Un futuro distopico e decadente, i fumi di una industrializzazione selvaggia che di umano ha ben poco, il senso stesso dell’esistenza, una sparizione misteriosa, un passato ed un futuro imperscrutabili: sono questi gli elementi concettuali chiave di Norco, titolo di cui discorreremo in questa sede, realizzato da Geography of Robots ed edito da Raw Fury. L’oggetto al di sotto della nostra lente di ingrandimento, è una avventura calda e pastosa, al contempo disperata ed apocalittica quando tocca i classici temi: amore, amicizia, lontananza, solitudine. Un’esperienza “seria” che è un po’ un cliché ricorrente nel segmento ludico di cui Norco è rappresentante, ovvero i punta e clicca, che da decadi mescolano con disinvoltura ultra-violenza con decadenza, mistero e follia comica, risultando spesso e volentieri “perfetti” con ogni “abito” messo o dismesso. Un settore non sempre particolarmente vivo, seppur sempre pronto a sfornare perle d’ogni ordine e grandezza, in grado di catalizzare l’attenzione generale della fascia d’utenza “specializzata”.

Riuscirà il titolo in esame in questa sede a brillare di luce propria? Scopriamo con la recensione di Norco nella sua versione Steam!

Un lento decadimento

Norco, come anticipato, è un punta e clicca canonico che offre un’avventura densa e “pesante” da un punto di vista tematico. Oltre ai classici crismi delle avventure grafiche, che vedranno il giocatore dedicarsi quindi alla “lenta” esplorazione di ambienti alla ricerca di elementi utili al prosieguo della storia, al contempo districandosi tra lunghi dialoghi con personaggi dei più disparati, il gioco sviluppato da Geography of Robots propone al suo interno anche alcune “variabili” meccaniche che tentano di rendere il classico meticoloso clicking tipico dei giochi, un po’ più vario e dinamico. Ma, al di là dei meri ingranaggi, ogni avventura grafica che si rispetti poggia su di un fondamento narrativo tendenzialmente articolato e “ingombrante”. Ed è questo, naturalmente, il caso: la protagonista delle peripezie narrate nel titolo è Kay, una giovane ragazza che fa ritorno a casa, in una Lousiana post-industriale, dopo la morte di sua madre. Oltre alla tristezza ed al dolore, mescolati a dei dubbi crescenti inerenti il lavoro di sua madre inestricabilmente legato ad una locale e tentacolare azienda petrolifera, Kay dovrà fare i conti con la misteriosa sparizione del fratello Blake. Una semplice premessa che, al contempo, sarà solo il primo passo verso un viaggio duro, profondo e pesante: senza mezzi termini, Norco offre una delle migliori narrazioni in ambito videoludico degli ultimi anni, colma anche di diversi colpi di scena, cambi di prospettiva (in alcune sezioni, assisteremo agli eventi dal punto di vista della madre di Kay, Catherine) ed epiloghi inattesi che la rendono notevolmente immersiva e “incollante”.

La disperazione da “palude industriale”, la decadenza di una città sull’orlo dell’abisso tra ciminiere fumanti, opulenza macchiata di “sangue” e degrado post-urbano, molto vicina al dolore iper-tecnologico vissuto dagli strati più bassi della società durante la prima rivoluzione industriale nelle famose “città fungo” inglesi, vieni qui riapplicata in chiave post-moderna e gotica, mescolata in modo sapiente a tematiche più “ordinarie” come l’amore, il senso della vita, l’angoscia e la disperazione, per certi versi omaggiando l’aria “irrespirabile” che aleggiava in capolavori come Blade Runner o Matrix, i quali hanno elevato il concetto di decadenza hi-tech. Non solo gli avvenimenti, ma anche la cura notevole profusa nel caratterizzare i personaggi, l’ottimo livello dei dialoghi (sono davvero pochi quelli “inutili” e sorvolabili) e in generale, la storia non ordinaria narrata, rendono Norco una piccola perla da un punto di vista specificatamente narrativo. Una narrativa cupa ma “lenta” che, com’è facile evincere dalle immagini, viene spontaneamente sublimata dallo stile pixelato e “caldo” del titolo, il quale restituisce costantemente tramite immagini la stessa apocalittica e decadente malinconia esistenziale, vero “carburante” d’ogni angolo dipinto e narrato dal titolo. È bene sottolineare che Norco esiste davvero ed è una città reale della Lousiana. Al contempo, è doveroso anche eccepire che i tanti rimandi, i luoghi e una buona fetta dei personaggi, sono stati ispirati dai ricordi dell’infanzia degli stessi sviluppatori, come essi stessi hanno sottolineato, rendendo probabilmente l’avventura ancora più “vera”.

Una caratteristica che restituisce, già dopo pochi minuti, la sensazione che quei personaggi, quelle storie, quei luoghi esistano davvero e che Norco, in sé, sia nulla più che un omaggio all’aria che, lì, si respira.

