World of Assassination
Hitman 3, oltre a rappresentare il capitolo conclusivo della già citata trilogia World of Assassination, funge da seguito diretto delle vicende del secondo capitolo, recensito sulle nostre pagine un paio di anni fa. Per questo, vi avvisiamo che potreste incorrere in inevitabili spoiler, nel caso non aveste ancora messo mano su questi ultimi titoli.
In Hitman 3 vestiremo, nuovamente, gli eleganti panni dell’agente 47 che, nel precedente capitolo, si è ritrovato a voltare le spalle alla propria agenzia, la ICA, formando una solta di “resistenza” contro la segreta organizzazione nota come Providence, insieme al suo compagno di infanzia Lucas Grey, cresciuto con lui nell’istituto di Ort-Meyer.
Hitman 3, come i predecessori, segue un percorso narrativo piuttosto standard: livello per livello, saremo tenuti ad eliminare i membri di Providence, all’interno di mappe che, come vedremo anche più avanti, sono senza dubbio le più estese e caratterizzate di tutta la trilogia. A differenza dei due precedenti capitoli, Hitman 3 prova a spingere ancor più sul fronte narrativo: scordiamoci quindi le cutscene “statiche” viste in precedenza, a favore di filmati – pre-renderizzati – che, seppur non brillanti in termini puramente qualitativi, sono un netto passo avanti rispetto al passato. La scelta di includere anche spezzoni magari più lineari rispetto agli altri livelli, per dare un forte contributo alla parte narrativa, si è rivelata una scelta piuttosto azzeccata, in grado di dare – finalmente – un giusto finale a questa trilogia che, apparentemente, sembra chiudere questo ciclo.
La particolarità della narrativa della World of Assassination è quella che ci piace definire “a matrioska”. E’ vero che la trama orizzontale di Hitman 3 è sicuramente ancor più preponderante rispetto alle due precedenti iterazioni, ma è opportuno segnalare che, ogni livello, è considerabile un piccolo “mondo” a parte, capace di raccogliere ancora più piccole storie non necessariamente legate al filone narrativo principalmente. Per esempio, il secondo livello di gioco, ambientato nella cittadina inglese di Dartmoor, è la dimostrazione vivente della “matrioska”. Le “storie della missione”, che potremo scegliere di seguire per giungere alla fine, sono incredibili e, addirittura, ci permetteranno di vestire i panni di un investigatore privato all’interno dell’austera magione, cercando prove e interrogando sospetti. Ma questo è solo uno dei tanti esempi di micro-storie presenti in Hitman 3, alcune semplicemente geniali e piacevoli da seguire.
L’abito che fa l’assassino
Non aspettatevi stravolgimenti in termini di gameplay, in quanto Hitman 3 ricalca senza particolari novità le meccaniche viste nei due precedenti capitoli. Ancora una volta guideremo l’agente 47 all’interno di vaste mappe di gioco che, a conti fatti, rappresentano un piccolo universo sandbox, farcito di personaggi con le proprie routine e storie da intraprendere dall’inizio alla fine. Precedentemente abbiamo citato la mappa di Dartmoor che, a nostro parere, rappresenta il vero e proprio picco qualitativo raggiunto da IO Interactive nel caratterizzare le nuove mappe di gioco. Ma in realtà anche gli altri scenari ci hanno soddisfatto appieno: da Berlino a Chongqing, passando per Dubai e Mendoza, la varietà e la qualità delle mappe sono il vero e proprio fiore all’occhiello di Hitman 3. Mappe che si sviluppano su più livelli, presentando aree “pubbliche” ed altre accessibili solamente con particolari travestimenti e/o chiavi che potremo trovare semplicemente esplorando. Sì perchè l’esplorazione è un fattore incredibilmente importante in questo Hitman 3, visto che approcciarsi per la prima volta ad un nuovo scenario richiede, quasi obbligatoriamente, una fase di “studio” atta a portarci dal nostro (o nostri) obiettivo/i nella maniera più professionale e diretta possibile.
