Quando il mondo videoludico e quello cinematografico son scesi a patti nel corso della storia, spesso i risultati sono stati disastrosi. E sono davvero pochissimi i giochi di un certo spessore, ricavati da film o che hanno adoperato attori reali per “muoversi”, fuoriusciti appunto dalla partnership celluloide-pixelosa. Per queste ragioni, i videogiocatori navigati, hanno “istintivamente” imparato che, quando sulla copertina di un gioco c’è un volto “noto” del cinema, il disastro è dietro l’angolo. Ma con Crime Boss: Rockay City, la situazione è leggermente differente: qui, di super star, ve ne sono a bizzeffe, tra cui Micheal Madsen, Kim Basinger, Chuck Norris, Danny Trejo ecc. E il timore dell’apocalisse, anch’esso, è dietro l’angolo: riuscirà il gioco sviluppato da Ingame Studios e pubblicato da 505 Games, a non “rispettare” l’antica regola che il matrimonio tra cinema e videogame “non s’ha da fare”?

Bando alle ciance, ecco a voi la recensione della versione PC di Crime Boss: Rockay City.

Il portale dell’inferno

Crime Boss: Rockay City è uno sparatutto tattico in prima persona, con innesti ludici roguelike e presi anche dai segmenti manageriali e strategici. Il titolo offre una manciata di modalità, tra cui la campagna in singolo che è, com’è lecito attendersi, il cuore pulsante dell’avventura. Nel gioco interpreteremo Travis Baker, appena giunto nella decadente Rockay City, fittizia città della Florida tempio “sacro” del crimine organizzato. Nel momento in cui il “re” della malavita cittadina viene misteriosamente spazzato via a suon di bombe, la città diviene tutto d’un tratto un vero e proprio Far West, con i principali “baroni” del crimine pronti a dissotterrare l’ascia di guerra per conquistarla. In linea di massima, il gioco si svolgerà giorno dopo giorno, in un continuum di eventi che saremo noi ad innescare e che dovremo affrontare valutando diversi aspetti degli stessi. Crime Boss: Rockay City, nella sua essenza, racconterà una storia non particolarmente ispirata od originale, ma che pesca a piene mani nella tradizione “esagerata” dei film action nord-americani a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90. Quindi, machismo a raffica, sesso e perdizione ad ogni angolo, brutalità e pistole fumanti ogni tre per due: un cumulo di cliché tra il serio e il faceto che potrebbe attirare (parecchi) nostalgici dell’epoca d’oro, ma anche tener lontane, probabilmente, le nuove generazioni poiché più sensibili a certe tematiche. V’è da considerare, immediatamente, un altro fattore: nonostante il cast stellare, solo pochissime delle superstar che appaiono nel gioco saranno fattivamente controllabili, mentre le altre, sostanzialmente, saranno delle “comparse” con cui interagiremo in modo quasi nullo: una scelta “ambigua”, visto il potenziale “infinito” generato da un cast straordinario e che qui pare sfruttato al “minimo sindacale”.

Mouse alla mano, come si comporta Crime Boss: Rockay City? Se volessimo riassumere in modo brutale, potremo tranquillamente paragonare il titolo ad un Payday con dei “timidi” elementi manageriali e lo spettro del permadeath. L’obiettivo del gioco, come già specificato, sarà quello di conquistare la città un territorio alla volta, sottraendolo al boss di riferimento. La “sottrazione” avverrà affrontando diverse missioni che, concettualmente, si ridurranno ad una classica rapina e all’uccisione di tutti gli obiettivi nemici. Affrontare una missione, richiederà un minimo di preparazione e pianificazione, oltre che “testa” sul campo. Potremo decidere il team che si getterà nella mischia, optando per tutta una serie di “loschi figuri” che avranno ognuno una sfilza di caratteristiche positive e negative, oltre che abilità e “strumenti” specifici. Ovviamente, personaggi più “specializzati” costeranno di più, quindi dovremo ben tenere a mente questo, in relazione al “bottino” finale massimo che la missione ci consentirà di sgraffignare. Alla base, Crime Boss: Rockay City tenta di indurci al pensiero oltre che all’azione: prima di tirar fuori la rivoltella, avremo solitamente più di un modo per superare ostacoli di vario tipo, senza proferir proiettile, utilizzando elementi scenici o le particolari abilità del nostro team.

