Con il Pokémon Presents dello scorso 26 febbraio, il brand dei simpatici mostriciattoli tascabili è nuovamente tornato in auge, a seguito di importantissimi annunci che hanno entusiasmato i fan del titolo Nintendo. Gli annunci di Leggende Pokémon Arceus e dei due remake Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente, hanno riacceso una fiaccola nel cuore degli appassionati al brand. Tuttavia, il Pokémon Presents ha suscitato stupore e curiosità anche a tutti coloro i quali non si sono mai avvicinati alla saga di riferimento, considerando i titoli imminenti come un ottimo pretesto per partire in questa grande avventura. Noi della redazione di Cyberludus, successivamente alla pubblicazione di uno speciale dai toni nostalgici e a tratti malinconici, abbiamo deciso di creare una serie di articoli correlati. Il nostro obiettivo è quello di accompagnarvi, mano nella mano, verso le origini del mondo Pokémon. Celebrando al meglio il venticinquesimo anniversario dell’opera proveniente dall’immaginario di Satoshi Tajiri, cercheremo di comprendere assieme il contesto di sviluppo dei primi capitoli, del perché di alcune critiche mosse circa l’attuale situazione stagnante del brand e, in generale, l’intera Pokémon mania. L’approccio al mondo dei Pocket Monsters potrebbe dapprima apparire confusionario e non adatto a tutti, ma nel corso dei successivi articoli vi daremo anche alcuni -brevi- pareri su come approcciarsi all’universo videoludico in questione, suggerendovi alcuni dei titoli più influenti nel panorama Pokémon per quel che concerne trama o gameplay.

Buon compleanno, Pokémon!

La neo-venticinquenne saga, posseduta da The Pokémon Company e Nintendo, trova le proprie origini nel lontano 1996, in un periodo che, nell’immediato futuro, diventerà una delle colonne portanti della storia videoludica. Nonostante le aziende intellettualmente proprietarie del brand siano ormai dei colossi del settore, tanto da essersi espanse in tutto il mondo, sono due le principali figure associate alla creazione dei Pokémon o, per meglio dire, dei Pocket Monsters: Ken Sugimori, futuro disegnatore di questi mostriciattoli e Satoshi Tajiri, ideatore di quello che fu il concept di gioco. Le origini dei Pokémon trovano il proprio fondamento in un contesto sociale giapponese che, negli anni ’80, venne posta al centro di una rivoluzione urbanistica, la quale si tradusse nel disboscamento e nello sradicamento di alcuni dei luoghi che segnarono l’infanzia di Satoshi Tajiri. Egli, amante dell’entomologia, era ossessionato dal comportamento degli insetti, a lui cari e di fondamentale importanza per la creazione di uno dei brand più redditizi al mondo. Nonostante la propria passione fosse in piena contrapposizione con le circostanze sociologiche del Giappone di alcuni decenni fa, il parallelo interesse per i videogiochi fu tale da condurlo alla fondazione di Game Freak, una rivista videoludica che di lì a poco divenne popolare nella terra del Sol Levante ma che, nel giro di pochi anni, si trasformò in una software house.

Un mondo in divenire

Il successo di Game Freak, ancora agli albori dell’attuale compagnia, portò il team di Satoshi Tajiri e Ken Sugimori a collaborare con Nintendo, ai tempi rinomata per storici capolavori come il celebre titolo arcade di Donkey Kong del 1981. Precedentemente al fatidico 27 febbraio 1996, data nella quale venne pubblicata la versione localizzata di Pocket Monsters Rosso e Blu per il Giappone, il coinvolgimento di Nintendo per il concept di gioco proposto da Satoshi Tajiri, di cui si faticava a comprenderne l’intero significato, fu tale da affiancare Shigeru Miyamoto (il papà di Mario, Zelda, Pikmin e Donkey Kong) alla produzione dei due prodotti sopracitati. L’interesse alla creazione di un nuovo titolo era accompagnato al tentativo di riportare in auge il Game Boy, una console portatile che dalla sua aveva produzioni di grandissima importanza, dal calibro di Super Mario Land e Tetris. Nel febbraio del ’96, dunque, arrivò la prima pubblicazione localizzata di un gioco unico nel suo genere e dalle premesse accattivanti, che nel corso dei successivi tre anni raggiunse l’altra parte del globo, fino a raggiungere l’Europa nel 1999 sotto il nome di Pokémon.

