Cosa c’è di meglio che affrontare i gelidi venti della spietata Siberia, nel bel mezzo della più classica arsura estiva italiana? Un incipit insolito per addentrarsi in Northern Lights, titolo indipendente, da circa due anni in Accesso Anticipato su Steam, sviluppato da MadGoat Studio.
Il prodotto, attualmente alla versione 0.8, tenta di dire la sua nel difficile e sin troppo “trafficato” mondo dei giochi di sopravvivenza, proponendo una visione un po’ più tesa al realismo nudo e crudo: riuscirà ad imporsi nel marasma caotico che è, oggi, il citato segmento ludico?
Il cataclisma bianco
Northern Lights è un gioco d’azione in prima persona, con spiccati elementi di sopravvivenza, ruolistici e di costruzione. Il gioco, durante il mese di giugno, ha ricevuto un importante aggiornamento che ha introdotto l’attesa “Story Mode”, una delle due modalità di gioco attualmente disponibili assieme ad un più classico e “sbussolato” Survival Mode. Nella modalità narrativa, vestiremo gli infreddoliti panni (dopo un incidente in elicottero) di un investigatore chiamato a sbrogliare una gravosa matassa colma di mistero. In essa, la morte di alcuni ricercatori stanziati in Siberia e, di lì, un’ancor più terribile minaccia che metterà a rischio la stessa vita del protagonista: lo scopo? Non solo sopravvivere, ma fuggire dalla piuttosto vasta isola prima di una sorta di “gelido” cataclisma.
Premesse narrative a parte, non particolarmente originali ma sufficientemente intriganti per indurci ad addentrarci in Northern Lights, il gioco ben presto ci introdurrà ai suoi meccanismi ludici di base: come ogni titolo di sopravvivenza che si rispetti, il nostro obiettivo sarà quello di tenere in vita il nostro alter ego badando ad alcuni indicatori principali. In questo frangente, grazie ad un pratico orologio sul nostro polso, potremo controllare il livello di fame, sete e freddo del nostro personaggio: la riduzione a zero di uno di essi produrrà effetti dannosi che peggioreranno via via, portandoci infine anche alla morte dopo un lasso di tempo non troppo lungo.
Sopravvivere al freddo
Ma come si sopravvive in Northern Lights? In generale, da un punto di vista concettuale, il titolo di MadGoat sposa una filosofia piuttosto classica di sopravvivenza: dovremo infatti raccogliere elementi da terra, tra rami di legno, pietre e piante di vario tipo da utilizzare per la creazione di tutta una serie di arnesi ed oggetti utili. Vi saranno anche diversi elementi naturali tossici, specialmente piante e funghi, che se ingeriti, provocheranno effetti collaterali negativi come febbre o avvelenamento da cibo, i quali andranno “curati” o naturalmente o scovando medicine in giro per la mappa. Dovremo, come ogni survival che si rispetti, anche adattarci a divenir cacciatori: nel gioco vi sarà infatti la presenza di (pochi) animali, tra “pacifici” e predatori, i quali andranno cacciati al fine di procurarci carne, pelli, ossa ed altri elementi utili. La vasta area di gioco vedrà anche al suo interno la presenza di diversi insediamenti umani “vuoti” ma colmi di oggetti utili da raccogliere, dal cibo ai vestiti passando per munizioni e contenitori di vario tipo.
Negli insediamenti, potremo anche scovare dei libri, i quali ci forniranno nuove “ricette” per costruire oggetti via via più complicati ma che, naturalmente, ci renderanno nettamente più agevole il sopravvivere. Northern Lights presenterà al suo interno una piuttosto basica sezione ruolistica: compiendo tutte le azioni “basiche” utili per sopravvivere, dalla costruzione di oggetti alla caccia, vedremo le nostre abilità aumentare gradualmente, producendo effetti passivi positivi (come la riduzione dei tempi di crafting, l’aumento dei danni prodotti con un arco ecc.). Le nostre abilità, le nostre ricette, i metodi per curare le malattie e quant’altro, assieme alle missioni e agli oggetti di gioco collezionabili e che ci sveleranno “angolazioni” della storia, saranno tutti raccolti in una sorta di diario che sarà il perno, un po’ “flemmatico”, della nostra esperienza di gioco.
La “tormenta”
Dunque, una domanda sorge spontanea: com’è l’esperienza ludica di Northern Lights? Altalenante, verrebbe da dire, seppur al momento visibilmente indirizzata verso una certa mediocrità. Inutile nasconderlo, sono tanti i difetti della produzione targata MadGoats: a partire da un aspetto estetico non particolarmente esaltante, da texture grossolane ad edifici “copia incollati” più volte e in diverse zone della mappa, passando per animazioni quasi tragiche (come la sorta di “paralisi” che occorre agli animali colpiti da un paio di frecce, o la sensazione di “missile pattinante” che darà il gatto delle nevi) ed un senso di “vuoto” che ci assalirà esplorando la mappa (il qual aspetto ha però, sorprendentemente, la facoltà di aumentare il senso di “disperazione” ed “abbandono” mentre si gioca). Un vuoto che permeerà anche flora e fauna locale, non solo limitata numericamente ma anche caratterizzata da un comportamento non particolarmente realistico (seppur, nell’ultima patch, gli sviluppatori sono intervenuti sulla questione). Durante le nostre esplorazioni, comunque sia, ci imbatteremo in zone extra, come cave, caverne ecc., che potremo liberamente esplorare seppur, solitamente, esse saranno tendenzialmente vuote oppure colme di oggetti “comuni”. Tolta anche una “genetica” tendenza alla ripetitività delle azioni, Northern Lights soffrirà anche di alcune “zoppicature” concettuali.