Pistole fumanti… e non solo

Naturalmente, Crime Boss: Rockay City è principalmente uno sparatutto: una volta scesi in campo, dovremo gestire con una serie di comandi tattici il nostro team, cercando, tendenzialmente, di passare inosservati e di raggiungere l’obiettivo senza scatenare una guerra (pena anche l’intervento della polizia, progressivamente sempre più “duro”), anche se spesso le maniere forti saranno pressoché inevitabili. Avremo la capacità di controllare tutto il team, composto da quattro elementi, cambiando “protagonista” con la semplice pressione di un tasto: una caratteristica cruciale visto che, già dalle prime battute, la cooperazione tra i personaggi sarà una conditio sine qua non per la riuscita della missione. Saremo, ad esempio, spesso chiamati a superare ostacoli di vario tipo, tra telecamere a circuito chiuso, porte sbarrate o “testimoni da silenziare”, preferibilmente in modo non violento: tutti elementi che, in linea generale, così come funziona da lustri anche in Payday, richiederanno una cooperazione strategica. In linea di massima, l’andazzo della maggioranza delle missioni sarà quasi sempre scandito da due fasi, ovvero il recupero del bottino e la fuga, che naturalmente sarà variato “esteticamente” (ma non troppo) nella sua forma. Vi saranno anche delle missioni relative alla netta conquista del territorio o alla sua difesa, che ci vedranno invece affrontare modalità in stile “Orda” o “Deathmatch”. Completare una missione non solo ci renderà più ricchi, ma consentirà noi di potenziare il buon Baker, scegliendo fra tutta una serie di abilità specifiche, ma anche di investire i soldi duramente guadagnati per render più “efficienti” anche i nostri compagni d’arme. Naturalmente, il nostro piano di conquista richiederà soldi ed armi in quantità: oltre alle singole missioni, i territori conquistati genereranno capitali per la nostra “intrapresa”, quindi conquista e difesa saranno cruciali per il successo del nostro buon Baker.

E’ bene specificare che, nella modalità principale, il titolo si ammanterà di una veste roguelike: il nostro Baker, nonostante un bel paio di zebedei fumanti, non sarà immortale. Morire, dunque, ci farà ricominciare da capo, seppur manterremo alcune caratteristiche specifiche (nella fattispecie, i potenziamenti sbloccati e il livello di esperienza raggiunto). E persino i nostri compagni di squadra potranno soccombere sul campo, “sparendo” per sempre dalle nostre fila. Per queste ragioni, in Crime Boss: Rockay City, dovremo attentamente valutare i rischi: varrà la pena, “scommettere” la (costosa) vita di uno dei nostri “impiegati”, per una manciata di verdoni in più? Oltre alla modalità campagna, avremo a disposizione due possibilità per una partita “rapida”, che ci lancerà in missioni a sé stanti o in una serie di missioni inanellate da una pseudo storia, con la possibilità di cimentarvisi in multiplayer con altri tre giocatori online (la componente del gioco probabilmente più riuscita e appagante). Nonostante sia, alla base, divertente, il titolo di Ingame Studios diviene ben presto estremamente ripetitivo, con poche variabili estetiche a rendere “tollerabile” una routine scolpita nella pietra. Una routine che, in un balletto intriso di malinconia, tende la mano ad un gameplay sostanzialmente basico: chi si attende l’intricatezza di Payday resterà deluso visto che, in linea di massima, saremo chiamati quasi sempre a compiere azioni elementari che richiederanno una altrettanto semplice pianificazione (ma il paragone, naturalmente, è ingiusto per questioni “temporali”). E se la danza divenisse “a tre”? Infatti, v’è pure da considerare che, nonostante pianificazione e strategia siano “spinte in gola” all’utente sin dal tutorial, sul campo quasi sempre, vuoi per una intelligenza artificiale non sempre prontissima, vuoi per alcune limitazioni computazionali (come uccisioni stealth che non si attivano o comandi impartiti che non vengono eseguiti correttamente), si trascenderà spessissimo ad una sorta di deathmatch a squadre e ad una pioggia di proiettili. Un finale quasi sempre scontato che, in linea di massima, ci “vincolerà” anche nella scelta dei potenziamenti (leggasi, meglio soldati che “tecnici”).

