Uscito da un paio di anni sul mercato PCVR, Into the Radius è uno di quei titoli davvero unici, in grado di trasporre con successo una formula survival post apocalittica, spesso relegata a titoli di stampo shooter, come la serie di Fallout, S.T.A.L.K.E.R. e Metro, all’unicità della realtà virtuale, con un gameplay tendente al realismo e un’atmosfera dal forte impatto.

Dopo il successo del titolo sul mercato PC, il team di CM Games riesce nell’intento di trasporre questa ambiziosa produzione sul visore standalone di punta di casa Meta, il Quest 2. Non potendo più appoggiarsi su hardware ben più performanti, il gioco – pur mantenendo inalterata la sua formula di gameplay – arriva su Quest 2 con dovuti sacrifici in ambito tecnico.

Abbiamo così ricevuto dal publisher un codice review relativo, appunto, alla versione standalone per Quest 2 e, dopo aver esplorato a dovere l’offerta contenutistica del titolo CM Games, siamo pronti, come di consueto, a fornirvi il nostro finale responso sul titolo.

Buona lettura!

A metà tra S.T.A.L.K.E.R. ed Escape from Tarkov…

C’è un qualcosa nelle ambientazioni post apocalittiche che le rende così affascinanti, per noi giocatori, da scoprire ed esplorare, durante le nostre scorribande virtuali. Nella storia, da apprezzatissime serie come Fallout, S.T.A.L.K.E.R. e Metro, abbiamo spesso affrontato esperienze di gioco incredibilmente coinvolgenti, in grado di mettere a dura prova le nostre abilità di sopravvivenza pad alla mano. Con Into The Radius, i ragazzi di CM Games sono riusciti a fare proprio questo, trasporre in un contesto super immersivo, che è il “mondo” della VR, il gameplay tipico e l’immersività delle esperienze videoludiche post apocalittiche.

Ci sono riusciti degnamente, pur con qualche riserva, di cui vi parleremo nel dettaglio più avanti.

Into the Radius è un titolo survival a giocatore singolo ambientato in un futuro post apocalittico: l’umanità è stata praticamente spazzata via, ad eccezione di alcuni gruppi di “esploratori”, impegnati a viaggiare nelle terre desolate per raccogliere provviste, necessarie alla nostra sopravvivenza, e completare missioni per conto di altri contractor. Pur essendoci un accenno di trama, Into the Radius è un titolo che non si impegna più di tanto a proporre una narrativa complessa, visto quella offerta è tutt’altro che un’esperienza story driven. Saltuari dialoghi, note scritte su fogli sparsi per il mondo di gioco, questo è tutto quello che vi capiterà “a tiro” durante le avventure su Into the Radius, da cui dovremo farci un’idea della storia alla base della fatica di CM Games.

Quando la sopravvivenza va “sudata”

Lato meccaniche, Into the Radius è, probabilmente, una delle esperienze più realistiche disponibili sul catalogo di Quest 2. Sfruttando i due controller Touch, potremo ovviamente manipolare e afferrare oggetti per il mondo di gioco, aprire porte, raccogliere armi, salire scale, consumare cibo e inserire caricatori nel carrello di un fucile.
Into the Radius porta, o almeno ci prova, a portare il fattore immersività ad un livello superiore: il solo fatto di dover inserire ogni singolo proiettile – tirato fuori dalla scatola – in un caricatore, rende il tutto dannatamente realistico anche se, specialmente nelle prime ore di gioco, forse troppo tedioso. Il gioco prova a trascinare il giocatore, di peso, nella brutalità dell’ambientazione, mettendo sotto costante prova i nervi saldi del singolo, oltre che un minimo di strategia per muoversi verso il prossimo obiettivo. Proprio come il perennemente citato Half Life Alyx (che, come ormai abbiamo detto più volte, consideriamo lo standard per queste produzioni) ogni oggetto ed elemento dello scenario è dotato di una propria “fisica”, dando così un vero e proprio peso alle nostre mani nel mondo di gioco, sebbene gli elementi d’interazione non siano poi così tanti come il sopraccitato titolo Valve (o come nel più recente ottimo Red Matter 2), abbiamo comunque apprezzato la volontà degli sviluppatori di apportare un ulteriore elemento capace di “rafforzare” l’immersione e il realismo.

Ma fondamentalmente, qual è lo scopo di Into the Radius?

Le avventure in Into the Radius partono con un corposo tutorial, atto ad illustrarci le meccaniche base dell’intera produzione. Terminato, avremo così accesso alla base, che non solo fungerà da vero e proprio HUB centrale prima di ogni missione, ma sarà anche la nostra location principale per gestire risorse, riparare e pulire le nostre armi (con tanto spazzolino e spray per togliere lo sporco in eccesso) e un vero e proprio poligono di tiro, presso il quale affinare le nostre abilità con le armi da fuoco. Le missioni, accettabili tramite un apposito computer presente nella base, che ci chiederanno – spesso – di visitare avamposti abbandonati e cercare determinati oggetti da consegnare, ovviamente, a missione conclusa.

