Si è sollevato un gran polverone intorno all’ultimo arrivato del longevo brand di Nintendo: Leggende Pokémon: Arceus rappresenta, per forza di cose, un nuovo corso, per la saga di Game Freak, nuovo corso che, nei giorni che ne hanno preceduto il lancio ufficiale, ha attirato a sé diverse “critiche”, ingloriosamente ed unicamente incentrate contro il comparto tecnico del titolo. Parliamoci chiaro, il gioco ha subito un notevole tartassamento mediatico, specialmente lato social, a causa di alcuni fenomeni di pirateria, che hanno visto parecchi utenti portare a termine il gioco sfruttando l’emulazione su PC, e portando online anticipazioni, spoiler e critiche ad un titolo che, a nostro modo di vederla, merita comunque di essere acquistato e provato, a prescindere dalle pesanti limitazioni tecniche, che andremo a spulciare nel dettaglio più avanti.

Non sappiamo se la volontà di Nintendo – e anche quella di Game Freak – è quella di abbracciare completamente il nuovo gameplay di questo filone Leggende Pokèmon, accantonando quello a cui siamo stati abituati fino ad adesso, con i vari capitoli principali e il recente remake Pokémon Diamante Lucente/Perla Splendente, quello che sappiamo e che ci teniamo a discutere con voi durante lo svolgimento di questa disamina è che, senza alcun dubbio, ci siamo divertiti parecchio durante le nostre “forsennate” sessione di gameplay a Leggende Pokémon: Arceus.

Dopo aver ricevuto un codice review dal publisher, a ridosso del day one, abbiamo passato l’ultima settimana a calcare le lande della regione di Hisui, affrontando l’avventura, tutto sommato, compiaciuti, seppur con diverse riserve.

Ve ne parliamo nella nostra recensione…

Questo è il mio regno, un luogo al di là del tempo e dello spazio…

Leggende Pokémon: Arceus prende piede in una timeline alternativa, rispetto a quella a cui siamo abituati dalle precedenti iterazioni della saga.

Il nostro malcapitato protagonista – maschio o femmina a seconda della classicissima scelta iniziale (affiancata da un editor piuttosto minimale) – dopo aver ricevuto una “visita” dal leggendario Pokémon Arceus, verrà risucchiato in una sorta di vortice temporale che lo porterà, indietro nel tempo, sulla spiaggia della regione di Sinnoh, un tempo conosciuta come Hisui.

Verremo accolti dal Professor Laven e da tre Pokémon che, come da tradizione per la serie, saranno i tre starter che ci accompagneranno nelle prime fasi dell’avventura. Come ben presto noteremo, Hisui è una regione nella quale umani e Pokémon hanno da poco iniziato a conoscersi: scordatevi palestre, allenatori e legami inossidabili – il mondo dei mostriciattoli “tascabili” è ancora un mistero a molti degli umani che popolano la regione di Hisui.

Il Villaggio Giubilio, similmente alla saga di Monster Hunter, fungerà da hub centrale per le nostre avventure.

Iniziata la primissima fase dell’avventura, ci accorgeremo già delle principali differenze con gli altri storici capitoli del brand. Partiamo dal movimento del protagonista, ancora più libero e meno “vincolato” a sentieri predefiniti, quasi monorotaia, su cui muoversi. La prima grande area sarà infatti un campo di prova per mettere alla prova le nostre abilità di cattura, dimostrando al Professor Laven di saper rinchiudere senza problemi i tre starter – Rowlet, Cyndaquil e Oshawott – allo “stato brado”. Il lancio delle Pokè Ball (seppur in parte diverse esteticamente a quelle a cui siamo abituati – ma, d’altronde, siamo pur sempre nel passato) avviene in maniera del tutto “manuale” e non automatizzato durante gli scontri come in passato: sarà quindi necessario mirare con il dorsale sinistro della console e scagliare con il tasto apposto la sfera, per colpire in pieno il Pokémon e tentare così la cattura.

Mostrate le nostre abilità al Professore verremo così introdotti alla principale (nonché unica) cittadina del gioco: il Villaggio Giubilo. Similmente a quanto proposto dai titoli della serie Monster Hunter, scopriremo ben presto che il Villaggio funge da vero e proprio hub centrale per le nostre avventure e, al suo interno, avremo accesso a diversi servizi che ci verranno utili nelle vere e proprie sezioni di esplorazione che vedremo più avanti. Come allenatore novizio nella regione di Hisui, verremo iniziati nella squadra di ricerca della regione (come vedremo più avanti, ve ne saranno di diverse), tra i ranghi del Team Galassia.

Come membri della Squadra di Ricerca del Team Galassia, il completamento del Pokédex sarà il nostro principale obiettivo.

