Pokémon si è trasformato, ancora una volta. Quella che era nata come un’avventura in 2D piena di sprite per il Game Boy con Pokémon Scarlatto e Violetto è ora diventata un’esperienza open world completamente in 3D che può essere giocata anche sulla TV, grazie alla natura “ibrida” di Nintendo Switch. Ci sono volute alcune generazioni di console e console portatili per arrivare a questo punto, chiamiamolo storico, con soste nei generi dungeon crawler e picchiaduro, ma il franchise dei Pokémon è finalmente quello che immaginavamo potesse essere quando avevamo sei anni e cercavamo le batterie in casa per poter continuare a giocare.
Grazie ad un codice review fornitoci da Nintendo, abbiamo potuto mettere le mani sulla versione Violetto del nuovo titolo di Game Freak e, dopo svariate ore perse ad analizzare l’offerta contenutistica proposta, siamo così pronti a fornirvi il nostro responso finale sul titolo.
Buona lettura.
Le novità di una generazione storica
Cominciamo con le novità. Come detto, Pokémon Scarlatto e Violetto sono due titoli interamente open world. Dopo aver lasciato l’area tutorial, voi e il vostro Pokémon iniziale sarete liberi di avventurarvi ovunque nella regione di Paldea. Non ci saranno più percorsi “semplici”, pieni di allenatori e di erba alta, che molto probabilmente evitereste ma, al contrario, sarà possibile percorrere la propria strada, affrontando gli allenatori se lo si desidera e schivando i Pokémon con cui non si vuole avere a che fare.
La libertà è certamente apprezzata e la novità di osservare i Pokémon in libertà non si esaurisce mai. Tuttavia, alcune aree paiono sin da subito “prive di vita”: gli allenatori sono così sparsi – e per lo più statici, in attesa che si parli con loro – che a volte il mondo può sembrare vuoto, a parte i numerosi gruppi di Pokémon comuni. Avremmo apprezzato un po’ più di dinamismo nel gioco, di casualità, magari con NPC in grado di muoversi davvero al di fuori delle città o, forse, altri studenti dell’accademia in giro per le loro avventure, in bicicletta, intenti a catturare Pokémon.
I Pokémon leggendari e unici dei nuovi giochi, svolgono un ruolo quantomeno originale nell’esplorazione dell’open world di Paldea. Invece di avere bisogno di una bicicletta o di un Pokémon in grado di volare per la regione, Koraidon e Miraidon potranno portarvi ovunque vogliate andare. Con un tocco unico alla formula dei Pokémon, i leggendari del gioco vengono incontrati molto presto e diventeranno, fin da subito, il mezzo di trasporto nella regione di Paldea.
Vuoi per una mancanza di level design adeguato o una maggior ricercatezza nel rendere le mappe della regione più dense di contenuti, abbiamo spesso travato alcune aree un po’ troppo monotone e poco interessanti: in Scarlatto e Violetto si viaggia semplicemente da un’area popolata da erba verde, scogliere marroni e stagni blu all’altra. Le città sono altrettanto monotone, in quanto la maggior parte di esse presenta gli stessi negozi – che sono semplicemente dei menu di selezione anziché veri e propri “edifici” in cui entrare.
Teracrystal e strade alternative: le possibilità di Paldea
Contenutisticamente parlando, Pokémon Scarlatto e Violetto si propone con tre diverse storyline a cui prendere parte. Una delle campagne, consiste nelle classiche otto battaglie contro i capipalestra, un’altra in assalti alle basi del Team Star e un’ultima che ci impegnerà ad affrontare Pokémon titani giganti (sicuramente una delle più apprezzabili, specialmente in termini di scrittura).
Per quanto riguarda le palestre, invece di affrontare una serie di allenatori per poi affrontare il leader, è necessario superare una sorta di “prova”, che ci impegnerà a dover completare degli obiettivi, generalmente stupidi e banali, per conto del capopalestra, per poi poterlo affrontare in battaglia.
