Il genere investigativo, nell’ambito videoludico, non è mai stato realmente di massa (se non, forse, agli albori del videogame “moderno”, fresco di “fuga” dai limiti eterni del cabinato). Nonostante ciò, non lo si può, al contempo, davvero definire di nicchia visto che, in linea di massima, le meccaniche tipiche del genere sono state, più volte, traslate in giochi come parte integrante del loro gameplay. Un genere famoso ma non troppo, importantissimo ma non propriamente riconosciuto come meriterebbe. Che lo si prenda come segmento ludico, come parte cruciale di un titolo o vero e proprio genere, investigare piace più o meno a tutti: ed è con sentimenti, di base, positivi, che abbiamo accolto The Last Case of Benedict Fox, titolo sviluppato da Plot Twist ed edito da Rogue Games.
Un titolo oscuro, con una estetica potente e… ora è tempo di review! Ecco a voi la recensione della versione PC di The Last Case of Benedict Fox!
Una disperata oscurità
The Last Case of Benedict Fox è un gioco d’azione a scorrimento laterale, che mescola alcune caratteristiche tipiche dei giochi di piattaforma e dei punta e clicca. Un miscuglio, sulla carta, molto interessante e che ammanta il titolo di Plot Twist di un sicuro, “preventivo”, fascino. Nel gioco, com’è intuibile, interpreteremo Benedict Fox, un detective “presunto” che, suo malgrado, sarà chiamato a indagare sulla morte di vari personaggi (fra cui, ad esempio, il proprio padre), alla scoperta del loro oscuro passato. Ma l’indagine avrà ben poco di canonico: Benedict, infatti, sarà dotato di particolari poteri che lo renderanno in grado di investigare in una sorta di “Limbo”, un universo “personale” sito in una realtà parallela al mondo reale, appartenente ad ogni singolo individuo che passeremo sotto la nostra lente d’ingrandimento. Questo straordinario potere, in realtà, è una caratteristica fondante del “partner” di Benedict, un’entità sovrannaturale che, continuamente, ci ronzerà in testa sotto forma di tetra voce e che doterà il nostro prode investigatore di diverse “abilità”. Le indagini, in realtà, si intrecceranno però a torbidi segreti, organizzazioni “nascoste”, entità occulte e quant’altro.
L’incipt, in realtà, ci introduce ad una trama sicuramente non rivoluzionaria, ma piuttosto curata ed intrigante, tale da spingerci con forza nel prosieguo dell’avventura del nostro alter ego virtuale. Una narrativa non semplice non soltanto a livello di mera strutturazione dell’ordito ma anche e soprattutto a livello di tematiche visto che, in linea generale, ogni “indagato” nasconderà un turbolento e “pesante” passato, a sua volta tassello del “presente” del nostro Benedict. V’è da segnalare anche l’ottimo lavoro di caratterizzazione generale profuso dagli sviluppatori, che si ravvede ad esempio nel “battibeccare” di Benedict e del suo demoniaco compagno di viaggio: un qualcosa che si avvicina, per certi versi, alla difficile convivenza tra Brock e il simbionte alieno Venom (da cui, tra le altre cose, gli sviluppatori sembrano aver tratto ispirazione anche nella specifica conformazione “fisica” del personaggio). Un titolo, dunque, narrativamente interessante: ma com’è, pad alla mano?