Encomiabile la volontà di Game Freak di proporre, per questo capitolo, un’avventura ancora più story driven rispetto al passato, puntando su una mole di dialoghi ancora più ampia a differenza delle precedenti iterazioni (anche se, ancora una volta, mancanti di doppiaggio), incarichi secondari (preparatevi psicologicamente, perché ce ne saranno a centinaia) e su un cast di personaggi quantomeno ben caratterizzato. Dal canto nostro, abbiamo impiegato circa una trentina di ore a completare l’avventura, di cui circa venti per la sola storia principale, dedicando le restanti alle attività secondarie e al corposo end game del titolo che, ancora adesso, ci sta tenendo incollati alla console.

Open map, una regione da esplorare e…un Pokédex da completare

Nonostante i primi gameplay post presentazione del titolo, che lasciavano quasi intuire una iterazione interamente open world, Leggende Pokémon: Arceus è un titolo che, come già abbiamo anticipato, propone uno stile di gioco simile a quello degli ultimi capitoli di Monster Hunter che prevedono, appunto, un villaggio come hub centrale ed una serie di open map da esplorare, presso cui prenderanno luogo le nostre principali avventure nella regione di Hisui.

Catturare Pokémon assumerà un aspetto centrale in questa nuova iterazione della saga.

Il Villaggio Giubilo sarà la nostra base principale per le missioni di ricerca. Dopo aver ricevuto un incarico, o una richiesta da uno degli abitanti del villaggio, avremo così modo di ultimare i preparativi e partire all’esplorazione delle varie macro-aree che compongono la regione. Oltre alla imponente sede del Team Galassia – che si staglia centralmente all’interno del Villaggio Giubilo – la cittadina offre il nostro personalissimo alloggio oltre che una vasta serie di strutture e servizi utili atti ad equipaggiare il nostro alter ego digitale al meglio per le avventure: tra emporio, banco degli scambi e pascolo dove scambiare in qualsiasi momento la nostra squadra attiva di Pokémon, le cose da fare e vedere all’interno del villaggio sono tante e in continua espansione.

Una volta affacciati sulle estese mappe di Hisui avremo modo di tastare con mano le rinnovate meccaniche di gameplay. Partiamo quindi dalla principale, ovvero la cattura dei Pokémon: non più “costrette” ai soli duelli, avremo modo di lanciare le celebri sfere alle creaturine, semplicemente prendendo la mira e colpendo i malcapitati obiettivi che, in questo capitolo, vedremo “fisicamente” vagare sulla mappa di gioco, con tanto di modello tridimensionale. Vi sono numerosi fattori che vanno a influire sull’esito della cattura: in primis il livello degli stessi e la tipologia di sfera utilizzata, in secondo luogo se il Pokémon che sta per essere catturato è “allertato” o meno dalla nostra presenza – a questo pro, il gioco ci consentirà di abbassarci e nasconderci nell’erba alta per celare la nostra figura prima di lanciare la sfera – e, infine, quello che ci piace definire “backstab” (giusto per ereditare un termine spesso affibbiato ai Souls di From Software) che si attiva colpendoli alle spalle con la sfera aumentando, sensibilmente, il tasso di successo di cattura.

Il sistema di combattimento riprende i canoni classici della saga, permettendoci però di muovere liberamente il nostro personaggio e osservare gli scontri da altre prospettive.

Il Pokédex, vero e proprio protagonista di questa avventura, altri non è che un taccuino che verrà aggiornato mano a mano durante le nostre scorribande per Hisui: a differenza degli altri capitoli, tuttavia, non basterà catturare il Pokémon per completare la scheda ad esso dedicata ma sarà necessario completare diversi obiettivi, che possono prevedere la cattura di più tipi di quello stesso Pokémon, farlo evolvere, affrontarlo tot. volte in battaglia, ecc. Insomma, completare il Pokédex di Hisui vi farà penare, e non poco: aspettatevi dunque di passare un quantitativo smodato di ore per completare ogni scheda al meglio.

Per incentivare l’esplorazione della mappa di gioco, vi saranno diverse risorse sparse per tutta la regione che potremo utilizzare sfruttando il sistema di crafting proposto dai ragazzi di Game Freak: bacche diverse e minerali, per esempio, potranno essere utilizzate per creare Poké Ball (e le diverse varianti a cui siamo abituati), oppure erbe per dare vita a pozioni e unguenti atti a potenziare la nostra squadra di Pokémon. Gli spostamenti sulle vaste open map della regione, saranno possibili, in un secondo momento, anche grazie alle diverse mount messe a disposizione che, unite ai punti di viaggio rapido, agevoleranno di molto i nostri viaggi. A parte questo, purtroppo, troppe porzioni di mappa paiono eccessivamente spogli e privi di cose da vedere o da fare, che non riguardino solamente la cattura di Pokémon selvatici o la raccolta di risorse. Un peccato perchè, sulla carta, il gioco aveva tutte le carte in regola per spingere forte su questo aspetto.

Esplorando la regione di Hisui ci imbatteremo in una vasta gamma di Pokémon da catturare (oltre 240 in totale).

