Il quarto capitolo della longeva – e celebre – saga di Resident Evil è sicuramente quello che ha vantato il maggior numero di riproposizioni nel corso degli anni e, conseguentemente, le generazioni di console che si sono susseguite.
Poteva mancare all’appello una versione in realtà virtuale? Assolutamente no e la volontà di Capcom di riproporre, per l’ennesima volta, questo grande classico del survival horror dev’essere in qualche modo arrivata alle orecchie del buon Mark Zuckerberg e al suo “metaverso” il quale, da buon imprenditore, ha quindi accaparrato l’esclusività della trasposizione VR di Resident Evil 4 sul proprio visore di punta, l’Oculus Quest 2.
La saga di Resident Evil non è nuova al mondo della VR: qualche anno fa, difatti, l’apprezzato settimo capitolo, uscì con una modalità in realtà virtuale esclusiva per PSVR e lo fece con ottimi risultati, pur proponendo un gameplay che, in qualche modo, non sfruttava appieno l’interattività data da un sistema di controllo “touch” più moderno.
Grazie ad un codice review fornitoci dal publisher, abbiamo quindi indossato il visore e ri-affrontato – da un nuovo punto di vista – l’avventura di Leon S. Kennedy e la sua missione “europea” in soccorso della figlia del presidente.
Ecco le nostre finali considerazioni su Resident Evil 4 VR per Quest 2!
Un forastero!
Pur trattandosi dell’ennesimo porting di questo titolo, un ripassino alla trama di gioco è sempre doveroso farlo, specialmente per quei pochi che, per un motivo ed un altro, non hanno mai avuto modo di provarlo.
Resident Evil 4 segue le vicende di Leon S. Kennedy, ormai ex-poliziotto dopo gli sfortunati eventi di Raccoon City del secondo capitolo (a tal proposito, vi invitiamo a recuperare la nostra recensione del remake di Resident Evil 2), impegnato a investigare sulla scomparsa della figlia del presidente, Ashley Graham, nei pressi di un misterioso villaggio nell’entroterra spagnolo.
Arrivato sul posto, e qui i giocatori più “novizi” coglieranno parecchie delle tematiche poi riprese nell’ultimo capitolo – Resident Evil Village – Leon si sconterà fin da subito con gli abitanti del luogo, pericolosi e ostili, sotto il controllo di un parassita, noto come Las Plagas.
Ovviamente, Resident Evil 4 VR segue pedissequamente l’intera storyline già vista nelle precedenti versioni, con alcuni piccoli tagli che sono stati operati in comune accordo con Capcom, per eliminare da questa versioni certi dialoghi considerati, ad oggi, inopportuni. Come sempre, troviamo la scelta di censurare e tagliare contenuti originali un po’ eccessiva, ma in questo caso si tratta di contenuti che non “pesano” particolarmente ai fini di trama.
Nei panni di Leon e privi di vincoli
Ma come cambia l’esperienza di gioco di Resident Evil 4 “all’interno” del Quest 2?
In una parola sola: tanto. Il gioco è stato riadattato in maniera incredibile dallo studio texano di Armature Studio che ha trattato, con una cura incredibile, il materiale originale, trasportando – letteralmente – il videogiocatore all’interno delle inquietanti ambientazioni di Pueblo. Il gioco, fin dall’avvio, ci mette a disposizione una marea di configurazioni atte a personalizzare l’esperienza di gioco: per i giocatori meno “affini” alla VR, Resident Evil 4 VR propone una marea di settaggi atti a prevenire fenomeni di motion sickness (come il teletrasporto tra i sistemi di movimento), mentre per i più navigati, disabilitare il tutto, per rendere l’esperienza ancora più immersiva, sarà possibile senza problemi.
I controller Oculus Touch saranno, effettivamente, le mani di Leon all’interno del gioco e tramite i grilletti posteriori sarà possibile chiudere tutte le dita all’occorrenza (purtroppo, allo stato attuale, non esiste la possibile di muovere “singolarmente” le dita – alla Alyx – ma solo tutta la mano in un colpo solo) per interagire con l’armamentario, che comprende – almeno all’inizio – il fido coltello di Leon e una pistola. La gestione dell’inventario di gioco è stata ramificata in due diverse modalità: la prima, oltre che la consigliata, è quella chiamata “immersiva”, visto che sarà necessario – letteralmente – prendere con le nostre mani gli oggetti attaccati alla giacca di Leon, spostando i controller/mani e afferrandoli a seconda della loro posizione (il coltello, ad esempio, sarà sempre posizionato nella parte inferiore sinistra, mentre la pistola a destra), che sarà poi necessario memorizzare, per affrontare le fasi più concitate dell’avventura; la seconda modalità, rapida, prevede invece l’utilizzo dei tasti direzionali del controller Touch per equipaggiare alla bisogna le armi dell’arsenale di Leon, modalità sicuramente più funzionale ma decisamente meno immersiva rispetto alla precedente.
