Sopravvivere: un’arte per qualcuno, una completa sofferenza per altri, una parola sconosciuta per pochi.
E se nel mondo reale, il termine ha mille diverse accezioni, connotate da altrettante disparate “variazioni” cromatiche, in ambito videoludico sopravvivere significa “survival” e survival significa tutta una serie di “preoccupazioni” che, ludicamente parlando, imitano la realtà delle cose. Aquamarine, sviluppato da Moebial Studios ed edito da Hitcents, è un “plot twist” a 360° sui meccanismi a cui, da circa un decennio, siamo abituati ad obbedire, fondendoli con un genere che all’apparenza non sarebbe particolarmente indicato come “match up”. Ma, nonostante alcune evidenti frecce al proprio arco e i rischi che la sperimentazione porta con sé, il gioco come si comporta?
Bando alle ciance, ecco a voi la recensione della versione Steam di Aquamarine!
Un pianeta, un oceano
Aquamarine è un’avventura grafica con pesanti “contaminazioni” ludiche e che indirizzano il gioco verso i classici lidi dei gestionali/survival “macchiati” da elementi ruolistici. Il titolo, fondamentalmente, sarà meccanicamente inquadrato come un classico punta e clicca seppur “scandito”, per quanto concerne l’andazzo più squisitamente “giocoso”, da vistosi elementi che da un lato lo avvicinano ai canoni dei giochi di ruolo e dall’altro, al contempo, dalle più comuni “restrizioni” derivanti dai classici crismi di Minecraft & Co. Ma, fuggendo per un attimo dal più classico inquadramento logico del titolo, Aquamarine è innanzitutto un’esperienza narrativa curata e sublimata da un aspetto estetico ricercato e che ricorda, per certi versi, lo stile fumettistico degli anni ‘80. Infatti, l’intero motore del gioco sfrutterà sfondi statici, non a caso incorniciato nel bianco quasi fosse un riquadro da fumetto, su cui si muoverà non solo il nostro personaggio ma anche diversi elementi cruciali per la nostra sopravvivenza, oltre che gli “abitanti” del mare.
Ma, come detto, il gioco è innanzitutto una storia: ci ritroveremo negli “scomodissimi” panni del “Seeker” una sorta di esploratore spaziale che si ritrova naufrago su di un misterioso pianeta alieno quasi esclusivamente ricoperto d’acqua. Il nostro protagonista, grazie ad una sorta di “bolla” di salvataggio, riuscirà a sopravvivere al devastante impatto col pianeta, ma la vittoria sarà solamente momentanea. Di lì, infatti, scatterà non solo l’urgenza di sopravvivere, ma anche di ritornare alla propria navicella schiantata: ma questo è solo l’inizio poiché, dietro alla lotta per la sopravvivenza, si nascondono i tanti misteri custoditi dal pianeta. L’incipit narrativo, non particolarmente originale, si rivelerà il primo step concreto di una trama che permarrà nel suo status di “non particolare originalità”, ma che proporrà momenti di stacco e di tranquillità utili a riflettere su temi di elevata statura quale la condizione umana, il senso della vita e della lotta per la sopravvivenza, il ricordo e la nostalgia ecc. In sostanza, Aquamarine sarà innanzitutto un “concetto da respirare”, piuttosto che un titolo da finire in fretta e furia per aggiungerlo ai “casi archiviati con successo” o, come spesso accade per i titoli che si fregiano del marchio “survival”.
Un passo avanti, un passo indietro
Da un punto di vista più squisitamente ludico, Aquamarine si poggerà sull’esplorazione di fondali marini, alla ricerca degli elementi utili alla nostra sopravvivenza e allo “squarcio” del velo misterioso che avvolge l’intero pianeta. È bene, però, sottolineare un elemento fondante: nonostante il titolo abbia tutti gli elementi per esser chiamato survival, allo stesso tempo esso non presenterà un vero e proprio game over nemmeno al suo livello di difficoltà più alto (ovvero normal). Infatti, esauritasi l’energia per muovere la nostra “bolla” o terminato il cibo, il titolo ci farà re iniziare dal punto di partenza. Questa caratteristica rende Aquamarine uno dei pochissimi survival “rilassanti” sul commercio, al contempo però andando quasi completamente a snaturare l’essenza stessa del genere visto che, effettivamente, non avremo necessità di gestire in modo attento ed oculato le poche risorse a disposizione. Tralasciando ciò (e anche una certa difficoltà iniziale di apprendere alcuni meccanismi fondanti della bolla, data l’estrema basilarità, indubbiamente esteticamente fascinosa, dell’interfaccia che sarà piuttosto avida di informazioni), il gioco aprirà innanzi ai nostri occhi un’esperienza basata su di una placida ma ragionata esplorazione ed una lenta amministrazione delle risorse a nostra disposizione.
