Per gli amanti del settore platform, parlare della serie Wonder Boy è un po’ come aprire un vecchio libro di ricordi. Foto un pò ingiallite e magari dai bordi “mangiucchiati”, ma che sono chiavi per aprire scrigni colmi di, forse dimenticati, tesori. E la serie di Wonder Boy è una delle più antiche in assoluto, risalendo al 1986. E il titolo di cui parleremo oggi in questa sede, Wonder Boy: Asha in Monster World, remake della perla a 16 bit dal titolo Monster Boy IV che, rilasciato nel 1994, non arrivò mai sugli scaffali occidentali per poi apparire molto più tardi, nel 2013, in una raccolta per la vecchia generazione. Una “rivoluzione” tecnologica frutto della partnership tra Inin Games e Artdink che, come detto, ha finalmente “fatto giustizia” portando finalmente sulle nostre piattaforme l’iconico platform. Bando alle ciance, ecco a voi la recensione di Wonder Boy: Asha in Monster World per Playstation 4!
Antichi sogni di piattaforme e saltelli
Wonder Boy: Asha in Monster World è un gioco di piattaforme con vari elementi di natura puzzle di stampo principalmente “fisico”. Il titolo avrà dalla sua anche una linea narrativa che, com’è tradizione del settore, non sarà particolarmente intricata ma offrirà comunque, riproducendo in modo fedelissimo il titolo originale, una gradevole “corda tesa” utile a darci una motivazione per proseguire. Nelle difficili vesti di Asha, saremo chiamati ad ergerci come paladini e difendere il nostro mondo da una oscura minaccia: in modo particolare, il nostro compito sarà liberare degli spiriti catturati da “super cattivi” che ovviamente saremo chiamati a “bastonare” sonoramente, in quattro differenti mondi legati ognuno ad un elemento naturale (fuoco, acqua ecc.). Una storia come detto, molto lineare e dalla relativa elaborazione, ma che comunque accompagna in modo gradevole, seppur secondario, le nostre fatiche. Da un punto di vista del mero gameplay, Wonder Boy: Asha in Monster World è una sostanziale ed integrale traslazione del titolo originale: un platform “semplice” e spensierato in cui, per la stragrande maggioranza del tempo, faremo ciò per cui questo genere è nato, ovvero correre e “saltellare”. In realtà, il titolo offre però altri aspetti interessanti: il primo, è senza dubbio il combattimento, fatto di semplici attacchi con spada che, oltre a “malmenare” il mostriciattolo di turno, ci consentiranno anche di raccogliere dell’energia che confluirà in un attacco speciale. Ovviamente, saremo dotati di un pronto scudo, che potremo intercambiare acquistandone diversi tipi dai tradizionali negozi che da decadi la saga offre, e persino di un simpatico aiutante, Pepelogoo, che si rivelerà fondamentale specialmente nelle situazioni in cui saremo chiamati a risolvere i puzzle di cui sopra, tra leve da abbassare e pulsanti da premere. Il nostro compagno di avventure, in aggiunta, ci sarà utilissimo anche nelle fasi più squisitamente platforming, visto che aiuterà la protagonista nel planare oppure nel canonico e fondamentale doppio salto.
E, naturalmente, non mancheranno le boss fight che, in linea di massima, premesso un sistema di combattimento molto basico e semplice, si riveleranno comunque piuttosto interessanti e impegnative. In generale, l’intera avventura si dipanerà per circa una decina di ore, tra livelli in “superficie” e l’esplorazione di pseudo-dungeon e stage “segreti”: una durata tutto sommato piuttosto standard nel settore. In linea di massima, il titolo si rivelerà essere una gradita esperienza per coloro che, per questioni anagrafiche e di “frontiera”, non poterono saggiare il capitolo originale. Detto ciò, un paragone con gli standard moderni è doveroso farlo: in linea di massima, Wonder Boy: Asha in Monster World mostrerà concretamente tutti gli anni che porta con sé. Le fasi platform saranno molto semplici e il complessivo design dei livelli risulterà tendenzialmente unidirezionale, in linea con la “semplicità” di un’epoca in cui i videogame erano ancora di “nicchia” rispetto ai numeri attuali. Anche la gestione del personaggio e la sua evoluzione, resteranno nel complesso piuttosto statiche e le componenti “ruolistiche”, ormai divenute “necessarie” in quasi i tutti i settori videoludici, saranno piuttosto vaghe e basilari. Anche il citato backtracking (per chi è a digiuno, il “ritorno” ai livelli precedentemente affrontati “imposto” dal gioco), non sarà particolarmente intrigante e sviluppato. In linea generale, il titolo in esame potrebbe essere un buon punto di inizio per i neofiti del settore, ma un veterano difficilmente troverà pane per i suoi denti.
Un mondo “mostruoso”
Tecnicamente e graficamente, Wonder Boy: Asha in Monster World è un prodotto pregevole. In generale, il titolo sarà un 2.5D con degli “sprazzi” di tridimensionalità, incastonato in un ben dosato cel shading. In generale, l’estetica è buona ed è stato fatto un apprezzabile lavoro di trasposizione di ambienti e modelli poligonali, che restano comunque piuttosto semplificati (alcuni, anche troppo). Stilisticamente, è stato effettuato un buon lavoro di traslazione dei modelli dei personaggi, tendenzialmente sufficientemente caratterizzati seppur fedeli all’originale. Da un punto di vista più squisitamente tecnico, la produzione in generale è più che buona ma non è esente da difetti: al di là di svariati rallentamenti, non solo di fotogrammi ma anche “sistemici”, anche il feeling dei controlli risulterà un po’ “retrò” e quindi non “millimetricamente” preciso come appare nei giochi più moderni. In linea di massima, il comparto rappresenta comunque un sicuro “più” generale e, l’opera di remake, nel complesso, può dirsi più che soddisfacente e sicuramente accattivante.
Concludendo…
Il passato ritorna e in una forma piuttosto smagliante! Wonder Boy: Asha in Monster World, uno dei primissimi platform “compiuti” del passato, riapproda sulle console moderne con una produzione di tutto rispetto, sia tecnicamente che contenutisticamente. Detto ciò, il gioco, proprio perché traslazione “fedelissima” del passato, mostra il fianco in diverse aree proprio perché testimonianza della “gioventù” del settore e, con essa, della sua proverbiale “semplicità” concettuale. Detto ciò, il titolo potrebbe essere un ottimo punto d’inizio per avventurarsi non solo nel settore dei giochi di piattaforma, ma anche e soprattutto in quello della saga, una delle più longeve della scena.