Il tracking funziona alla grande: mirare con la pistola e affrontare le orde di agguerriti Ganados non è mai stato così realistico e gratificante e combinato all’uso del coltello, potremo dare vita a scontri sempre più dinamici e complessi. Ovviamente, con l’avanzare dell’avventura, Leon avrà a disposizione un armamentario sempre più complesso, tra cui l’ottimo fucile di precisione che richiederà l’avvicinamento “fisico” dell’occhio del giocatore al mirino, per affrontare i nemici sulla distanza. Tutto funziona bene, senza particolari sbavature e vi possiamo assicurare che una volta che avrete preso confidenza con il sistema di mira e movimento, il gioco saprà regalarvi non poche soddisfazioni.
Vi sono tuttavia elementi che possiamo considerare quasi “insormontabili”. Oltre ai limiti tecnici dell’hardware di Oculus Quest 2 – che, vi ricordiamo, esegue il titolo nativamente senza appoggiarsi ad alcun PC o console di sorta – la conversione del titolo Capcom non ha tenuto conto dei diversi filmati che ci accompagneranno durante l’avventura. La scelta del team di Armature Studio è stata quella di mostrare i filmati “all’antica”, dove noi saremo osservatori esterni in questa sorta di sala cinema, con lo schermo davanti intento a riprodurre le cutscene. Una scelta quasi obbligata, lo capiamo, ma che in qualche modo spezza il ritmo di gioco e l’immersività, portando il giocatore a diventare mero osservatore e non “protagonista” dell’avventura. Ai filmati stile cinema, si aggiungono le azioni durante gli scontri: come nell’originale, infatti, i nemici storditi potranno essere attaccati con un sonoro calcio rotante alla Chuck Norris ma, in questo caso, la telecamera ci sbalzerà all’indietro, mostrando l’animazione intera con tanto di corpo di Leon, oltre a questo le diverse animazioni per svincolarsi dagli zombie (con QTE riadattati) e altre scene di intermezzo che sfruttano il motore di gioco – tutti aspetti che, a nostro parere, avrebbero necessitato di un riadattamento diverso, per non perdere la peculiarità VR di questa avventura.
La campagna, completabile in circa una ventina di ore, ripropone le medesime classiche location dell’originale, ora finalmente esplorabili da un punto di vista totalmente immersivo. Anche alcuni puzzle ambientali sono stati riadattati dagli sviluppatori per il nuovo contesto VR di questa produzione e, possiamo dirlo in tutta tranquillità, funzionano a meraviglia.
Dal punto di vista puramente tecnico il gioco è sicuramente la trasposizione migliore di questo quarto capitolo, tra quelle viste fino ad oggi, seppur con i pesanti i limiti che, ad oggi, contraddistinguono una produzione con circa 18 anni sulle spalle. Il gioco, portato su Unreal Engine 4, presenta diverse grinze a livello di dettagli, anche perché la mole di poligoni è la stessa del titolo originale e alcuni aspetti, oggi, forse stonano un po’ troppo – come ad esempio, la bidimensionalità della vegetazione o altre “brutture” estetiche che avrebbero meritato un revamp più deciso, ma l’aspetto che va sicuramente tenuto in considerazione è l’hardware di riferimento: Resident Evil 4 VR è un’esclusiva Quest 2 e, come tale, si affida esclusivamente alla capacità computazionale del visore targato Facebook, senza supporto di PC e quindi cavi che potrebbero in qualche modo imbrigliare le nostre gambe durante le sequenze di gameplay. Detto questo, dall’alto dei suoi circa 8 giga di spazio occupato (pochissimi, se consideriamo la mole del titolo), il gioco è sicuramente il progetto più ambizioso per questo visore e siamo soddisfatti del lavoro svolto dai ragazzi di Armature Studio per rendere l’esperienza di gioco godibile dall’inizio alla fine sul limitatissimo hardware di Quest 2.
Concludendo…
Lo confessiamo: siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla qualità di questo porting VR di Resident Evil 4. Annunciato tra la delusione dei fan che, per qualche motivo, attendevano con ansia un remake di questo episodio (come se ce ne fosse realmente bisogno), il gioco si è saputo consolidare come una tra le produzioni di punta della libreria del Quest 2, con un riadattamento che, nonostante i diversi limiti tecnici e di scarsa interattività con il mondo di gioco, diverte e immerge in maniera soddisfacente il giocatore. Consigliato, senza riserve, ad ogni possessore di visore Quest 2, oltre che ai fan della saga di Capcom che potranno, finalmente, provare l’avventura da un punto di vista diverso, sperimentando “l’orrore” sulla propria pelle.