Buio meccanico

Naturalmente, seppur le avventure grafiche siano di quanto più videoludicamente vicino possibile al concetto di “libro”, esse restano pur sempre videogame interattivi e, dunque, governati da meccaniche definite e che poi, tendenzialmente, ne compongono la complessiva qualità. E, in questo senso, Norco riproporrà i classici canoni dei punta e clicca: esplorazione certosina degli ambienti, “unificazione” degli oggetti raccolti con annesso utilizzo “mirato” in punti di interesse specifici, spesso lontani dalla location in cui li raccoglieremo. Ma non solo: il titolo, come già anticipato, ci trascinerà in conversazioni delle più disparate (alcune, davvero surreali). Ma, a questi meccanismi ludici piuttosto standard per il settore, Norco affiancherà alcuni elementi tendenzialmente atipici. Ad esempio, durante il corso del gioco, diverremo nostro malgrado protagonisti di alcuni “combattimenti” con personaggi non particolarmente affabili, i quali in linea di massima si svolgeranno affrontando alcuni mini giochi legati ai riflessi o alla memorizzazione logica delle immagini. Combattimenti che, in concreto, sono un’aggiunta sicuramente piacevole ma che, in fin dei conti, sono spesso una “distrazione” forzata dal cursus naturale degli eventi. Le nostre risposte avranno dei riverberi limitati (d’altronde, la storia è sostanzialmente indirizzata su dei binari “rigidi”) e, ovviamente, ci condurranno passo passo verso la fine “caleidoscopica” dell’avventura.

Da un punto di vista più squisitamente meccanico, Norco si conclude qui: sicuramente, data la sua natura indipendente e il costo contenuto per un avventura che durerà orientativamente una decina d’ore, di carne al fuoco ce n’è più che a sufficienza. Se, naturalmente, volessimo spingerci ad alzare lo sguardo e appropinquarci al titolo con una prospettiva dal respiro più ampio, Norco presenta dei limiti evidenti: la narrativa, seppur molto pregevole e immersiva, non presenta elementi che ne favoriscano nettamente la rigiocabilità come finali alternativi o scelte in grado di rivoluzionare drasticamente gli eventi in gioco (si pensi, ad esempio, alle decine di finali alternativi o alla possibilità di perdere definitivamente uno dei personaggi interpretabili in Heavy Rain). Dunque, una narrazione sicuramente “sui binari” da un punto di vista squisitamente meccanico, ma che vale pienamente la pena d’esser vissuta, anche se non si è particolarmente amanti del genere. Anche chi dovesse cercare una sfida intellettuale “estrema” (cosa non così rara in esponenti del settore), probabilmente non troverà pane per i suoi denti: tutti gli enigmi e i puzzle di Norco, in verità, sono tendenzialmente facili e molto intuitivi, quasi gli sviluppatori l’avessero concepiti come un “divertissment” logico, un “ammazza-tempo” nello sviluppo complessivo della trama. In ultima istanza, l’ambito tecnico: Norco è ben realizzato e, nella sua semplicità computazionale, ben costruito. Zero rallentamenti, una certa leggerezza che ne consente l’utilizzo anche su PC non particolarmente performanti, una buona pulizia generale che rende la creazione di Geography of Robots “libero” da bug degni di menzione. Dunque, nulla da eccepire: Norco fluisce senza “aggravi” né intoppi di sorta, offrendo una esperienza scorrevole e che mai singhiozza.

Concludendo…

Norco è un caffè caldo in un cupo giorno di pioggia, sorseggiato in penombra sulle note lente e noir di un jazz stanco: un’avventura gotica, ombrosa e disperatamente lenta, che mescola elementi narrativi ordinari ed extra ordinari, in una sapiente miscela di periferie industriali, personaggi “impossibili” o quasi e temi duramente ordinari come la malinconia, la disperazione, il vuoto esistenziale. Nonostante alcuni evidenti limiti meccanici, il prodotto confezionato da Geography of Robots è intimo, curato e, per certi versi, difficilmente dimenticabile. Consigliato, anche per il prezzo esiguo, persino a chi non mastichi con particolare piacere le avventure grafiche.

CI PIACE
  • Un punta e clicca classico
  • Narrativamente pregevole
  • Esteticamente originale
NON CI PIACE
  • Gameplay limitato
  • Sfida di livello basso
Conclusioni

Decadenza post-industriale, una città devastata dai profitti di una “cieca” multinazionale, una morte lacerante, una sparizione inspiegabile, una vita devastata in un rosso tramonto della Louisiana: sono questi gli elementi fondanti di Norco, un’avventura grafica di grandissimo spessore e di indubbio valore. Sebbene alcuni limiti meccanici e una certa ripetitività più strettamente ludica, la creazione di Geography of Robots è uno dei migliori esponenti del settore delle avventure grafiche uscito negli ultimi anni. Un’avventura di spessore, densa, aggrappata in modo “vero” ad un lento decadimento, umano e concettuale. Un’opera quasi meta-ludica, sicuramente consigliata sia agli appassionati che a chi volesse, per la prima volta, avvicinarsi al genere.

8.6Cyberludus.com

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