Into the Radius è un titolo che, come dicevamo, si affida ad un realismo senza precedenti. Anche la balistica delle armi è uno dei piatti forti del titolo CM Games, estremamente accurata e paragonabile a quella di altri titoli molto simili, come Escape from Tarkov. Il comparto contenutistico della armi è impressionante: tra mitra, fucili, pistole, coltelli e shotgun la scelta è senza dubbio varia e incredibilmente accurata, con ogni pezzo realmente riprodotto, in prospettiva delle diverse possibilità di potenziamento, consentite dal gioco stesso.

Le meccaniche di shooting offerte dal gioco sono ottime ma, ovviamente, trattandosi di un gioco che punta sempre al realismo, sarà da evitare il classico comportamento di “sparare all’impazzata” dei giocatori cresciuti a “pane e FPS, per evitare – ovviamente – di incappare in un caricatore vuoto che ci lascerà alla mercé dei nemici, o magari di un’arma inceppata in situazione sconvenienti. Le armi si comportano benissimo, dandoci modo di mirare con calma e sparare ai bersagli con una cura e precisione di alto livello: ogni arma proposta ha ovviamente un feeling e un comportamento diverso, e sarà sempre a noi trovare l’armamentario che meglio si adatta al nostro stile di gioco.

Il nostro alter ego digitale avrà a disposizione un equipaggiamento sempre pronto all’uso, a partire dalla mappa che ci mostrerà sempre la direzione e la location del prossimo obiettivo, per poi arrivare allo zaino, nel quale inserire tutti i diversi oggetti che troveremo sparsi nel mondo di gioco, tra provviste, cibarie, scatole di munizioni e molto altro. Ovviamente, per aggiungere nuovo spessore al realismo di gioco, dovremo sempre prestare attenzione al peso, per evitare di rimanere inchiodati al terreno o rallentati in presenza di altri nemici.

Un sacrificio necessario

Nemmeno nella sua controparte PC il titolo di CM Games ha saputo elevarsi oltre un certo livello di dettaglio, tecnicamente parlando. Stiamo pur sempre parlando di un titolo low budget, con un team alle spalle composto da poche persone, seppur estremamente capaci. Era quindi lecito aspettarsi un downgrade grafico, in vista della versione standalone Quest 2 che, effettivamente, è arrivato in maniera piuttosto “pesante”. Texture in bassissima definizione ed una presenza di ambientazioni a tratte eccessivamente spoglie e prive di appeal diventeranno uno scenario costante per tutti i giocatori intenzionati a gettarsi, per ore, a capofitto di Into the Radius.

Il titolo, in ogni caso, è stato mantenuto praticamente inalterato rispetto alla sua controparte PC (fatta eccezione per la mancanza di supporto alle mod che, nell’altro caso, vantano un supporto stabile nella versione Steam), e se si è in grado di passare oltre gli evidenti limiti tecnici – messi in campo, comunque, per garantire una fluidità a 60 frame al secondo di tutto rispetto – il gioco di CM Games resta, sicuramente, una tra le esperienza survival più apprezzabili nell’intera libreria di titoli VR per Quest 2.

N.B. Ci teniamo a precisare che, con l’acquisto della versione Quest 2, si ha anche accesso a quella PCVR, scaricabile dall’apposito launcher per Windows di casa Meta. In questo modo, anche i giocatori dotati di una configurazione hardware discreta, potranno provare il titolo senza i necessari tagli al motore grafico.

Concludendo…

Into the Radius arriva su Quest 2 con dei necessari tagli al comparto grafico ma, nonostante tutto, il titolo di CM Games offre la stessa eccellente mole di contenuti della controparte PC, supportata da un gameplay realistico e incredibilmente immersivo. Non siamo di fronte ad una rivoluzione, nel campo dei titoli VR, ma è comunque da elogiare il lavoro svolto da un team minore con un budget ridimensionato, rispetto a software house di ben altro spessore, capace di regalare ai videogiocatori un’esperienza di gioco contenutisticamente ottima e appagante sul fronte delle meccaniche di gameplay.

CI PIACE
  • Realismo senza precedenti
  • Gameplay che si dimostra decisamente appagante, una volta familiarizzato a dovere con le meccaniche
  • Armamentario di tutto rispetto
  • Meccaniche di gunplay che si adattano allo stile di ogni giocatore
NON CI PIACE
  • Tecnicamente i tagli sono tanti ed evidenti
  • Ambientazioni, a tratti, troppo spoglie
  • Meccaniche survival, inizialmente, fin troppo tediose
Conclusioni

Into the Radius non è un titolo per tutti. Il survival VR di CM Games offre un’immersività ed un realismo senza precedenti, a patto di fare i conti con gli evidenti tagli al comparto grafico, della versione Quest 2, ed un sistema di gioco forse fin troppo tedioso per le prime ore.

8.2Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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