Un genere che sta, lentamente, divenendo sempre più popolare, è quello degli “extraction shooter”: sparatutto ambientate in mappe simil aperte dove l’obiettivo è accumulare quante più risorse possibile ed arrivare indenni al punto di estrazione finale. E se non vi si riesce? Nonostante vi siano diverse “scuole di pensiero”, il finale è solitamente la totale perdita di quanto sin lì faticosamente raccolto. Una formula hardcore, ovviamente, ma che attrae un numero sempre maggiore di player “stanchi” del classico (e tendenzialmente “asettico”) multiplayer competitivo old style.

In questo settore, seppur in un modo piuttosto personale, si pone Marauders, titolo sviluppato da Small Impact Games e pubblicato da Team17. Del gioco, uscito nei giorni scorsi in Accesso Anticipato su Steam, parleremo in questa anteprima ponendoci al contempo una domanda: è lui “l’erede al trono” di un settore sostanzialmente dominato, negli ultimi anni, da Escape from Tarkov?

Andiamo con ordine…

Pirati dello spazio

Marauders è uno sparatutto in prima persona, appartenente come già citato al sotto-filone degli “extraction shooter”, ma che presenta anche elementi survival e ruolistici di vario tipo. Prima di passare a scandagliare minuziosamente il complessivo gameplay del titolo, è bene sottolineare innanzitutto il buon lavoro di setting narrativo che fa da sfondo al titolo: il mondo di Marauders ci vede sopravvivere, come saccheggiatori, nello spazio aperto. Il pianeta Terra è ormai una landa desolata e devastata, dove il primo conflitto bellico non è mai cessato e, con esso, l’apocalisse che con sé portò. L’annichilimento della guerra devastò quasi interamente il pianeta, inducendo una parte della popolazione a lasciare il globo e sopravvivere nel buio spazio. Ovviamente, ciò comportò la nascita di vere e proprie bande di “pirati” spaziali, in grado di assaltare brutalmente le navi in viaggio alla ricerca di armi, materiali e ricchezze. E, naturalmente, nel titolo di Small Impact Games, noi vestiremo proprio i panni di codesti pirati “assettati” di bottino. Un setting non particolarmente originale, ma piuttosto solido perché coerentemente collegato con il complessivo gameplay di gioco. Al contempo, un setting che ben si sposa con l’estetica e l’art design in stile “industriale” e che si rifà, per colori, toni e scelte “geometriche”, a qualcosa di ravvicinabile alla cultura anni ‘50 nord americana, seppur in una sua ideale evoluzione hi-tech.

Naturalmente, il cuore portante dell’esperienza è il gameplay che, nonostante sia sostanzialmente incentrato sull’esperienza di “sopravvivenza in prima persona”, porterà con sé diverse “divagazioni” di stampo ruolistico e non solo. Se volessimo idealmente suddividere l’esperienza ludica di Marauders, essa potrebbe tranquillamente essere frammentata in tre segmenti: il primo, dedicato alla preparazione dell’equipaggiamento, alla scelta delle missioni che dovremo completare e alla scelta se voler affrontare l’ignoto da soli o in compagnia (consigliato!), per un massimo di tre utenti. Dopodichè, vi sarebbe il secondo segmento, una volta avviata la partita: qui, Marauders diviene una sorta di No Man’s Sky dove andremo a controllare una piccola navicella spaziale collocata casualmente in una delle cinque regioni dello spazio in cui è suddivisa la vasta mappa di gioco. Con la navicella, potremo avviare vere e proprie battaglie spaziali con le altre navi controllate da altri giocatori, con la possibilità addirittura di abbordarle in stile piratesco. Oppure, al contempo, mirare a delle grandi stazioni spaziali collocate solitamente al centro della mappa e che fungeranno da grandi spazi condivisi da esplorare e in cui fare pvp e accumulare bottino. Naturalmente, “abbandonata” la nave, inizierà la vera e propria esperienza in prima persona, terzo ed ultimo segmento ludico: vi saranno diverse stazioni spaziali, con altrettanto differenti “biomi”. Esse saranno “fisse”, dunque non generate casualmente, e stra colme non solo di personaggi controllati da giocatori, ma anche e soprattutto da bot piuttosto arguti e non sempre facilissimi da abbattere. L’obiettivo, ovviamente, sarà esplorare questi vasti ambienti, recuperare quanto più bottino, completare quest e ritornare sani e salvi alla propria navicella spaziale.

Escape from Tarkov Space

È impossibile, naturalmente, non confrontare Marauders con Escape from Tarkov. E, se volessimo appunto addentrarci in un secco confronto, potremmo tranquillamente affermare che il titolo di Small Impact Games è una sorta di versione semplificata e più “dinamica” del titolo di Battlestate Games. Ciò, ovviamente, non lo rende meno pericoloso o distruttivo: morire, nel gioco, significherà comunque perdere quanto sin lì ottenuto, anche se potremo ricostruire la gran parte degli item utilizzando le risorse ricavate dalle precedenti “spedizioni”, oppure acquistarle con moneta sonante (del gioco) da diversi vendor accessibili. Ciò, quindi, comporta una certa pianificazione tattica: ad esempio, gran parte delle ambientazioni saranno enormi “mostri” metallici e, dunque, sarà piuttosto facile percepire i rumori prodotti dai movimenti degli altri player o dei bot. Nonostante diverse semplificazioni rispetto a Escape from Tarkov (ad esempio, una customizzazione delle armi semplificata, zero stati particolari che rosicchieranno i nostri punti ferita ecc.), l’impatto “emotivo” e l’urgenza di fuoriuscire vivi saranno sostanzialmente immutati. Una volta addentratici nella grandi stazioni esplorabili, avremo una ventina di minuti di ossigeno utile per, appunto, scandagliare ogni angolo possibile degli enormi ambienti di gioco. Naturalmente, il nostro alter ego sarà dotabile di diversi strumenti ed equipaggiamenti utili tra armi di vario calibro e natura (tutte, tendenzialmente, lontane dall’esser realisticamente riprodotte, ma comunque piuttosto differenziate).