Il fulcro del gameplay sarà la nostra bolla d’esplorazione, che comanderemo attraverso una consolle di comando (naturalmente disegnata a mano) colma di bottoncini e funzioni. La bolla, come sottolineato, ci consentirà di calpestare i fondali marini alla ricerca di diversi tipi di oggetti, che andranno da coralli commestibili a minerali utilizzabili come combustibile, sino a floppy disk che ci consentiranno di ampliare le “abilità” proprio del nostro mezzo di movimento. Esso, in aggiunta, sarà dotato di una Intelligenza artificiale che, per tutto il corso del gioco, fungerà da tutorial (non particolarmente generoso di consigli) e da guida nei momenti di stasi. L’esplorazione avverrà attraverso diversi biomi e, ognuno d’essi, avrà una sua strutturazione a “compartimenti” che sarà evidenziata da una apposita schermata di gioco che fungerà da mappa. Naturalmente, ogni area esplorabile porterà con sé flora e fauna particolare, che dovremo imparare a conoscere semplicemente interagendo con essa (o usando l’apposito scanner per ricavare informazioni). La nostra bolla, oltre a consentirci il movimento all’interno dei vari compartimenti, intesi come piccoli stage esplorabili, ci consentirà anche di “saltare” tra più compartimenti anche se lontani. Il tutto, ovviamente, in base a quanta energia avremo a disposizione: essa governerà non solo il movimento all’interno dei compartimenti, ma anche la resistenza complessiva della bolla agli urti e la capacità della stessa di utilizzare alcune peculiari abilità.
Il gioco, con una certa regolarità, ci consentirà anche di “tornare indietro” al punto di partenza, ovvero un’isola che fungerà da vero e proprio quartier generale e che, man mano che scoveremo i giusti item, ci consentirà ad accedere a strutture centrali per la sopravvivenza, come il giardino in cui coltiveremo la flora locale, o installare nuovi “aggiornamenti” alla nostra bolla. Naturalmente, non sarà solo esplorazione e upgrade ma, in linea con i classici canoni delle avventure punta e clicca, ci sarà degli enigmi ambientali (non tantissimi) da risolvere per procedere innanzi come, ad esempio, utilizzare l’abilità della bolla di creare onde d’urto per spazzare via vegetazioni ostacolanti et similia. In aggiunta, saremo chiamati, durante il corso del gioco, ad operare delle “scelte” di carattere gestionale che saranno, tendenzialmente, definitive visto che il titolo ci consentirà un solo salvataggio. In generale, Aquamarine si impone per l’originalità del mash-up di generi, tenuti assieme e anzi “domati” ludicamente proprio dalla scorrevole e piacevole narrativa e dalla complessiva rilassatezza sistemica che fa da sfondo a tutti gli avvenimenti in-game. Detto ciò, il titolo di Moebial Studios non è completamente un’avventura grafica né tanto meno un survival, andando probabilmente a risultare indigesto ad entrambi i puristi dei due citati generi (seppur, probabilmente più a chi cerca una sfida survival da “tutto o niente”).
Tecnicamente? Fa un po’… acqua
Se artisticamente il titolo è un plus grande quanto un pianeta (appunto) e non solo per quanto concerne il comparto visivo ma anche lato uditivo, grazie a musiche ambient azzeccatissime, non si può esser così mastodontici nel giudizio inerente la realizzazione tecnica. Passi la pochezza delle opzioni modificabili (ma, d’altronde, il titolo si muove su di una sorta di 2.5D “fissato” a fondali statici disegnati a mano), ma non la notevole quantità di bug, alcuni “game breaking”. Oltre a diversi crash al desktop improvvisi, il titolo soffre di alcune fastidiosissime criticità: ad esempio, più volte mi è capitato che i bottoncini della consolle di comando della bolla smettessero completamente di funzionare, lasciandomi “inerme” (problema risolto solo dopo aver chiuso e riaperto il gioco).
In aggiunta, durante il test, sono stati esperiti anche drastici cali di frame: è bene sottolineare che la prova del gioco è avvenuta su di una macchina di fascia media, ma ampiamente oltre i requisiti minimi consigliati. In generale, data anche la “semplicità” computazionale del gioco, siamo certi che i citati bug saranno risolti con una certa celerità ma, allo stato attuale delle cose, sono fattori da tenere in considerazione ma che, data la loro temporaneità, non vanno ad inficiare la qualità generale dell’offerta ludica del titolo.
Concludendo…
Un po’ avventura grafica, un po’ gioco di sopravvivenza ma in fondo nessuno dei due: cosa resta di Aquamarine? Sicuramente, un’esperienza narrativa coinvolgente e un “plot twist” molto personale sul concetto di survival, mosso non dall’urgenza ma, al contrario, dalla calma assoluta e dalla ragionevolezza. Un titolo consigliato a tutti ma che potrebbe, in generale, non essere completamente apprezzato o compreso dagli amanti dei citati generi “spuri”. A questo, si aggiunga una realizzazione tecnica, al momento della recensione del gioco, non particolarmente “candida” ma che, fortunatamente, viene ampiamente calmierata da un qualità artistica elevatissima. Un gioco da prendere, ma con almeno un occhio aperto.