In primis, la difficoltà: nonostante sia possibile settarla con un editor piuttosto in deep all’inizio della partita, in realtà sopravvivere all’interno del gioco sarà difficile e sin troppo facile allo stesso tempo. La difficoltà, in modo particolare durante le prime battute di gioco, sarà data innanzitutto dalla carenza di informazioni o anche solo indizi per comprendere come svolgere alcune attività basilari (come ad esempio l’accensione di un fuoco o l’ottenimento di acqua senza ricorrere ai fiumi). Un’altra nota stonata, figlia di una doveroso tentativo di bilanciare la difficoltà, sarà il consumo della fame e della sete durante il sonno: in poche ore “virtuali” nel gioco, lo stesso ci spazzerà via le due barre specifiche quasi per intero, producendo l’effetto pavloviano di “programmare” il sonno solo se si ha nell’effettività parecchio cibo con sé e non solo pensando alla barra concreta dell’energia, fondamentale per compiere ogni azione. Una volta però appreso il funzionamento meccanico di base (e, in modo particolare, la capacità di “ridurre ai minimi termini” diversi tipi di oggetto), sopravvivere in Northern Lights sarà sin troppo facile: accendere un fuoco sarà sempre possibile, così come procurarsi tanto cibo in pochissimo tempo (ogni albero o quasi avrà un nido d’uccello da cui ottenere delle uova o dei funghi commestibili) oppure procurarsi dell’acqua da bere (basterà conservare con sé un barattolo di metallo).
In aggiunta, quasi tutti gli insediamenti umani saranno sostanzialmente collocati su di un’unica strada, con tanto di indicazioni: se si pensa che, al loro interno, vi sarà una certa sovrabbondanza di oggetti e che gli stessi ricompariranno poco tempo dopo esser stati prelevati e sempre nello stesso posto (questione collegata ad un bug, pare risolto con l’ultimo aggiornamento), si avrà probabilmente contezza della facilità del sopravvivere in Northern Lights. Una facilità ancor più spinta nel momento in cui sbloccheremo il gatto delle nevi: oltre ad esser molto veloce, al limite dell’inguidabilità, il mezzo sarà “immortale” e potrà esser utilizzato anche per abbattere i predatori più grandi (i quali, in verità, moriranno con tre o quattro di frecce “basiche” ben piazzate). Detto ciò, Northern Lights resta un’esperienza comunque affascinante: alcuni colpi di classe estetici, come l’aurora boreale o le tormente di neve, aumenteranno nettamente l’immersione e il senso di isolamento che il gioco produce, impattando positivamente sull’esperienza. Senza contare che, la complessiva facilità di gioco, potrebbe essere un elemento cruciale per rendere il titolo appetibile per chi abbia poca dimestichezza con il settore.
Tecniche di Sopravvivenza
Se l’esperienza di gioco, in generale, necessita di una notevole rifinitura, anche da un punto di vista tecnico il gioco ha visibile bisogno di un lavoro d’intervento piuttosto profondo: al di là del già citato aspetto estetico non “rivoluzionario”, che ci restituirà un ambiente piuttosto spoglio e “morto”, vi saranno diversi errori in gioco di varia natura e gravità che impatteranno nella complessiva economia di gioco. A partire dalla piuttosto regolare scomparsa di grandi elementi scenici, come interi costoni di montagna, Northern Lights sarà afflitto da tutta una serie di piccoli e grandi bug, come alberi invisibili di cui restano solo gli elementi esterni, animali “bloccati” ecc. A questi, si aggiungeranno altri “spigoli” di natura nettamente più pesante: ad esempio, il gioco sarà afflitto da regolari cali di frame, i quali si verificheranno specialmente se saremo a bordo del gatto delle nevi. Anche la telecamera ci darà alcune noie: essa, ad esempio, “impazzirà” piuttosto spesso quando utilizzeremo delle stufe poste negli angoli degli edifici, rendendo difficoltoso il recupero degli oggetti.
Vi saranno altresì dei bug che “romperanno” la routine del gioco: ad esempio, per un’intera sessione, la barra del freddo è rimasta completamente carica senza subire “ritorsioni numeriche” da parte del rigido clima siberiano, rendendo nei fatti inutile impegnarsi alla ricerca di un riparo. Dunque, una realizzazione tecnica che ci sentiamo di definire appena sufficiente per rendere accessibile il gioco, ma che comunque fornisce un trampolino di lancio sufficiente per rendere il gioco appetibile.
Concludendo…
Un gioco in accesso anticipato, per definizione, non è un gioco completo. Non esser “finito”, significa ovviamente, che la strada da percorrere è ancora lunga e che le “rivoluzioni possibili” sono dietro l’angolo: detto ciò, Northern Lights è al momento un’esperienza ludica ordinaria e nulla più, afflitta da tutta una serie di problematiche relative all’equilibratura del gioco e ad una limitatezza tecnica sin troppo evidente. Il prezzo, di base non eccessivo, potrebbe esser al contrario “altissimo” se non si dovesse riuscire a sorvolare sui citati “angoli aspri” della produzione. Resta, comunque, un’esperienza accettabile non solo per il fascino della location e per il senso di solitudine che riesce a donare, ma anche per la presenza di una storia sicuramente ordinaria ma che ci “costringe” ad andare avanti: solo il continuo lavoro degli sviluppatori, al momento costanti e presenti da due anni circa, potrebbe riuscire a “rinverdire” (è il caso di dirlo) la situazione!