Le cosiddette storie della missione, attivabili fin dall’inizio dal menu di gioco o “triggerabili” a seconda dei diversi encounter che ci capiteranno durante le fasi esplorative della mappa, rappresentano il miglior modo per portare a compimento gli assassinii di Hitman 3 e si presentano come vere e proprie sotto-trame – con un inizio e una fine – caratterizzate da una lunga serie di obiettivi. I completisti, come nelle precedenti iterazioni, troveranno pane per i loro denti, dato che ogni scenario offre una lunga serie di sfide da portare a termine: tra i diversi esempi di sfide in Hitman 3, possiamo trovare la richiesta di uccidere il bersaglio senza mai cambiarsi d’abito, oppure eliminarlo con una determinata modalità (o semplicemente ucciderlo con un fucile di precisione), ecc. La rigiocabilità gioca infatti un ruolo fondamentale nell’ultima fatica degli IO Interactive viste le diverse possibilità, sia in termini di “storie” che di variazioni sul tema, offrono gli scenari di gioco proposti.
Abbiamo provato il gioco nella sua versione PC e, oltre a notare un’ottimizzazione tecnica di tutto rispetto (su cui torneremo dopo), abbiamo apprezzato il feeling di gioco mouse e tastiera. Hitman 3 è, sostanzialmente, uno stealth game in terza persona che, giustamente, privilegia stili di gioco più ragionati ai classici “spara-spara” dei third person shooter. Saremo quindi chiamati a eliminare i nostri obiettivi, sfruttando al cento per cento lo scenario di gioco, attraverso travestimenti, scorciatoie, oggetti e le già citate “storie”. Come già detto, Hitman 3, pur non stravolgendo il gameplay che ha reso celebre la saga IOI, cerca (e riesce) nell’intento di migliorare quanto di buono già visto con questa trilogia, andando a rifinire alcuni aspetti dell’intelligenza artificiale dei nemici che, in questo terzo capitolo, risultano ancora più reattivi e difficoltosi da eludere rispetto al passato.
Un 47 “glaciale” grazie al Glacier
Ancora una volta i ragazzi di IO Interactive si sono appoggiati al proprio engine proprietario, il Glacier Engine, che migliora quanto di buono già visto nella precedente iterazione. I modelli dei personaggi, in primis quello di 47, sono ben dettagliati anche se peccano in termini di movenze facciali, ancora troppo artefatte. Quello che brilla è senza dubbio la presenza scenica delle mappe, ancora più vaste ma, soprattutto, ancora più dettagliate, sia per quanto riguarda gli interni (quelli della dimora di Dartmoor, ad esempio, sono meravigliosi) che gli esterni come Chongqing e Mendoza.
Abbiamo testato – e completato – il gioco su PC e siamo rimasti colpiti dall’eccellente lavoro di ottimizzazione operato dai ragazzi di IOI: il gioco, provato su due diverse configurazioni, risulto fluido in entrambi i casi, oltre che altamente scalabile senza dover rinunciare troppo a livello di dettagli.
Anche sul fronte sonoro ci sentiamo di promuovere appieno l’avventura di 47, grazie all’ottimo lavoro compiuto sul fronte soundtrack e doppiaggio – in lingua inglese – grazie all’indissolubile duo formato da David Bateson (47) e Vivienne McKee (Diana Burnwood), da ormai vent’anni voce dei due protagonisti principali della saga.
Concludendo…
Hitman 3 non solo ha azzeccato alla perfezione il periodo di lancio, ma si cataloga di diritto come una tra le produzioni più solide mai confezionate dai ragazzi di IO Interactive. Non potevamo aspettarci di meglio dalla conclusione della trilogia World of Assassination: Hitman 3 è uno stealth game vario, appagante e ricco di contenuti in grado di spingere, ancora una volta, fortemente sul fattore rigiocabilità, grazie alle diverse possibilità offerte dai sei nuovi scenari di gioco.