In generale, l’estetica e le meccaniche “concettuali” legate alla gestione dell’inventario, ricorderanno per vie traverse quelle di DayZ: avremo un piuttosto capiente inventario generale, dove poter posizionare diversi tipi di oggetti, dalle munizioni alle risorse “spurie” utili per il crafting (anch’esso piuttosto semplificato ed intuitivo). Dopodichè, avremo diversi riquadri in cui poter posizionare elmetti, armature armi primarie e secondarie, kit di cura ecc. Completando missioni e abbattendo nemici, otterremo dell’esperienza in salsa ruolistica, che servirà principalmente per ottenere degli specifici token utili per sbloccare le “ricette” utili alla costruzione di oggetti ed equipaggiamento di vario tipo. In aggiunta, oltre alla classica “exp”, accumuleremo anche dei punti reputazione ottenibili compiendo missioni per una delle diverse fazioni presenti in gioco. Aumentando di livello con le fazioni, avremo diversi vantaggi come dei sostanziosi sconti dai loro diretti venditori. In aggiunta, arrivati al livello 40, avremo facoltà di selezionare un reset totale della reputazione (il classico Prestigio) ed ottenere dei token speciali che ci consentiranno di accedere a degli upgrade permanenti per il nostro personaggio, come ad esempio quelli relativi allo spazio dell’inventario o a caratteristiche “esterne”.

In generale, Marauders è di già un’ottima alternativa ad Escape From Tarkov ed una delle migliori esperienze nel settore degli sparatutto ad estrazione: probabilmente, di base, uno dei prodotti più promettenti anche grazie al sapiente uso del “bilancino” operato dagli sviluppatori che rendono il gioco piuttosto rapido e adatto a chi non ha ore e ore da dedicare. Al momento, il titolo ha a nostro avviso due grandi “nemici”: il primo, più ovvio, è il limitato numero delle mappe (cinque, seppur piuttosto vaste e labirintiche) e, con esso, il non proprio vastissimo arsenale accessibile. Il secondo problema, endemico in questi giochi, è la presenza di cheater: nonostante il gioco sia freschissimo, sono già tantissime le segnalazioni di “imbroglioni”. Nel nostro test, l’esperienza è parsa “ordinaria” e non vi sono stati evidenti casi che ci abbiano indotto a pensare d’esser stati “depredati” da cheater: ma, di base, la “salute” del gioco dipenderà molto anche dalla capacità degli sviluppatori di debellare concrete o presunte minacce del genere, in grado di rovinare completamente l’esperienza e segnare la vita o la morte di un progetto indipendente basato sul pvp. In aggiunta, è bene attendersi magari un maggior sviluppo e dettagliamento delle battaglie navali, divertenti ma un po’ troppo basiche al momento.

Tecnico-tattica

Da un punto di vista tecnico, non c’è molto da obiettare: Marauders è un buon titolo, specialmente se si è fortunati possessori di gaming rig di alto livello. Gli ambienti spaziali sono molto evocativi, così come l’aspetto estetico delle navi e delle grandi stazioni spaziali (seppur, alle volte, la sensazione è che si esageri un po’ troppo con un certo “monocromatismo metallico”). Anche gli ambienti chiusi sono sostanzialmente ben realizzati, seppur vi sia una certe tendenza ad una ripetitività visiva naturalmente “genetica” vista la scelta netta operata dagli sviluppatori.

La sensazione di apocalisse metallica, comunque sia, è evidente e sostanzialmente ben congegnata: gli ambienti sono freddi e cupi, la desolazione è ad ogni angolo e l’impatto emotivo è naturalmente amplificato. Per quanto concerne le prestazioni, anche in questo caso va segnalato il buon lavoro profuso da Small Impact: tramite un buon numero di opzioni, sarà facilmente personalizzabile l’estetica dell’esperienza ed altrettanto semplicemente, si riuscirà a raggiungere una fluidità di almeno 60 frame anche su computer non esattamente all’ultimo grido. A livello di mera computazione, vanno segnalati piccoli bug tra cui compenetrazioni di oggetti e qualche muro invisibile qui e lì, ma nulla di trascendentale o che vada a rovinare sostanzialmente l’esperienza.

Concludendo…

Marauders è un’alternativa ad Escape from Tarkov? Assolutamente sì.

Se il titolo di Battlestate Games offre un’esperienza “cruda e pesante”, adatta ai cultori hardcore degli sparatutto tattici ad estrazione, il prodotto di Small Impact Games pone sul piatto un’esperienza più leggera e casuale, ma non per questo meno impegnativa. Il gioco è già di per se divertente e piuttosto longevo se si considera il suo status da Accesso Anticipato, ma naturalmente servirà una netta accelerata, com’è d’uopo, nel rilascio di nuovi contenuti. Dunque, una promessa del settore ed un probabile erede al trono (o “usurpatore”?): non ci resta che attendere!

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