Lato combat system non vorremmo dilungarci a lungo nell’analisi: i due giochi, sostanzialmente, offrono il medesimo approccio già visto e rodato dai precedenti capitoli, con il classico sistema di evoluzioni, forze e debolezze e mosse da imparare per rendere il proprio team di Pokémon il più potente possibile, per affrontare, senza alcun problema, le sfide proposte.
Una gradita aggiunta, in termini di gameplay, è sicuramente riscontrabile nel Teracrystal dei Pokémon: utilizzando una speciale sfera, è possibile cambiare il teratipo di un Pokémon, oltre che fargli assumere un aspetto cristallizzato. I Pokémon potranno così assumere teratipi diversi dal loro tipo naturale: un tipo acqua può avere un teratipo di fuoco, un tipo elettrico un teratipo di ghiaccio e così via. Si tratta di una trovata simpatica che può aggiungere ulteriore varietà ai combattimenti standard, in quanto si può perdere un vantaggio se l’avversario cristallizza il suo Pokémon, o viceversa guadagnare un vantaggio se si cristallizza il proprio. È possibile utilizzare il Teracrystal dei Pokémon solo una volta tra una visita e l’altra ai Pokécenter, quindi non risulta mai eccessiva o noiosa. Lato world building, troveremo le grotte Tera disseminate per la mappa, permettendoci di iniziare un raid contro Pokémon cristallizzati speciali e forti – che potranno essere affrontati in solitudine o con un amico in modalità cooperativa.
Un disastro preannunciato
Impossibile analizzare a fondo Pokémon Scarlatto e Violetto senza fornire un’accurata disamina su quello che è, a conti fatti, l’aspetto maggiormente problematico dell’intera produzione targata Game Freak: il comparto audivisivo.
Non giriamoci attorno, Pokémon Scarlatto e Violetto sono, graficamente, un autentico disastro. Il titolo non solo riesce a fare addirittura peggio di Leggende Pokémon: Arceus (che, già nella nostra disamina, mostrò evidenti limiti tecnici) ma non riesce nemmeno nell’intento di proporre un comparto artistico degno di nota. Nonostante il buon character design dei Pokémon, vecchi e nuovi, a colpire in negativo è il design della regione di Paldea, con texture in bassa risoluzione e ripetute, generate con una superficialità da far rabbrividire, numerosi ed evidentissimi cali di frame, che intaccano in maniera significativa l’esporazione dell’open world, fenomeni frequenti e aberranti di pop-in e, nell’insieme, una infinità di problematiche tecniche da mettere davvero i brividi. Sia chiaro, non ci aspettavamo chissà quali miracoli da un hardware limitato come quello di Nintendo Switch, ma la situazione tecnica in cui versa Pokémon Scarlatto e Violetto è senza dubbio preoccupante.
Poco da salvare anche sul fronte sonoro: le musiche sono sì sempre carine e orecchiabili, ma posizionate in maniera del tutto randomica e poco coese col mondo di gioco. A far ancora sentire la sua pesante mancanza è il doppiaggio, dove saremo costretti, per la maggior parte del tempo, ad avere a che fare con cutscene mute e poco dinamiche – stesso discorso per i “versi” dei Pokémon, che paiono traslate pari pari dalle versioni Game Boy.
Concludendo…
Pokémon Scarlatto e Violetto non sono dei brutti giochi. Le meccaniche di gameplay, alla base, funzionano sempre alla grandissima. Abbiamo purtroppo trovato le novità introdotte dall’open world fin troppo superficiali, nella loro struttura, oltre che estremamente banali alcune storyline proposte dalla contenutistica singleplayer. Disastro totale sul fronte tecnico: graficamente il gioco è autentico disastro – poco di salvabile c’è nel lavoro svolto dai Game Freak e ci auguriamo vivamente che, con le prossime iterazioni, il team faccia il possibile per invertire la rotta e proporre qualcosa di, finalmente, degno sotto quest’aspetto.