Una difficile vita da investigatore
Un ottimo lavoro di narrativa, senza dubbio alcuno, che si mescola, sulla carta, ad una scelta piuttosto originale di genere. The Last Case of Benedict Fox, come già anticipato, mescola diversi elementi. Il gioco di Plot Twist è innanzitutto un titolo d’azione e di piattaforme: dunque, combatteremo, correremo e salteremo in un ambiente a due dimensioni e che scorre, come già sottolineato, lateralmente. Un andazzo ludico incorniciato da una difficoltà piuttosto elevata che, spesso, ci vedrà soccombere ai nostri avversari (un fattore da tenere in considerazione). Esplorando e abbattendo le orribili creature che infestano i disperati (e artisticamente pregevoli) universi che il nostro investigatore calpesterà, accumuleremo una valuta, l’inchiostro, che servirà a potenziare il nostro “tetro” compagno di compagno di viaggio. Il demone al nostro interno, infatti, tenterà in ogni modo di far sopravvivere Benedict: non solo fornendogli suggerimenti durante il corso del gioco, ma anche e soprattutto utilizzando i propri tentacoli per abbattere i nemici, ma anche per compiere azioni “sovraumane” grazie ai diversi poteri di cui sarà dotato (come scudi, attacchi speciali ecc.). Un interessante dualismo che ci sarà utilissimo anche quando affronteremo i vari puzzle ed enigmi sparsi per il gioco, alle volte classici rompicapo fisici in stile piattaforme, altre volte enigmi che non sfigurerebbero in un più canonico punta e clicca. Enigmi e duri combattimenti, uniti fra loro da un gameplay che non sarà esattamente mono-direzionale: quando ci addentreremo in un limbo, in realtà, non sarà immediatamente chiaro lo scopo o la direzione “giusta” in cui procedere.
The Last Case of Benedict Fox, infatti, lascia al giocatore una discreta libertà di esplorazione ma che, teoricamente, potrebbe lasciare facilmente “smarriti” quei giocatori non esattamente “pazienti” oppure alle prime armi con il genere. Un disorientamento acuito, come già indicato, anche dalla mediamente alta difficoltà degli scontri (con un climax durante le boss fight, tendenzialmente ben realizzate) e da una buona dose di impegno che gli stessi, citati enigmi richiederanno (nonostante gli sviluppatori abbiano inserito un meccanismo di auto-risoluzione degli stessi, a patto però che si sia in possesso degli oggetti/abilità richiesti). Concettualmente parlando, il generale sistema di combattimento di The Last Case of Benedict Fox non sia esattamente complesso o innovativo ma, anzi, piuttosto basico e non particolarmente ispirato. Una mancanza di ispirazione che contraddistinguerà tutto il “lato” action/platform, che si limiterà ad eseguire un “sindacale compitino”, seppur solido, fortunatamente sorretto da una qualità artistica e narrativa superiore alla media.
Lente d’ingrandimento
Se artisticamente il titolo di Plot Twist è sicuramente pregevole, centrando appieno una estetica da “dark cartoon”, tecnicamente la situazione è caratterizzata da una certa asperità generale: The Last Case of Benedict Fox, infatti, soffrirà di diversi limiti tecnici (alcuni “letali”, come quelli legati ai salvataggi che “scompariranno” misteriosamente), per dovere di cronaca già parzialmente affrontati dagli sviluppatori nell’ultima patch disponibile per il gioco. Oltre a ciò, il titolo di Plot Twist avrà dalla sua altre problematiche, come ad esempio un feeling dei controlli generale non esattamente preciso e che spesso restituirà la sensazione netta di un certo ritardo tra input dato ed immagine a schermo, oltre che di una generale “ultra-pesantezza” artificiosa nell’eseguire azioni.
Per quanto concerne le prestazioni, il gioco di Plot Twist si comporterà tendenzialmente bene anche su sistemi non esattamente di ultima generazione, seppur qui e lì vi sarà qualche rallentamento che, ad occhio, parrebbe legato alla “complessità” ed alla composizione degli scenari. Goal pieno, invece, per quanto concerne il comparto “uditivo”: nonostante non vi sia nulla di eccezionalmente valido, il segmento audio del titolo sarà ben realizzato e recitato, con una buona varietà di musiche atmosferiche ed effetti sonori compatibili e coerenti con il contesto “spettrale”.
Concludendo…
The Last Case of Benedict Fox è un gioco ambizioso e che unisce al suo interno diversi generi ludici ad una estetica cupa e ben riuscita. Il gioco è promettente e ben congegnato, seppur limitato da diverse “quaestio”, specialmente a livello tecnico. Nel giro di qualche patch, alcune immaginiamo anche “pesanti”, la situazione potrebbe radicalmente cambiare. Al momento, The Last Case of Benedict Fox resta un ottimo titolo per chi cerca un titolo azione e piattaforme, ma con un guizzo “personale” evidente: ma, per i ragazzi di Plot Twist, la grandezza assoluta è a pochi (ma difficili) passi. Non ci resta che attendere!