Leggende Pokémon: Arceus, pur rinnovando la formula classica di gameplay a cui siamo abituati, non rinnega le proprie origini: i Pokèmon catturati potranno essere utilizzati in battaglia e lanciati, direttamente, negli scontri contro quelli selvatici. In questo caso il gioco riprende, almeno in parte, le fattezze della serie classica, con lo stile a turni che ha da sempre contraddistinto la saga di Game Freak. Tramite un menu contestuale, potremo infatti impartire ordini ai nostri Pokémon, con le classiche mosse che, in questo capitolo, se familiarizzate a dovere potranno variare da “rapide” a “potenti”: le prime ci permetteranno di attaccare gli avversari più volte consecutivamente, a discapito di una potenza di attacco ridotta, mentre le varianti potenti effettueranno più danno, rallentando però le nostre azioni successive. Insomma, una nuova componente strategica agli scontri che, specialmente contro i Pokémon selvatici più potenti, non perdonano gli errori del giocatore, visto che il sistema di debolezze sarà ancora più impattante, sull’esito degli scontri, rispetto al passato. Non mancheranno, anche se presenti in maniera molto più limitata, gli scontri contro gli altri NPC, che ci sfideranno con le loro squadre durante lo svolgimento della trama principale.

Game Freak, ma che combini?

Inutile girarci intorno: Leggende Pokémon: Arceus è un titolo enormemente limitato sul fronte audiovisivo. Se ne è parlato tanto, con analisi tecniche, impietose analisi e critiche, e ci pare comunque doveroso affrontare l’argomento in fase di recensione.

Esclusa la modellazione poligonale di personaggi e Pokémon, che rimane comunque in linea con gli standard tecnici delle produzioni Nintendo Switch, il gioco si presenta con una definizione delle texture bassissima che si riflette, non poco, sulla qualità degli scenari, a tratti eccessivamente spogli e privi di quella “spinta” visiva che avrebbe garantito un colpo d’occhio più piacevole agli occhi dei giocatori. La situazione, ancora sopportabile in modalità portatile, se affrontata in docked mode mette in mostra in maniera ancora più evidente la limitatezza del comparto tecnico offerto da Game Freak. Nonostante tutto, il gioco se la cava abbastanza bene sul fronte frame rate: a parte qualche sporadico calo nelle fasi di gioco più concitate, Leggende Pokémon: Arceus riesce comunque a mantenere un frame rate ancorato al target dei 30 fps.

Leggende Pokémon: Arceus soffre di pesanti limiti tecnici che, di fatto, impediscono al gioco di dire la sua sul fronte artistico.

Altro aspetto che evidenzia l’arretratezza audiovisiva del titolo Game Freak è il comparto sonoro. Oltre alla solita mancanza di doppiaggio, fa quasi “sorridere” la scelta degli sviluppatori di associare ai vari Pokémon i diversi versi “alla Gameboy maniera”, che da un lato fanno sembrare il titolo un revival old school dei primissimi capitoli della saga, ma dall’altro impediscono a noi giocatori di godere di un sonoro più al passo coi tempi che, mai come oggi, avrebbe beneficiato di un revamp in puro stile anime.

Concludendo…

Leggende Pokémon: Arceus è un capitolo sicuramente storico per la longeva saga di Game Freak, capace finalmente di rompere “le catene” che tenevano il gameplay ancorato alle proprie origini dell’era Game Boy. Nonostante alcuni grossolani difetti di design e una vistosa arretratezza del comparto audiovisivo, Leggende Pokémon: Arceus è un episodio consigliato a tutti i fan di lunga data del brand ma anche alle “nuove leve”, che sapranno apprezzare la maggior libertà d’azione che questo capitolo è in grado di dare ai giocatori, oltre alla consistente mole di contenuti.

CI PIACE
  • Un capitolo che riesce, finalmente, a svecchiare la formula di gioco classica
  • Le nuove meccaniche di gameplay incentivano l’esplorazione e la cattura dei Pokémon
  • Meno “tempi morti” per tutta la durata dell’avventura
  • Contenutisticamente valido
NON CI PIACE
  • Comparto audiovisivo terribilmente arretrato
  • Qualità dei contenuti secondari altalenante
  • Innovativo ma poco rifinito
Conclusioni

Leggende Pokémon: Arceus è un titolo difficile da valutare. Da un lato abbiamo apprezzato enormemente la volontà di Game Freak di rinnovare la formula di gioco classica, applicandola ad un gameplay che, per certi aspetti, ci ha ricordato quello visto nella saga di Monster Hunter, dall’altro invece, la mancanza di alcune rifiniture e un comparto audiovisivo molto arretrato, abbassano notevolmente la qualità generale del prodotto che, a nostro parere, rappresenta un buon punto di inizio per un ipotetico “nuovo corso” della saga di Pokémon.

7.7Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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