Il concept di gioco

Nell’immaginario di Satoshi Tajiri, che trovò la sua realizzazione con la vena artistica e creativa di Ken Sugimori, il mondo Pokémon è abitato da omonime creature che, disseminate ovunque, accompagneranno il nostro alter ego digitale in un universo ampio e variegato. Gli umani, abitanti la regione denominata Kanto, appaiono intenti a coabitare con questi misteriosi mostriciattoli. I Pokémon possono essere catturati, allenati e vi è la possibilità di farli combattere tra loro. La perseveranza e lo spirito combattivo intrinseco in noi ci poterà a lottare contro numerosi avversari, districandoci in una lunga serie di vittorie per l’ottenimento di medaglie all’interno di particolari strutture, le palestre, nelle quali dimostreremo il valore del team Pokémon creato sul campo di battaglia. L’ottenimento delle medaglie consentirà, dopo un lungo viaggio, di raggiungere la Lega Pokémon, il tanto agognato obiettivo di tutti i Pokéallenatori per dimostrare la propria forza. Nonostante, in chiave concettuale, il titolo sia semplice nella sua comprensione, il vero valore del prodotto si lega all’aspetto collezionistico delle creature: riprendendo il proprio amore per l’entomologia, Satoshi Tajiri ha creato all’interno dell’universo narrativo un suo sottoinsieme, legato al raccoglimento di informazioni sulle creature che dominano quel mondo. Tali informazioni verranno raccolte in un’enciclopedia portatile, il Pokédex. D’altronde, il motto del gioco è “Gotta catch ‘em all!”, ossia “catturali tutti”, trasponendo così, in chiave digitale, l’amore di Satoshi Tajiri per lo studio degli insetti. I primi due titoli della saga gettarono le basi per una vera rivoluzione del genere ludico di riferimento, ma di questo ne parleremo approfonditamente nel prossimo degli speciali dedicati al venticinquesimo anniversario Pokémon.

Un successo che va oltre i videogiochi

Il trionfo derivativo dai videogiochi dei Pokémon ha reso questo uno dei franchise più redditizi del pianeta, concorrendo con il celebre marchio di Super Mario. Il numero di vendite di prodotti a tema Pokémon, inoltre, ha permesso la trasposizione dell’opera videoludica in salsa televisiva, cinematografica, manga, gadget ed altro ancora. Vi sono, dunque, innumerevoli modalità per fruire del brand, seppure ognuna di queste si distacchi l’una dall’altra: se, infatti, con i videogiochi vi è un continuum lineare e secondario al contesto del gioco stesso, diversamente non si può dire per le produzioni cartacee o televisive. Quest’ultima, infatti, contiene un numero di stagioni pari a ventidue, con un numero di episodi variante da trenta ad ottanta unità. Inoltre, anche la natura stessa delle produzioni cambia in riferimento al medium di appartenenza, distaccandosi profondamente dalla iniziale natura ludica di Pocket Monsters.

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Nato successivamente all'uscita di Playstation 2 e poco prima dell'approdo di Microsoft nel settore del gaming con la sua primissima Xbox, il suo amore per i videogiochi sboccia con i Pokémon, nella quale vi approda con l'indimenticabile Game Boy Advance SP. Ancora alla ricerca di un genere videoludico ideale, l'interesse per i vecchi classici del cinema gli ha permesso di comprendere l'ineccepibile importanza della narrazione nel videogioco, seppur non gli dispiaccia affatto destreggiarsi con prodotti antitetici dal calibro di Animal Crossing e Monster Hunter, o in alternativa recuperare perle del retrogaming a lui non appartenenti.

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