Dover dare un seguito ad una delle produzioni più amate dal grande pubblico, sviluppata da Telltale (studio di sviluppo al lavoro su avventure grafiche interattive, quali The Wolf Among Us e The Walking Dead), non è un’impresa da poco. La “mission impossible” del nuovo team di sviluppo di casa 2K, Gearbox Studio Quebec, potrebbe considerarsi una mossa azzardata, agli occhi dei fan del precedente capitolo. Nonostante alcune riserve, ci siamo voluti trascinare dal treno dell’hype, desiderosi, ancora una volta, di tornare nella folle ambientazione di Pandora, dopo aver spolpato l’offerta contenutistica di Borderlands 3 (e il recente spinoff Tiny Tina’s Wonderlands), con la versione PC di New Tales from the Borderlands, gentilmente offerto dal publisher.

Ecco come sono andate a finire le nostre “disavventure”…

La classe di Telltale

In modo simile all’originale, New Tales from the Borderlands si concentra su tre protagonisti: Anu, Octavio e Fran – tutti e tre con i loro difetti e le loro ambizioni, ed è piuttosto interessante vedere i loro problemi intrecciarsi l’uno con l’altro, durante lo svolgimento dell’avventura. Dopo aver trovato una misteriosa pietra che rigenera qualsiasi tipo di ferita o lesione, i tre sono costretti a unirsi e a scongiurare qualsiasi potenziale minaccia ai loro sogni e, nel frattempo, pensare alla sicurezza del pianeta. Il trio principale è sicuramente riuscito ed affiatato: la chimica che condividono è innegabilmente palpabile.

Anche il cast di supporto è ottimo. Una pistola parlante di nome Brock ha diversi scontri con Octavio nel corso dell’avventura, dando vita ad alcune delle migliori gag del gioco. Mentre il robot assassino a pagamento L0u13 fa costantemente notare le dinamiche mutevoli della squadra e la sua esistenza monocorde come assassino, raggiungendo un superbo equilibrio tra ilarità e serietà quando necessario. Anche il doppiaggio – in lingua inglese – è sempre di alta qualità, riuscendo a dare un’ulteriore spinta di qualità ai numerosi dialoghi di gioco. Nonostante la durata di circa nove ore, spalmata su un totale di cinque episodi, abbiamo avvertito diversi cali di ritmo nella parte centrale dell’avventura, a dimostrazione che la scrittura non sempre è eccellente in questo New Tales from the Borderlands.

Come i giochi Telltale cinematografici e narrativi che lo hanno preceduto, New Tales from the Borderlands è un’avventura grafica farcita a dismisura di QTE (quick time event), dialoghi a scelta multipla e scene “esagerate”, come da tradizione della serie. Anche se ci sono alcune sezioni in cui i tre protagonisti principali possono muoversi e interagire con l’ambiente per trovare denaro per cosmetici e statuette collezionabili per un minigioco chiamato Vault Landers, l’attenzione principale è quasi sempre rivolta alla storia e ai personaggi, nel loro unico stile in cel-shading. In altre parole, come il predecessore, New Tales from the Borderlands è una sorta di film interattivo.

Quando il gioco si fa duro…

Una tra le cose che farà sicuramente più storcere il naso ai fan, in New Tales from the Borderlands, è l’effettiva sproporzione tra i momenti in cui è possibile interagire (davvero pochi) e quelli in cui dobbiamo rimanere ad ascoltare passivamente i dialoghi (troppi, anche se scritti magistralmente) o superare i già citati QTE, avvicinando l’esperienza ludica più ad una visual novel che ad una avventura grafica. La sensazione è che addirittura molte delle nostre scelte durante i dialoghi stessi non apportino nulla, o quasi, agli eventi. Un vero peccato viste le enormi potenzialità dettate dal riuscito cast di comprimari.

I QTE, all’interno di New Tales from the Borderlands, sono piuttosto indulgenti rispetto ad altri giochi di simile fattura e si risolvono in una schermata di game over solo in alcune occasioni specifiche. Anche il minigioco di combattimento, Vault Lander, che si svolge in alcuni momenti della storia è troppo “elementare”: si tratta essenzialmente di scegliere una statuetta da combattimento del franchise di Borderlands, schiacciando successivamente i tasti a schermo senza una qualche componente strategica.

Ci sono una manciata di minigiochi semplici e bizzarri da giocare: ad esempio, Anu deve letteralmente schiaffeggiare i suoi “dispositivi” scientifici per farli funzionare, oppure Octavio deve hackerare l’elettronica schiacciando insetti virtuali e completando una sequenza di codici. Queste attività possono essere saltate per tornare direttamente alla storia, anche se è un bel cambio di ritmo sperimentarle di tanto in tanto. Ogni personaggio può anche spendere denaro per aggiornare regolarmente i propri abiti e accessori – c’è comunque da dire che, queste modifiche estetiche, non comportano alcun vantaggio nel gioco.

Concludendo…

New Tales from the Borderlands è un apprezzabile seguito del gioco originale di Telltale, uscito oramai nel “lontano” 2014. Un’avventura, completabile in una decina di ore scarse, incentrata ovviamente sulla narrazione, capace di raccontare una storia scanzonata e, tutto sommato, divertente, supportata da una scrittura solida dei personaggi. Peccato solamente per i forti cali di ritmo, nella parte centrale dell’avventura, e per la banalità della formula ludica che, a conti fatti, non è migliorata di molto dall’ultima iterazione targata Telltale.

Configurazione di prova:
Monitor: AOC CU34G2X/BK
Scheda video: GeForce RTX 3080 Ti
Processore: Ryzen 7 5800X
RAM: 16 GB DDR4

CI PIACE
  • Artisticamente sempre al top, se siete fan del design dei Borderlands
  • Il trio di protagonisti funziona benissimo su schermo
  • Tanti bivi narrativi da intraprendere
NON CI PIACE
  • La parte centrale dell’avventura cala di ritmo in maniera evidente
  • Gameplay a tratti troppo semplicistico
  • Si doveva fare di più per migliorare la “formula Telltale” originale
Conclusioni

New Tales from the Borderlands è un apprezzabile seguito del gioco originale di Telltale: titolo incentrato sulla narrazione, capace di raccontare una storia scanzonata e, tutto sommato, divertente, grazie anche ad una solida scrittura dei personaggi

7Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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