Tecniche di conquista

Da un punto di vista squisitamente grafico, Crime Boss: Rockay City è un ottimo prodotto a tutto tondo. A partire dalla resa davvero autentica dei “volti noti” che animeranno le vicende narrate dal gioco, che si potrà apprezzare massimamente nelle scene d’intermezzo, passando per una generale più che buona realizzazione dei modelli poligonali anche degli “sgherri”, dei personaggi secondari e degli strumenti di “morte” che adopereremo. Anche gli ambienti, a patto di “sorvolare” su alcuni elementi e dettagli scenici ripetuti a iosa nel corso delle missioni, sono tendenzialmente ben congegnati e realizzati con cura, andando comunque a render parzialmente più tollerabile l’estrema ripetitività delle meccaniche di gioco.

Un’estetica ottima, dunque, “danneggiata” da una serie di animazioni, facciali e “corporali”, non molto convincenti e spesso sin troppo statiche. Prestazioni alla mano, Crime Boss: Rockay City si dimostra all’altezza anche in questo frangente: il gioco sarà piuttosto “malleabile” e consentirà di ottenere piuttosto facilmente i “sindacali” 60 fotogrammi al secondo anche su sistemi non particolarmente moderni (seppur scendere di risoluzione e qualità si noterà vistosamente). In ultimo, il comparto audio: in generale, il livello qualitativo è altissimo, tra effettiva “natura” degli effetti prescelti e pregevolezza dell’atto recitativo, seppur vi sarà anche in questo frangente qualche “nota stonata” (come, ad esempio, le linee di dialogo di Norris, “spentissime”).

Concludendo…

Ad un prezzo che si attesta a circa la metà di un tripla A, Crime Boss: Rockay City offre un comparto ludico e tecnico di tutto rispetto e che, con una ipotetica roadmap evolutiva sostanziosa, potrà sicuramente aumentare il futuro valore complessivo del prodotto di Ingame Studios. Al momento, il gioco, nonostante un comparto visual e tecnico di primo livello, è “vittima” di una certa ripetitività e semplificazione, entrambi fattori che minano grandemente la gradevolezza e la longevità del gioco. La possibilità di giocare in cooperativo addolcisce una pillola che sicuramente non è amara, ma nemmeno la più buona del mondo. Un buon prodotto con dei limiti notevoli (che, però, potrebbero esser facilmente valicati in un futuro non troppo remoto).

CI PIACE
  • Un cast stellare…
  • Sparatutto con elementi manageriali
  • Esteticamente pregevolezza
NON CI PIACE
  • … sfruttato non proprio benissimo
  • Piuttosto ripetitivo e basico
  • Alcuni limiti tecnici
Conclusioni

Un cast esplosivo, duri filmeschi di fine secolo scorso, criminalità, perdizione, violenza e dollaroni: il mix sembra perfetto, eppure Crime Boss: Rockay City riesce solo (molto) parzialmente. Nonostante alcune buone idee ed una generale estetica di alto livello, il titolo di Ingame Studios cade sotto i colpi di una preponderante semplificazione dei meccanismi, falcidiata da una certa ripetitività concettuale e qualche limite tecnico. Nonostante ciò, con uno sguardo proiettato verso un ipotetico futuro “evolutivo”, il gioco riesce a divertire e ad essere sufficientemente coinvolgente da giustificare un prezzo che, comunque, si discosta parecchio da un canonico tripla A.

7Cyberludus.com

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